lunedì 2 gennaio 2023

NON SE NE PUÒ PIÙ /2492

La gente muore, fucilata o bombardata, i palazzi crollano tra le fiamme, città e paesi sono rasi al suolo o agonizzanti, le case non ci sono più. Qualcuno ancora cerca di scappare, senza l’ausilio degli inesistenti corridoi umanitari, inseguito da missili e carri armati, altri continuano a sopravvivere nelle cantine e nelle metropolitane, senza cibo, senza luce e senza riscaldamento. Sirene continue e gigantesche nuvole di fumo squarciano i cieli ed il silenzio surreale.
La vita di ciascuno è appesa a un filo, a un passo dalla morte, e diventa solo lotta per la sopravvivenza, bevendo acqua sporca dalle pozzanghere e dalla neve, mangiando erba e radici.

Ogni giorno si riscopre e si rinnova l’orrore della guerra, con annessi crimini e fosse comuni, da cui spuntano mani o gambe tra la terra. Sul piano militare, i bombardamenti non si fermano e dalle città liberate arrivano nuove denunce sulle atrocità commesse dall’esercito o dai miliziani arruolati da Putin.
Intanto scorre il film maledettamente vero dei bambini costretti a nascere nei bunker, della gente maciullata, del dolore straziante di chi sfida l’obbrobrio, le mostruosità e le leggi spietate della guerra, di chi ogni notte cerca riparo dove capita.
E’ la rappresentazione, non solo simbolica, della disperazione e dell’impotenza di un intero popolo, che annaspa tra i fantasmi di una perduta normalità.

Nell’incapace Europa, e nell’Occidente in genere, invece si filosofeggia, si disquisisce, si straparla, si disserta, si disprezza, si dissacra e si mistifica, in poltrona e con le chiappe ben al caldo.
Si gioca all’altra guerra, quella parolaia, quella delle chiacchiere inconcludenti e delle contraddizioni. Quella dei frequentatori salottieri e benpensanti, a cui, prima di entrare in campo e di sfidarsi nell’arena, parlandosi addosso, si offrono sfilze di tartine, spumantino e rinfreschino di benvenuto. Ce n’è per tutti gli ospiti, per gli impareggiabili opinionisti, cinici e anaffettivi, sempre affamati: ma …tanto per gradire.

È insopportabile, indecorosa e ignominiosa, la protervia con cui questi filosofi televisivi logorroici insistono nelle loro inutili, quanto irrilevanti esegesi sulle "complesse" e giustificazioniste motivazioni della guerra in Ucraina, infischiandosene della terribile contingente realtà. Fino ad arrivare a dubitare delle stragi o a negare le nefandezze di una guerra, che sarebbero tutte una montatura della propaganda.
Hanno negato la pandemia, hanno negato Auschwitz e l’Olocausto, hanno negato l’11settembre, che sono gli accadimenti storici più documentati, vuoi che non neghino i massacri dei civili in Ucraina?
Questa totale incapacità empatica, questo distacco professionale, questa indifferenza da rigido analista (vedi il guerrafondaio Luttwak, o le marionette Sgarbi, Fusaro, Freccero e simili), questa emotività espressa solo per polemizzare e contestare a prescindere, di fronte a tanta tragedia, sgomentano e fanno veramente incazzare.
Esattamente, come è già successo negli ultimi due anni abbondanti di pandemia, con eserciti virtuosi di scienziati, di virologi e bande armate di tuttologi e di sedicenti esperti fai da te, di tutto punto armati di facondia, pronti a insultare e ad aggredire l’altro,
Eppure si tratta di personaggi portati in pompa magna in ogni talk, manco fossero oracoli, aruspici e sibille, o banalissimi spacciatori di credibilità
Il barbaro del Cremlino continua a seminare dolore e morte.
E loro, aristocratici del pensiero intellettuale, continuano a cazzeggiare!
Che miserabili buffoni!
7 aprile 2022 (Alfredo Laurano)

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