lunedì 28 dicembre 2020

TUTTI PER UNO-UNO PER TUTTI. O QUASI /2190

Tra mito letterario, magia e fantasia, arrivano, anzi sono arrivati la sera del 25, i moschettieri di Natale 2020, con la complicità di un ricco cast, che racchiude buona parte del cinema italiano.

Molto pubblicizzato, appunto come regalo di Natale, è un film piuttosto sconclusionato, scoordinato, confuso, un po’ forzato, incoerente e goffo, tenuto assieme dal mestiere e dalla simpatia dei suoi attori protagonisti. Ma intriga, attrae, diverte o incuriosisce.

E’ come se nascesse da una ruvida sceneggiatura a braccio, che si compone via via nelle scene e negli episodi, secondo un abbozzato canovaccio di base, una traccia schematica e casuale, che sfrutta anche slogan orecchiabili e motti suggestivi dell’attualità pubblicitaria, dove realtà e fantasia, anziché fondersi e intrecciarsi in un racconto appassionato ed emozionante, confliggono in cerca di un senso e di una equilibrata proporzione.

Tutti per uno – Uno per tutti di Veronesi è una favola vagamente ispirata e pretestuosa agli intrecci di Dumas, dove i tre moschettieri superstiti e arrugginiti - Athos dalla salute precaria di Papaleo, Porthos nevrotico e disincantato di Mastandrea e D'Artagnan di un naif Favino, dalla parlata incomprensibile, orfani di Aramis (morto in un modo che non viene mai spiegato e reincarnato in un lupo amico - vengono richiamati dalla Regina d’Austria (Margherita Buy) per un ultimissimo incarico segreto, una nuova missione molto speciale: scortare Enrichetta d’Inghilterra e la piccola Principessa Ginevra in Olanda, per un matrimonio che metterà pace fra i regni.

Ma devono fare i conti con le imprese impossibili, con le sfide e con le spade, con la vecchiaia e la pensione, con i 35 anni di contributi versati, con l’artrosi e la labirintite, e stavolta pure con la fine di una onorata carriera, dovendo scegliere tra la fedeltà alla Corona e quella all’amicizia e agli ideali amorosi.

Accanto a loro, terzetto comico di rara complicità brancaleonesca, tante stravaganti e improbabili figure: da Cyrano, spadaccino libertario a capo della Corte dei Miracoli, una banda di teatranti, all’orbo Beghelì sempre pronto ad aiutare i più piccini (il salvavita Beghelì); dal piccolo orfanello Buffon (innamoratissimo di Ginevra, che gli adulti vogliono portar via), che si rifugia nel mondo dei Moschettieri per ottenere giustizia, alla bizzarra veggente, una specie di incrocio tra un oracolo e un navigatore satellitare umano, che non a caso si chiama Tom Tom. Fino al frate Champignon, dal volto ulcerato, e al cameo di Panatta che (a suo stesso dire) con la parrucca somiglia a sua zia.

Amore, cuore e sentimento, in uno sfondo di rinnovato romanticismo. Il film gioca spesso con il paradosso e il demenziale, con l’ironico e il ridicolo, lasciando ai suoi protagonisti ampio margine per improvvisare i toni e i tempi della comicità e della recitazione.

Come lo strampalato grammelot di Favino-D’Artagnan, buffo e fantasioso, che sciorina improbabili massime sgrammaticate e confonde papille con pupille, tigri e Eufrate, in un idioma misto di francese, di dialetti sardi, refusi e neologismi, che rende omaggio ai Pooh: “mi dispiace devo andare, il mio posto è là”.

Chiudendo, in colonna sonora terapeutica, con “La Cura” di Battiato:

“Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore
Dalle ossessioni delle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
E guarirai da tutte le malattie
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te”.

27 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

“TOMMASI’, SOSETE!” /2189



"Te piace 'o presepe?"
è il tormentone di Natale in casa Cupiello, un classico del teatro di Eduardo De Filippo, che interpretava magistralmente, come solo lui sapeva fare.

In una Napoli innevata del 1950, dove il freddo si vede, si sente e si rappresenta nel piano sequenza iniziale, fin quasi a farlo sentire sulla pelle del coinvolto spettatore, si svolge l’edizione cinematografica, prodotta da Rai Fiction, diretta da Edoardo De Angelis, con Sergio Castellitto.

Al centro della vicenda, il presepe che Luca cura e vive quasi come un’ossessione totale e consapevole. Un rito rassicurante, ma che poco interessa ai suoi familiari: al figlio Tommasino, a cui non piace o presepe e che aspetta “a zuppa e latte” sotto le coperte, alla moglie Concetta, che, pur preoccupata per la figlia Ninuccia, che ha deciso di lasciare il marito per l'uomo che ha sempre amato, gli scioglie pazientemente la colla.

Di riflesso, l’altro presepe che fa da reale contraltare, fra commedia e dramma della gelosia, che vive tutta la famiglia, tra tensioni, accuse, discussioni, piatti rotti, problemi di convivenza e compatibilità emotiva, ma anche del profondo affetto che lega i suoi componenti, fino all’arrivo dei Re Magi, con i doni e le fiammelle.

Dal teatro, al cinema, alla TV: tra questi pur diversi mezzi narrativi, si sviluppano e si confermano le stesse dinamiche psicologiche e familiari che scandiscono la commedia, grazie a un maestoso, dolente, ironico, irascibile e un po’ isterico, Sergio Castellitto e a una credibilissima, appassionata Marina Confalone. Accanto a loro, una galleria di interpreti eccellenti, perfettamente calati nella parte. Sontuosa la fotografia, adeguate le luci basse e tagliate, precise le scenografie, nonché i costumi che, soprattutto all’inizio mostrano l'aspetto logoro e le atmosfere che la scena richiede. Anche nei due innovativi spazi esterni.

Un confronto con l’opera teatrale sarebbe inutile e impietoso per questo nuovo, felice adattamento, che si tiene in perfetto equilibrio, su un filo sottilissimo, tra rispetto e cambiamento, senza snaturarla, aggiornandola e senza tradirne lo spirito.

Anche questo "presepe" è riuscito benissimo, nel rispetto devozionale al suo creatore Eduardo, ma anche nella libertà creativa di rivisitarlo.

24 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

CARO BABBO NATALE /2188

 

Più o meno tutti, siamo stati come questi bambini in fila, per spedire la letterina dei sogni e dei bisogni a Babbo Natale.

Vi ricordate quand’è stata l’ultima letterina di Natale che avete scritto? Avevate forse otto o nove anni.

Scrivere la propria letterina era importantissimo. Ti dava l’opportunità di riflettere su quello che volevi davvero in quel momento: bastava promettere di essere bravi, studiosi ed obbedienti.

E tutto sembrava magico e possibile. Anche quando, in tempi di miseria, un semplice frutto, un dolce, un giocattolino rimediato o un sacchetto di caramelle facevano la differenza. Facevano Natale.

Bastavano poche righe per esprimere un desiderio, che si sarebbe realizzato.

E poi? Poi abbiamo smesso di desiderare e di sognare.

Arrivò, purtroppo, il momento triste della delusione, della presa di coscienza e confessammo ai nostri genitori che l'omone rosso con la barba bianca non esisteva, era un imbroglio multinazionale, per ricattarci e farci stare buoni. Insomma, un ricattatore.

Quella romantica, festosa emozione di trasformò in malinconia e tutti smettemmo di essere bambini.

Comunque, ancor oggi, Babbo Natale - e la sua amica Befana - vive nel mito e nell'immaginario collettivo e viene solo se ci credi. E non solo a livello commerciale e speculativo.

Promette e porta gratis la speranza. In particolare, quella di cancellare il Covid.

Basta abbandonarsi alle piccole, sane, ma imprescindibili illusioni, che ci aiutano a vivere, oltre l'amara, drammatica realtà.  24 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

IL DISPREZZO DELLA RINASCENZA /2187

Quel bastardo megalomane di Vittorio Sgarbi ha presentato la sua lista “Rinascimento” per la corsa al Campidoglio, che comprende, tra gli altri, anche un culturista, il terzo classificato a Mister Universo e un’influencer-estetista: personaggi di spicco e di indubbio valore culturale, che dovrebbero contribuire a far rinascere Roma.

Nell’occasione, non ha mancato di attaccare, volgarmente, ancora una volta, Virginia Raggi: "Secondo me prima di fare il sindaco, la Raggi faceva la cameriera in uno studio di avvocati a seicento euro al mese". Come se fare la cameriera fosse una colpa, un'onta, un'infamia, un motivo di disonore.

La frase pronunciata dal viscido senatore e sindaco di Sutri, ha scatenato la reazione della attuale sindaca di Roma: "Io nella mia vita ho lavorato. E tra le tante cose ho fatto anche la cameriera. Che è un lavoro più che dignitoso. Dovresti avere rispetto per chi si guadagna da vivere ogni giorno con fatica e onestà, soprattutto in questo momento. Vergognati".

La replica: “Quelli come te non dovrebbero lavorare, visto come hai ridotto Roma. Ti lascerei a casa, con il reddito di cittadinanza. Chissà quanti piatti avrai rotto, come cameriera, lavoro dignitoso, ma che richiede abilità. Vergognati tu, sindaca per caso di una città umiliata”.

“Basta attaccare Virginia, basta offenderla, basta insulti. Chiediamo rispetto”, scrive Luigi Di Maio su Facebook. Se oggi a Roma gli appalti sono regolari, se i parchi vengono puliti e curati, se è possibile andare in bici, se non ci sono più tangenti che girano e se le aree urbane iniziano ad essere finalmente riqualificate (incluso il manto stradale) è grazie a Virginia Raggi e alla sua giunta. Ripeto: ci vuole rispetto”.

Si, appunto, rispetto, parola e concetto che la scomposta e oscena soubrette del Parlamento italiano non conosce e ignora del tutto. E’ una vita che offende e insulta chiunque, in preda a un perenne disturbo ossessivo-compulsivo che lo distingue.

A me, questo psicopatico esibizionista, che vorrebbe addirittura fare il sindaco della capitale, questo miserabile pagliaccio che ha fatto dell’arroganza e dell’aggressività la sua cifra di vita e il suo ripugnante stile oratorio e comportamentale, fa sempre più schifo.

 23 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

MUTATIS MUTANDIS /2186

E ci mancava. Ne sentivamo proprio il bisogno della mutazione del Virus, ormai così scontato, uguale e privo del fascino indiscreto della novità, e della conseguente impennata clamorosa di contagi nel Regno Unito. Ma anche in Australia e, forse anche in Italia, visto che qualcuno fa risalire la modificazione a un mese fa. C’è di che essere spaventati.

Molti Paesi, fra cui il nostro, hanno sospeso i voli da e per la Gran Bretagna.

La situazione appare grave, proprio ora che dovrebbe cominciare la vaccinazione su larga scala, che, peraltro, in quel Paese è già iniziata l’8 dicembre scorso. Ci si chiede infatti se il vaccino che sta per essere distribuito sarà efficace contro questa imprevista mutazione.

Molti virologi e fonti accreditate, in attesa di conferme e approfondimenti anche dell’OMS, sostengono che i nuovi vaccini dovrebbero essere insensibili alla variante inglese - non più pericolosa (per la vita), ma più contagiosa - in quanto vanno a indebolire o impedire l’interazione tra la cosiddetta proteina ‘Spike’ del Covid (lo strumento con cui il virus attacca l’organismo) e il recettore ACE2 e, quindi potenzialmente in grado di prevenire l’infezione da Coronavirus e, di conseguenza, la malattia.

Ma, non tormentatevi, non arrovellatevi il cervello: stando alle turbo-farneticazioni del solito turbo-filosofetto da boudoir, Diego Fusaro, è chiaro che il Virus che è funzionale a una nuova razionalità politica e a un nuovo modello di società, non sparirà mai. E che anzi sempre nuove sue varianti faranno la loro epifania. Come è appena accaduto in Inghilterra.

Quel che può cambiare invece è la vostra docile, mansueta e ormai anche decisamente stolta disponibilità ad accettare tutte le menzogne che seguiteranno a raccontarvi, tutte le demenziali norme liberticide che continueranno a imporvi e l'infame modello di società del distanziamento sociale e dei colossi e-commerce che potenzieranno.

Sembra di sfogliare il relativo fumetto del papero narcisista, Ego Fuffaro, a lui ispirato, che si esprime in un linguaggio astrusamente aulico. Ma poi aggiunge e si contraddice: anche il Coronavirus, che si conferma un virus politicizzato, vuole punire l'Inghilterra per il Brexit.

Che è come dire, stando alle convinzioni dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che il coronavirus “è una punizione divina per il “divorzio, l’eutanasia, l’orrore del cosiddetto matrimonio omosessuale, la celebrazione della sodomia e delle peggiori perversioni”.

Che turbo cazzate! 21 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

PUFFO BISCHERO /2185

Mentre i pescatori di Mazara del Vallo sono stati liberati, grazie a chi, lontano dai riflettori, ha lavorato per riportarli a casa, il solito puffo di Rignano, in piena pandemia, con un paese piegato in due, con una tragedia in corso, pensa di tendere le trappolette al governo per ottenere uno strapuntino.

Come dice Pina Fasciani, il giochetto è talmente palese che il bullo Renzi rischia ogni giorno una figura di merda. La prima, appunto, con la vicenda triste dei pescatori su cui il governo lavorava da tempo; la seconda con il Mes su cui la destra non è d'accordo, la sinistra nicchia, il m5s dice no, per cui non si capisce chi lo dovrebbe votare; la terza è quel no alla task force di esperti sul Ricovery fund che Renzi però vorrebbe affidare a un governo tecnico di esperti.... Una comica, alla Alberto Sordi: io l’ho fatto nascere questo governo e io lo distruggo. Che equivarrebbe a dire: prima vi ho evitato il rischio Salvini e ora ve lo ripropongo come ineluttabile destino, se non fate come dico io.

In realtà, oltre allo smisurato desiderio di apparire, non si capisce dove voglia arrivare il subdolo rottamatore del PD, forte del suo stitico due o tre per cento.

Continua a minacciare, a ricattare, a mentire, come nella sua natura, a mantenere un atteggiamento ambiguo, infido e ipocrita: vuole un rimpasto? Vuole un governo tecnico? Vuole guardare a un governo con la destra? O vuole andare ad elezioni in un momento così drammatico, dove non sarebbe votato nemmeno dalla sua famiglia?

Stai calmo, stai sereno, bischero buffone. 18 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

E IO PAGO /2184

Secondo il solito farneticante Vittorio Sgarbi - in buona compagnia di tanti altri suoi simili, come il cazzaro verde Salvini, la sorella d’Italia Giorgia Meloni, il filosofetto da boudoir Diego Fusaro e via dicendo - “Promuovono il “cashback” incentivando la gente a uscire di casa per fare acquisti per poi accusare la gente di essere uscita di casa. Che Governo di coglioni!”

Che acume, che felice intuizione! Non fa una piega.

Se non fosse che Il cashback non è stato creato per invitare ad uscire da casa, fare lo shopping natalizio ed assembrarsi nei negozi e nelle strade, ma per incentivare l'uso delle carte, piuttosto che il contante, per combattere l’evasione fiscale, dato che siamo uno dei pochi Paesi sviluppati ad usare più il denaro che la moneta elettronica.

Il cashback si può fare anche con la spesa alimentare, pane, giornali, benzina, bar, pizzerie ecc.

“Incentivare ad uscire per lo shopping natalizio" è solo una frase di insana e ingannevole propaganda, filo popolare, per avere consensi e approvazione e attaccare ogni misura del governo: economica o sanitaria non fa alcuna differenza.

Esiste il buon senso del consapevole cittadino, dato che viviamo in uno stato libero e democratico, dove, peraltro, molti imbecilli gridano alla dittatura, senza sapere cosa sia esattamente, e se ne fottono, anche della comune logica e della ratio di una scelta normativa o di un principio.

Senza il cashback, che consente il rimborso del dieci per cento (max 150€) degli acquisti pagati con carte, bancomat ecc. - la gente rimarrebbe a casa senza neanche fare la spesa per nutrirsi?

17 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

 

 

VISCIDUME /2183

Perché tutte le sere, e da circa 40 anni, dobbiamo essere imboniti dalle faziosità para-fasciste che ci racconta e lascia raccontare ai suoi ospiti interessati l'ipocrita Bruno Vespa a Porta a Porta, e da qualche mese tutte le mattine anche sulle altre reti RAI e Mediaset? Dove, oltre a ciò, ci parla con empatia delle presunte qualità socio-politiche del fascismo come quelle che avrebbe costituito l'Inps, l'Inail, le ferie e le 48 ore di lavoro settimanali, senza mai accennare a quelle vere che i suoi criminali squadristi compivano ai danni degli inermi oppositori e anche delle meravigliose prestazioni eroico-sessuali di Benito Mussolini che tutte le mattine consumava con almeno 4 giovanissime meretrici fasciste, passandosele una dopo l'altra sul proprio letto, prima di recarsi ad accontentare anche le voglie sessuali delle sue dalle numerose amanti borghesi?

Se lo chiede il sito Gente per Bene e la maggioranza dei cittadini utenti della magica Televisione.

Nonostante il Covid, con il suo report quotidiano di numeri impressionanti, in questi giorni, puntuale come una cambiale, come la scadenza dell’Imu o del bollo della macchina, arriva nelle librerie italiane l’ultima fatica letteraria di Bruno Vespa.

È un rito che si ripete, ormai da sempre, anno dopo anno, atteso con la stessa ansia dei fedeli che accompagna, quasi in sincrono, la liquefazione del sangue di San Gennaro o il calendario di Frate Indovino o il sussidiario di oroscopi, previsioni e cazzate varie di Paolo Fox e altri suoi simil-idioti.

E San Bruno d’Aquila, con la sua coltivazione intensiva di nei e la sua lingua a spatola, va dappertutto a smarchettare il suo bel libretto di fine anno: nei talk, nelle trasmissioni di gossip e di intrattenimento, invitato da colleghi servili e amici compiacenti, che lanciano spot camuffati da notizia letteraria o interviste noiose e disarmanti, senza pagare un obolo di pubblicità, grazie ai suoi tanti santi in paradiso.

È onnipresente. Accendi la TV e lo trovi da Fazio o alla cucina della Clerici, a Domenica in o dalla D’Urso su Canale Cinque, a La Sette dalla Gruber o in libreria e alla Camera di Commercio, tra devoti e affezionati sponsor, o nei TG di ogni razza, orario e conduzione. Manca solo nelle farmacie notturne o in qualche mercato di quartiere e nel pollaio anomalo e ripugnante del Grande Fratello.

Un’invasione dilagante nelle case di tutti gli italiani, una magistrale operazione di marketing, secondo una liturgia granitica che scandisce l’eterno scorrere del tempo.

Subito dopo l’uscita del libro del ruffiano Vespa, arriva, casualmente, il santo Natale e, sempre casualmente, qualcuno corre il rischio di trovarsi il santo volumetto, impacchettato sotto l’albero.

Perché dopo il gelo viene la primavera. È un ciclo che asseconda la natura. Una tradizione che non può mancare accanto al torrone e al panettone.

15 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

 

PIAZZA FONTANA /2182

Fu l'inizio della Strategia della Tensione.

La strategia si basava su una serie preordinata di atti terroristici volti a diffondere nella popolazione uno stato di insicurezza e di paura, tali da far giustificare, richiedere o auspicare svolte politiche di stampo autoritario.

Questo periodo è stato caratterizzato dalla commistione di un terrorismo neofascista molto violento e da un mai chiarito terrorismo di Stato sostenuto da alcuni settori militari e politici che intendevano attuare un colpo di Stato in funzione anticomunista, specialmente dopo il movimento del Sessantotto e l'autunno caldo, sostenendo poi la teoria degli opposti estremismi.

Tale terrorismo si espresse soprattutto in stragi rivolte senza movente contro cittadini comuni o contro militanti di sinistra e antifascisti.

Secondo alcune interpretazioni questo contribuì alla decisione di esponenti dell'extraparlamentarismo di sinistra a optare per la scelta della lotta armata e del terrorismo, contrapponendosi allo Stato italiano.

Nella seconda metà anni '70 si incoraggiarono anche le due diverse fazioni di estrema destra e sinistra a una radicalizzazione della lotta armata e a rispondere colpo su colpo, azione su azione all'altrui violenza.

Scrive Orazio Truglio:

 12 DICEMBRE

Questa giornata è dedicata a quelli che urlano al complotto se gli si toglie la sciata a Curma, ma che non han mai voluto sentir parlare di complotto per le Stragi di Stato

A tutti quelli che davanti alle foto dei Navigli di Aprile scrivevano “siamo vittime di un regime che ci vuole reclusi” e che quando il regime (quello vero) metteva le bombe sui treni e nelle stazioni loro ancora giocavano col Lego

A tutti quelli che Piazza della Loggia non sanno neanche dov’è

Che l’Italicus è un personaggio di una fiction di Netflix

Che conoscono Calabresi perché era il padre di un giornalista e confondono Luigi con Mario

Che scambiano la storia con la cronaca

Che quando gli racconti com’era ti rispondono che le loro fonti raccontano cose differenti

E che secondo loro non poteva essere così tremenda come la raccontiamo noi

Uno dei primi soccorritori giunto sui resti del treno Italicus, davanti quell’orrore si tolse la vita

Avevo 14 anni

E quella notizia la ricordo ancora come fosse oggi

Oggi, 12 dicembre

Questa giornata è dedicata a voi.

 

LO SBRUFFONE /2181

Cos’è stato il renzismo? E chi sono, politicamente parlando, Renzi e i suoi sei o sette fedelissimi rimasti?

Ce lo racconta Paolo Trande, che nel Pd renziano c’è stato.

“Solo chi è stato nel Pd renziano può capire quanto sia falso Renzi (e il renzismo). Solo chi, come me, era nel Pd renziano può capire quanto sia falsa la motivazione democratica alla base della minaccia di rottura e caduta del governo di questi giorni. Falsa perché non supportata da eguale attenzione e preoccupazione quando al potere, del partito e del governo, c'era il Renzi medesimo.

Con il suo arrivo nel partito non si poteva fiatare. Chi eccepiva veniva zittito e insultato. O si applaudiva o si veniva malsopportati o avversati, come nemici.

Con il suo arrivo alla presidenza del consiglio il governo dettava legge, chi eccepiva, chi dissentiva dei parlamentari del PD veniva emarginato o neutralizzato addirittura con la repentina sostituzione in commissione. In parlamento si faceva largo uso di "canguri" , "tagliole" e altre diavolerie per soffocare il dibattito interno alla istituzione e il dissenso interno.

Tutte le nomine in enti controllati o partecipati dal governo erano appannaggio della compagnia amicale e geografica (nel raggio di pochi km intorno a Rignano) che ruotava intorno all'improbabile difensore delle istituzioni in immagine.

Gli anni 2014 e 2015 furono terribili. Nel Pd c'era terrore puro, guai a criticare, guai solo ad evidenziare qualche problema, nelle politiche di governo (bonus, tagli alla sanità, buona scuola, art.18 etc, abolizione IMU anche ai super-ricchi etc etc). Guai solo a nominarlo senza incensarlo, idolatrarlo senza pronunciare, con sguardo felice e ammirato, la frase mitologica, falsa anch'essa: "con Renzi si vince".

Il 2016 fu l'anno del referendum e l'aria divenne irrespirabile, ammorbata da diffuso conformismo e cattiveria crescente. Bastava scrivere un post social di critica, nel merito, sulla "riforma" Boschi-Renzi e si veniva lapidati, manganellati da schiere di ascari, organizzati, attivati da filiere nazionali renziste, da ras locali, capoclan stellati o in cerca di stellette dal capo o dai suoli luogotenenti.

Sentire oggi: “Conte deve cambiare la struttura di missione sul Next Generation UE perché non è democratica, esautora il Parlamento e il Governo e se non lo fa votiamo contro” (in soldoni, facciano cadere il Governo) è insopportabile da parte di chi ha vissuto sulla propria pelle (umana e politica) le vere angherie di Renzi e dei suoi scagnozzi, della prima, della seconda e della terza ora.

Sentire parlare di democrazia chi la democrazia, interna ed esterna, l'ha calpestata con l'attacco personale che metteva alla berlina e costringeva alle dimissioni (Cuperlo da presidente PD), con la sostituzione in commissione per sterilizzare il dissenso sulla legge elettorale (Bersani, Epifani, D'attore etc), da chi ha utilizzato ogni trucchetto per soffocare il dibattito in parlamento (canguri, tagliole etc appunto ), da chi faceva Consigli dei Ministri che duravano 10' per illustrare le slides e poi zitti e muti che devo andare nel TG delle 20.00 È INTOLLERABILE.

Chi allora consentì a quest'uomo di scalare il PD, di annichilirlo, di emarginare chi non la pensava come lui, di rompere a sinistra, con i sindacati e con il mondo del lavoro, di recidere il “legame sentimentale” con la sua gente e di inseguire la destra, Berlusconi in particolare, è moralmente responsabile del disastro a cui potremmo assistere domani.

Se la destra sovranista e xenofoba, negazionista di Salvini e Meloni tornerà in gioco lo dobbiamo a Renzi e a tutti quelli che lo hanno sostenuto in nome dell'acontenutistico e afinalistico “con lui si vince”... mentre si perdeva e si rischia di perdere anche stavolta."

 Pina Fasciani: Ho sempre detto che Renzi è un cazzaro pericoloso. Cazzaro perché non ha nessuna cultura politica e pericoloso perché non ha nessun valore morale, politico, etico. Uno senza scrupoli.

Lo spettacolo montato sul Ricovery Plan per avere posti e poteri per sé e i suoi è una vergogna assoluta. Chi lo ha sostenuto e votato dovrebbe solo fare pubblica ammenda, chiedendo scusa.

La credibilità è una cosa seria.

 

CAROGNITE /2180

Dove arriva la nefandezza umana.

Esistono persone subdole e maligne, immonde e spregevoli, capaci d'ogni perfidia: rubano in casa di Paolo Rossi nel giorno del funerale.

Mentre tutta l'Italia piangeva per l'addio a Paolo Rossi, la casa di 'Pablito', a Bucine, nella campagna toscana, è stata svaligiata.

Secondo quanto riferisce l'ANSA, al rientro da Vicenza nell'agriturismo in Toscana, la moglie Federica ha trovato il caos conseguente a un furto. Tra gli oggetti mancanti l'orologio di Paolo Rossi. Sono in corso i rilievi da parte della Polizia scientifica. Da quanto appreso, oltre all'orologio, sarebbero stati portati via soldi in contanti, circa un centinaio di euro. Ma si attende che la moglie del calciatore faccia una verifica più precisa su cosa manchi dalla casa. Il furto è stato scoperto da un collaboratore della famiglia Rossi. Per entrare, questi schifosi delinquenti avrebbero forzato una finestra dell'abitazione.

Sul posto sono poi intervenuti i carabinieri del Comando provinciale di Arezzo.

Questi non sono ladri, sono sciacalli. Non basta ogni forma di condanna e di massimo disprezzo.

13 dicembre 2010 (Alfredo Laurano)

 

 

 


PE MENASSE UN PO’/2179

Quei quattro-cinquecento giovani bastardi, la maggior parte minorenni, che si sono dati appuntamento al Pincio per giocare a chi mena meglio e di più, sono l’ennesima espressione di una follia giovanile che si rinnova e si replica per esaltare e condividere l’eterno mito della violenza. Prigionieri di una sub-cultura arida e inconsistente, di un vuoto esistenziale e di valori, sono gli stessi che si picchiano (picchiavano) allo stadio, nelle piazze, nella guerriglia urbana, politicamente insana e gestita e fomentata dalla solita Destra fascista, senza obiettivi se non quelli di remare comunque contro: contro un decreto, contro regole civili, contro restrizioni sanitarie che limiterebbero presunte libertà, anche e soprattutto in un momento pandemico come questo che stiamo vivendo da quasi un anno.

Per questi miserabili che si ammucchiano e non usano mascherine, che scatenano scontri e maxirisse solo per poterli filmare e postare sui Social, è come se il coronavirus non esistesse, come se il contagio fosse un’opzione volontaria o a scelta, anche quando lo diffondono nelle feste clandestine o se lo portano a casa, per donarlo a nonni e parenti anziani. Sono negazionisti idioti, soprattutto di se stessi.

 Ma costoro si rendono conto dei sacrifici che un intero popolo (come quelli di tutto il mondo) sta affrontando, sul piano sanitario, economico e sociale? Di quanti soffrono, perdono la vita, gli affetti ed il lavoro? Che percezione hanno della propria esistenza, dei rapporti umani, del loro pensiero, del lavoro, della visione del mondo? Cosa li spinge a essere indifferenti di fronte all’emergenza, a ignorare le misure più semplici di prudenza e salvaguardia per sé e per gli altri? Sembra quasi una sfida autodistruttiva di una generazione senza speranza. 

Forse le famiglie, prima della scuola, dovrebbero tornare ad avere un ruolo e un peso a livello pedagogico e sociale, soprattutto in quell'età puberale e fragile, proprio perché è momento topico della formazione, dello studio, dell'educazione alla vita, alla socialità. È il momento del massimo assorbimento, della rischiosa esposizione al canto ambiguo e vuoto di sirene seducenti che propongono falsi miti, comportamenti anomali e trappole retoriche. È allora che nascono valori e disvalori, idealità e indifferenza, rigore e lassismo morale, sensibilità e intolleranza. E deve, o dovrebbe, sempre il genitore, svolgere l'ingrato compito di vigilare, dialogare, spiegare e tutelare il proprio figlio da ogni aggressione modaiola e infame, combattendo chiunque fornisca modelli di vita sballati, ingannevoli, fasulli e deleteri.

È difficile il mestiere di genitori, ma bisogna provare a farlo.

9 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

 

IL V-DAY/2178

Ieri, 8 dicembre, per il Regno Unito è stato il "V-Day", ossia il Vaccine-Day, metafora bellica e patriottica immancabile, il giorno storico in cui si è iniziato a somministrare il vaccino anti Covid al pubblico, dopo le tante polemiche e critiche degli ultimi giorni per quella che, per alcuni, è stata una approvazione da parte delle autorità britanniche "frettolosa".

La prima vaccinata è stata Margaret Keenan, una nonnina di 90 anni, è la prima paziente. Il secondo in lista è William Shakespeare, un omonimo del Bardo. Secondo certi rumours, sarebbe pronta una vaccinazione anche per la Regina Elisabetta e il suo marito Filippo, rispettivamente 94 e 99 anni,

"È un giorno straordinario nella lotta contro il Coronavirus, grazie agli scienziati, a medici e infermieri e a tutti i volontari. Ora possiamo davvero sperare in un futuro migliore", ha dichiarato il premier Boris Johnson, "Ma non è finita: nel frattempo, per tutto l'inverno, non possiamo abbassare la guardia, nonostante l'arrivo del vaccino. Perché questo virus è sempre tra noi, e lo sarà per molto altro tempo”.

Anche il nostro microbiologo Andrea Crisanti la pensa così, anzi, aggiunge: “la terza ondata in queste condizioni è una certezza. Siamo in una situazione grave stabile, ci attende un inverno preoccupante. Prima che il vaccino abbia effetto passeranno mesi, l'Italia alla fine della prossima settimana sarà il Paese con più morti in Europa, non è qualcosa di cui essere orgogliosi.

Secondo Crisanti, le cause della situazione in cui ci troviamo oggi vanno ricercate nell'eccessivo lassismo dei mesi scorsi. Con la riapertura delle scuole e delle attività produttive, abbiamo offerto una grande occasione al virus e i contagi sono esplosi. Dopo l'estate avevamo in mano una situazione gestibile e ce la siamo lasciati sfuggire. I casi residui potevano essere gestiti. Natale, con scuole chiuse e fabbriche a ritmo ridotto, va sfruttato per ridurre i contagi". 

9 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

 

 

QUEL MAZZOLIN DI FIORI /2177

 

Un'altra piccola foto simbolo dei tempi che viviamo.

Infrangendo il protocollo, senza annunci, senza proclami, nel pieno rispetto del momento, Papa Francesco ieri mattina, prima delle sette, non ha voluto mancare al tradizionale omaggio all’Immacolata Concezione in piazza di Spagna, nel giorno dell’8 dicembre. Ha scelto di andare presto, con il buio, per evitare assembramenti.

Senza concorso di popolo per rispettare le direttive imposte per contenere il diffondersi dell’epidemia il Francesco, con la mascherina e l’ombrello in mano, circondato dai Vigili del Fuoco, ha portato il suo mazzetto di fiori e sostato in preghiera, per affidare alla Vergine Roma, l’Italia e il mondo intero fiaccati dalla pandemia.

9 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

 

LIDIA, L'ERETICA /2176

Sta sparendo un’intera generazione di nonne e nonni, donne e uomini di altri tempi, dotati di tempre particolari, molti dei quali hanno vissuto la guerra e una quotidianità fatta di sacrifici e duro lavoro. Persone che sono la vera e propria memoria storica del nostro Paese e che hanno contribuito con le loro idee a cambiarlo e a renderlo migliore.

Lidia Menapace è stata una figura straordinaria, che ha fatto parte integrante, infaticabile e sempre originale, della storia de il manifesto. Fin dal 1969, quando la sua storia di cattolica dissidente – uscita con lettera polemica dalla Democrazia cristiana – si incrociò con il gruppo che veniva radiato dal partito comunista per posizioni considerate troppo di sinistra.

Luciana Castellina, Lucio Magri, Filippo Maone, Eliseo Milani, Valentino Parlato, Luigi Pintor, Rossana Rossanda - tra gli altri -  divennero le compagne e i compagni di una lunga parte della sua vita.

Ciao Lidia Menapace.

7 dicembre 2020

venerdì 4 dicembre 2020

FIATO CORTO /2175

Ieri, mille morti, anche se cala l’aumento dei contagi e l’indice RT.
Ma il problema per troppi italiani, che non vogliono rinunciare a niente, è la settimana bianca, lo shopping, più o meno compulsivo, i regali sotto l’albero, il cenone della vigilia, il pranzo di Natale, il trenino di Capodanno, lo schiumante in piazza e le lenticchie.
In pratica, tutto quello che l’aspirante, cinico dittatore Conte e il ministro terrorista della Stasi Speranza vogliono proibire, vogliono sottrarci per dispetto. 
Pretendono di chiuderci in casa, di non farci festeggiare con parenti e amici, di non farci circolare liberamente da un comune all’altro, da una regione all’altra, da una montagna innevata all’altra, magari in Svizzera. 
Ma non lo sanno che Natale è Natale, che c’è la tradizione da rispettare, che la messa di mezzanotte degli ipocriti cristiani non si può anticipare, che il bambinello non può nascere un paio d’orette prima? 
Manco fossimo in tempo di pandemia, manco fossimo in piena emergenza sanitaria, con una prospettiva ancor più terrificante di una terza ondata a gennaio-febbraio. 

E allora succede che Selvaggia Lucarelli osi scrivere un post per svelare, con toni forti, ma necessari, un concetto provocatorio, quanto cristallino:
“tutti quelli che hanno il problema del dove, quando, come andare a sciare con 700-1000 morti al giorno, meriterebbero di finire un paio di minuti sotto la neve, magari venuta giù da una grondaia molto grande. Di sperimentare l’inebriante sensazione della fatica nel respirare, del non sapere come andrà a finire, del provare il fiato corto e la claustrofobia di chi resta sotto un casco per giorni, col Covid. Per due minuti, mica di più, poi arriva un soccorritore o un San Bernardo e lo tira fuori. 
E magari lo skipass cessa di essere la priorità di fine anno”. 

E’ stata immediatamente insultata e massacrata, a Social unificati, da un’orda infame di maschilisti repressi, da sciatori, da maestri, da imprenditori del settore, e persino da campionesse, con la solita colata di violenza verbale, ignoranza e vomitevole sessismo (“La fatica a respirare l’avrà provata succhiando ca… è uno dei più gentili). 
Il tutto solo per aver espresso un concetto che in un Paese normale - per ricordare le parole di Crisanti - dovrebbe essere ovvio e scontato: sciare non può essere un diritto in una pandemia mondiale. 
E poi, a parte l’immoralità e l’indifferenza di chi si ritiene superiore, immune o complottista, è così difficile capire che, in cambio di qualche settimana di possibili introiti finanziari, ci ritroveremmo tutti - compreso il comparto della montagna - di nuovo, e forse definitivamente, sull’orlo del baratro e del fallimento economico? 

A quei quattro, cinque avanzi di fascisti deliranti che ieri sera, davanti a Palazzo Chigi, hanno chiesto le dimissioni di Conte - che ci scippa il Natale e la neve di montagna, che apre i porti mentre gli scafisti festeggiano, che mentre i commercianti vengono multati, gli imprenditori italiani sono disperati, che mentre agli italiani viene impedito di andare da un comune all'altro, agli immigrati si vuole favorire il passaggio da una nazione all'altra - vorrei solo ribadire il concetto del respiro. 
In questa società avida, miope ed egoista, che disconosce altruismo, bene comune e sacrificio, dovreste provare per due minuti, solo due minuti, cosa significhi non riuscire a respirare. 
Non riuscireste nemmeno a pronunciare le cazzate che sparate. 
4 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)




NON E' BASTATA QUELLA SERENATA

Non ce l’ha fatta, la signora Carla, 80 anni e un amore senza tempo con Stefano. Così grande da spingerlo a sedersi davanti alla stanza del reparto Covid di Piacenza in cui era ricoverata e dedicarle una serenata d’amore con la sua fisarmonica e la penna da alpino in testa. Ve lo ricordate?

Nei giorni successivi le condizioni di Carla erano migliorate, permettendole anche di tornare a casa. Poi un brusco peggioramento l’ha portata via in poche ore.
Resta l’amore. 
Resta questa bellezza qui. 
Resta l’esempio di come si sconfigge, anche solo per un attimo, la distanza, la malattia, la solitudine. (Tosa)

LA SCORTA /2174

La scorta del premier Conte usata impropriamente dalla fidanzata Olivia Paladino? 
La Procura di Roma sta indagando dopo una denuncia, presentata dai soliti di Fratelli d’Italia, in relazione al presunto uso irregolare della scorta del presidente del Consiglio. 
I fatti risalgono al 26 ottobre. La fidanzata di Conte, Olivia Paladino, braccata dal giornalista Filippo Roma delle Iene, che le chiedeva conto di alcuni presunti interessi di suo padre, si sarebbe barricata in un supermercato di piazza Fontanella Borghese - nel pieno centro di Roma, a qualche centinaio di metri da Palazzo Chigi - per sfuggire alle telecamere, dove poi sarebbe stata raggiunta da alcuni agenti della scorta del premier. 

Riguardo alla vicenda, ci sarebbe un’informativa di servizio inviata al Viminale proprio dopo che la Procura di Roma ha aperto il fascicolo sul presunto uso della scorta e dell’auto di servizio da parte della Paladino. 
Nella relazione consegnata al Ministero dell’Interno verrebbe evidenziato che gli uomini della scorta di Conte, quel lunedì, si trovavano in “osservazione e controllo al di sotto dell’abitazione della compagna del premier”, perché Conte si sarebbe trovato lì. 
Nel supermercato di fronte casa della Paladino, ci sarebbe stato un momento di concitazione legato proprio alla sua presenza, che avrebbe attirato l’attenzione di un poliziotto della scorta. L’avrebbe aiutata ad uscire, ma poi lei sarebbe tornata a casa a piedi, senza salire sull’auto blu. Conte, dal canto suo, non sarebbe proprio intervenuto nella vicenda, dice la nota ufficiale, perché non informato in tempo reale. 

Pur di infangare il Presidente del Consiglio, si legge fra i commenti alla notizia, si vogliono arrampicare sugli specchi, ma ci sono state mogli e figli di cariche istituzionali che andavano a fare spesa, a comprare vestiti, scarpe con la scorta, che spingeva carrelli, o figli con le moto d’acqua della polizia, o chi sosteneva Ruby come nipote di una carica istituzionale, oppure figli di queste famose cariche con scorta per andare dal parrucchiere. 
3 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

martedì 1 dicembre 2020

FU VERO CALCIO? /2173

Una partita assurda ed improbabile quella di ieri della Roma a Napoli. 
Quasi finta, segnata, irreale. 
Come se in campo giocasse anche il Pibe de Oro. 
Una squadra smarrita, peraltro decimata da assenze ed infortuni, arrivata al S. Paolo, solo per tributare un omaggio al grande Diego e alla sua città d’adozione, per assecondare e celebrare un mito, facendosi addirittura umiliare. 
Una squadra assente, bloccata, irriconoscibile e rassegnata, che il cinico, impietoso calendario del campionato ha scelto come vittima sacrificale, consapevole del suo ruolo, proprio pochi giorni dopo la scomparsa di Maradona. 

Napoli e il Napoli, in maglia simil-argentina, non potevano che vincere - ma non necessariamente stravincere - proprio per omaggiare e non offendere la memoria del suo più grande, straordinario simbolo e campione. 
Poteva mai perdere quel Napoli che fu di Maradona, deludendo tifosi già tristi, piangenti e distrutti da cotanta disgrazia? 

E la Roma, questa Roma acerba, umorale ed insicura, l’ha capito e ha pagato virtualmente pegno, come da copione immaginario. E si è lasciata travolgere in una partita senza storia, se non quella che onorava Maradona. 
Ha pagato amaramente il suo caro prezzo alla divinità partenopea. 
30 novembre 2020 (Alfredo Laurano) 



UN SANTO PECCATORE /2172

Una specie di santone che gesticola con le braccia ad elica, le mani inanellate a disegnare in aria improbabili arabeschi; che fa lo stoico e si veste in technicolor, come i teatranti nei vecchi baracconi di una volta; che spara sentenze appese all’ovvietà e si mette in posa plastica da mimo, subito dopo aver pronunciato il sacro verbo della tuttologia. Solo un fallito e rinnegato come Giampiero Mughini - pagliaccio siciliano che tifa e adora la Juventus - poteva pronunciare queste parole offensive e prive di rispetto, dopo la morte di Diego Maradona: “le ultime immagini sue sono immagini raccapriccianti dal punto di vista umano e lo dico con commozione. Non facciamone un santo, era sfatto, frantumato, disperato da anni. Ma era un essere sfatto da se stesso per le sue abitudini e ora lo facciamo diventare un santo, ma no. Un grande atleta sì, un figlio del secolo ma molto drammatico e contraddittorio”. 

Mentre tifosi e sportivi di tutto il mondo, continuano a celebrarlo, da Messi a Michael Jordan, passando addirittura per il Papa - distinguendo il genio calcistico dal vizio e dalla fragilità umana del campione argentino-napoletano - in questo momento di lutto generale, non potevano mancare le voci fuori dal coro. Come, appunto, quella di Mughini, quella di Gasparri, quella del viscido Giuseppe Cruciani (La zanzara), che, ironizzando sulla sua morte, ha affermato e poi smentito, in uno squallido siparietto con Parenzo, che “Non si piangere un cocainomane”. 

Tanti sono i messaggi in Rete, a difesa della memoria di Maradona: “Mughini è sfatto senza neanche la possibilità di dare la colpa alla droga” o, ancora, “i vari Cruciani parlano a vuoto, solo per dimostrare a loro stessi e al mondo che, anche nel giorno della morte, non rispetterebbero nemmeno la propria madre”. 
“E’ possibile che Maradona non abbia pace nemmeno da morto? - dice Lina Sastri - ha generato tantissimo amore in tutto il mondo, non solo a Napoli. Lo hanno seguito per 40km fino al cimitero con applausi, moto, anche facendo errori, ma lo hanno amato fino alla fine”. 
Non si può sempre e solo parlare della debolezza della persona. 
Maradona ha pagato già con la vita, cosa altro deve pagare di più? 
30 novembre 2020 (Alfredo Laurano) 

HO VISTO MARADONA /2171

I napoletani lo chiamavano “Isso”, cioè Lui, il Dio del pallone. El pibe de Oro. 
Lo identificavano con la città, in quanto più napoletano dei napoletani, nato per caso in Argentina. 
Genio, mito e leggenda, campione universale e artista del pallone, ma uomo in balia delle sue fragilità, distrutto dai suoi impulsi, dai suoi limiti culturali, affettivi, emotivi, passionali. 
Una vita di eccessi, fra droga e alcol, Maradona provava a liberarsi delle sue dipendenze, grazie a lunghi soggiorni in centri di disintossicazione. 

Ma anche generoso con tutti. Cercava di aiutare chiunque avesse bisogno, come dicono migliaia di testimonianze, pur fra amicizie equivoche e pericolose e conflitti con lo Stato italiano per evasione fiscale di parecchi milioni. Tutti ricordano che quando Maradona faceva ritorno in Italia, nella sua amata Napoli, la Guardia di Finanza lo aspettava al portellone dell’aereo e gli sequestrava Rolex, orecchini e qualsiasi cosa di valore avesse addosso. 

Forse perché nato poverissimo e proiettato al riscatto sociale. 
Da Fidel Castro a Chavez, alla militanza politica nei partiti progressisti latinoamericani, per i quali ha dato molte volte la propria faccia, sostenendo l’anti-imperialismo. 
L’essere di sinistra per il Pibe de Oro, deciso di diventare una sorta di Guevara del pallone, era molto più di un tatuaggio del 'Che' sul braccio e uno di Fidel sulla gamba. Un simbolo rivoluzionario in calzoncini, capace di vendicare le umiliazioni latino-americane da parte dell’«imperialismo», appunto con gesti allusivi e metaforici, come il goal di mano ai «pirati» inglesi. 
Una ideologia che comunque corrisponde anche al suo mito nel Napoli, come squadra «perseguitata» dai «poteri forti» delle squadre del Nord. 

Diego Armando Maradona - l’uomo che da bambino dormiva abbracciato al pallone - era nato a Lanús il 30 ottobre 1960, quinto di otto figli. Cresciuto a Villa Fiorito, sin da bambino mostra tutto il suo talento al punto da finire appena a 10 anni sulle pagine del "Clarín". Entra nel settore giovanile dell'Argentinos Juniors dove debutta nel massimo campionato il 20 ottobre 1976, dieci giorni prima di compiere 15 anni. Nel 1981 il passaggio al Boca Juniors e già un anno dopo l'arrivo in Europa: se lo assicura il Barcellona per 1,2 miliardi di pesetas. 
Debutterà in blaugrana nell'agosto 1982, ma l'avventura in Catalogna è contrassegnata da vari problemi fisici e nell'estate del 1984 passa al Napoli per 13 miliardi e mezzo di lire. 
Il Pibe diventa subito un idolo del pubblico partenopeo: con lui arrivano due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa Uefa. 
La sua esperienza italiana si chiude il 17 marzo 1991, quando risulta positivo alla cocaina e viene squalificato un anno e mezzo. 

Ed stata proprio la cocaina la sua compagna di vita. Il suo amore e la sua condanna: sono passate donne e figli, con l’unica costante della polvere bianca. 
Autentico prototipo del genio e sregolatezza, che ha distrutto se stesso, in un graduale annientamento di sé, un lungo suicidio annunciato. 
Ma sarebbe ingiusto e sbagliato liquidare Maradona come un cocainomane, ricco, anaffettivo e frequentatore di mafiosi. 
E’ stato molto di più di un campione, è stato unico: un umile proletario che ha riscattato la sua povera condizione e che tramite il calcio ha regalato gioia e felicità al mondo, fra trionfi e fallimenti, fra ribellioni, nostalgia e pentimenti, fra contraddizioni e soprattutto esagerazioni, fra miseria e nobiltà. 
E’ stato soprattutto uno straordinario fabbricatore di sogni e di illusioni, infinitamente amato, venerato e osannato, soprattutto dai diseredati, dagli ultimi, che ne hanno fatto un'icona e una reliquia, un motivo di rivincita e identificazione, compensando spesso le proprie vite, piene di problemi, difficoltà, amarezza e fatica. Basti osservare cosa è successo, in questi giorni, nella sua Napoli e nella sua Argentina. 

Adesso tutti lo piangono e lo rimpiangono, spesso con esagerata enfasi ed estremo fanatismo, come, fino a ieri, a Napoli, era rivolto e dovuto solo a S. Gennaro. O come a Buenos Aires, dove dal momento della notizia della sua morte, è stato un susseguirsi di stati d’animo e di umori, di gente per la strada a cantar inni da stadio e di tafferugli di rivoltosi indiavoliti. 
Nel bene e nel male e senza santificarlo, adoreranno un mito, arrivato troppo presto nella storia, che ha cancellato in un momento un uomo vulnerabile, incapace di resistere al peccato, alle tentazioni, alle lusinghe e alle facili seduzioni. 
Ma pur sempre, di indiscutibile genialità, altruismo e umanità. 
28 novembre 2020 (Alfredo Laurano) 

GIA’ FATTO? 2170

Come ho già scritto, solo un cretino potrebbe pensare che il virologo Andrea Crisanti sia diventato un No Vax per aver detto che, in assenza di dati consolidati sugli effetti collaterali del vaccino anti-Covid, lui a gennaio non se lo inietterà. 
Solo un altro cretino, magari appartenente alla sua stessa comunità scientifica, potrebbe accusarlo di esserlo davvero: un No Vax sotto mentite spoglie. Magari a sua insaputa. 
Sicuramente, da uomo libero e da scienziato onesto, ha peccato di ingenuità e di scarsa capacità divulgativa, per aver creduto di poter parlare a persone in grado di comprendere, senza filtrare il suo più che legittimo pensiero. 

Ma la Comunicazione dominante, sempre pronta a manipolare anche le virgole, non lo consente e trasforma immediatamente il senso e le perplessità di chiunque, ad uso delle proprie convenienze: quelle parole verranno sventolate dai No Vax e da una schiera di complottisti, come la conferma autorevole delle loro strampalate tesi. 
In realtà, Crisanti ha semplicemente affermato che, nella corsa alla realizzazione del vaccino (che come sappiamo smuove una marea di soldi e di interessi), può succedere che si "accelerino" le fasi della sperimentazione, diminuendo i tempi della verifica sugli effetti collaterali e sull'effettiva efficacia del vaccino. Normalmente, ci vogliono anni per produrre un vaccino. 
Non paure o ignoranza, quindi, ma solo necessità di approfondimento, forse con un filo di diffidenza verso la politica e il profitto. 
Concetto giustissimo e largamente condiviso, per il quale è stato virtualmente massacrato. 

Ma quanti sarebbero disposti a far da cavia alle multinazionali farmaceutiche, che hanno fretta di rientrare delle spese e di ricavare enormi guadagni, senza avere delle scientifiche certezze? 
La cassa di risonanza dei Social è stata devastante nello stravolgere il senso delle sue dichiarazioni in assoluta in buona fede. 
Lo spiega bene un medico amico. 
Non c'è alcuna incoscienza mediatica in quello che ha detto Crisanti. 
A domanda specifica "lei si farebbe il vaccino adesso?" ha risposto di no, ma non perché sia contrario ai vaccini, bensì perché non sono ancora disponibili dati pubblicati sui trial clinici. È una precisazione di fondamentale importanza perché finora gli unici dati sono gli annunci delle case farmaceutiche. 
Secondo voi questi annunci bastano per fidarsi? 
Il vero rischio è che il vaccino non funzioni o provochi effetti collaterali gravi. Non sappiamo se sarà così o no e la verità è che non lo sapremo neanche a gennaio - come previsto per le prime somministrazioni - perché i trial non possono chiarire se il vaccino blocchi solo la malattia o anche il contagio, né se ci siano effetti collaterali a medio-lungo termine. Pochi mesi di sperimentazione non possono dirimere questi dubbi, che abbiamo in tanti. 
Il fatto è che siamo in emergenza economica e sanitaria e vogliamo uscirne prima possibile. Ma le leggi della biologia non rispondono alle nostre esigenze sociali. 

Se per fare in fretta si metterà in commercio un vaccino inefficace o dannoso si forniranno fortissimi argomenti ai No vax e soprattutto si creerà una frattura insanabile tra opinione pubblica, scienza e istituzioni, con conseguenze difficilmente prevedibili per la stessa democrazia. 
Come medico ospedaliero, vedo tutti i giorni malati di Covid, ho 65 anni, ho sottoposto i miei figli a tutte le vaccinazioni previste. I No vax li tratterei con molta più severità di quanto non si sia fatto finora, perché sono una minaccia per la pubblica salute. 
Ma in mancanza di dati affidabili, anch’io non mi vaccinerò contro il Covid. 
Come non condividere? 

Abbiamo già dimenticato cos’abbiano voluto dire e significare, sul piano informativo, ricettivo e della percezione popolare, affermazioni ben più gravi e pericolose, come "Il virus in Italia non circola" (lo dicevano quasi tutti gli esperti, ad inizio epidemia), o "Il virus è clinicamente morto", o "Basta allarmismo"? 
Che messaggio è passato, che idea è stata in realtà compresa e veicolata, quando, d’altro canto, si continuava a predicare prudenza, cautela e massima consapevolezza per prevenire i contagi? 
L’altro virus, quello dell’infodemia, ingannevole e abusiva degenerazione della Comunicazione, non fa sconti a nessuno: altera o deforma realtà e conoscenze, non garantisce una corretta informazione, produce ridondanti falsità, notizie, improbabili scoop e, soprattutto, tonnellate di fake news. 
26 novembre 2020 (Alfredo Laurano)