lunedì 30 novembre 2015

LAICI PRESEPI

Sono convintamente laico, da sempre, tutti lo sanno. Ma è bene ribadirlo per non creare equivoci o errate interpretazioni del mio pensiero e di ciò che, da laico, scrivo.... 
Dopo averci imposto la stronzata di Halloween, la festa del tacchino, la supremazia dell’albero di Natale sul Presepe, qualcuno, “che più contemporaneo non si può” - in nome di un presunto, e quanto meno esagerato, rispetto delle sensibilità altrui e della laicità della scuola pubblica - vuole cancellare, o ridisegnare, o annacquare, una festa di pace e di fratellanza come il Natale che, al di là dei censurabilissimi e insopportabilissimi aspetti commerciali, rappresenta qualcosa di importante e significativo - non solo per chi crede - da condividere con tutti. E’ un momento di riflessione, di partecipazione, di incontro, di ricordi, di ritrovata umanità.
Rinunciare a festeggiarlo, anche come comunità scolastica, non ha senso.  

Non si tratta di una via che discrimina e che porta acqua al mulino della cristianità, tutt’al più, la racconta, la ricorda, la simboleggia, in questo caso, con le filastrocche di Gianni Rodari e le canzoni di Sergio Endrigo.
Una festa - fatta di canti e cori, natalizi e non, e frutto del lavoro dei bambini - che, assicurano le associazioni islamiche di Milano, non è mai stata un problema per i musulmani in questo Paese.

L’annullamento del concerto di Natale nella scuola di Rozzano, dove il preside, per non turbare gli alunni di altre fedi religiose, lo ha rinviato a gennaio, trasformandolo in Festa dell’Inverno, ha scatenato rabbiose reazioni di genitori, di politici bipartisan e di comuni cittadini.
La scelta chiaramente ideologica di una linea improntata a un’apparente, rigorosa laicità, in occasione dei festeggiamenti natalizi che cadono dopo la strage di Parigi, irrita proprio in nome del concetto di laicità e di una sua scorretta interpretazione. 
Laicità, antitesi del dogmatismo, è un metodo di osservazione, un abito mentale di libertà e giudizio, basato sulla consapevolezza che non esiste una verità assoluta alla quale tutti si debbano assoggettare, perché ogni presunta verità ha la stessa dignità delle altre.
E’ il diritto imprescindibile di decidere della propria vita e dei propri valori, riconoscendo il diritto ad altre e diverse scelte, a prescindere da razza, orientamento sessuale, e religione.

Laico è chi rispetta tutto e tutti, persone e atteggiamenti, ideologie, credenze e tradizioni, che pur non condivide, ma che non offende e non disprezza, senza rinunciare alla propria identità. Non chi si fa paladino per adeguarsi od omaggiare chi è diverso da sé, in nome di una sciocca e plateale equidistanza culturale.
Nessun musulmano, per esempio, rinuncerebbe alle proprie preghiere, ai propri riti per non urtare la sensibilità di un cristiano.

La laicità è quella illuminata di Benedetto Croce che nel famoso saggio “Perché non possiamo non dirci cristiani”, riflette su come il cristianesimo, anche per un laico, stia alla radice culturale di un popolo, soprattutto per essere stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuta e per quella nuova visione della storia dove l’uomo agisce secondo una morale basata sull’amore verso tutti gli uomini, senza distinzioni di genti e di classi, di liberi e di schiavi, verso tutte le creature.

Rinnegare le nostre tradizioni, le nostre radici, non è la strada giusta per integrare chi professa altri credi religiosi, che dobbiamo e vogliamo rispettare, ma che non possono soffocare i nostri.
Essere una scuola multiculturale, accogliente e solidale, non significa rinunciare ai propri valori e alla propria cultura.
E poi, non toccatemi la più antica espressione di modellismo storico: il presepe, la sua arte, il suo fascino, la sua magia.
30 novembre 2015 (Alfredo Laurano) 


domenica 29 novembre 2015

JE DICE PROPRIO MALE AL POVERO SULTANO

Il paese della mezza luna è davvero sfortunato: di incidenti, gliene capitano uno dopo l’altro.
L’uccisione dell’avvocato dei Curdi, molto noto in Turchia quale difensore dei diritti umani e della minoranza curda e per aver dichiarato di non considerare il Pkk un’organizzazione terroristica, è stato, per Erdogan, un incidente.
Un incidente, come l’aereo russo abbattuto pochi giorni fa, per aver sforato di qualche metro i cieli turchi.
Un incidente, come la strage a ottobre scorso di giovanissimi pacifisti ad Ankara (cento morti e trecento feriti) pochi giorni prima della rielezione plebiscitaria del sultano Erdokan, che, stavolta, ha conquistato la maggioranza assoluta.
Un incidente, come la chiusura di testate giornalistiche e l’arresto di due direttori di giornali “un po’ troppo critici”.

E’ un regime delirante che addirittura sostiene che questo avvocato sia stato ucciso dalle stesse persone che difendeva. Magari, una tragica fatalità!
Erdogan: “Giusta la nostra lotta contro il terrorismo”.
Ma di quale lotta parla questo “sfortunato” dittatore sanguinario islamista?
Di quella che finge di fare contro l'ISIS, smerciando in Turchia il petrolio proveniente dai pozzi controllati dal califfato, al mercato nero?
Intanto, tra un incidente e l’altro, le persecuzioni contro i Curdi e il Pkk continuano ad oltranza.
29 novembre 2015 (Alfredo Laurano)

sabato 28 novembre 2015

PER L’AMBIENTE E PER LA PACE

Roma, Sidney, San Paolo, Nuova Delhi, Melbourne, Tokyo: più di un milione di persone domenica 29 saranno in piazza per chiedere di fermare le emissioni serra che stanno minando l'equilibrio dell'atmosfera.
Mentre a Parigi i delegati Onu apriranno i lavori della conferenza sul clima, nelle vie di 150 Paesi si svolgeranno manifestazioni e cortei per chiedere di fermare sia la guerra contro l'ambiente che il terrorismo contro la democrazia.

"I signori della guerra e i signori del petrolio coincidono: abbandonare la dipendenza dai combustibili fossili vuol dire mettere in sicurezza l'umanità dal punto di vista ambientale e togliere una formidabile arma al terrorismo: il sedicente stato islamico, rinnova il suo arsenale bellico con i soldi che vengono dalla vendita del petrolio; sarebbe interessante capire chi lo compra", osserva il presidente di Legambiente.
Dello stesso parere anche il direttore di Greenpeace.
La conferenza sul clima è anche una conferenza sulla pace perché fermare il riscaldamento globale significa diminuire i rischi di conflitto per le risorse e, nello stesso tempo sostituire le fonti fossili con l'energia pulita e l'efficienza vuol dire ridurre il rischio di nuove guerre per il petrolio.
28 novembre (Alfredo Laurano)

venerdì 27 novembre 2015

MARE SICURO

Quando penso che le mie figlie hanno oltre quarant’anni, che sono due belle donne, mature e intelligenti, capaci, libere e indipendenti, mi assale una sensazione di sorpresa e di incredulità. E ogni volta mi stupisco, già nel definirle e di scoprirle adulte, e del naturale ruolo di persone che la vita disegna e costruisce via via nella storia individuale di ciascuno. Un sentiero accidentato di esperienze che si tuffa e si confronta in quello collettivo della società dei diritti e dei doveri. 
Ma, ugualmente, mi prende la nostalgia canaglia: un improvviso ricordo, un luogo fatato, una serena vacanza, un episodio, un dialogo, un sorriso, un capriccio, un momento di piacere, di paura o di soddisfazione.
Mi succede spesso.

Sarà l’età delle canute chiome, l’emotività senile, il tempo che viaggia nella sua autonoma dimensione e che cambia le tue attese, i tuoi problemi e anche i tratti del tuo corpo.
Sarà la cinica realtà che impone, senza sconti ed omissioni, il suo ruolo, decisivo e dominante, su tutto ciò che appare o che ti sembra di scoprire. Che a volte attrae, t’invoglia o ti lusinga, ma spesso inganna con le sue asettiche, amorali leggi di natura. Che manifesta la sua assoluta indifferenza alle tue pene.
Che non rispetta i sentimenti, non riconosce le fasi di un percorso di vita che nel suo divenire appare lontano e lento, ma all’improvviso è già passato in quell’attimo che non hai saputo cogliere.
A quella realtà non gliene fotte niente dei tuoi “se” e dei tuoi “ma”, dei tuoi programmi, dei tuoi ragionamenti, delle tue giustificazioni.
Non resta che prenderne atto, ma con fierezza e con orgoglio: è come se infanzia, adolescenza, giovinezza, maturità e vecchiaia fossero solo titoli, capitoli fittizi nel nostro libro dell’esistenza, utili alla sua narrazione e a dare un senso alla sua lettura. Per non sovrapporre fatti, date e accadimenti, particolarmente crudi e difficili nell’impatto realizzativo, ma destinati poi a diventare solo ricordi.

Dalle speranze, alle presunte certezze, passando attraverso problemi vari, lotte, conquiste, illusioni e difficoltà, per raggiungere un traguardo, apparentemente assai lontano, fatto di tante tappe di pianura, di discesa e di montagna, dove vinci o perdi, ti abbandoni o ti distingui, tra una folla di persone care, di compagni, di affetti e d’amicizia che accompagnano la tua corsa e tifano per te.

E così scopri che crescere e invecchiare sono sinonimi.
Che non ci sono punti fermi, di arrivo o di partenza.
Che nulla è immutabile e per sempre.
Che quella realtà che ti provoca, ti ignora o ti avvolge nei suoi abiti cangianti, si smaterializza e perde la sua autenticità, la sua evidenza storica.
Che quelle bimbe che prendevi in braccio, che proteggevi, che imboccavi, che carezzavi, che curavi, che seguivi e che incondizionatamente amavi, con una dose d’ansia, a volte, esagerata, vivono una propria giusta dimensione, affrontano i problemi della vita con coraggio, sanno farsi valere ed apprezzare, navigano nel procelloso mare della vita, senza il tuo aiuto e i tuoi aliti di vento.
Da tempo hanno sciolto gli ormeggi, levato l’ancora, alzato le vele e preso il largo, anche se resti, non solo all’orizzonte, una precisa boa di riferimento, un’ansa discreta di sicurezza, un porto sicuro dove riparare in caso di tempesta.
Finché lo vuole la Capitaneria di Porto.
26 novembre 2015  (Alfredo Laurano)


                                                                             


martedì 24 novembre 2015

BOULEVARD VOLTAIRE

Se questo è il migliore dei mondi possibili, gli altri come sono?" (Voltaire, Candido o l'ottimismo, 1759)

Come osserva la sempre sorridente antropologa Amalia Signorelli, un caso macabro ha voluto che le vittime di Parigi fossero massacrate dai terroristi dell’Isis, proprio nei pressi del Boulevard intitolato a Voltaire, maestro della tolleranza e simbolo di quella filosofia basata sui lumi della ragione, che è il più bel regalo che la Francia ha fatto all’Europa e al mondo.
Ma, loro - fanatici, integralisti, spietati barbari, animati dalla sola volontà di sterminio e annientamento - con le loro tute nere che li rendono indistinguibili e i loro kalashnikov che li rendono terrificanti, non conoscono lo strumento più grande e più potente di cui sia dotato l’uomo in tutti i campi del sapere e della conoscenza, non ragionano: sono in missione per conto di Dio.
Devono purificare il mondo, cancellando gli infedeli e il loro martirio sarà premiato in paradiso. Invocano Allah misericordioso, ma giustamente loro non sanno nemmeno cosa sia la misericordia.
Se la scelta civile di “illuminare” il mondo e ogni cosa, attraverso i valori della ragione, della critica e del sapere, anche come fonte di miglioramento concreto della realtà, le religioni più intransigenti e fondamentaliste sono responsabili, insieme al potere politico, della condizione di ignoranza e di schiavitù culturale di larga parte del genere umano.
Il sonno della ragione continua a generare mostri.
24 novembre 2015 (Alfredo Laurano)

IGNORANTITA'

Nell’etere e nel Web, non si propagano solo le cazzate sparate, pericolosamente, dalla vaiassa Santanchè, sbraitante e rissaiola per contratto e per definizione, e dagli oltranzisti della Lega e Casa Pound, che, purtroppo, fanno opinione, confortano gli sprovveduti dal pensiero debole e riempiono estesi bacini “d’ignorantità”.
C’è di più, a dimostrazione di quanto possa crescere e dilatarsi l’imbecillità di alcuni umanoidi, tipici errori dell’evoluzione.
“La pace verrà dopo lo sterminio degli islamici”, così scrive su Facebook, tale Armando Marini, geometra e consigliere comunale di una lista di destra a Palazzolo sull’Oglio, nel bresciano. Dopo la strage di Parigi ha condiviso sulla sua pagina una raffica di post sulla situazione dei migranti e sulle politiche di accoglienza che dovrebbe attuare l’Europa.
Frasi eloquenti che inneggiano al fascismo e al nazismo, all’eccidio dei musulmani e all’affondamento dei barconi.
In risposta all’invito a non confondere i terroristi con i rifugiati, questo disadattato afferma: “Non esiste distinzione sono tutti da eliminare; affondare tutti i barconi è un dovere civico, dobbiamo bombardare il territorio dell’Isis con almeno 10 bombe atomiche almeno siamo sicuri che non esisteranno più”.
Le prefetture sono impegnate a trovare una casa ai profughi?
Sì, camere a gas” risponde il consigliere, “basterebbero delle docce vecchio stile Adolf”. 

Vorrei chiedergli, sprecando venti secondi della mio pensiero, “lo sai che ci sono oltre un miliardo e mezzo di islamici nel mondo, come pensi di poterli eliminare tutti?” 
Le cose che dici, le scopri su Wikipedia apocrifa, contraffatta da Nostradamus, o sui manuali dei giovani balilla che non hanno sviluppato, perché affetti da deficit mentale?
Perché non ti limiti a pubblicare le foto del gattino, della polenta che ti prepara tua moglie o qualche banale e non troppo impegnativa barzelletta, a cui i tuoi amici potranno mettere “mi piace” o commentare con ragli da par tuo? O, visto che sei geometra, non ti costruisci un bel recinto riparato, dove stabulare con gli asini tuoi simili?
Oppure, vai a pescare, muto e solitario, nel laghetto, lontano dagli esseri pensanti.
Anche l’eccellente intellettuale Razzi, e forse pure Salvini e la vaiassa, si vergognerebbe delle tue allucinazioni.
Comunque, fatti vedere da un bravo veterinario.
24 novembre 2015 (Alfredo Laurano)



LA MIA AFRICA

Secondo Washington, Isis, al Qaeda, Boko Haram e altri gruppi terroristici continuano a pianificare, ovunque, attacchi con l'utilizzo di armi convenzionali e non convenzionali. Tra gli obiettivi, ancora una volta, ci sarebbero i luoghi affollati e di aggregazione.
Molto alto, quindi, il rischio di attentati - basti osservare ciò che accade in Belgio - ma gli esperti hanno lanciato un nuovo allarme: Bergoglio sarebbe in pericolo di vita, soprattutto quando si troverà a celebrare l'apertura del Giubileo per l’Africa.
Da domani al 30 novembre, la visita di Francesco toccherà Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana.
Anche i servizi di sicurezza francesi hanno inviato diversi “alert” alla Segreteria di Stato vaticana sul viaggio apostolico.
Ma, secondo l'Intelligence di Parigi, a rischiare saranno anche le migliaia di fedeli che assisteranno alle funzioni, perché potrebbero essere coinvolti in attentati simili a quelli di Parigi. 
24 11.2015 (A. La.)



lunedì 23 novembre 2015

BOMBA O NON BOMBA

Non sono giorni disinvolti.
Nonostante le fiere dichiarazioni di politici e media che ci invitano a non aver paura, a non cambiare le nostre abitudini, il nostro stile di vita e via dicendo.
Ma sulle strade si vedono soldati armati e camionette, blindati, polizia e carabinieri. Anche se, a mio avviso, hanno un effetto deterrente, più che preventivo e protettivo.
Si vuol mostrare una faccia rassicurante ai cittadini assai turbati, ma gli allarmi, gli stop alla metropolitana, l’intervento di artificieri su borse abbandonate, le mezze ammissioni, le mezze verità, i messaggi sui social si ripetono ad oltranza. Non si hanno notizie certe, ma solo interpretate.
La situazione è forse più grave di quel che ci fanno sapere. Per non creare il panico.

Come accadeva nella lunga stagione del terrorismo, delle stragi di stato, delle brigate rosse e nere, della mafia, delle bombe in piazza, ai monumenti, nelle stazioni, sui treni. Dei rapimenti, come quello Moro, del 1978, o le stragi di Capaci di Falcone e poi di Borsellino, nel '92.
Come quando si uccidevano sindacalisti, docenti e magistrati. Blitz, traffico paralizzato, posti di blocco e macchine perquisite
Si respirava, in quegli anni, la stessa atmosfera, si viveva una certa ansia, fra mille domande, molta incertezza e totale insicurezza.
Anche oggi, Roma - ma anche altre città, possibili obiettivi di attentati, è presidiata, forse più di allora, anche in vista del Giubileo che, più che della Misericordia, sembra configurarsi come quello del peccato e del terrore.
La città e il Vaticano sono controllati come Parigi dopo gli attentati, dove ci sono già 3000 poliziotti in più.

E ieri, per restare in clima, un altro attacco jihadista all’hotel Radisson di Bamako, in Mali: 27 morti, uccisi i 13 terroristi, liberati 170 ostaggi da forze speciali francesi e americane.
In queste ore, a Bruxelles, l’allerta terrorismo è innalzata al massimo livello: “Minaccia grave e imminente. Trovato arsenale di esplosivi e prodotti chimici a Molenbeek”.
A una settimana dalla strage parigina, il Belgio si sente in pericolo, teme di essere il prossimo bersaglio.
In un comunicato, il Centro di crisi belga predispone specifiche misure di sicurezza e raccomandazioni dettagliate alla popolazione. Chiusa la metropolitana, i cinema della capitale, annullati gli eventi sportivi. Praticamente il coprifuoco.
“Questo mondo vive per fare la guerra, con il cinismo di dire di non farla. La guerra è la scelta per le ricchezze: facciamo armi così l’economia si bilancia un po’”- dice l’inascoltato Francesco, mentre lancia anatemi contro quei “maledetti, che sono maledetti”.

Intanto, nella capitale, diminuisce la lunghissima fila ai Musei Vaticani, fioccano le disdette di prenotazioni, calano gli spettatori negli stadi e nei luoghi di socialità.
La paura è contagiosa e fa mercato. Non in senso commerciale, ma la si può sfruttare come merce preziosa, su quello politico e della propaganda.
E’ un sentimento forte che sposta idee, programmi e posizioni. Che scatena reazioni istintive o poco razionali. Lo vediamo soprattutto in chi su questo specula per raccattare voti, consensi e visibilità, parlando alla pancia della gente. Lo sciacallaggio è la quasi naturale conseguenza delle catastrofi e del terrorismo.
Vogliono farci vivere con la paura addosso. Vogliono condizionare la nostra vita quotidiana. Vogliono limitare la nostra libertà.
Chi mette bombe allo stadio, chi si fa esplodere in un bar, chi ammazza a casaccio i ragazzi a un concerto, ci dice proprio questo: vogliamo farvi vivere nel terrore e siamo capaci di colpirvi dove e quando vogliamo e quando meno ve lo aspettate. Anche se cantate la Marsigliese o l’Inno di Mameli.
E ci stanno riuscendo.
21 novembre 2015  (Alfredo Laurano)

giovedì 19 novembre 2015

DOPOTUTTO, APRES TOUT

Dall’aereo russo fatto saltare nel Sinai, alle bombe di Beirut e Baghdad, fino alla mattanza di Parigi: centinaia di morti e di feriti innocenti, in pochi giorni, come in ogni vile attentato.
Oltre al sangue, rimosso con i cadaveri, con le cose di ciascuno ed i detriti, restano fiori, candele e bigliettini.
E le speranze ed i sorrisi spenti.
Resta solo il dolore per le vittime, il pianto, l’indignazione, lo sconcerto e la paura che si traducono in istintiva voglia di vendetta, in un’inarrestabile spirale di rabbia e crudeltà.
Nessuna vittima era in guerra con qualcuno o contro uno stato o una comunità.
Nessuno era il nemico.
Non lo era la bella ricercatrice veneziana, la giovane barista del bistrot, i genitori fatti a pezzi che hanno fatto scudo al loro bimbo, salvandolo dalla bomba, la giovane madre che ha lasciato un figlio di diciassette mesi ed il marito, che ha scritto quella magnifica lettera sull’odio, o i tanti giovani che assistevano al concerto.
E nessuno era un simbolo, un obiettivo scelto, preciso e selezionato per motivare l’attacco o giustificare la follia. Il loro assassinio non aveva nulla a che vedere con loro.
Ognuno era solo una persona, un volto, una storia, un pezzo di umanità, di normalità che viveva la sua vita, le sue gioie, i suoi problemi, i suoi dolori. E. a volte, sorrideva con fiducia al suo futuro, augurandosi giorni di felicità.

Dopo l’orrore, l’incredulità e tanto spreco di vita, ora si respira aria di guerra.
Si vuole aggiungere violenza alla violenza, ben sapendo che ciò non risolverà il problema, anzi lo dilaterà.
C’è tanta rabbia e senso di impotenza in tutti noi, ma nessuna guerra, nessun bombardamento ci restituirà un’unghia di quei morti. Esaspererà soltanto la dimensione del terrore e del fondamentalismo islamico e accentuerà inevitabilmente la voglia di martirio.
Il terrorismo non è un prodotto genetico, ma culturale e ambientale: galleggia e cuoce nel brodo rancido che certo Potere nel mondo ha cucinato per le sue voluttà economiche, secondo i suoi gusti e i suoi bisogni.

Cominci l’Occidente ad attenuare le ragioni endemiche di quella condizione di assoluta emarginazione che nasce dalla continua vessazione, dall’ oppressione, dalla miseria e da quotidiani soprusi e discriminazioni.
Cominci a smantellare quello stato di perenne ingiustizia che conduce alla disperazione e a sopravvivere nell’odio, che si coltiva e si consuma fin dall’infanzia. Quel rancore e quel disprezzo che la fiducia in Allah e l’intolleranza religiosa giustificano, moltiplicano e trasformano nell’ideologia della vendetta, contro chiunque rappresenti quella oppressione.

Cominci l’Occidente a toglier acqua a quell’acquario di morte e fanatismo, non trattando e facendo sporchi affari con quei Paesi arabi, come i Sauditi e il Qatar, che lo finanziano e a cui cedono le armi, che comprano da noi.

Cominci a ricordare a tutti i suoi cittadini che quella che viviamo non è una guerra di razza o di religione.
Che non è, non può e non deve diventare uno scontro di civiltà.
19 novembre 2015 (Alfredo Laurano)

domenica 15 novembre 2015

GINO L’IDIOTA

Una volta, con le pagine di certi quotidiani si foderavano i secchi della spazzatura. Oggi, forse, si dovrebbe fare altrettanto
Commentando e condividendo  il solito insulso articolo de “Il Giornale” - che ha scritto con  subdola malizia: “Secondo l'organizzazione no profit di Gino Strada, l'Occidente se l'è andata a cercare. Lui, intanto, su Facebook si fa bello citando Bertold Brecht” - qualche illuminatissimo lettore ha definito “Idiota” perfino Gino Strada.
Questo il sublime dialogo su Facebook:
Armando N. Idiota!
Tiziana T. D. : non credere sia l'unico! ho appena discusso con dei cretini su fb che giustificano qst atti terroristici dicendo la stessa cosa di qst idiota! Non se ne può più! E’ colpa di gente così se l'Europa è ridotta in qst modo!
Armando N. Hai ragione Tiziana, non se ne può proprio più!

Si, è vero, non se ne può più di certe ridicole affermazioni che vanno oltre la battuta gratuita e infelice, che sviliscono perfino il paradosso, che sovvertono il comune senso della logica e dell’oggettività.
Si, ci vuole un bel coraggio e non poca faccia tosta per definire "idiota" un uomo che ha passato la sua vita a curare e salvare gente di ogni fede e d’ogni colore, vittima di quella follia umana che si chiama guerra. Sotto le bombe, in ospedali a volte improvvisati, in condizioni spesso disperate.
Un uomo che ha vinto il Nobel alternativo per la pace per la sua grande umanità e la sua capacità di offrire gratuitamente assistenza medica e chirurgica a chi soffre le conseguenze della guerra e della povertà. Che si è sempre opposto a ogni logica di sopraffazione. Che con Emergency, da oltre vent’anni, ha costruito ospedali e combattuto perché chiunque avesse diritto a essere curato, continuando a denunciare, senza paura, violenze, ingiustizie e le cause della guerra.
E’ un povero idiota di fronte alla vostra sciocca presunzione da privilegiati giudici di galli da combattimento,  solo perché vi siete accorti che la barbarie del fanatismo è arrivata dentro casa vostra? Che i vostri privilegi sono messi in discussione? Forse perché fino a poco tempo fa, l’orrore sembrava lontano e non vi toccava da vicino? Forse perché chi è ucciso in Palestina,  in Libia, in Tunisia o in qualsiasi altra parte del mondo vale meno di un francese o un italiano? Forse perché ora si conosce meglio la paura?
 "Siamo scioccati dal massacro di Parigi. Ancora una volta colpire la popolazione civile è un gesto disumano e vigliacco. Vediamo accadere in Europa quello che da anni accade in Afghanistan, in Iraq, in Siria: le nostre scelte di guerra ci stanno presentando il conto di anni di violenza e di distruzione. Diritti, democrazia e libertà sono l'unico modo di spezzare il cerchio della violenza e del terrore."
Questo ha scritto Strada, questo è parlare da idioti?
Vergognatevi!
14 novembre 2015                        (Alfredo Laurano)

LA GUERRA DIFFUSA

Ha ragione papa Francis, oggi siamo in guerra dappertutto “viviamo la terza guerra mondiale, ma a pezzi", in tutto il mondo.
Un po’, direi, come sono oggi molti alberghi “diffusi”, che hanno camere non in un unico edificio, come nella tradizione, ma in diverse case e strutture di un paese, di una località.
Francesco ha denunciato così l'efferatezza delle guerre non convenzionali, che hanno raggiunto un livello di crudeltà spaventosa, di cui spesso sono vittime civili inermi, donne e bambini. La tortura è diventata un mezzo quasi ordinario. “Oggi una bomba ammazza l'innocente col colpevole, colpisce il bambino con la mamma invece degli obiettivi militari".
La guerra è dunque arrivata in Europa, subito dopo l’abbattimento dell’aereo russo nel Sinai che, in termini di sangue innocente, equivale al massacro parigino di ieri sera.
Ma non ce ne eravamo accorti, dice Giulietto Chiesa. 
E pensare che proprio ieri mattina gli americani ci facevano sapere di aver eliminato con un drone il boia tagliagole Jihadi John.

Dopo le stragi di Parigi, si capisce meglio cosa significa.
Tutta la vita politica europea sarà sconvolta per sempre. Stato di emergenza e chiusura delle frontiere, le prime iniziative.
L’odio razziale svilupperà altre e nuove irrazionali forme di resistenza nell’opinione pubblica e un miliardo e mezzo di musulmani - migranti e profughi compresi - saranno considerati tutti potenziali attentatori; non si distinguerà, come già spesso e facilmente accade, una cultura e una fede dal fondamentalismo assassino di qualcuno. L’Islam sarà il nemico di tutto l’Occidente in una spaventosa guerra di religione.
Proprio ciò che vogliono gli invasati terroristi, che esportano l’orrore e la paura, contro quelli che esportano democrazia e giustizia.
Non ci sarà possibilità di difesa per le classi sfruttate, subalterne, che rivendicano diritti, che protestano, che scendono in piazza. Ogni momento della vita collettiva sarà rubricato come problema di ordine pubblico. Controlli generalizzati in nome della difesa contro il terrorismo.
La nostra vita diverrà un eterno passaggio attraverso un metal detector, con la paura di andare allo stadio, a teatro, in pizzeria, al supermercato o a prendere un caffè. E, tra qualche giorno, inizia il Giubileo.
L'ISIS, organizzazione composta da pezzi di occidente e petromonarchie del Golfo ha già vinto e fa paura, come ogni forma di integralismo.
Non sappiamo chi ci sia dietro, chi la finanzi, chi la guidi, chi la ricarichi di armi e di denaro. Il fanatismo è la sua facciata. Ma non si conosce la sua "intelligence".
E’ come Spectre che vuole dominare il mondo, attraverso attentati in ogni dove, ma che viene combattutta e distrutta dall’invincibile James Bond, ultimo agente 007.
A noi, ci difenderanno Angelino Alfano e le Guardie Svizzere con l’alabarda in mano.
14 novembre 2015  (Alfredo Laurano)        
                                                

venerdì 13 novembre 2015

QUELLO DELLA MACCHINA COSTA MOLTO DI PIU’


Non bastava la Xylella fastidiosa, diffusa dalla cicala sputacchina, che uccide i secolari ulivi del Salento.
Noi italiani siamo i più grandi consumatori di olio e nel mediterraneo si produce il 98% dell'olio d'oliva del mondo. 
Il nostro è universalmente riconosciuto come l'olio migliore. Ma l’olio Extravergine d’oliva è il prodotto alimentare più adulterato in tutta Europa, come anche il vino.
In questi giorni, sette aziende italiane produttrici di olio - Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia -  sono state iscritte dal noto PM Guariniello nel registro degli indagati, con l’accusa di frode in commercio. Sono accusate di avere messo in vendita bottiglie di extravergine che in realtà non lo era.

E’ arrivata anche l’ultima inchiesta dei Nas, tra Toscana e Lazio, che ha scoperto in due aziende agricole 2.500 tonnellate di prodotto senza certificazione, poste accanto a 5.000 litri di prodotto già contraffatto con clorofilla e betacarotene, utilizzati per colorare il prodotto rendendolo simile all’originale.
Ricordiamo che per essere definito extravergine, l’olio deve essere estratto unicamente tramite la spremitura meccanica, possibilmente a freddo, delle olive e deve avere un’acidità inferiore o uguale allo 0,8 per cento, colore verde-giallo naturale, profumo di frutto fresco e sano, sapore intenso.

Diverse sono le tecniche utilizzate da alcuni produttori per contraffare l’olio, in modo da spacciarlo per extravergine, anche se tecnicamente non lo è.
Il metodo più usato consiste nel miscelare all’extravergine vero e proprio più tipi di olio di qualità inferiore, spesso proveniente da altri paesi, o, nel peggiore dei casi, olio rettificato da un olio lampante
La legge consente di farlo, ma solo entro certi limiti e a patto che l’operazione sia indicata chiaramente sull’etichetta.
Altre pratiche prevedono l’aggiunta di olii che non c’entrano nulla con le olive e che servono per alterare l’aspetto del prodotto, aggiungendo per esempio coloranti naturali o altri additivi per mascherare il sapore.
Capito perché da oltre trent’anni compro solo olio di frantoio di Canino?
12 novembre 2015 (Alfredo Laurano)

LA SPALLA

Dopo tre anni di astinenza dalla piazza, a Bologna, ospite sul palco di Salvini e della Meloni, l’hanno dovuto contenere, pressare, fargli segno di chiudere prima che la gente della Lega perdesse la pazienza. Berlusconi, nell’occasione e di fatto, gregario di Salvini, era un fiume in piena.
In evidente debito di propaganda per le note vicende che a lungo gli hanno impedito di parlare e abbarbicato al microfono che i leghisti volevano strappargli, riproponeva battute e discorsi di vent’anni fa: il solito, vecchio repertorio da museo barocco-politichese, con tanto di domandine retoriche, a cui la folla risponde sì o no, per sentirsi importante e protagonista. “Ora vi faccio un giuoco” - No, il gioco no! - “Volete meno tasse? Volete che Equitalia venga cancellata?”. Un’antica pantomima riproposta centinaia di volte.
Eppure, lo scopo del comizio era la apparente ricostruzione del Centro Destra.
Dopo quasi mezz’ora mancava che salisse sul palco un cordone sanitario.
Ancora un po’ e Salvini lo avrebbe preso sottobraccio per evitare che quelli in piazza, oltre a sbuffare e fischiare, dessero di matto una volta per tutte. Gli si mette accanto e gioca di sguardi: “L’ultima e poi basta…Dai, calmi, è quasi finita”.
Berlusconi, l’ex fenomeno della comunicazione e della propaganda, finalmente capisce, deve togliere il disturbo, quella piazza non lo vuole più.

''Con Matteo, Giorgia e Silvio vinceremo” - dice, ma non si rende conto che le cose son cambiate, che Salvini è diventato il suo diretto superiore, che non ci sono più Bossi, Fini e Casini, che molti lo hanno abbandonato, compresi Bondi e le Olgettine, che il suo partito è indebitato e ha dovuto lasciare la sua nuova sede, che le folle estasiate non lo adorano più. Che oggi comanda il suo fiorentino “figlioccio” naturale e che all’orizzonte si profilano un po’ più di Cinque Stelle.

Certo, andare a 80 anni a farsi fischiare e coglionare dai padani è una cosa molto triste. Non so se è più patetico o umiliante.
Per alcuni, è come il vecchio nonno che ripete agli annoiati nipotini le solite stesse storie, col solito vocabolario, dopo essere stato chiuso in cantina per diverso tempo.
Infatti, il nuovo leader dei padani afferma subito che “non possiamo vivere di nostalgia e di ricordi, io non voglio tornare al ’94”.
Anche se il testardo “nonno” sostiene che l’unico collante per l’intero centrodestra “sono ancora io”.
12 novembre 2015 (Alfredo Laurano)




mercoledì 11 novembre 2015

IL SUO NOME E’ SEMPRE BOND

Si rinnova il mito di James Bond nella eterna lotta fra bene e male.
Nel ventiquattresimo film della celeberrima serie, il nemico di 007 è la famigerata Spectre, organizzazione criminale, responsabile di numerosi attentati in tutto il mondo, decisa a dominare il pianeta in stile orwelliano e a controllare anche la diffusione dei virus e la produzione dei farmaci.
Qualche mese fa, nonostante una certa esperienza, ero rimasto stupito nel vedere il minuzioso e perfetto allestimento dei luoghi delle riprese a Roma, un’area dalle enormi dimensioni, scelta come location naturale: praticamente, tutte le vie del quartiere e i vari e stretti vicoli di Borgo, a ridosso di San Pietro, dove Aston Martin e Jaguar erano impegnate in derapate, sgommate, frenate e acrobazie di ogni tipo. Con tanto di pubblico tenuto a debita distanza, molte ore prima di ogni ciak.
Per realizzare solo poche sequenze di un film come questo - che al montaggio racconta tutt’altra cosa - non poteva non esserci un’organizzazione capillare, set blindatissimi e imponenti misure di sicurezza: ogni spazio transennato e vigilato da un migliaio di addetti alla security, tutti in comunicazione via radio. Un esercito di operatori, macchinisti, elettricisti, attrezzisti, proiettori e fari ad altissimo voltaggio, montati su gru e puntati sulle facciate dei palazzi novecento e un parco auto ricchissimo di altre centinaia di vetture varie e attrezzate, camion, furgoni appoggio, torrette per cineprese e steadycam, tutto allineato lungo le antiche mura del Rione.

148 minuti di suspense, per 250 milioni di dollari di costi e 100 milioni di campagna pubblicitaria, per uno spettacolo di alta qualità: scene d'azione mozzafiato e suggestive ambientazioni, come il superbo piano sequenza iniziale nel centro di Città del Messico, affollato di macabre maschere durante la Festa dei Morti, che è forse la più bella del film. Non so se Spectre, il nome della superbanda dei cattivi, ha che fare con questa “spettrale” festa in pompa magna.
Il nuovo film di Sam Mendes ha incassato 5 milioni di euro in quattro giorni, con un media per sala altissima, di oltre 7mila euro per schermo (era distribuito in 707 sale).
Dal Messico a Roma, dall'Austria a Londra, passando per Tangeri e per il deserto, attraverso immagini straordinarie e scenografie mai casuali, realistiche pur nella finzione metafilmica.
Una colonna sonora potente, che echeggia spunti della tradizionale musica di 007, e una fotografia spettacolare, che sottolinea le atmosfere, i luoghi, i colori e le splendide location, sono in perfetta sintonia con la narrazione e impreziosiscono la pellicola, insieme allo stile british, alla compassata autoironia di Bond-Craig, all’ irresistibile fascino di Bond… James Bond, con le sue donne e il suo vodka-Martini agitato. Poco più di un cammeo quello di Monica Bellucci.

 Io non ho visto gli altri recenti film di Bond, ma, ricordando i primi e i più famosi degli anni sessanta - da Licenza di uccidere, a Dalla Russia con amore, a Goldfinger e altri con Sean Connery o quelli successivi, con Roger Moore e Brosnan - posso osservare che Spectre rappresenta forse l’evoluzione tecnica e tecnologica di quelli, pur conservandone l’impianto e le caratteristiche volute dall’autore Ian Fleming, ai cui romanzi sono ispirati.
Ritmo frenetico, scene sempre più spettacolari, acrobatiche e incredibili, molte riprese dall’alto (sopra gli alberi su Lungotevere), elicotteri in evoluzione e avvitamenti su sottostante folla sterminata, auto nel Tevere, inseguimenti nei vicoli di Borgo o con aerei senza ali fra i boschi innevati austriaci, auto, case, carrozze treno devastate, stanze segrete e dialoghi essenziali, a volte un po’ banali. E, soprattutto, effetti speciali formidabili, sostenuti da suoni e rumori ben sopra i cento decibel, che spaccano i timpani e l’udito.

Una pellicola coinvolgente e soddisfacente che ricalca, quindi, le nostalgie e le trame dei primi 007, ma che ha vestito gli abiti della contemporaneità per catturare gli spettatori più giovani, anche se non manca qualche incongruenza.
Per esempio, la grandiosa festa per le strade messicane - che ricorda quelle brasiliane - prosegue indifferente, anche dopo che un intero isolato è saltato in aria; il mitico agente 007, pur rotolando sotto le macerie, non si sporca e non si strappa mai il suo elegante completino da sartoria; i cambi d’ abito dei protagonisti sono più frequenti che a Sanremo; bagagli e tacchi in missione nel deserto.
Ma tutto questo è normale se riferito al sovrumano agente, chiamato ancora una volta a salvare il pianeta da un complotto di smisurate proporzioni.
10 novembre 2015  (Alfredo Laurano)



domenica 8 novembre 2015

LA COSA ROSSA: FUSSE CHE FUSSE…

Già il nome rivendica una precisa scelta di campo.
Nasce un nuovo soggetto politico alla sinistra del Pd, con fuoriusciti democratici, Sel e qualche ex Cinquestelle.
Sinistra Italiana - che qualcuno ironicamente definisce Cosa Rossa - ha una proposta di governo alternativa alle politiche neoliberiste del Governo Renzi, con le sue leggi nefaste: la Legge di Stabilità, la Buona scuola, la riforma Costituzionale, il Jobs Act, lo Sblocca Italia.  
Un’aperta sfida, anche al segretario del PD, imperatore del Consiglio e del Partito della Nazione, che propone una strada diversa, praticabile e concreta, per trovare soluzioni ai grandi problemi del paese: disuguaglianza, povertà, disoccupazione.  

Teatro Quirino esaurito, posti in piedi e cinquecento sostenitori e simpatizzanti all’esterno del foyer.
Molti padri nobili, da Vendola a Cofferati, ma non c’è, per ora, Civati.
Fassina: "Siamo alternativi al liberismo da Happy Days". D'Attorre: "Berlinguer non è da museo". Scotto: "Noi cosa rossa? Allora Renzi cosa bianca, M5s cosa grigia e Fi-Lega cosa nera".
Dopo la mutazione genetica del PCI e della disinvolta idea di Sinistra del PD renziano, non sarà facile ricostruire una sinistra rifomista e unitaria, smarcata dall’attuale, variegato e indistinto calderone politico.
“Abbiamo il dovere di provarci, dice Vendola, se il lavoro torna ad essere merce, se i diritti sociali spariscono poco a poco, se la dignità delle persone diviene una variabile dipendente del mercato, se la democrazia viene ingabbiata nella retorica della governabilità e nel fascino di un “uomo solo al comando”, allora vuol dire che “fare la sinistra” è l’urgenza di un’Italia spaccata tra Nord e Sud, frammentata in clan e corporazioni, umiliata dal malaffare che abita tutti i palazzi del potere. Tocca a noi rimetterci in cammino, restituire senso alla parola “sinistra” e ricostruire la speranza di un mondo migliore".

Dalla fine del PCI, in 25 anni, tanti sono stati i tentativi in questa direzione - Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Sinistra democratica, la Rete, Arcobaleno, Sel, Movimento arancione, Rivoluzione civile - prova inequivocabile, ma spesso velleitaria, della necessità di uno schieramento rappresentativo di un bel pezzo di pubblica opinione, quanto mai deluso e rassegnato.
Ma, forse mai come oggi, si avverte questo “bisogno” di Sinistra nel panorama di vuoto ideologico e qualunquista che il bullo di Rignano, dopo le ventennali promesse e i falsi berlusconiani, ha contribuito a creare.
Proviamo a pronunciare anche noi uno slogan vincente e fortunato: Renzi, stai sereno!
Fusse che fusse la vorta bbona?

7 novembre 2015 (Alfredo Laurano)