domenica 8 novembre 2020

L'ULTIMA CAREZZA

L’ultima carezza del popolo romano, del popolo di Gigi. 
In una città semideserta, frenata e intimorita dal virus, dalle norme anti contagio e dagli assembramenti, è stato molto più di un saluto, di un addio ad un amico, a un parente stretto, a uno di casa. 
E non solo a Roma. Non solo per le gigantesche foto luminose sui monumenti, per i tanti murales apparsi dappertutto, per i cartelli, i fiori, le battute e per le tante iniziative, come quella dei tassisti, che hanno diffuso e riproposto ai clienti le voci e le parole del mattatore. 
Senza il covid, sarebbero stati tutti in strada per omaggiarlo. A frotte e in massa, avrebbero invaso ogni spazio e sampietrino, per fargli sentire il proprio amore, la propria gratitudine, il proprio autentico dolore. Come fu per l’addio ad Alberto Sordi.

In quel mare grigio di malinconia è risaltato ancora di più quello sbrilluccichio di lacrime e ricordi, come fu nel sonetto che proprio lui, il Gigi Magno, l’intellettuale del popolo e popolare, dedicò ad Albertone, dicendogli “tu non sei solo un grande attore, tu sei molto di più, sei Alberto Sordi. E che, oggi, vale anche per lui, altrettanto amato.
Applausi, baci, lacrime e tanto sentimento hanno accompagnato l’ultima “passeggiata” di Gigi il Grande, tra le vie della sua Roma. Il feretro ricoperto di rose rosse, l’ha attraversata in processione silenziosa, dal Campidoglio a Piazza Venezia, da via del Corso al Tritone e Barberini, da via Veneto a Villa Borghese, fino al suo Globe theatre, pieno di amici, colleghi e allievi, sopraffatti dall’emozione. 

Un lunghissimo, interminabile applauso ha salutato per l’ultima volta Gigi nel suo teatro elisabettiano che lui stesso ha voluto e guidato per 17 anni a Villa Borghese, e che da oggi porterà il suo nome. 
Qui lo hanno ricordato, con non poche difficoltà e con la voce rotta dal pianto, Marisa Laurito, Pino Quartullo, Enrico Brignano, Paola Cortellesi, Walter Veltroni e tanti altri.
Così Roma ha detto addio al suo Mattatore, ai suoi tanti personaggi.
Dallo chansonnier di Nun me rompe er ca’ a Pietro Ammicca, dal Cavaliere nero a Toto nella saùna (con l’accento sulla u), dal conte Duval al vecchietto delle favole sconce, dall’addetto culturale pieno di tic, al prof che declama La pioggia nel Pineto in barese, da Mandrake a Gastone, dal maresciallo Rocca al vedovo tifoso, dai duetti, agli aneddoti, alle mille barzellette, fino al “futuro futuribile”, un capolavoro di ironia.
Frammenti di memoria e lampi di genio si mischiano alle lacrime e alle mascherine. 
Sono cinque giorni che gli occhi di molti non fanno in tempo ad asciugarsi.
6 novembre 2020 (Alfredo Laurano)





IL CTS OMBRA

Ecco l'altro vero capacissimo CTS: il Comitato Tecnico Scientifico ombra, alternativo a quello scrauso che indirizza il governo e le sue scelte. 
E' costituito da autentici cervelli e virologi, come Giorgia Meloni (quella con la fissa del blocco navale), Matteo Salvini (porti aperti e menti chiuse), Mario Giordano (il buffone pazzo che salta, corre e si deforma nello studio televisivo), Pietro Senaldi (il topo gigio che aspira a farsi ascoltare anche dai grandi), Nicola Porro (il poveraccio in cerca di credibilità), il viscido Sgarbi (per il quale ho finito gli aggettivi) e inutili Capezzoni vari.
Pensate se dovessero decidere loro cosa fare.

ALLA PROSSIMA ESPULSIONE...

La nefandezza di quest'essere disgustoso, viscido, arrogante e negazionista, è patrimonio di una intera collettività apolitica e apartitica, pur essendo espressione laida di una Destra rozza e insolente, ignobile e spregevole. 
Lo disprezza, ormai, almeno mezz'Italia, alcuni lo sopportano, altri lo subiscono per assoluta ignoranza e inconsapevolezza. Qualcuno, plagiato e intimorito dalla sua ridicola tuttologia, ancora lo ammira per propria inconsistenza, come buffone da circo o fenomeno da fiera o baraccone. Ma lui, il saltimbanco, ancora "salta" in Parlamento, anche se ogni tanto lo cacciano.
Non deve, comunque, essere gettato nel Tevere per inquinarlo ancora, ma smaltito nell'indifferenziato o, meglio, trattato quale rifiuto tossico, ma lontano dalla Terra dei Fuochi.

PRESAGIO TRISTE

Premesso che non credo affatto nella metapsichica e nei fenomeni paranormali, nelle suggestioni e nelle interpretazioni magiche di segni, fatti e misteriosi accadimenti (anzi li combatto da sempre, come forme di oscurantismo irrazionale e medioevale), c’è qualcosa che mi perplime e che non so proprio come definire.
Non so se è stato un caso, una coincidenza, un presagio come accadeva nell’antichità, un presentimento o una specie di sogno premonitore ad occhi aperti e forchette in mano, fatto sta che domenica scorsa, mentre eravamo a pranzo con due cari amici, nel rasserenante giardino di Tiziana, abbiamo parlato a lungo di Gigi Proietti, della sua genialità, delle sue storie, delle sue straordinarie interpretazioni, che abbiamo ricordato, ridendo, con infinita ammirazione.
Lo abbiamo magnificato, abbiamo ricordato i suoi straordinari personaggi, le sue caricature, i miti, i racconti, le battute: un mondo di comicità, di bravura, di abilità e virtuosismo, di ironia e romanità, di impetuosa, travolgente, ma naturale comicità, manco fosse, o stessimo recitando, un istintivo, involontario e spontaneo coccodrillo, inconsapevolmente predisposto.

Solo la sera, sul tardi, abbiamo appreso del suo ricovero e del suo grave stato di salute. E, all’alba, ci ha lasciato, spegnendo ogni ricordo, ogni sorriso.
Qualcuno, o forse proprio lui stesso, potrebbe dire: “ a oh, m’avete portato jella, m’avete tanto incensato da famme morì proprio er giorno del mio compleanno!
3 novembre 2020 (Alfredo Laurano)

CARO GIGI

Da oggi i suoi cavalli di razza non ruggiranno più, ma sono già entrati nel mito e nell'immortalità.
Lo dimostra la reazione generale e collettiva di un intero popolo, sempre e costantemente diviso su tutto, che si è unito nella commozione e nel dolore, per la scomparsa di un genio artistico come Gigi Proietti.
Tutti lo hanno considerato come un fratello, un padre, uno di famiglia, un amico vero.
Tutti hanno espresso parole di sincero cordoglio, di affetto e gratitudine.
Tutti sembrano sentire la stessa emozione, lo stesso turbamento: amore, ammirazione rimpianto.
Quanto ci hai fatto ride, quanto ci hai fatto piange. (3 novembre 2020)

IL RUGGITO DEI CAVALLI 
E’ la nobile arte dello spettacolo che diverte e che coinvolge e che fa pure pensare. 
“Te vojo di’ che ‘na risata aiuta a vivere, nun se pò sta tutta la vita a baccajà”. 
Sulla pista palcoscenico del Verdi di Montecatini, son tornati a correre cavalli di purissima razza, allevati, custoditi e cavalcati nella scuderia dell’arte e del teatro, da un unico, epico Gigi Proietti.
Da quel prezioso maneggio, che si ammanta di un vasto repertorio popolare, canoro, mimico, poetico, drammaturgico, parodistico, comico e multiculturale, “Cavalli di Battaglia” ha sancito il ritorno in televisione di Gigi Proietti, accompagnato da una puntuale orchestra, dal corpo di ballo e da grandi ospiti del panorama artistico italiano - Piovani, Baglioni, Venditti, Guzzanti, Dandini, Arbore, Laurito, Teocoli, Marcorè, Guaccero e i suoi figliocci Brignano, Cirilli e Laganà e tanti altri, che hanno aggiunto spessore e qualità - con uno show, tutto suo e a tutto campo, che lo ha visto esibirsi in quattro straordinarie serate senza tempo (oltre tre ore e mezzo ciascuna), confrontarsi e duettare con tanti amici e colleghi dello spettacolo, raccontare e rievocare storie e mitici personaggi del passato. 
Un fantastico mix di comicità e intelligenza, di musica, teatro ed operetta, di nostalgie senza tempo, né retorica.
Tutti gli hanno reso omaggio, come peraltro il pubblico in sala e quello numerosissimo davanti alla TV, ne hanno sottolineato l’abilità, la capacità, la facilità comunicativa e la straordinaria disinvoltura in tutte le sue interpretazioni. 
Tutti si sono inchinati alla sua bravura, gli hanno riconosciuto prestigio, superiorità e sovranità artistica.
Monologhi e canzoni, battute e barzellette, sorrisi e ammiccamenti e una serie infinita di pezzi di bravura ineccepibili, con padronanza assoluta della scena e della tecnica e una buona dose di virtuosismo lo hanno consacrato e collocato, ove ce ne fosse ancora bisogno, nell’Olimpo della genialità. 
Cinquant’anni di carriera che sembra appena cominciata, cinquant’anni di emozioni, di pensieri, di varietà e divertimento puro, scaturiti da una straordinaria forza espressiva e da una naturale mimica facciale, da momenti di pianto e di riso, da sguardi, da gesti e movimenti: dal conte Duval a Toto e la sauna, da Gastone a Pietro Ammicca, dal Barcarolo al Fattaccio del vicolo del Moro. 
C’è da stupirsi, oltretutto, che a 76 anni suonati conservi ancora i suoi tanti testi a memoria! Forse perché, come ha detto, lui non invecchia…ma si antichizza!
Amato, carismatico e coinvolgente, dialoga col pubblico, che lo asseconda e lo segue in estasi, come si fa con un vecchio amico. 
Senza liti e senza urla, senza mai volgarità o esibizioni scontate e banali, l’istrionico guitto della romanità ci ha restituito la dignità dell'intrattenimento e il privilegio di ascoltarlo, di vederlo e dell'essere suoi spettatori.
Ci ha ricordato davvero cosa siano il talento, l'arte, la qualità, la maestria. Ci ha regalato momenti di felicità e commozione, ci ha ipnotizzato con la sua magia.
5 febbraio 2017 (Alfredo Laurano)

IL VIDEO DELLA FOLLIA

“Questo virus non ha ucciso nessuno, è una grande invenzione. Curatevi a casa, non arrivate in ospedale”.

Ieri a Taranto è andata di scena la follia e l’irresponsabilità. I morti non esistono e le mascherine non servono. 

Sono le parole del cosiddetto medico Bacco che incita la folla ad abbracciarsi

Ma quando lo arrestate questo pazzo untore criminale? (3 novembre 2020)

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/31/a-taranto-il-comizio-del-medico-negazionista-sul-palco-dei-commercianti-che-ora-dicono-abbiamo-fatto-una-cazzata-a-invitarlo/5986857/

S’È LIQUESO

Ho una gran voglia di piangere, di lasciar andare lacrime copiose e silenziose, dopo il tanto riso che mi e ci hai regalato. 
Dopo le mille barzellette che ci hai raccontato, dopo le storie e i tanti personaggi, che solo tu sapevi interpretare. Dopo l’allegria che hai inventato, costruito e trasmesso a tutti, con quelle facce strane e le espressioni non verbali, che solo tu potevi esprimere e cantare. Bastava guardarti, anche nei silenzi, nelle pause, nei respiri che punteggiavano i tuoi spettacoli, le tue straordinarie esibizioni.

“St’ amico mio.. se chiamava Toto, anzi Gigi, un grande e unico, indimenticabile Gigi Proietti.
“Me so fatto na saùna. Aaah, t’ arimette al monno… all’ altro…
Ma faranno bene ‘sti bagni turchi? ‘N' amico mio c’ è scomparso dentro… Se chiamava… ‘st’ amico mio.. se chiamava… Toto. Toto che dice che è er diminu.. dininu… midinut.. Ma tu guarda dopo la saùna che parola che me dovevo andò a sceje…
Giovinotti, che fate, m’ accompagnate, che vado a fa à saùna?
- Ma nun c’ annà, ma lassa perde, ma chi t’ ooo fa fà?
Basta!
De che?
No, se dice, quanno se racconta, ogni tanto se dice: "Basta!"
A un certo punto, com’ è come nun è…
De che?
….L’ accompagnassimo.
Quanno che stettimo davanti alla saùna, ce fa, dice, dice…Toto, no?…Dice…dice…dice:
– Giovinotti, aspettateme qui, che io fra ‘na menz’ ora arisorto.
-Ma nun entrà, ma lassa perdè, ma chi t’ ho fa fà?
Basta!
Aspetta… aspetta…aspetta…Sortivano tutti.
Ma Toto nun sortiva fora.
Er poro Toto non è risorto. Toto s’è liqueso.
Proprio nel giorno ch'era nato. Proprio nel giorno in cui ricorrono i defunti, lui s'e presentato a quella gara, come ospite d'onore.
2 novembre 2020 (Alfredo Laurano)

BACCO, L'ERETICO SCEMO

Avete presente Pasquale Mario Bacco? 
Sì, lui, lo pseudo-medico autodefinitosi “eretico”, uno che si è fatto strada seminando fake news sul Coronavirus e negando persino l’esistenza dei morti, uccisi - secondo le sue “teorie” ignobili - non dal Covid ma dai medici stessi.
Ebbene, Bacco un paio di giorni fa ha dato appuntamento ai suoi seguaci a Taranto, rilanciando in un comizio i suo deliri in bilico tra negazionismo ed eversione pura.
Tra le sue sparate:
"Ci fanno tenere la mascherina che non serve a un ca***. Se avessimo più dignità, dovremmo buttarla nel cesso". 
“Le mani che dovevano curare i pazienti le hanno invece uccisi e su quei morti hanno costruito tutto questo".
E ancora: “Questo virus non ha ucciso nessuno, è una grande invenzione".
A queste frasi, di una violenza sconvolgente, un uomo, Giovanni Guarino, un cameraman lì presente per riprendere la manifestazione, ha perso la pazienza, ha raggiunto Bacco, ha tirato fuori lo smartphone e gli ha mostrato la foto di un suo amico, 59 anni, portato via dal Covid in pochi giorni. 
“Lui stava bene, nessuna patologia, nemmeno il raffreddore e il virus lo ha ucciso a 59 anni. Abbi rispetto dei morti! 59 anni! Tu non sei un ca***!" ha detto. 
La reazione di Bacco? L’unica possibile quando non hai nessuno argomento, nessuna spiegazione, nessuna dignità. La fuga. Immediata, precipitosa, vile. 
Non conosco Giovanni, la sua storia, il suo dolore intimo, ma credo che tutti noi dovremmo ringraziarlo perché, alzandosi in piedi, ha dato voce a tutti quelli che oggi subiscono in silenzio la violenza mediatica indisturbata da parte di sciacalli e aspiranti guru che diffondono balle e disinformazione quotidiane sulla pelle, sulla vita e sulla morte delle persone.
Per quello che vale, non sei solo Giovanni. 
1 novembre 2020 (Lorenzo Tosa))

BUTTATELO NELL'UMIDO


Non gli basta più esibirsi tutti giorni, dappertutto: nei video che quotidianamente pubblica, nelle ville, nella sua casa, nel cesso, nei talk show, nelle piazze, nelle manifestazioni: l’altra sera stava pure a Piazza del Popolo a Roma durante i disordini e la guerriglia.
Poche ore fa, questo psicopatico esibizionista, che vorrebbe addirittura fare il sindaco della capitale, è stato portato via di peso dai commessi di Montecitorio, per la seconda volta in pochi mesi. 
“Criminali, criminali”, urla mentre viene accompagnato fuori dall’Aula. 
Sgarbi è stato espulso dopo che era stato richiamato più volte perché senza mascherina, mentre parlava la vice presidente Spadoni. 
“Fico è un fascista. E con lui anche la vice presidente della Camera Maria Edera Spadoni che mi ha espulso dall’aula. Sono fascisti, personaggi mediocri, dalle grigie e inutili vite che non tollerano il dissenso. Togliere la parola, impedirti di parlare e cacciarti via dall’aula è una inaccettabile forma di violenza alla quale non mi piegherò mai”. 
Parla proprio lui di violenza, il miserabile pagliaccio che ha fatto dell’arroganza, dell’aggressività e dell’insulto, la sua cifra di vita, il suo ripugnante stile oratorio e comportamentale. 
Non dovrebbe mai più mettere piede nelle TV e, soprattutto, in Parlamento, ma essere rinchiuso in un manicomio, da riaprire tutto per lui.  29 ottobre 2020 (Alfredo Laurano)

LE PECORE DEL FUSAJARO

“I più, come pecore impaurite, accettano ormai tutto con ebete gratitudine. Perfino i lockdown, che un popolo serio contesterebbe e respingerebbe senza esitazione. Ma dato che c'è la pandemia - la pandemia di asintomatici! -, le pecore belanti accettano che venga tolta loro ogni libertà, purché sia garantita la sicurezza. E così passerà il nuovo lockdown. Obiettivi del lockdown: 1) educare il popolo al nuovo potere, che come uno stivale schiaccia il nostro volto ogni volta che vuole; 2) sterminare ceti medi e classi lavoratrici, privandoli di tutto. Ovviamente, le pecore crederanno che tutto ciò serva a proteggere le loro vite”.
Di chi sono queste soavi e struggenti parole? Queste limpide riflessioni e scatti di acutissimo pensiero, come si addice a chi vive e si nutre di pane e di filosofia pura?
Sono del bel filosofetto da talk e da salotto, che sta sempre, garbatino, col ditino alzato, visto che non sa proprio dove metterselo. 
Sono del celebre bambolino, riccioluto e monocorde, pacatino e perbenino che blatera di turbo mondialismo, di turbo globalismo e turbo-capitalismo, che risponde al nome di Diego Fusaro.
Che aggiunge: “Chissà se al Vis-Conte, dimezzato giallofucsia piace la "potenza di fuoco" del popolo italiano sofferente contro il suo governo infame, che sta tradendo la Costituzione. Un governo infame che merita solo disprezzo”.
A questo fedelissimo interprete del pensiero di Foucault sul governo dell’emergenza, qualcuno ha replicato che le vere pecore sono quelle che, estasiate, lo seguono belanti, affascinate dal suo incomprensibile stile oratorio, ma incapaci di capire ciò che realmente afferma e che contribuisce a creare una classe di persone socialmente menefreghiste, convinte di lottare contro il nuovo ordine mondiale.
E chissà se questa marionetta mediatica, che ama parlarsi addosso e compiacersi del suo ornamentale eloquio, nuotando sempre e comunque contro corrente per distinguersi e per essere ricordato, almeno dalla sua famiglia, è in grado di capire se stesso e quel che dice o ascolta affascinato il suono delle sue suadenti, forbitissime parole.
Intanto, le pecore belanti, continueranno a brucare, ignare e inconsapevoli, le praterie d’erba che il narciso interprete del nuovo complottismo si fuma allegramente.
29 ottobre 2020 (Alfredo Laurano)

IL SALLUSTI DI SCANZI

Sallusti dice che Conte dovrebbe dimettersi perché non ha gestito il Covid. 
Può darsi, eh, ma se Conte deve dimetttersi Trump che deve fare? Suicidarsi? 
E Bolsonaro deve darsi fuoco? 
E Macron? E la Francia, la Spagna, il Portogallo? È tutta gente che sta peggio di noi.
Ce la facciamo a guardare il nostro ombelico e a ricordarci che la pandemia è ovunque ed è mondiale? Lo capiamo che è un tempo tremendo, che la coperta sarà sempre corta e che non ci sono ricette indolori?
Il governo è palesemente in difficoltà, ma cosa propone Sallusti? Un governo d’emergenza nazionale con tutti dentro? 
Ma tutti chi, che la metà vorrebbe accoltellare l’altra metà? Oppure che facciamo, andiamo a votare ora nel bel mezzo della seconda ondata per consegnare l’emergenza a uno come Salvini, che fino a ieri negava la seconda ondata ed era contro il coprifuoco, e a Meloni, che due mesi fa ironizzava sulla proroga dello stato d’emergenza? Stiamo scherzando, vero? 28 ottobre 2020

ANCHE A PIAZZA DEL POPOLO

“Quel coglione di Conte ha fatto due dpcp in tre giorni…non potete stare al governo, a casa, a casa, a casa, teste di cazzo: ribellatevi, ribellatevi, ribellatevi! Commercianti e ristoratori, aprite tutto!
Sono parole autentiche, virgolettate e pronunciate in video dal buffone Sgarbi. 
Ove ciò non bastasse, ieri sera era a piazza del Popolo a Roma, durante i disordini e la guerriglia, con alcuni giovani sedicenti studenti, con mascherina tricolore, “perché il governo impedisce persino agli studenti di protestare”.
Che ci faceva, stava lì per provocare, per aizzare e sostenere i manifestanti ultras, fascisti e delinquenti vari, che hanno sfasciato macchine, incendiato cassonetti, aggredito polizia e carabinieri, fino a piazza Risorgimento e via Cola di Rienzo. "Il Governo impedisce persino agli studenti di protestare".
Perché non l’hanno allontanato e nemmeno manganellato per questioni di ordine pubblico? 
28 ottobre 2020 (A. La.)


COME DIRE…UNA PERIFRASI

E' un po' forte, pungente e irriverente: senza peli sulla lingua.
"Fossi in Conte, adotterei le stesse misure anticovid della Svezia e farei selezione negli ospedali come la Svizzera. Poi, mi preparerei 20 kg di popcorn e 10 casse di birra e mi godrei lo spettacolo di vedervi morire come mosche. 
Sono parole forti, lo so, ma sentirvi lagnare per ogni cazzo di cosa che vi si dice è alienante. "Dittatura sanitaria", "Conte come il “Duce" e altre vaccate così (pronunciate, spesso, proprio da fascistoidi) fanno ridere, se non ci fosse da piangere. 
Avete rotto i coglioni con gli autobus pieni zeppi e, ora che vogliono reintrodurre una d.a.d. più forte (per ridurre assembramenti dentro le scuole e nei mezzi pubblici) rompete ancora la fava perché" i vostri figli sono in prigione". 
I teatri sono in crisi da 20 anni perché nessuno ci andava (preferivate stare a casa a guardare la D'Urso) e ora che li hanno chiusi, sembrate tutti Dario Fo. Scaricavate film pirata da internet e, per questo, i cinema chiudevano. Ma ora siete tutti Fellini. Comprate di tutto su Amazon, ma ora vi stanno a cuore i negozietti di quartiere e i poveri artigiani.

La verità è che siete ipocriti. Disfattisti. Ignoranti come bestie.
Vi meritate il dj del Papeete a capo della vostra mediocrità. 
Il virus, dopo le 18, non è più contagioso? La mascherina è dannosa perché ti fa respirare la tua co2 e ti rincoglionisce, vogliono far fallire l'Italia ecc... No, mi dispiace deludervi. La mascherina non c'entra. Eravate rincoglioniti anche prima. 
Poi, ovviamente, capisco che essere una partita iva, di questi tempi, sia la cosa peggiore che possa esserci. Ma è una pandemia. Tutto il mondo è in questa situazione. Addirittura molto peggio. Cosa era meglio? Tenere il negozio aperto e avere tutti i clienti morti? 
Comunque vi invidio. Vorrei essere anche io come voi e urlare " non ce n'è coviddi!" e avere sempre la verità in tasca, dall'alto della mia cultura "maturata presso l'università della vita".
Ne usciremo migliori. Manco per il cazzo”.
(Lorena Verucchi)