domenica 28 aprile 2013

SOTTO RICATTO



Questo governo delle larghe intese o, sarebbe meglio definirlo, delle “convergenti convenienze”, pur con qualche timido segnale di novità - non ci sono, all’apparenza, cariatidi o professionisti dell’inciucio - nasce sotto un duplice, possibile ricatto:

-Napolitano può sempre dimettersi, per stanchezza, per volontà o perché gli rode “quassicosa”;
-Napolitano, dopo il blitz della rielezione che gliene ha ridato facoltà, può sempre sciogliere le Camere, alla prima utile occasione.

Nel primo caso, metterebbe a forte rischio Berlusconi che potrebbe trovarsi di fronte a un Parlamento,  che nel frattempo si è magari pentito e ricreduto  (per esempio, con diversi equilibri fra PD e 5 Stelle), in grado di esprimere un’altra potenziale, ripensata maggioranza, capace di eleggere un nuovo Presidente - a lui ostile o non gradito - e di formare un governo di vero cambiamento. Come non ha voluto e saputo fare oggi. Sarebbe per il centro-sinistra un’altra imperdibile occasione, dopo il calcio di rigore sbagliato a porta vuota nella ridicola partita fra scapoli e ammogliati della politica, giocata in questi giorni, per vincere e disarcionare definitivamente il mai domo cavaliere.

La seconda ipotesi manderebbe tutti al voto, con o senza nuova legge elettorale e, ancora una volta, favorirebbe invece l’uccello sacro di Berlusconi, l’araba fenice, pronto a rinascere miracolosamente dalle sue stesse ceneri, grazie al fuoco e al provvidenziale ossigeno delle “larghe convergenze” di Letta, o forse di latta, nate oggi.
E grazie anche ai consensi recuperati sulle sciagurate esibizioni di manifesta incapacità e di eterna divisione dei suoi avversari e sulla finta, opportunistica alleanza di facciata, pronta ad essere rinnegata all’occorrenza.
Appena, cioè, non sarà più necessaria alla sopravvivenza e tutti torneranno  ad essere di nuovo “i soliti comunisti”. 
Ovviamente, il voto anticipato penalizzerebbe e punirebbe i tanti cocci e le malefatte del PD - diviso, sbandato e forse scisso nel frattempo - e anche Grillo incasserebbe la sua cospicua parte.

Oltre alle eventuali scelte di Napolitano, che non è detto debbano per forza verificarsi, resta, peraltro, anche un’altra pesante incognita: la costante precarietà di questo esecutivo, legato agli umori e agli interessi del Cavaliere che, come ha già fatto di recente con il governo Monti, alla prima avvisaglia di pericolo - per esempio, una eventuale legge sul conflitto di interessi (ormai, una barzelletta), sulla corruzione, sull’ineleggibilità o su altro che potrebbe in qualche modo danneggiarlo (in realtà, tutto quanto mai improbabile) - richiamerebbe le sue fedeli truppe e farebbe cadere senza indugio questo governo di Letta (in tal caso, proprio di “latta”) che tanto ha voluto e preteso oggi, per riesumarsi, rimontare e riproporsi ancora, completamente rigenerato e vispo, sulla futura piazza elettorale.

Ma si può governare, ammessa pure ogni buona fede e la migliore volontà, con un alleato così subdolo e inaffidabile che ti tiene ostaggio?
Si può legiferare liberamente quando sulla tua testa incombe minacciosa la sua spada di Damocle, appesa al sottile filo del ricatto?
Quanto può valere e resistere questa tossica Silvio-dipendenza?
27 aprile 2013              (Alfredo Laurano)                                                                                                           

martedì 23 aprile 2013

ALLA STAZIONE DELL'INCIUCIO

Din, don!
Si avvertono i signori viaggiatori che Superbone, il puffo fiorentino, è in arrivo alla stazione dell'inciucio. Salgono le sue quotazioni a Palazzo Chigi.
Ben visto dall'amico cavaliere, ma anche da La Russa e, trasversalmente, da tantissimi della sua generazione. 
Uno di quelli che più ha brigato per la caduta di Bersani, che più ha lacerato il PD e fatto sbandare suoi sostenitori, in nome della rottamazione, è teoricamente pronto alla scalata del Palazzo accanto al Monte (Citorio).
 
Ma non credo però che Napolitano gli darà l’incarico. Né che lui, furbo e ed ambizioso come pochi, vorrà bruciarsi troppo presto in un’avventura incerta, transitoria e ad alto rischio.
E' un azzardo temerario, pieno di evidenti insidie, che potrebbe mettere a repentaglio la conquista del partito e in pericolo la sua già discussa credibilità di primo della classe.
Spavaldo, insolente e spregiudicato, ma anche sottile e attento calcolatore.
Come i bravi giocatori che sanno bleffare a poker e simulare un full!
23 aprile 2013                                                           (Alfredo Laurano)


RISPOSTA ALLA LETTERA DI CRISTIANA ALICATA A MATTEO RENZI

Molto bella la lettera di Cristiana, soprattutto, molto romantica e piena di speranza. Ma, a mio parere, è sbagliato il destinatario.
La condividerei totalmente se fosse rivolta a un uomo di sinistra, per esempio a Niki Vendola, le cui non comuni qualità morali e intellettuali sono al di sopra di ogni calcolo e ambizione, ma soprattutto autentiche e votate alla coerenza.  Ovviamente di parte, di una parte che ha una visione del mondo e delle cose ben definita e che non può, non vuole e non deve essere confusa o interscambiata, con disinvolta indifferenza, con quella di chi pensa in modo opposto. La politica è fatta di idee e di principi e non è sempre e soltanto l’arte dell’utile e del compromesso, con chiunque. Anche con chi sta palesemente in mala fede e rappresenta l’antitesi del proprio pensiero.
“Serve pacificare il Paese in più punti. Serve pace tra le generazioni. Serve pace tra le classi sociali. Serve pace tra le aziende e i lavoratori. Serve pace tra nord e sud. Serve pace tra i cittadini e la politica e tra i contribuenti e lo Stato.”
E’ vero, verissimo. Ma cara compagna Cristiana, con chi vuoi cercare, concordare e firmare questa pace?
Con Renzi, che piace tanto al cavaliere, ma assai meno a quelli di sinistra? Che è certamente il nuovo ma non rappresenta quell'idea, vecchia e superata in cui crediamo e che vuole rottamare tutti e tutto con un pragmatismo in perfetto stile arcoriano? 
Con quelli che attaccano la magistratura tutti i giorni, che manifestano al Palazzo di Giustizia di Milano, che hanno certificato in parlamento che Ruby è la nipotina di Mubarak, che hanno fatto della corruzione un’arte (oggi, tanto per cambiare, hanno arrestato il tesoriere della Lega Belsito e due assessori in Basilicata), che hanno approvato solo leggi pro domo sua (Falso in bilancio, legittimi impedimenti, Lodo Schifani, Lodo Alfano, Rogatorie, Cirami, Cirielli, salva Fininvest, condoni vari ecc.)?

Forse la vecchia DC e i Fanfani, gli Andreotti e, soprattutto, i Moro di un tempo sarebbero oggi – come lo furono allora, in certi momenti – possibili e più degni alleati per l’emergenza nazionale. Con gli avversari di oggi, nulla è possibile ottenere proprio perché appartengono a un altro mondo, fatto di egoismo, falsità e menefreghismo. Cercano complicità e alleanze solo quando, sconfitti o in forte crisi, si devono aggrappare al primo scoglio per non affogare miseramente.
E noi, buon samaritani masochisti, anziché annegarli definitivamente, li salviamo ancora. Come un anno e mezzo fa (con la rinuncia alle elezioni e alla vittoria facile e certa) o come due-tre mesi fa, quando Silvio era quasi evaporato.

Tutti insieme allora, pronti a sostenere e a rilanciare il paese, obtorto collo, con il Napolitano bis, con Amato, con Violante, con Alfano, Cicchitto, Gelmini e Gasparri: il nuovo che avanza.
Prodi e Rodotà avevano da fare!
Prepariamoci dunque, come dice Travaglio, al “pensiero unico di stampa e tv, alla canzone mononota a reti ed edicole unificate”, che appoggeranno questa rivoluzionaria operazione e cercheranno di convincerci della sua ineluttabilità.
 23 aprile 2013
                                                              AlfredoLaurano            

IL BELL'INCIUCIO

Caro Giorgio Napolitano -neo e vecchio Presidente- capisco che avevi quasi messo "gli infradito" e preparato con la morigerata Donna Clio i bagagli per le vacanze; apprezzo la tua disponibilità e il sacrificio istituzionale di restare al Quirinale, alla tua bell'età, perché mille incapaci non sono riusciti a fare un altro capo dello stato; ammiro la tua lucidità, il tuo coraggio e il tuo senso del dovere; rispetto la tua sincera commozione, che sottende rabbia, delusione e una certa malinconia; condivido le tue severe bacchettate ai partiti e molta parte del tuo "vibrante" discorso.... ma non posso proprio accettare l'affermazione che "avere orrore per le larghe intese è segno di una regressione!"

No, non è regressione, è solo COERENZA, parola obsoleta, arcaica (direbbe il dizionario), ormai in disuso. Una condizione relativa, variabile e mutevole che si può vendere e comprare, senza che qualcuno gridi più allo scandalo o all’imbroglio. O si stupisca.
Nel nostro Parlamento, lo sai e tutti lo sappiamo, c’è un libero mercato con prezzi, listini e quotazioni.

No, caro nonno di tutti gli italiani, te lo dico con affetto, non si può accettare di stare insieme a chi è e rappresenta il contrario delle proprie convinzioni. A chi ha offeso e affossato questo paese e denigrato e vilipeso le sue istituzioni. A chi ha fatto solo i suoi interessi di bottega. A chi ci ha precipitato nella crisi - negandola con ironia e strafottenza - e ridotto alla miseria. A chi se n’è fregato dei cittadini disperati e senza pane. A chi ha sulla coscienza chi ha perso il lavoro, la vita e la speranza e a chi ci ha esposto per anni allo sberleffo del mondo. 

Il cavaliere Silvio, che in caso di elezione di Prodi o Rodotà a presidente (è stato proprio lui per primo a parlare di golpe, a Bari) sarebbe finalmente espatriato con il suo gregge di servi figuranti, ringrazia commosso tutti i feticisti dell'inciucio, della reciproca contaminazione e della "regressione" delle larghe intese che, ancora una volta, gli salva il culo, i processi e lo rimette in sella.
IO NON CI STO!
22 aprile 2013
                                                                                          AlfredoLaurano                                                                                                                                                                         



domenica 21 aprile 2013

HABEMUS NOVUM!



La farsa continua. Tre giorni di vergogna nazionale per restaurare poi il vecchio Napolitano.
Un’inetta classe di “rappresentanti del popolo”, nominati dai partiti (non dimentichiamolo),  ha fatto di tutto per allontanare sempre di più i cittadini dalla politica e dalle istituzioni.

Questa banda di incapaci allo sbaraglio- PD in testa - non è stata in grado di eleggere un presidente senza ricorrere all’inciucio e ha supplicato Re Giorgio, il saggio fra i saggi, di restare a sbrogliare la matassa ingarbugliata dalla peggio partitocrazia.

 L’esatto contrario di quanto chiedevano gli italiani di fronte allo sfacelo economico e alla deriva morale del paese: cambiamento, rinnovamento, nuove idee, nuove istituzioni. E invece tutto come prima e peggio di prima. Lo statu quo ante è stato messo in salvo e in sicurezza.
In molti gridano al golpe. E non è difficile capire perchè.

Nella lunghissima passerella televisiva che in questi giorni ha stravolto i consueti palinsesti, abbiamo visto e sentito, con non poco disgusto,  personaggi, dichiarazioni e spregevoli commenti in una continua sfilata di ipocrisie, falsità e abusati luoghi comuni. In pedana, è sceso il meglio dell’alta moda dei politicanti, degli improbabili opinionisti dell’ovvio e dei mestieranti della banalità: grandi firme della vacuità nell’elegante defilè della simulazione e della malafede.

Fra i tanti, qualche illuminante esempio di faccia tosta e di frasi fatte e reiterate, fino allo spasimo.
“Ma quale golpe bianco, nessun inciucio, solo assunzione di grande responsabità, per il  (solito… non se ne può più!) bene del paese!”...
“nessun accordo sottobanco” ”niente tradimenti o candidati divisivi”.

Oppure i vili e goffi tentantivi di ridicolizzare e mettere in difficoltà i giovani, inesperti grillini - non usi alle trappole linguistiche - da parte di acrobati della comunicazione e di caricature di inviato alla David Parenzo de La7.
O, ancora, il servile “Vespa sempre in onda”  che ci informa che … “l’opinione pubblica va anche guidata”, con annesso panegirico finale sulla morigeratezza e sulla frugalità di Clio Napolitano e del suo incensato consorte, salvatore della patria a quella veneranda età! 

Sofisti dell’inganno parolaio, miserabili buffoni da circo, macchiette tragicomiche da avanspettacolo!

 Intanto, mentre ancora qualcuno si domanda perché a sinistra non piaccia Rodotà… che è di sinistra... 
Berlusconi esulta, Bersani piange.
                                                                   Alfredolaurano                                     

CIAO, CIAO BERSANI!


Anche Prodi impallinato e fatto fuori dal cosiddetto fuoco amico. Bersani si è dimesso, come pure Rosi Bindi. Il PD è giunto al capolinea, affossato da oltre cento franchi-traditori che l’hanno ignobilmente suicidato. 

Questo suicidio assistito certifica una fine ingloriosa e conferma che quello Democratico, al di là delle apparenze, dell’ innovativo loock  e del rivestimento di facciata, un vero partito non lo è mai stato o non è mai nato. Era solo un gran contenitore di individualità in cerca di poltrone e di potere, di fazioni guelfe e ghibelline, di nostalgici rivoluzionari, di ex di ogni tipo e origine, di orfani, trovatelli e figli abbandonati, che poco o nulla univa e cementava.

In assenza di un comune patrimonio culturale e identitario, non poteva non essere vittima di una difficile e tempestosa convivenza fra diversi. 
Partigiani di una sinistra travolta dagli eventi della storia, democristiani e popolari dissolti da scandali e correnti, socialisti senza padri e senza più riferimenti, qualche panda-comunista in buona fede e qualche cane sciolto a razzolare nella vasta prateria degli ideali perduti:  tutti costretti all’unità forzata, in un coacervo di delusi, di anonimi ambiziosi, di neo-rottamatori e di sbandati in buona fede e pieni di speranza, ma senza idee precise e condivise e senza una vera identità.
Niente a che vedere con il vecchio PCI o con la Sinistra storica di un tempo di cui, per molti e per gli avversari, era o sembrava parente. Ma non lo era nemmeno alla lontana! 

Per tutto questo, non poteva resistere a lungo alla violenza quotidiana dell’agone politico, al degrado dei tempi, alle leggi del profitto, alle regole del capitalismo che bruciano in un attimo ogni proposta, ogni velleità, ogni rigurgito morale.
Proprio come accade nella neo-tecnologia: ciò che è vero o arriva oggi, è falso e vecchio già domani. Una sorta di precarietà diffusa  che rende tutto instabile, incerto e transitorio perché  non ha alle spalle la forza e il peso della storia e manca di valori consolidati e ideologico spessore.

Bruciato il “professore” e distrutto il PD, si può ora marciare verso i lidi luminosi delle grandi intese, grazie alle trame dei cento infidi guastatori, consumate nel segreto delle “insalatiere”, e dei tanti, troppi errori dell’umile Bersani. 
Non appena sarà fatto un Presidente, utile alla causa e condiviso col Pdl (e mai per questo, ovviamente, potrà essere, purtroppo, Rodotà), partirà un’accozzaglia di governo dell’inciucio, mentre Renzi cercherà di prendersi ciò che resta del partito. Intanto, Grillo, più che giustamente, e Berlusconi, più che sfacciatamente, se la ridono gaudenti e tra non molto passeranno all’incasso.

Gli autori del delitto, rottami della partitocrazia (agevolmente individuabili tra dalemiani, mariniani, renziani e adoratori-inciuciatori vari), saranno scissi ed emarginati e non credo potranno lucrare rendite o benefici. Dovranno solo riciclarsi e riflettere sulle loro  responsabilità - sempre se hanno un po’ di dignità - consolandosi, al più, tra le accoglienti braccia della Mussolini e della onnipresente Santanchè, donne di vera classe e di pari nobiltà. Anche se sotto padrone.
20 aprile 2013
                                                                                       AlfredoLaurano 

Ore 14 de 20 aprile - Napolitano, supplicato, dice si a un altro mandato! 

INAUDITO, INCREDIBILE, SENZA VERGOGNA......

Marini...NO,  Prodi...NO.   Napolitano accetta il bis! A 87 anni! E dice SI.
E' lo scempio finale, l'inconsistenza della politica degli incapaci e dei traditori. Questa è la vera antipolitica, la malapolitica, il degrado e la vergogna totale di quattro squallidi inciuciatori che giocano all'esercizio del potere, ignorando le attese popolari.
In queste ore si sta consumando un delitto, un attacco grave alla democrazia e una eclatante presa per il culo di tutti i cittadini.
Aspettiamoci ora Amato o D'Alema alla presidenza del consiglio e un governo con Berlusca, Gasparri e Santanchè. Ho la nausea!
Non resta che sperare nelle cinque stelle e nell'onestà di Vendola.
A tutti gli altri.....ma quanto fate schifo!!!!! 
                                                                                                                                                                      

venerdì 19 aprile 2013

C'E' DELLA LOGICA IN QUESTA FOLLIA?

A conferma di quanto pensano quegli italiani che, come dice il filosofo Cacciari, usano un minimo di logica per valutare i fatti della politica, arriva questo chiaro pezzo di Peter Gomez che avvalora e condivide quanto anche da me espresso in queste ore. Senza dimenticare poi la straordinaria, lucida e impietosa analisi di Marco Travaglio, ieri sera a Servizio Pubblico, che consiglio, a chi l’avesse persa, di rivedere, in Rete. Semplicemente eccezionale, puntuale e ironica come sempre. (Alfredo Laurano)



“Più osservi Pierluigi Bersani nella corsa per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e più ti convinci che pure sul suicidio aveva ragione Voltaire. “Non che ammazzarsi sia sempre follia” scriveva nel ’700 il filosofo francese, “Ma in genere non è in un eccesso di ragione che ci si toglie la vita”.

Sprezzante della logica, delle richieste degli elettori (i suoi) e di un pezzo importante del partito, Bersani ha scelto la strada dell’accordo con Silvio Berlusconi e si è schiantato.

La candidatura al Colle di Franco Marini, non è bastata al segretario per dare il colpo di grazia ai democratici. Dalle parti del Pd c’è ancora vita. Non si per quanto, ma il caro estinto non è ancora tale. 

E anzi basterebbe poco per rivitalizzarlo e tentare di rivitalizzare con lui il Paese.
Il fatto è però che una soluzione non va trovata, perché c’è già. E si chiama Stefano Rodotà.
Capirlo non è difficile e dovrebbe arrivarci anche un futuro ex segretario in apparente stato confusionale. Rodotà è stimato dagli elettori di centro sinistra, è invocato a gran voce dalla base, è un giurista di caratura internazionale, ha insegnato nelle università di mezzo mondo(dalla Sorbona a Stanford), ha un lontano passato di politico – spesso critico nei confronti dell’apparato – e per la gioia della maggioranza dei piddini è stato addirittura presidente del Pds. Certo è molto anziano, ma visto che Bersani aveva detto di sì a Marini, non si capisce perché per lui ora la cosa possa costituire un problema.
Non basta. Il Partito Democratico, nelle prime due votazioni per il Colle, si è pure reso conto che Rodotà, di suo, ha più di 200 grandi elettori (M5S e Sel). Per farlo salire al Quirinale, visto che il Pd di voti ne ha quasi 500, ci vuole davvero poco. E subito dopo, Beppe Grillo lo ha detto pubblicamente martedì 16 aprile, il dialogo per far partire un governo comincerà.
Insomma, qui è la ragione che dovrebbe spingere Bersani e i suoi a votare Rodotà. A questo punto qualunque altra scelta (a partire da Massimo D’Alema, che tanto piace a Berlusconi, fino a Piero Grasso o Sabino Cassese) non può più essere giustificata con l’intelletto

Per questo, se il segretario nelle prossime ore muoverà altri passi verso l’assassinio del suo partito, o ammette di essere uno stupido, o annuncia finalmente agli elettori che c’è qualcosa che non sanno. Che tra i vertici del Pd (nelle loro varie forme) e quelli del Pdl (nella loro unica forma) c’è almeno un patto, un ricatto, un accordo magari ventennale. Un qualcosa che possa rendere, non diciamo accettabile, ma almeno ragionevole questa follia.”  


19 aprile ore 10,15  - Apprendo ora che il PD, in conclave al Capranica, ha scelto la nuova strategia: il candidato è Prodi, il più odiato da Berlusconi che, solo pochi giorni fa diceva a Bari, "lasceremo tutti l'Italia se Prodi sarà PdR". Nella speranza che sia vero (ma non mi faccio illusioni), resta lo sconcerto per come, in poche ore, si sia passati dal candidato condiviso a quello più inviso all'altra parte. Da quello che ha spaccato il partito, a quello che dovrebbe ricompattarlo. Nonostante il fraterno abbraccio ad Alfano.... Sono d'accordo con Andrea Scanzi: avrei preferito di gran lunga Rodotà, ma Prodi (considerando i nomi che giravano) è una scelta dignitosa, che non dispiace neanche a buona parte del M5S. Siamo la Repubblica del Menopeggio, del resto. Rimane sconfortante l'ostracismo subito da Rodotà, colpevole di piacere a Grillo: se si è scelto alla fine un uomo inviso al Caimano, non aveva più senso scegliere quello più amato e autorevole? Perchè appoggiare la seconda scelta e non la prima? Perché il Pd ogni volta prende la strada più tortuosa e discutibile. (A. La.)


Mentre è in corso il quarto scrutino, non si può non osservare la consueta finezza della vajassa Alessandra Mussolini che sfoggia in aula, con orgoglio, una pietosa maglietta che fa ridere solo gli impresentabili come lei, già mangiatori di mortadella in Parlamento. 
A proposito, un pensiero riconoscente a Franco Battiato!

giovedì 18 aprile 2013

SILVIO, GRADISCI UN PRESIDENTE?


Non capisco, come altri milioni di italiani, perché Bersani abbia deciso di suicidarsi, candidando, quale scelta da Silvio condivisa, Franco Marini alla presidenza della repubblica. 
Dopo aver detto per oltre un mese NO al governissimo! 

Possibile che non si renda conto che appoggiare invece la candidatura di Rodotà e la sua facile elezione (al massimo, al quarto turno), avrebbe significato il definitivo pensionamento di Silvio Berlusconi, l'allontanamento dell'insidia Renzi, un chiaro segnale di autonomia e cambiamento e una possibile, anzi probabile apertura da parte dei Cinque Stelle per il governo? 

Ovviamente, il condizionamento e le minacce di Berlusconi - che ringrazia e condivide - hanno avuto successo e preludono a chissà quali possibili accordi da classico inciucio da mezza stagione. 
Il PD è spaccato, Vendola non ci sta, Grillo attacca, colpisce e gioisce. I tanti cittadini, che avevano accarezzato un sogno palingenetico con la Gabanelli e Gino Strada, sono delusi e sbigottiti e pronti ad assistere a scissioni, rottamazioni e alla fine del PD. 
Visti i numeri e gli accordi, Marini potrebbe essere eletto al primo scrutinio.
Tra poche ore sapremo, ma resta una domanda: Bersani, perché un nome condiviso da Berlusconi, ma non dal tuo partito? 
Si tratta di ricatto, di un dispetto o di una caduta d'incoerenza per disperazione? O è la paura di andare presto ad elezioni senza più la tua candidatura?
18 aprile 2013 ore 8,30                                        (Alfredo Laurano)



Ore 13,50 - Prima fumata, nera: Marini si ferma a 521 voti. 
E' la conferma del clamoroso autogol di Bersani che, con la sua brillante scelta, ha unito quelli del PDL e frantumato il suo partito e il centro-sinistra. 
E' incredibilmente comico che Berlusca si scelga il candidato e Bersani, per accontentarlo, mandi all'aria il suo partito. In totale trance di autolesionismo sado-maso, si è fatto sbranare dal giaguaro che a lungo ha cercato di smacchiare. Ma potrebbe ancora fare in tempo a salvare baracca e burattini -non perseverando nell'errore- se ascoltasse la piazza, gli umori della gente, i militanti e quelli che davanti a Montecitorio gridano la rabbia, protestano, invocano Rodotà e minacciano di restituire la tessera del partito. 
Glielo ha appena consigliato anche Veltroni. E sicuramente pure Crozza: "Porco boia, siam mica qui per fare un presidente che piaccia a Silvio, agli altri e non a i miei...!"  (A. La.)


....Direbbe ancora Crozza: Giova, mi è venuto un dubbio atroce! Non è che Silvio - di cui son arcinoti gusti, manìe e preferenze... "ti conosco mascherina", diceva infatti pochi giorni fa Bersani - aveva chiesto al PD un candidato condiviso che si chiama Marini ma non Franco... In aula, mi pare che abbia avuto almeno un voto! 
Porco boia, Giova, vuoi vede' che non si son capiti? 



domenica 14 aprile 2013

PAROLE ARCANE


Da Piazza del Popolo di Roma a Piazza della Prefettura di Bari. Il mansueto gregge degli “impresentabili” ha “transumanziato” in Puglia per un’altra patetica esibizione, voluta e guidata dal grande pastore-ciarlatano di Arcore. Stesso, scontato, abituale copione: inni, slogan e bandierine; le consuete domandine retoriche - abbandonate ormai anche negli asili nido - alla piazza belante, che così si sente protagonista e partecipante (vero, illuminante esempio di arte oratoria ciceroniana); i soliti, ripetuti attacchi agli avversari politici, al possibile nuovo capo dello stato Prodi, alla magistratura comunista, ai grillini allo sbaraglio e la feroce e assai squallida ironia su Vendola: “le sue dichiarazioni fanno sentire stupidi perché non si capisce niente”.

Infatti, caro pagliaccio rifatto e assai truccato, non ti sforzare di comprendere. Resta pure nel tuo triste circo, idolatrato da ammaestrati spettatori, che si sfamano al ridondate desco delle tue banalità e ammirano i tuoi numeri da aspirante acrobata politico fallito. E che, anche stavolta, hanno “svoltato”- come si dice a Roma - e hanno fatto un’altra gitarella in pullman, guadagnato dieci euro ed un panino e dato un senso a una giornata o a un’esistenza vuota e  senza scopo.

Sentirli poi, in qualche lugubre intervista, blaterare una qualche vaga idea di pensiero o inseguire un improbabile tentativo di espressione logica e sensata è veramente sconcertate e fa vergognare di condividere le fattezze umane.
E’ per questo che non puoi apprezzare quel linguaggio vendoliano. E’ troppo per te, troppo lontano dal tuo fittizio mondo artificiale. Perché non sei all’altezza e vivi con colpevole rassegnazione la tua ignoranza sociale e la tua pochezza culturale.

Fai parte di un genere che si nutre e prospera fra i privilegi della ricchezza e la costante, maniacale aspirazione del potere. Che si esalta tra l’idea fissa della donna oggetto e il machismo consumato o esibito nelle stanze dei tuoi  pubblici  bordelli (a proposito, la D’Addario era in piazza con Francesca, la tua nuova fidanzata!). Che pensa di poter comprare, col denaro, le cose, le virtù e le persone. Che studia l’arte del piazzista per vendere falsi tappeti e fregare un popolo di ingenui creduloni, senza testa e dignità.
Continua a vegetare nella tua miseria umana. Qualcuno, forse, un giorno ti spiegherà il senso di quelle parole “arcane” che non conosci e non puoi capire. A te, non “ar povero tuo cane.”!
Ma sarà tardi e inutile, per te e per i tuoi inconsapevoli peones.  

14 aprile 2013                                        (Alfredo Laurano)