sabato 30 maggio 2020

I CAN'T BREATHE bis /2051


E' già successo troppe volte e ancora succederà, perché per i poliziotti americani, ancora oggi, la vita dei neri non ha valore, almeno non quanto quella dei bianchi.
L'uccisione di George Floyd a Minneapolis, da parte di un agente, l'ultima di una lunga lista di persone disarmate, ha risvegliato la rabbia della comunità afroamericana negli Stati Uniti, e non solo, che chiede giustizia.
Centri commerciali devastati, auto in fiamme, strade invase dai lacrimogeni, collegamenti pubblici sospesi. Gli scontri tra manifestanti e polizia sono continuati per due giorni consecutivi e si sono allargati ad altre due città, Los Angeles e Memphis, al canto di “I Can’t Breath” - cioè le parole rivolte da Floyd al suo assassino mentre lo stava soffocando.

Allo stesso modo, pochi anni fa, tutto il mondo aveva visto la breve, sconvolgente sequenza dell’uccisione a New York del 43 enne afroamericano Eric Garner, padre di sei figli, fermato per contrabbando di sigarette, non per stupro o strage.
Il povero Eric era obeso e soffriva d’asma. Quattro poliziotti gli si scagliano addosso, lo sbattono per terra, lo schiacciano coi loro corpi, fino a farlo soffocare con una presa di chokehold, utilizzata nelle arti marziali, combattimento militare, autodifesa.
La morte avviene subito perché la micidiale tecnica impedisce all’aria di passare e quindi alla vittima di respirare.
“I can't breathe” (non posso respirare) furono infatti le ultime parole del povero Garner - e di tanti altri soffocati dopo di lui - le stesse di George Floyd, che si sentono nel video, prima di essere ucciso senza motivo.
Sono le stesse che sono diventate, sempre più, il grido collettivo dell'indignazione popolare, mentre dilaga la protesta e la disubbidienza civile contro il razzismo istituzionale, che continua a mietere vittime.
 29 maggio 2020 (Alfredo Laurano)


NESSUNO HA VISTO /2050

C'è troppa gente, presuntuosa e infida, che, dall'alto della propria torre di ignoranza e di saccenza complottara, continua a divulgare infamie e menzogne, senza scrupoli, senza pudore e senza rispetto, per tutti quei morti, per tutte quelle famiglie, per tutti quei medici, infermieri e operatori sanitari che hanno perso la vita.
C'è ancora chi nega questa dolorosissima realtà, che, tra una farneticazione e un delirio, racconta che è tutto inventato, che il virus è una boiata che serve a esercitare una manipolazione di massa, finalizzata a renderci ancora più schiavi del loro (presunto) regime; che non ci vogliono dire la verità e che, con la scusa della fantomatica pandemia, i poteri forti vogliono sottometterci con un vaccino inutile o mortale, che ci trasformerà in zombie
E' ora qualcuno inizi a far comprendere a questa banda di imbecilli ciò che è accaduto veramente e che non si deve dimenticare. (A. La.)

Alessandro Valencetti Terzo - 23 maggio 2020
️ Nessuno ha visto la realtà di ciò che succedeva.
️ Nessuno ha visto la situazione di guerra degli ospedali
️ Nessuno ha visto il panico di chi doveva lavorare, il terrore che si sentiva.
️ Nessuno ha visto il pronto soccorso e gli agglomerati di malati uno dopo l'altro che arrivavano.
️ Nessuno ha visto che i pazienti entravano e dopo 2-3 ore erano morti.
️ Nessuno ha visto che al piano i pazienti stavano relativamente bene e al momento in cui infermieri andavano in camera e c'erano ad ogni round alcuni morti; al momento altri ancora; al momento di più e così senza sapere cosa succedeva né cosa si poteva fare.
️ Nessuno ha visto stanze piene di borse e borse dei morti ognuno con il suo nome.
️ Nessuno ha visto 800 morti insieme né cosa occuperebbe né l'entità dell'impatto che ci farebbe vedere questo.
️ Nessuno ha visto come entravano uno dopo l'altro negli obitori.
️ Nessuno ha visto la sofferenza delle famiglie quando davano sepoltura a una scatola senza sapere cosa stavano seppellire.
️ Nessuno ha visto come un sanitario stringeva la mano a un malato a pochi minuti dalla morte in modo che non lo facesse da solo
️ Nessuno ha visto come si lasciava andare la migliore e più combattente generazione di sempre, abbandonati alla sua fortuna e senza poterli accompagnarli nei loro ultimi momenti.
️ Nessuno ha visto niente, solo chi è stato in ospedale, in ambulanza, un cimitero, un'impresa di pompe funebri.
Si è insegnato ed è uscito in televisione e stampa ciò che si è voluto. La gente ha avuto paura di parlare pubblicamente sapendo le conseguenze che avrebbe avuto.
Di tutto quello che ho visto in TV e tutto quello che ho vissuto dall'interno non ho visto nulla che assomigliasse alla realtà.
E adesso che c'è? Volete davvero che la gente abbia coscienza? Come sono stati informati?
Non raccontate ai vostri figli niente della pandemia, perché davvero non siete stati consapevoli di nulla, è meglio che non sappiano nulla che dirgli qualcosa che è stata tutta una bugia.
Avrei voluto mostrarvi la realtà di ciò che è successo.
Spero che qualcuno possa mostrare la realtà dell'orrore che abbiamo sofferto come sanitari nei nostri ospedali.
Questo messaggio è stato passato da un medico internista dell'ospedale.
- Ancora, dopo tanti decessi, la gente non prende sul serio il virus Covid-19, che purtroppo ci sta succedendo.
- Vediamo se spiegandolo in questo modo lo capiscono una volta.
- Si parla di rianimazione o ventilazione, ma molte persone non sanno cosa si tratta davvero.
- Non si tratta di una maschera d'ossigeno messa in bocca, mentre ti gode sdraiato pensando alla tua vita...
- La ventilazione invasiva per il Covid-19 (intubazione che si fa sotto anestesia generale), consiste nel rimanere da due a tre settimane senza muoversi, molte volte a faccia in giù (decubito prono), con un tubo in bocca fino alla trachea e che permette di respirare il paziente, al ritmo della macchina a cui è collegato.
- Non puoi parlare né mangiare, né fare nulla in modo naturale.
- Il disturbo e il dolore che si sentono hanno bisogno di somministrare sedativi e antidolorifici, per garantire la tolleranza al tubo.
- Durante il tempo in cui il paziente ha bisogno della macchina per respirare, è fatto sotto un coma artificiale o indotto.
- Tra 20 giorni con questo trattamento in un giovane paziente, la perdita di massa muscolare è del 40 % e la successiva rieducazione sarà da 6 a 12 mesi, inoltre, con traumi associati dalla bocca o delle corde vocali.
- Ecco perché le persone anziane o già fragili non reggono.
- Se sei arrivato fino a qui, apprezzerei la condivisione di questo messaggio, affinché tra tutti, prendiamo sul serio questo, ora che da oggi lunedì ognuno uscirà di nuovo... è molto importante che si seguano per favore le indicazioni, e si, prendetelo più sul serio.


CONFINI APERTI /2049


Secondo gli esperti, gli effetti della ripresa movida nelle città italiane sull'eventuale aumento dei contagi virali si vedranno solo a metà giugno.
In verità, dietro questi pur pericolosi e disinvolti assembramenti giovanili, si nascondono la grande perplessità, la responsabilità e il concreto timore di un’ulteriore diffusione del virus, provocata dagli effetti della riapertura della mobilità inter-regionale che, in Italia, salvo revoche e limitazioni, inizierà il 3 giugno.
La libera circolazione nel territorio nazionale è indubbiamente un passo fondamentale per far ripartire l’economia e il turismo, soprattutto con l’estate alle porte, ma, come è noto, il vero problema pandemico è localizzato, prevalentemente, in alcune aree del nord della penisola dalle quali molte persone, soprattutto asintomatiche e non valutate con i dovuti test diagnostici, inizieranno presumibilmente a veicolare il coronavirus anche nel resto del Paese, come abbiamo già visto anche agli inizi dell’emergenza.
Cosa provocherà l’invasione incontrollata nel centro-sud dei “lumbard” e dei Savoia piemontesi?
A tutto questo, molto presto si aggiungerà anche la riapertura delle frontiere verso gli altri stati europei e probabilmente con il resto del mondo.
Senza i necessari ed adeguati controlli sanitari, tutto ciò costituirà il vero pericolo per lo scoppio di nuovi focolai infettivi, anche nelle zone meno toccate, ad oggi, dai contagi e dai decessi.
In questa fase di inevitabile convivenza con l’infezione, al di là della paura e delle ipotesi più pessimistiche, sarà ancora più importante il rispetto delle regole: distanze di sicurezza, mascherine, igiene continua delle mani, uscite inutili, frequenza di locali chiusi e tanto buon senso e precauzioni.
 28 maggio 2020 (Alfredo Laurano)



mercoledì 27 maggio 2020

SPRITZ DI GIOIA

Come se la pandemia fosse finita, come se il virus non esistesse più e non facesse più paura. Milano, Brescia, Napoli, Perugia, Palermo: in tutta Italia è ripresa la Movida, una forma di follia collettiva, soprattutto giovanile, che rischia di farci tornare alla ripresa consistente dei contagi, al lockdown, alle terapie intensive piene, alle intubazioni e ai decessi, come in Svezia, Brasile e America latina dove in un solo giorno ci sono stati oltre 1200 morti.
E' così difficile capire che tutto questo può essere provocato da assembramenti, da inosservanza delle misure di precauzione, come mascherine e distanze di sicurezza, e da uno stupido aperitivo da consumarsi in massa?
E' così difficile capire che si è riaperto quasi tutto, con un rischio enorme, solo perché altrimenti saremmo morti economicamente, senza soldi e senza lavoro?

Una notte da follia sul lungo Po di Torino e sul lungomare di Napoli, preso letteralmente d'assalto: traffico bloccato fino alle 4 del mattino, assembramenti e bivacchi, schiamazzi, risse tra giovani e residenti esasperati che parlano di "una follia collettiva".
Migliaia di persone, anche senza mascherina, si sono riversate in strada, a piedi o con le auto, con i marciapiedi utilizzati come corsie preferenziali da auto e moto, nonostante i locali della movida abbiano rispettato il limite della chiusura alle 23 disposta dal presidente della Regione, De Luca.

Avete già dimenticato i settanta giorni di chiusura e quarantena e il privilegio di fare al massimo il giro del palazzo, non oltre i duecento metri?
Se ne avete nostalgia, continuate pure così, a stare i gruppo, a bere e ad abbracciarvi; fregatevene del rischio forte di portare il virus in casa e di infettare e forse uccidere nonni e genitori.
Vi sentite immuni, ma lo siete affatto.
Date un occhiata a questo spot, tra uno spritz e l'altro. 
25 maggio 2020 (Alfredo Laurano)

FELICIA, MADRE D’ANTIMAFIA

Un lungo flash-back che racconta il pensiero e la storia di Felicia, madre di Peppino Impastato, costituisce la struttura di questo film di Gianfranco Albano, che inizia con una scena molto suggestiva: l’ingresso della donna, incerta, intimorita e titubante, nelle grandi sale del Palazzo di Giustizia.
Nella dettagliata deposizione al Tribunale di Palermo nel 2000, Felicia prende coraggio e ripercorre davanti alla Corte quello che è avvenuto dal 1978 al 2000: dall’uccisione di suo figlio Peppino, per mano della Mafia, ai tentativi di infamarlo e di farlo passare per suicida terrorista; dai depistaggi di stato, alle morti violente dei giudici, alla sua implacabile ostinazione di madre coraggiosa che vuole giustizia.
Racconta la lunga battaglia, mette in scena la sua forte personalità, senza tradirne il carattere e gli ideali popolari, l’intelligenza e la sensibilità di una donna siciliana semplice, ma determinata e fiera. Senza cadere nella tentazione di spettacolarizzare i sentimenti e sfuggendo al rischio del didascalismo e della facile retorica.

La sua testimonianza si snoda fra le ricorrenti immagini del pestaggio estremo di Peppino, delle iniziative dei suoi compagni e del fratello Giovanni per cercare prove e tracce - che nessun altro vuole trovare - delle minacce di mafiosi, delle reazioni popolari del pigro paese di Cinisi.
Mostrano, soprattutto, la dignità e la fierezza di questa speciale donna siciliana, senza indulgere mai nel dolore e nell'autocommiserazione. Fierezza di una madre per un figlio che ha sostenuto fino alla morte le proprie idee e che in quelle idee si identifica. Che si batte con tutte le sue forze per arrivare a una complessa e, per molti, scomoda verità, che travalica la questione personale, per diventare conquista dell'intera collettività.

Nel film, pur animato dalle migliori intenzioni, tutto questo pathos sopravvive soprattutto grazie all'interpretazione di Lunetta Savino, potente nella mimica e credibile nella sua determinazione. In alcune sue espressioni più intime si percepisce la solitudine di una donna devastata dalla morte del figlio ma, nello stesso tempo, decisa e consapevole di potergli dare ancora voce e di continuare la sua lotta, anche contro le contaminazioni mafiose, all’interno della stessa sua famiglia, che parlano solo di vendetta.
La sceneggiatura non aiuta molto quel suo lungo percorso di sfida al potere mafioso e delle istituzioni, all’omertà, alla calunnia e all’indifferenza. Appare un po’ approssimativa e lacunosa, non scava a fondo nei risvolti dell’inchiesta, non spiega le responsabilità oggettive e i depistaggi, mentre privilegia alcune sequenze, a volte poco utili nell’economia dei fatti descritti.
I dialoghi, essenziali, si fermano al minimo della costruzione narrativa e alcuni personaggi chiave - il giudice Chinnisi, l’esperto criminologo, la giovane magistrata - hanno scarso rilievo e poca consistenza nella lunga e tortuosa vicenda giudiziaria.
Della convinta battaglia combattuta da Felicia nei corridoi della Procura, contro la burocrazia istituzionale, contro l’inerzia di certi apparati e contro i pregiudizi dei benpensanti, c’è poca traccia o solo qualche accenno.
Come anche del suo costante lavoro di educazione alla legalità, svolto nelle stanze della sua casa museo, tratteggiato con una certa sufficienza e con modalità quasi romantiche.

Un’opera sicuramente difficile da costruire e da realizzare, perché sicuramente difficile è la storia che la ispira.
Si ha la sensazione di una trama fragile e parziale che, pur di restare asciutta e di non rischiare qualsiasi slittamento enfatico, limita o non favorisce un particolare coinvolgimento emotivo. Alcune situazioni si ripetono, senza aggiungere ulteriori contributi alla narrazione e alla naturale commozione, e un po’ annacquano la drammatica condizione vissuta per anni e anni da una madre coraggiosa, per riscattare quel figlio, che ebbe anche il torto di farsi ammazzare proprio il giorno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro e, quindi, quasi ignorato dalla grande macchina mediatica.
Fino a quando, con orgoglio e con legittima soddisfazione, può finalmente puntare il dito contro colui che, fin dal primo giorno, tutti sapevano essere "il comandante" dell'omicidio del figlio, Tano Badalamenti, dopo soli 22 anni di tormento, di lotta e di infinita attesa. 
24 maggi 2020 (Alfredo Laurano)

INVISIBILI

Pensate a quando nei mercati rionali e nei supermercati non troverete più la frutta e la verdura della grande distribuzione, che viaggia da Ragusa a Tarvisio e viceversa..
Chi la raccoglierà a tre euro l'ora, meno le spese per l'alloggio (capanne di fortuna, senza acqua, luce e cesso), per il trasporto su carri da bestiame e per il pizzo ai caporali?
Non vogliono ancora regolarizzare, anche come scelta opportunistica e strategica, una necessità che consentirebbe al settore agricolo di riprendere fiato dopo la durissima crisi legata all’emergenza Coronavirus che l’ha fortemente colpito, restituendo uno straccio di dignità ai nuovi schiavi (retaggio della Bossi-Fini), travestiti da braccianti.
21 maggio 2020 (A. La.)

venerdì 22 maggio 2020

MOVIDA FOREVER /2046


In principio fu il Vermouth, poi vennero il Negroni, il Gin Fizz e il Campari soda a consacrare il ruolo sociale dell’aperitivo nella “Milano da bere”.
Sembra che per molti giovani e per una certa Italia, non si possa più fare a meno della movida e degli aperitivi, in ogni tempo di pace, di guerra o di terrorismo, e ignorando qualsiasi situazione di pericolo, come quella attuale, a forte rischio di contagio da Coronavirus.
Come si può vivere oggi, senza un happy hour o un apericena, accompagnato da gustosi stuzzichini?
Lo spritz, il mojito o la birretta bevuta, abbracciati sul muretto o al tavolino, anche subito prima e subito dopo il lockdown, sono ormai diventati riti quotidiani, status di allineato conformismo, esigenze vitali da soddisfare, abitudini e obblighi sociali fra sprazzi compulsivi di convivialità, doveri di appartenenza a un gruppo o a una condizione anagrafica di genere. Come è mangiare, dormire, crescere, amare, studiare, riprodursi.
Ma questi sono bisogni primari ed essenziali, mentre la movida non è più la vivace rinascita culturale della Spagna postfranchista, è solo una fatua e vana moda che dilaga.

Evitare assembramenti e luoghi affollati e mantenere almeno un metro di distanza, indossare mascherine e disinfettarsi le mani: sono le raccomandazioni che da giorni le autorità, i virologi, i medici e gli esperti continuano a ricordare a tutti, per cercare di limitare il contagio da coronavirus in questa fase di riapertura.
Eppure c’è chi si ostina ad ignorare queste indicazione, continuando imperterrito ad affollare negozi e centri commerciali, a partecipare a feste e organizzare cene o incontri, talvolta vantandosene anche sui Social, nella convinzione che i media facciano “allarmismi eccessivi” e che “la vita e il divertimento devono andare avanti, non si può fermare l’economia”.
Abbiamo visto tante immagini in questi pochi giorni, da tante città d’Italia. Come quelle dei magazzini Ikea, chiusi da mesi, che sono stati presi d’assalto da migliaia di persone, in crisi di astinenza di mobili fai da te.
Forse non siamo proprio in grado di seguire semplici regole di buon senso e prevenzione che ci possono tutelare e difendere dal contagio. Tenendo anche e soprattutto conto dei tanti asintomatici, potenziali fonti invisibili di contagio, che possono infettare senza saperlo, facendo portare poi il virus dai più giovani nelle famiglie, nelle case di nonni e genitori.

Intanto, sarà bene ricordarlo ai tanti nostri eroi senza paura, ma col bicchiere in mano, i numeri dei contagi e dei decessi risalgono, già adesso, soprattutto in Lombardia - in attesa di verificare, fra un paio di settimane, gli effetti della ripartenza - mentre nel mondo sono oltre cinque milioni le persone contagiate dal coronavirus in 196 Paesi e 326mila quelle che hanno perso la vita (numeri ufficiali, ma non realistici), oltre 94mila solo negli Usa.
La situazione nel pianeta è ancora disastrosa. Oms: "In 24 ore 106mila nuovi casi, è un record. India, Brasile, Perù e Nigeria sono gli Stati che in questo momento stanno subendo l'avanzata del coronavirus. In Svezia, i morti e i contagi sono quasi raddoppiati.
Record di morti in Russia e Brasile, dove il governo ha perso il controllo della pandemia e il numero dei casi sta crescendo in maniera esponenziale, nonostante il negazionista Bolsonaro e la sua banda parlino di “piccola influenza e di isteria”: sarebbero circa tre milioni le persone contagiate, 11 volte più delle stime ufficiali, legate ai pochi test condotti, con decessi nelle carceri aumentati del 33% negli ultimi due mesi.
Sono numeri impressionanti che, come già detto, vanno moltiplicati per una decina di volte, visti i relativi pochi test e tamponi realmente effettuati.
Magari, cari giovani distratti o indolenti, tra una sorsata e l’altra, dategli un’occhiata, tanto per non dimenticare, ad oggi, lo stato della pandemia nel mondo.
E dal tre giugno, in Italia, si riaprono le frontiere!
 20 maggio 2020 (Alfredo Laurano)




martedì 19 maggio 2020

SI RIPARTE, MA COL FRENO A MANO /2045

Adesso bisogna fare ancora più attenzione. Tante riaperture tutte insieme portano con sé il rischio che l'epidemia riparta.
Più persone in giro, più contatti sui mezzi pubblici e nei negozi, nelle aziende e al ristorante rendono fondamentale il rispetto delle misure di prevenzione. Altrimenti nel giro di poco tempo ci troveremo a chiudere di nuovo tutto.
Da ieri, 18 maggio, il Paese è riaperto, è uscito dal lockdown, ma non del tutto. Molte attività hanno per il momento rinunciato, per paura o per difficoltà economiche, anche alla luce delle nuove norme di sicurezza, riduzioni di posti e spazi, ingressi controllati, distanze e protezione. Molti aspettano di verificare l’andamento dei contagi, dei flussi commerciali e gli aiuti dallo Stato.
“Affrontiamo un rischio calcolato, la curva dei contagi potrà tornare a salire, e saranno possibili nuove chiusure", ha detto il premier, confermato le misure contenute nel decreto legge: riaprono negozi al dettaglio, barbieri, parrucchieri e centri estetici, ristoranti, bar, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, pub e stabilimenti balneari. Riprendono le funzioni religiose, ma anche gli allenamenti degli sport di squadra e, dal 25 prossimo, anche palestre, piscine e centri sportivi. Dal 15 giugno cinema e teatri.
Via alla libera circolazioni nelle regioni, alla possibilità di incontrare amici; spariscono le autocertificazioni, necessarie soltanto per gli spostamenti tra Regioni, che restano limitati fino al 3 giugno ai soli casi di emergenza e urgenti. Nella stessa giornata l'Italia riaprirà anche le frontiere. E lì c’è da tremare.

Regioni e sindaci potranno intervenire per modificare le norme, considerando che occorre cautela ovunque, in particolare in Lombardia che si trova in zona di rischio medio.
Ricordando che la situazione è disomogenea fra le regioni, che la differenza è molto grande fra luoghi chiusi e luoghi aperti e che anche nelle situazioni che non possono essere sottoposte a controlli. Soprattutto nelle case, dove vale il principio di non fidarsi di un virus che sa essere assai subdolo.
Al ristorante, la distanza di un metro tra le persone è considerata il minimo sindacale per frenare la trasmissione, ma lascia assai perplessi: "al chiuso, la distanza di un metro fra i tavolini non è sufficiente per stare tranquilli. Due metri servono tutti. All'aria aperta invece il rischio di trasmissione è molto più basso. Lì un metro è più che ragionevole", dicono alcuni virologi.
Ma anche cene e incontri a casa con amici, una delle situazioni più rilassanti, sono tra le più insidiose. "Non possiamo certo prevedere controlli anche lì - spiega Lopalco - e non ci aspettiamo che le persone indossino le mascherine in casa, anche se sarebbe opportuno".
Durante il lockdown, il 30% dei contagi è probabilmente avvenuto in ambiente domestico e in situazioni distese: insieme a persone con cui ci sentiamo a nostro agio, tendiamo a ridurre le precauzioni. "Siamo di fronte a un amico - immagina il virologo Perno - che non ha alcun sintomo, e noi ci fidiamo di lui. Ma lui stesso potrebbe essere stato contagiato a sua insaputa. Purtroppo il concetto "mi fido di te" non esiste, con questo virus. Anche il più caro degli amici potrebbe rivelarsi un nemico, dal punto di vista della malattia".

Con tante incertezze e misure di precauzione, tutt'altro che ferree, la mascherina resta la nostra àncora di salvezza. Ogni volta che ci troviamo in ambienti chiusi e la distanza di sicurezza è inferiore a un paio di metri, la mascherina può salvarci. Se due persone la indossano come si deve, il rischio che l'uno possa contagiare l'altro si riduce del 95%. Sui mezzi pubblici, in particolare, sono importantissime.
Nelle tante diverse situazioni a rischio, non esiste altro metodo che usare la testa e affidarsi al buon senso delle persone, pur con tutti i dubbi e le riserve che ciò realmente accada, considerando soprattutto i troppi idioti complottisti che remano contro e negano perfino l’evidenza.
Buon senso che resta una variabile, complessa e problematica, in questa fase, in cui sarà impossibile sottoporre tutto e tutti ai controlli.
19 maggio 2020 (Alfredo Laurano)


SCHIAVISTI SEMPRE /2044


Neppure la pandemia in corso e l'acceso dibattito degli ultimi giorni sulla regolarizzazione degli invisibili, impegnati nel settore agricolo (raccoglitori di frutta e verdura), sembrano far migliorare la situazione dei tanti stranieri che vengono sfruttati nelle aziende agricole, pagati pochi spiccioli, minacciati e costretti spesso anche a subire violenze.
La Polizia ha arrestato ai domiciliari un imprenditore di Terracina e sottoposto il figlio all'obbligo di firma, entrambi accusati di reati che vanno dall'estorsione alla rapina, fino alle lesioni personali aggravate.
Gli investigatori hanno accertato che un 33enne indiano, che si è presentato al pronto soccorso dell'ospedale di Terracina con ferite alla testa, fratture e lesioni in varie parti del corpo, era stato massacrato di botte dopo aver chiesto al proprio “padrone” i dispositivi di protezione individuali per difendersi dal Covid-19. I due indagati, dopo aver negato al lavoratore guanti, mascherine e perfino la paga per il lavoro svolto, lo avrebbero infatti licenziato, ingiuriato, minacciato, preso a calci e pugni e gettato in un canale di scolo.

Una esemplare punizione, anche per gli altri braccianti agricoli, impegnati nella stessa azienda di aguzzini, dove si è scoperto l’ennesimo caso di abuso e sistematico sfruttamento fisico ed economico, con vergognose condizioni di lavoro difformi da qualsiasi normativa.
I braccianti sarebbero stati infatti costretti a lavorare anche 12 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, festivi compresi, senza riposo e senza congedi per malattia, in cambio di 4 euro l'ora. Tra l'altro, in busta paga sarebbe stato contabilizzato soltanto un terzo delle giornate di lavoro effettivamente prestate. Nessuno è stato trovato provvisto dei dispositivi a tutela sicurezza e dell'igiene.

Lo abbiamo imparato a scuola: il 1848 è la data ufficiale dell’abolizione della schiavitù. Il commercio degli schiavi è una mostruosità del passato, di cui ci siamo liberati, anche se rimane la vergogna storica nella nostra coscienza di esseri umani.
Ma se quel tipo di schiavitù legale è finita quasi dappertutto, ne è sorta una nuova, forse peggiore della prima e strettamente legata all’immigrazione clandestina, che esiste in tutto il mondo, anche nei paesi più sviluppati: quella illegale, basata sul diritto al sopruso, camuffata sotto vecchie e nuove forme, da quelle tradizionali come la schiavitù per possesso, alla prostituzione e alla tratta di donne e bambini per l’accattonaggio e lo sfruttamento sessuale, dal lavoro forzato a quello domestico, a quello occasionale. Comune denominatore è il totale controllo delle vittime da parte dei nuovi schiavisti e gli alti profitti degli sfruttatori.
La schiavitù è diventata, infatti, un business in continua espansione, un’industria che, nell’economia globalizzata, obbedisce alle leggi della domanda e dell’offerta. Ci sono più persone in stato di schiavitù oggi, che in qualsiasi altro momento della storia.

Lo schiavo, oggi, è materiale di consumo, è merce usa e getta, è usato finché serve, quindi viene scartato e rimpiazzato con altra merce umana, senza mai tener conto dei tanti drammi umani delle vittime, causati dalla libertà perduta, dalla dignità calpestata, dei sogni infranti e della vita stessa in balia di maniaci e sfruttatori. E nessuno grida allo scandalo, poiché le loro tragedie sono ridotte solo a un problema di clandestinità.
Ma la sicurezza è e resta un diritto. Avere un lavoro con orari e paga dignitosi è un diritto.
Dove lo Stato non è presente, dove si insinua il caporalato e lo sfruttamento, questi semplici diritti sono ancor’oggi negati dagli schiavisti del terzo millennio.
Che se ne fottono anche dell’emergenza sanitaria.
 19 maggio 2020 (Alfredo Laurano)


BRAIN FOG: LE FORME DEL DELIRIO /2043


Continuano e dilagano i deliri complottisti. 
Forse è l’effetto della quarantena, della lunga prigionia, delle limitazioni che, obtorto collo, abbiamo dovuto sopportare per combattere il micidiale virus. Ragione e razionalità hanno lasciato spazio e posto alle farneticazioni, al vaneggiamento, alla demenza, all’ebbrezza e alla frenesia di farsi facile profeta, indossando abusivamente le improprie vesti di esegeti di una realtà quasi biblica o dogmatica, ma assolutamente fittizia e immaginaria.
L’esaltazione e il fanatismo di alcuni capibranco finiscono col contagiare, come un altro virus, altrettanto viscido e nocivo, un esercito di deboli, di sbandati ed indecisi che cercano risposte, conferme e sicurezze.

Sono i tanti catastrofisti, medium e bufalari, plagiati dalle teorie del mistero e dell’occulto, che evocano paure e paranoie, che terrorizzano l'opinione pubblica con il tracciamento elettronico che priverà della libertà, con il vaccino che ci trasformerà in zombie, con la dittatura del pensiero unico e dell'informazione, con l'introduzione forzata nelle case per portar via fratelli, genitori e parenti vari, tutti silenziati, sottomessi e schiavizzati, non con le catene ai piedi, ma con le catene nel cervello.
Che lanciano accuse indiscriminate e insinuazioni, che galleggiano nelle paludi del retropensiero, che si esaltano nella contestazione a prescindere, istigando tutti alla disobbedienza civica.

Intere pagine sui Social e sul Web sono insozzate da fake news che rafforzano le teorie cospirazioniste, immerse in un lago di catrame qualunquista:
- Pecore lobotomizzate che dimorano nel limbo del pensiero unico e chiamano complottaro chi pensa con la propria testa ed esercita il dubbio. Le prime andranno al macello e i secondi cambieranno il sistema uscendo dalla schiavitù”.
- Hanno il timore di ammettere che hanno gestito il tutto in modo disastroso, creando catene di morti e devastazione economica del Paese, con la volontà di tenerci nella paura, prospettandoci un vaccino inutile, ma apportatore di introiti colossali, come unica salvezza. - Governi, politicanti e scienziati senza scrupoli, sono da sempre al soldo delle multinazionali farmaceutiche.
- Quale occasione migliore di esercitare una manipolazione di massa finalizzata a renderci ancora più schiavi passivi del loro regime, come quella facilmente ottenibile con l'inoculazione del terrore di un virus pericoloso e letale?
- Perché non ci vogliono dire la verità e con la scusa del Coronavirus i poteri forti ci vogliono sottomettere e renderci schiavi.
- Ancora credete al virus, non capite che è tutta una farsa per portarci ad una dittatura nazicomunista, come già stiamo vivendo.
- Finché mettete le mascherine, continuate a fare il loro gioco.
- Andiamo a stanarli e bruciamoli questi criminali, vanno impiccati e bruciati come hanno fatto con i morti di Bergamo.
- Andiamo dare fuoco a Conte e Mattarella, al PD e ai 5 stelle.
- Ma quale distanze... Ci hanno fatto credere che c'è un virus che uccide ma non è così...
Sono loro che ci stanno uccidendo.                                   
- Questo virus non è il problema principale. Le antenne 5G spuntano adesso come i funghi mentre noi stiamo in casa. E quando loro accenderanno questi torri che emetteranno microonde a una frequenza 60GHz - la gente morirà, e anche se non saranno morti di COVID-19, i morti saranno registrati come morti per il virus.
 E per finire, qualche imbecille confessa, per sbaglio, la vera verità: “In questi ultimi giorni mi sento strano, ho un po' di "brain fog" (annebbiamento mentale), mi gira leggermente la testa. So che può suonare strano, ma in questo periodo, forse dopo il 4 maggio, stanno emettendo un certo livello di radiazioni elettromagnetiche”.
No, sono i fumi radioattivi della tua sconvolta mente.

Silenziateli, carcerateli, metteteli in condizione di non nuocere, come lo stesso virus che negano e che sarebbe solo un'invenzione.
Condannate anche chi li condivide e li rilancia. Soprattutto quando affermano che "i nazifascisti vi fanno un baffo e vi bombardano di notizie false in TV”, senza nemmeno conoscere il significato di queste parole, che hanno vagamente sentito dire. Senza sapere cosa hanno fatto quei criminali a milioni di persone che hanno sterminato.
Pensano sia tutto un gioco per bambini deficienti alla play station. Dovrebbero vergognarsi e curarsi subito.
Questi nuovi social complottisti, analfabeti funzionali o totali, incapaci e pericolosi, sono da denunciare per abuso della credulità popolare e istigazione a compiere atti di ostilità, di rivolta e ribellione.
Vergognatevi e abbiate il pudore di tacere e di nascondervi, siete un grave pericolo per la comunità, già abbondantemente provata e depressa.
 18 maggio 2020 (Alfredo Laurano)


domenica 17 maggio 2020

L'ODIO DEL BRANCO /2042


E c’è chi, ipocrita o fariseo - dopo aver deriso, sputtanato, alimentato il coro delle comari del pregiudizio, sputato astio e rabbia, attaccato e sparato a zero su Silvia Romano, sul suo finto o inutile volontariato, sulle sue scelte civili, sulla sua conversione islamica, sul certissimo matrimonio con mandingo, la sua stracerta gravidanza e la sua luna di miele in Kenya, sul suo abito da jihadista terrorista - si permette seraficamente di esprimere tutto il suo disappunto sulle troppe ingiurie e sulla volgarissima violenza verbale, che altri suoi simili hanno vomitato a cascata sul sito della giovane cooperante, poi giustamente chiuso per saturazione di insulti.
Come un pentito di mafia del pettegolezzo e della bieca insinuazione, sorpreso ed indignato, condanna con fermezza pure quella sorta di attentato contro la sua casa a Milano, con il lancio di una bottiglia verso una sua finestra.
Che coerenza, che alto senso di solidarietà, di profonda moralità! Che invidiabile onestà intellettuale, che sublime esempio pedagogico e sociale! Meriterebbe un premio all’antinomia e all’incongruenza.

Nel suo confuso e dissociato diverbio di pensieri estemporanei, l’indignator cortese, offeso nell’onore, si augura (come se fosse la prima volta) che si ritorni ad una sana dialettica, a un’ironia condivisibile, dimenticando per magia la montagna di fango e il troppo vomito che contribuisce a riversare tutti i giorni sul Web. A sua insaputa, in buona fede.
Perché, dal suo pulpito, improvvisamente candido e innocente, ci ammonisce e ci ricorda - soprattutto a noi stupidi buonisti - che è sempre lecito discutere, proporre argomenti di segno opposto, contrapporre sensibilità o visioni alternative del mondo o della vita, ma sempre nel rispetto delle opinioni altrui.
Non è questo che invece accade sui social, non è questo ciò che vediamo e che leggiamo. Post, commenti e tweet, pieni di disprezzo e di malvagità, si moltiplicano senza tregua. Sempre più spesso, si assiste a dei veri e propri linciaggi simbolici, ci si accanisce e ci si scanna reciprocamente, ci si odia e ci si insulta, si incita alla violenza.

È la logica del branco - di cui parla Elias Canetti, premio Nobel per la letteratura - in cui ognuno perde la propria specificità e agisce in maniera irrazionale e incomprensibile. "La determinazione del branco è immutabile e spaventosa e, data la possibilità di esprimersi liberamente, trasforma tutta una serie di persone - che, prese singolarmente, sono magari pure docili e tranquille - in aguzzini incapaci di dialogare e di rendersi conto degli orrori che proferiscono, lapidando senza pietà chiunque si trovi sul proprio cammino.
E poi, dopo aver cosparso odio come incenso e tanta cattiveria a poco prezzo, abdicano al buon senso, a uno straccio di ragionamento e vengono pure a farci la predica.
Da autentici pentiti, ma sempre criminali in falsa buona fede, per non pagare il lordo pizzo della vergogna.
16 maggio 2020 (Alfredo Laurano)

LADISPOLI: UN MARE DI PENOSI COMPLOTTISTI /2041 (Rimosso)

Mi permetto di chiedere agli amministratori (escludendo ovviamente il cospirazionista perfetto De Sena, uno dei massimi invasati, che si spende senza sosta), come possano consentire che questa pagina sia ormai ridotta a un indegno e pericoloso covo di bufalari della peggior specie, che evocano paure e paranoie, che terrorizzano l'opinione pubblica.
E’ diventata una fogna a cielo aperto di complottari e complottisti, plagiati dalle teorie del mistero e dell’occulto, che ogni giorno scrivono post allucinanti e catastrofici, pubblicano video, pseudo dirette e interviste di ambigui e squallidi personaggi, di illustri e sconosciuti, anche in toga da circense, che predicano al vento, svelano verità inaudite e sconvolgenti, sparano cazzate e analisi improbabili, per impressionare e suggestionare il pubblico.
Questi troll catastrofisti e prepotenti, provocatori di razza e di mestiere, scavano nell'animo delle persone in buona fede, fingono di interagire con una comunità virtuale, al solo scopo di irritare i partecipanti, lanciare profezie come novelli Nostradamus, far nascere risse sui social e sobillare la gente.
Questi deliranti complottisti da due soldi istigano alla violenza, alla disobbedienza civile, a non rispettare le misure di contenimento dei contagi. Anzi, affermano che “il virus sarebbe solo un'invenzione, che il virus è una boiata che serve a esercitare una manipolazione di massa, finalizzata a renderci ancora più schiavi del loro regime; che non ci vogliono dire la verità e che, con la scusa della fantomatica pandemia, i poteri forti vogliono sottometterci con un vaccino inutile o mortale, che ci trasformerà in zombie; con il tracciamento elettronico che ci priverà della libertà; con la dittatura del pensiero unico e dell'informazione; che è tutta una farsa per portarci ad una dittatura nazicomunista, che i nazifascisti ci fanno un baffo e ci bombardano di notizie false in TV. Governo di merda".

A questo punto, tutto scade e decade. Ragione e razionalità lasciano spazio e posto alle farneticazioni, al vaneggiamento, alla demenza, all'ebbrezza e alla frenesia di farsi facile profeta, indossando abusivamente le improprie vesti di esegeti di una realtà quasi biblica o dogmatica, ma assolutamente fittizia e immaginaria. Il gruppo non è più l’agorà della polis, ma un letamaio.
E’ facile e premiante, per tali fanatici integralisti (soprattutto donne e qualche disponibile maschio, aggressivo e represso, in cerca di gloria) lanciare accuse indiscriminate, sospetti e insinuazioni, galleggiare nelle paludi del retropensiero, insozzare siti e pagine come questa di fake news che rafforzano teorie cospirazioniste, immerse in un lago di catrame qualunquista.
Finiscono col contagiare, come un altro virus, altrettanto viscido e nocivo, un esercito di persone preoccupate, impaurite, deboli, sbandate ed indecise che cercano risposte, che hanno bisogno di conferme e sicurezze.

Destabilizzano e confondono l'opinione pubblica, la invitano a non rispettare le misure di prevenzione, ridicolizzano la prudenza e i comportamenti a rischio, favoriscono il menefreghismo e la diffusione di contagi, a lungo e faticosamente combattuta e annunciano l'imminente avvento del microchip canino per le persone.
E tanti, confusi e disorientati, non sanno più cosa fare e a cosa credere.
Per questo, quella gente è pericolosa. Non è solo folklore.
Forse è il caso di intervenire, di bannare e cacciare dal gruppo chi lo mina dall’interno, chi lavora contro, chi danneggia l’equilibrio e mette a rischio la buona fede degli iscritti.
17 maggio 2020 (Alfredo Laurano)

sabato 16 maggio 2020

CHE STORIA E’ LA MUSICA /2040


La musica, la passione, la felicità: tutto vissuto, fuso e mixato, come in una storia senza fine, nonostante il pesante fardello della sua terribile malattia, che invece lo ha stroncato a soli 48 anni.
Per ricordare il Maestro Ezio Bosso, ieri sera Rai3 ha riproposto la serata evento di ‘Che storia è la Musica‘ del 9 giugno scorso. Un programma, del tutto nuovo, per armonizzare la cosiddetta musica alta al mezzo televisivo, rendendola fruibile a un pubblico più ampio, anche tra chi l’ha sempre considerata piuttosto inaccessibile.
In repertorio, musiche dello stesso Bosso, di Beethoven e Giuseppe Verdi, attraverso il quale il Maestro, insieme alla sua Orchestra Europa Filarmonica, ha guidato il grande pubblico, in modo semplice e appassionato, a conoscere la musica sinfonica, anche a quelli che non l’avevano mai amata. Basti ricordare la sua splendida e commovente interpretazione a Sanremo di pochi anni fa e la standing ovation che ne seguì.
Non ci si può non commuovere nel sentire ancora la sua musica, il suo talento, il suo contagioso entusiasmo.
Il pianista, compositore e direttore d'orchestra ha continuato a suonare nonostante tutto, dimostrando un coraggio che ha commosso l'Italia intera, perché: “Della musica abbiamo bisogno; la musica produce benessere, è coadiuvante sociale; la musica è terapia per la società, per un mondo migliore; solo la musica ci salva da tanta cattiveria; la musica è una fortuna, è la nostra vera terapia; la musica è una vera magia, non a caso i direttori hanno la bacchetta come i maghi; la musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare. Perché la musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme. Non c’è un futuro senza vicinanza, senza stare insieme. Quello che stiamo vivendo non è normalità, perché, per natura gli uomini hanno bisogno di stare vicini. Il compito della musica, dell’arte, è accompagnare con dolcezza a quella che è la nostra natura”.

Al di là delle sue infinite composizioni ed esecuzioni, questo sfortunato e illuminato artista ha avuto il grande merito di averci aperto gli occhi sul valore e sul significato della vita e della musica. Musica che considerava scambio tra i musicisti e anche con il pubblico, in grado di produrre benessere terapeutico alla società per un mondo migliore. “La musica non è solo un linguaggio ma una trascendenza, che è ciò che ci porta oltre”.

In tanti, in ogni ambito sociale e culturale, hanno espresso dolore e pensieri per la sua scomparsa. "Ezio Bosso è stato una prova vivente di quanto la musica possa rivoluzionare l’esperienza, di quanto possa essere arma potente per affrontare qualsiasi situazione, anche la peggiore delle malattie”. “Un uomo profondo e generoso, un artista esplosivo capace di trasmettere la gioia di suonare e la passione per la musica”. “Una persona straordinaria che, con la sua indomabile carica umana, ha fatto della sua vita un messaggio di speranza e di forza, uno strumento di riscatto e di gratificazione per gli esseri del mondo”.

La musica trasforma il dolore in conforto, ma quel pianista spettinato e dalle lunghe dita, estroso, raffinato, emozionato, commosso, forte e sorridente, conosceva anche l’ironia, che coniugava, quasi giocando, con il suo consueto stile garbato, elegante e colto, a volte canzonatorio: "la malattia non è la mia identità, è più una questione estetica. Ha cambiato i miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto evaporo".
Grazie alla spinta dell’arte e della bellezza, Ezio Bosso non è stato solo un grande musicista, ma una persona immensa, ricca di intelligenza e di umanità, che ha scavato ogni residua energia per ammorbidire con la musica la sua malattia, privarla della sua crudeltà e gioirne anche, per quanto possibile.
"Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono". 
Questa, forse, la sua più grande verità. 16 maggio 2020 (Alfredo Laurano)



lunedì 11 maggio 2020

GENTACCIA E CARTA STRACCIA /2039


“Libero” (quella specie di cartoccio quotidiano di Feltri e Senaldi che si prende in giro sin dal nome, quasi quanto la presuntuosa "Verità" di Belpietro) titola: “Abbiamo liberato un’islamica”.
"Il Giornale” di Sallusti replica e rincara con “Schiaffo all'Italia. Islamica e felice: Silvia l'ingrata. Abbiamo pagato 4 milioni per salvarla, ma la volontaria è tornata con la divisa del nemico jihadista. Quel velo esibito suona come un insulto alle libertà delle donne e dell'Occidente. È come se un internato in un campo di concentramento tedesco fosse tornato a casa, ricevuto con tutti gli onori dal suo presidente del Consiglio, indossando orgogliosamente la divisa dell'esercito nazista".
Siamo veramente al delirio.
Era prevedibile: la gioia per la liberazione di Silvia Romano per alcuni non c’è proprio stata. Non l’hanno festeggiata, non le hanno detto bentornata e abbracciata, per aver provato a cullare un sogno umanitario, a inseguire una piccolissima utopia.
Ma la notizia della sua conversione all'Islam e la tunica che indossava al suo arrivo a Roma, anche per nascondere le ferite, ha scatenato tutto il gregge di fascio-sovranisti che l’hanno riempita di insulti e oscenità tipo: “zoccola terrorista, trombata da tutti e incinta, che sei tornata a fare?” O “schifosa bastarda comunista al servizio dei barbari Jihadisti quanto sei costata allo Stato italiano?
Come scrive Andrea Scanzi, “Un paese normale prende questi nomi, anche di quelli che pure una minima notorietà, li va a prendere a casa e li sbatte in galera per almeno due o tre anni. Tollerare questi toni e questi contenuti, con la scusa che “il web è libero”, è diventato inaccettabile. Oltretutto questi devastati neuronali sono dei casi umani che, se fossero sequestrati, se la farebbero sotto dopo due minuti, perché a tutt’oggi l’esperienza più rischiosa che hanno provato nella vita è stata fare la fila per ottenere per primi un Big Mac. E mi fa vomitare che, in mezzo a questa cloaca massima, ci siano tante donne. Da vomito. Da denuncia, condanna, galera”.

Secondo i soliti ignobili Feltri, Gasparri, Salvini, Meloni, Porro, Facci, Sallusti e compagnia cantando, la questione importante non è una vita salvata e il ritorno di una persona che, per aiutare gli ultimi e i bambini, è stata sequestrata, minacciata, venduta e tenuta prigioniera per un anno e mezzo, a costante rischio di essere ammazzata, ma quanto si è speso per salvarla e del perché si sia convertita all'Islam. Anzi, per il fortemente disturbato Sgarbi, ormai ridotto a patetico pagliaccio, la cooperante va arrestata per concorso esterno in associazione terroristica.
Questa gentaccia, arida ed egoista, non immagina nemmeno chi siano i volontari e cosa li spinga a fare certe rischiosissime scelte di profonda sensibilità, di altruismo, fratellanza e solidarietà. Come quelli di Emergency, come Medici senza Frontiere ecc.
Sanno solo dire: “se l’è cercata! "Ma che cazzo ci va a fare in Africa”.
Ma non arrivano a capire che i volontari come Silvia, e come tanti altri, sono persone splendide che coltivano bontà, carità, pietà e generosità. Non sono eroi, sono persone che acquisiscono un'esperienza sociale e politica di altissimo spessore.
L'avventura che questa coraggiosissima donna ha vissuto va al di là del suo sequestro e della sua vicenda umana.
11 maggio 2020 (Alfredo Laurano)