Come da consolidata tradizione,
qualche giorno sull’altro mare - quello dove sorge il sole - è sempre
necessario. Lo impone soprattutto il cuore e un antico sentimento.
Lungo la costa che va da
Trieste al Canale di Otranto - poi diventa Ionio - si concentra da sempre
l’idea della vacanza, il mito dell’estate, delle ferie. In quasi tutte le
regioni e le città che si affacciano sull’Adriatico si vive un clima gaudente e
festaiolo: si pesca molto, si mangia
molto e molto bene, si beve meglio, si balla e si gioca ad ogni età.
Basti
pensare alla Rimini-Amarcord in chiave felliniana.
Ma si respira e si assapora,
nel contempo, anche il senso e il peso immenso della storia - dove abitano le
nostre radici - attraverso le infinite impronte di un indelebile passato,
lasciate sulle strade del presente e del futuro.
Copiosi capitoli di un epico
volume che raccontano la vita, le opere e i costumi dell’antica Roma, del
Medioevo, del Rinascimento, dell’Ottocento classico e risorgimentale, delle
trasformazioni politico-sociali. Di guerre e condottieri, di poeti e naviganti,
di lotte e di conquiste.
E poi, c’è la magia e il
fascino dell’arte, comunque declinata, e quel profumo intenso di cultura che da
quelle parti è ben diffuso e offerto a vista, a larghe mani, senza alcuna
tirchieria.
Saperi e sapori si fondono in
un processo osmotico spontaneo e si degustano, coi sensi e con la mente, in
ogni luogo, piazza, angolo o cantone. Ovunque, si conserva e si rinnova una
forte tradizione: civile, religiosa, marinara, di folclore….alimentare.
La Romagna “solatia, dolce paese…
del Passator Cortese”, raccontata da Pascoli e Fellini, appunto, la Serenissima Venezia di Vivaldi,
di Goldoni e Marco Polo, la Ravenna bizantina
dei mosaici e di Dante, la sinfonica Pesaro di Rossini, l’immaginifica
Pescara di D’Annunzio e di Flaiano, la soave, idilliaca Recanati (Porto) di
Leopardi.
Quante struggenti suggestioni
sanno infondere questi luoghi, quanti sogni ed impalpabili emozioni sanno
suscitare!
Forme, suoni e colori di
un’Italia stupendamente bella, baciata dal sole e prediletta dagli Dei.
Rocche e castelli, porti e
arenili, liscio e balere, brodetti e bianchetti, piadine e sangiovese, sagre,
fiere, feste e carnevali fanno da splendida scenografia a tanta bellezza ed
armonia.
Come dice un mio caro amico, quando lì ci incontriamo: “è na vita
che se po’ fa!”
L’Adriatico è notoriamente un mare molto pescoso, uno dei più fertili del
Mediterraneo, dove vivono le numerose specie dei pesci di casa nostra. Da
queste acque proviene oltre il 50% dell'intero pescato italiano che finisce sulle
nostre tavole. Le specie più abbondanti sono quelle genericamente denominate
“pesce azzurro”. Sogliole, triglie, canocchie, cefali, cozze, vongole, sardine,
acciughe, sgombri e merluzzi che rappresentano non solo il prezioso patrimonio
del mare, ma anche la base di una straordinaria proposta gastronomica
regionale, diversamente articolata, ma sempre d’eccellenza.
E’ un’altra forma d’arte, dove i profumi e
i colori del mare, sapientemente sciolti e miscelati con quelli della terra,
creano un affresco goloso e seducente cui è impossibile resistere.
Noi, che non andiamo a Ibiza e a Formentera con Belen e i divi del
pallone, né in Sardegna da Silvio a Villa Certosa, né al Billionaire di
Briatore e Santanchè, da trenta-quarant’anni battiamo con piacere quelle zone.
E ne siamo arcicontenti!
Negli anni sessanta, da giovani
focosi, si andava in gruppo a Rimini e a Riccione a rimorchiar tedesche e
bionde svedesoni.
Era un mito, un’avventura,
quasi un obbligo sociale…. agli albori dell’italico machismo!
Poi, è arrivata la famiglia.
Le mie figlie, dalla prima
infanzia alla giovinezza, grazie alla santa nonna romagnola, passavano tre o
quattro mesi estivi a Fano, antica città romana nota come Fanum Fotunae (Tempio
della Fortuna), eretto a testimonianza della battaglia del Metauro del 207 a.c.
Simboli di questa
tranquilla, ricca e composta città, già
colonia Julia Fanestris, sono l’Arco di Augusto - davanti al quale finisce
l’antica via Flaminia, da Roma - e il famoso Carnevale, con i suoi grandi e
variopinti carri allegorici: il più antico d’Italia.
Ovviamente, i loro ricordi e quelli di tutta la famiglia sono
legati a doppio filo a quel luogo intimo e fatato, che amiamo tanto e di cui
tutti abbiamo sempre nostalgia. Per questo ci torniamo, insieme o separati, per
qualche giorno, tutti gli anni.
Con mia moglie, ci sono stato,
infatti, pochi giorni fa.
Il Lido, le larghe spiagge ed
il Bon Bon (rinomato ed elegante caffè-gelateria di Athos che, una volta, era
solo un buco a inizio corso Matteotti), la geometrica Sassonia e i suoi tanti
hotel, i Muraglioni e il vecchio Corso, dove da sempre si passeggia e si fa
shopping, tra gente amabile e gentile.
Al porto, l’antica trattoria
dei pescatori “Dalla Quinta” – un popolare paradiso da gourmet – esalta in un
trionfo quotidiano le risorse di quel mare: zuppe odorose, fritti fragranti e
ineguagliabili spiedini. Assai vicino, invita al peccato di gola anche il
rigenerato ristorante- self service “Pesce Azzurro”, da poco andato a fuoco e
quello di “Maria” che offre, con riserbo e con candore, solo ciò che passa il
mare….
Quella cucina insolentemente
semplice, che nulla concede a mode molecolari e a virtuosismi da chef
pluristellati, appaga la vista, eccita i sensi, inebria i neuroni nelle aree
deputate del cervello, celebra e trascende il piacere.
Una città a misura d’uomo e di turista. Tutto è curato, pulito,
invitante e rinnovato, pur conservando le atmosfere e l’anima di un tempo. Mi
vengono in mente, pensando alla Fano di qualche tempo fa, gli ambienti e le
sensazioni superbamente descritte da Paolo Volponi nel suo “Sipario Ducale”,
ambientato nelle vicine Urbino e Pesaro, con qualche gustoso siparietto anche
in quel di Fano.
Un po’ più a sud, sotto il
verde promontorio del Conero, si estende un tratto di costa che va da Numana a
Porto Recanati, tracciando uno scenario suggestivo che alterna calette, grotte,
scogli e acque cristalline. Nonché, un magnifico, storico entroterra collinare.
Questa è l’altra tappa estiva
che da parecchio tempo frequento con piacere e che, anche quest’anno, ha
preceduto l’altra.
Ma, a dire il vero, non sono
tanto i luoghi lepordiani, il colle dell’Infinito, la santa casa di Loreto, la
terrazza-ristorante di Bebos o il Diavolo del Brodetto alla portorecanatese -
che pur conosco bene - che invocano una mia presenza.
Costume vuole chè lì si consumi
l’annuale rito del gioco delle carte: la tre-sei giorni del Quadri-Quintilatero
(il Tressette a chiamare il compagno), che prevede solo l’intervallo per i
pasti e per il sonno.
E’ una sorta di “full immersion”
a cielo aperto, che coinvolge amici umbro-napoletani in una liturgia fatta di
“venticinque a coppe, “sole”, “solissime”, “chiamate” e luna piena…..
”che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa sorgi la
sera, e vai…” (G.Leopardi)
Assolta la cogente funzione,
con sacrificio, con passione e tanta devozione, per un anno si dimenticano le
carte. (Dichiaro e giuro che non amo i giochi on line!).
Anche questo è un sano
appuntamento proletario che diverte, rilassa, nutre la mente e l’amicizia e
allena anche il cervello: “Fa incontra
la gente”… “aiuta a vive e a distrasse da li guai e dal lavoro” (da “Carte, Cartine, Cartacce! Mi cito un
po’, senza ritegno).
E ce lo offre sempre il mare,
l’altro mare!
Anche se stavolta ci ha aggiunto un po’ di non richiesto
terremoto…..
25 luglio 2013
Alfredo Laurano
…ben
gli parve conveniente propagare i termini del creato, e di maggiormente
adornarlo e distinguerlo… ringrandì la terra d’ogn’intorno, e v’infuse il mare…
(G. Leopardi, Le
Operette Morali)