lunedì 30 marzo 2020

NON CI POSSO CREDERE /2006


Una domanda facile facile: chi fra i tanti maghi, veggenti, fattucchiere, taroccari e ciarlatani vari, che affollano riviste, talk e palinsesti televisivi, aveva previsto la pandemia da Coronavirus? A quanto pare, proprio nessuno. Come sempre.
Possibile che in questo folto esercito di paragnosti e sensitivi che pullulano nell’etere mediatico, che viaggiano sicuri nel variegato mondo del Paranormale - del tutto estraneo alle normali leggi psicofisiche, ma sensibile solo a quello delle percezioni extrasensoriali - non ci sia nemmeno uno straccetto di profeta, casareccio o fai da te, capace di riempire la casella” salute e mali di stagione”?
Stelle, tarocchi e cartomanti, a capodanno, non avevano letto alcuna cosa di questo genere. L’astrologia, che pretende di essere scienza, non aveva predetto nulla di tutto ciò, nemmeno oscillando il pendolino. Solo amori e tradimenti, calcio e scudetto, fortuna e delusioni. Di contagi, epidemie, stragi e quarantene, città e scuole chiuse, blocco di ogni attività pubblica - compreso il campionato - e isolamento per miliardi di persone in tutto il modo, neanche l’ombra da lontano. Anzi nel futuro delle profezie di oracoli e apprezzatissimi indovini.

Ovviamente, meno il solito Nostradamus che ci azzecca sempre ed è buono per tutte le stagioni, per tutte le disgrazie e catastrofi del mondo.
Secondo i teorici del complotto, una delle sue quartine, potrebbe essere un riferimento al Coronavirus. Il passaggio riporta: “La grande peste nella città marittima non cesserà prima che morte sarà vendicata del giusto sangue…”
La provincia di Hubei, però, si trova in una parte della Cina che non ha sbocchi sul mare, quindi è improbabile che Wuhan, primo focolaio del nuovo virus, possa essere la “città marittima” menzionata da Nostradamus. La malattia, tuttavia, è stata rintracciata in un mercato del pesce, che potrebbe essere un libero collegamento alla quartina stessa.
Ma ci vuole davvero molta, molta fantasia per trovare il lontano nesso.
Siamo e ci muoviamo tra miti popolari, che eludono e non svelano la scienza e la vera Storia, dietro i quali le previsioni di Nostradamus vengono grossolanamente distorte, tradotte ambiguamente, sfruttate e creativamente interpretate.
Richiedono un grande senno “del poi” per essere collegate agli eventi che accadono nel mondo, raccontati come un apologo, una favola allegorica o una fiction di successo. Un carico molto più grande di tutto ciò che Michel de Nostredame abbia mai realmente scritto nel 1500.
Per tornare ad oggi e alle mancate previsioni di veggenti autodidatti, non si può ignorare la singolare tesi che arriva da Radio Maria, l'emittente cattolica con share altissimi a livello nazionale. Nelle sue seguitissime prediche, padre Livio Fanzaga, un ultrà della fede che solitamente interpreta messaggi sovrannaturali della Madonna di Medjugorje sostiene che “la pandemia che si è abbattuta sulla umanità è una delle piaghe inviate da Dio sugli uomini per convertirli”.
Come quelle raccontate dal Manzoni, nel 1600, o la peste nera immortalata da Boccaccio nell'alto Medio Evo, o la Spagnola che fece una ecatombe di morti cento anni fa.
Tutti segni, simbolicamente accostati, secondo padre Livio, per convertire l'umanità alla fede e al ritorno del sacro.

Così la raccontano gli ormai ricchi veggenti-imprenditori locali e, sicuramente, Paolo Brosio, in uno dei periodici messaggi, che ricevono in quel di Medjugorje dalla vergine-postina.
Ma Othelma, Branco e Paolo Fox che ne penseranno?
Cominceranno a sentirsi dei falliti emarginati?
30 marzo 2020 (Alfredo Laurano)


INFODEMIA /2005


In parallelo con la drammatica pandemia, che colpisce il mondo, dilaga e cresce una preoccupante ondata di fake news, che alimentano false convinzioni e stupide credenze. Nascono e si moltiplicano sul Web siti farlocchi e fraudolenti che mirano a sorprendere, a catturare la buona fede altrui, a imbrogliare e sbalordire utenti e spettatori, soprattutto nei momenti più drammatici e paurosi - come questo - che di fatto predispongono a una maggiore fiducia e favoriscono l’ingenuità e la credulità. In uno stato di emergenza collettiva, è oltremodo facile approfittare, vergognosamente, dell’allentamento delle resistenze psicologiche e del naturale abbassamento delle difese culturali di ciascuno.
Ne parlavo pochi giorni fa.
Proliferano sui Social e su WhatsApp post e video che inseguono e teorizzano vaghe storie di complottismo e dietrologia, che formulano le ipotesi più assurde e oscure che si possano concepire, che riportano notizie false, o all’apparenza verosimili, ingannevoli e illusorie, che puntano su una emotività fragile e ferita e sulla reazione altalenante di persone provate e spaventate e, pertanto, pronte a credere ad ogni leggenda, più o meno metropolitana, ad ogni baggianata.

E’ la stessa condizione di debolezza psicologica che spinge molta gente a credere a maghi, veggenti, fattucchiere, taroccari e ciarlatani vari, pur di avere una qualsiasi risposta o un riferimento alle proprie angosce esistenziali. Pane, amore, astrologia e, soprattutto, tanta primitiva e distorta fantasia.
Le bufale, meglio note come fake news, sono assai pericolose perché inducono le persone più culturalmente indifese e facilmente influenzabili, a comportamenti socialmente sbagliati, perché suscitano ulteriori paure ingiustificate, perché aumentano la sfiducia nei confronti delle norme e delle Istituzioni, perché istigano alla disobbedienza, al Far West e al menefreghismo. Anche da un punto di vista civico e morale
Tutto questo è reato, è abuso della credulità popolare, che viene scarsamente indagato in tempo di pace, ma deve essere ampiamente perseguito in tempo di guerra, perché in questo momento fa la differenza tra la vita e la morte.
Diffondere false notizie, false speranze, false paure per vendere i propri libri o i propri prodotti è folle e criminale e la magistratura dovrebbe cominciare a colpire e punire con rigore.

Guardate questo video, un vero festival della fregnaccia rozza e universale, fra sedicenti medici e infermieri, che sparano cazzate, che sparano cazzate; fra cure a base di aglio, di vitamina C, di bevande calde; tra farmaci miracolosi o carri armati ed elicotteri disinfestanti. E dove lui, il Coronavirus in persona, creato in laboratorio, ci parla con voce suadente, ci ammonisce, ci fa la predica e condanna a morte l’umanità per i suoi errori: “non sono un nemico, sono un mero messaggero, sono un alleato. Sono la forza che riporterà l’equilibrio. Fermatevi, tacete”. Ipse dixit.



domenica 29 marzo 2020

CI VORREBBE UN ESORCISTA /2004

Anche stavolta, il solito isterico, integralista Antonio Socci ha confermato che odia questo papa e sobilla i cattolici italiani, perché, secondo lui, “Bergoglio non ama gli italiani”.
Ha scelto la missione di combatterlo ad ogni respiro, istigando, aizzando, e suggestionando quelli che pregano e vanno a messa la domenica.
Torna ancora all'attacco di Francesco, anche in occasione della supplica per l'emergenza coronavirus dell'altra sera, venerdì 27 marzo, in una piazza San Pietro deserta, silenziosa e surreale..
Solo lui non ha colto la spiritualità e l’emozione di quel momento straordinario. 
Solo lui, da falso cristiano, non ha riconosciuto quel piccolo uomo bianco e senza ombrello, provato, fragile e indifeso, che saliva a fatica le scale per pregare, benedire e parlare alla città e al mondo. Anzi, lo accusa ancora di finzione e malafede, con evidente astio e malvagità.

"Ovviamente Bergoglio fa tutto senza inginocchiarsi mai: né davanti all'icona della Madonna, né davanti al crocifisso, né davanti al Santissimo", scrive su Twitter fingendo di ignorare i problemi articolari di Francesco."Invece di queste sceneggiate, che celebrano solo la sua gloria terrena avrebbe dovuto fare mea culpa per il rito con la Pachamama che ha profanato la Basilica di San Pietro e riconsacrarla. Dopo tale scempio può arrivare al Cielo la preghiera?"
Insomma, per l'invasato moralista, è un papa, prima eretico, poi responsabile di atti sacrileghi e superstiziosi, commessi l'adorazione idolatrica della dea pagana Madre Terra, divinità venerata dagli Inca e da altri popoli andini.

Qualche giorno fa, aveva anche criticato le misure di sicurezza applicate per il Papa, dopo i contagi di coronavirus in Vaticano. “Bergoglio è terrorizzato dalla paura del Covid. Perciò si è rintanato nella sua stanza e niente più pranzi a mensa. Il pastore ha paura che le pecore lo contagino, aveva scritto il miserabile Socci, che aggiunge: “E’ incredibile, siamo in un tempo scristianizzato e ultralaicizzato, ma dilaga il clericalismo e la papolatria.

Questo povero papa è da sempre sotto attacco - e non solo da parte di quell’abietto bigotto fondamentalista - e qualsiasi evento, anche il più banale, diventa motivo di critica, di aggressione, di biasimo e derisione.
Non piacciono le sue battaglie sociali in favore degli ultimi, degli emarginati, dei diritti dei lavoratori, della tutela dell’ambiente.
Non gradiscono gli impegni per la pace e per il dialogo religioso, con le altre confessioni cristiane e con le altre fedi, compreso l’Islam.
Non accettano neanche che predichi povertà e accoglienza, tolleranza e uguaglianza e che rifiuti di abitare nel lussuoso Palazzo Apostolico, per alloggiare nel modesto pensionato di Casa Santa Marta, al contrario di quello che fanno i potenti e pingui cardinali.
E’ colpevole, secondo l’esaltato terrorista talebano Antonio Socci, di «annacquare e adulterare la fede», rinnegando e ribaltando il Vangelo, e di essersi scagliato contro Salvini quando brandiva il solito rosario, come una spada.
Di contro, l’ipocrita crociato senza croce ostenta tutta la sua purezza cristallina, come un esagitato ossesso, abiurando lui la fede e la dottrina dei cristiani.
Ci vorrebbe un esorcista.
29 marzo 2020 (Alfredo Laurano)

COME LACRIME CHE NON FANNO RUMORE /2003


Uno scenario sinistro ed angosciante, da guerra post atomica, da film dell’orrore o estrapolato da una nefasta storia di fantascienza.
Una grande piazza, che ha perso milioni di fedeli e di turisti da tutto il pianeta, immersa nel vuoto, nel buio e in un silenzio spaventoso e muto, con l’asfalto bagnato che riflette la sottile pioggia, come in un triste pianto collettivo. Discreto e riservato, come le lacrime che non fanno rumore.
E in quella inconsueta e nuda piazza, che sembra un gigantesco set, un piccolo uomo bianco e senza ombrello, provato, fragile e indifeso, sale a fatica le scale per pregare, benedire e parlare alla città e al mondo. Come sottofondo sonoro in quella irreale inquadratura, tristemente suggestiva, solo le gocce battenti del timido piovasco e il verso dei gabbiani.
Una realtà concreta che volge e si trasforma in una dimensione astratta, quasi fiabesca.
Si rivolge al Crocifisso miracoloso, invocando l’aiuto di Dio:
"Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante e ci siamo ritrovati impauriti e smarriti, presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, tutti chiamati a remare insieme. Non lasciarci in balia della tempesta!
Al di là del rito sacro e della preghiera, della distinzione fra laici e credenti, tra bigotti, indifferenti e integralisti, abbiamo vissuto un momento storico da brividi.
Abbiamo letto una pagina, carica di intenso pathos collettivo e di spiritualità, che finirà nei libri di storia e che ci farà commuovere quando la ricorderemo o quando qualcuno la racconterà.
Un uomo solo, detto Francesco, in quel largo spazio, livido e spettrale. Il suo messaggio ha squarciato quel plumbeo silenzio. E’ stato talmente forte e solenne, che ha toccato ogni cielo sopra di noi e di tutti gli uomini, credenti o no.
Una grande emozione in un momento tragico, di paura e sofferenza.
Tutta l'umanità si è sentita unita in una dimenticata fratellanza, in un grande e muto abbraccio, testimone della nostra debolezza, della nostra caducità.
28 marzo 2020 (Alfredo Laurano)




COME FARE LA SPESA


https://www.facebook.com/Curioctopus.it/videos/240298533789939/UzpfSTEwMDAwMDQ2NTUxODI5ODo0MjQ0MDY0NDQ1NjE5MDMx/

venerdì 27 marzo 2020

INUTILI IDIOTI /2002

Lo dico e lo scrivo, convintamente, da sempre da sempre. Ora lo pensano e lo affermano in tanti. 
Nascono e si moltiplicano sul Web siti farlocchi e fraudolenti che mirano a sorprendere la buona fede altrui, a imbrogliare e sbalordire il prossimo, soprattutto nei momenti più drammatici e paurosi, che di fatto predispongono a una maggiore fiducia e favoriscono l’ingenuità e la credulità. In uno stato di emergenza collettiva, è oltremodo facile approfittare, vergognosamente, dell’allentamento delle resistenze psicologiche e del naturale abbassamento delle difese culturali di ciascuno.
Dilagano post e video che inseguono e teorizzano vaghe storie di complottismo e dietrologia, che formulano le ipotesi più assurde e oscure che si possano concepire, che riportano notizie false o verosimili, ingannevoli e illusorie, che puntano su una emotività fragile e ferita e su una reazione altalenante delle persone.
Le bufale, meglio note come fake news, sono pericolose perché inducono molti, anche da un punto di vista morale, a comportamenti socialmente sbagliati, perché alimentano ulteriori paure ingiustificate, perché aumentano la sfiducia nei confronti delle norme e delle Istituzioni, perché istigano alla disobbedienza, al Far West e al menefreghismo.
Tutto questo è reato, è abuso della credulità popolare, che viene scarsamente indagato in tempo di pace, ma deve essere ampiamente perseguito in tempo di guerra, perché in questo momento fa la differenza tra la vita e la morte.
Diffondere false notizie, false speranze, false paure per vendere i propri libri o i propri prodotti è criminale e la magistratura dovrebbe cominciare a colpire e punire con rigore.
Accanto a tutto ciò, sfila in ignobile parata, un’altra vistosa categoria di inutili idioti: altri poveretti, disadattati e altrettanto pericolosi; altra gente, senza speranza, che non capisce, non conosce il dialogo e il confronto, che minimizza e contraddice tutto e tutti per definizione e per partito preso. In ogni circostanza, anche la più drammatica. Come i provvedimenti urgenti dell’esecutivo, dettati dall’esigenza di tutelare la salute pubblica, che vengono criticati e disattesi per noncuranza, indifferenza o incapacità di comprendere la gravità del momento.
Perché contrapporsi a prescindere è anche un modo per ottenere un grammo di attenzione e visibilità, per suscitare ammirazione e sentirsi importanti e vivi.
Ma quello che a molti imbecilli può sembrare uno spiccato spirito polemico, in realtà rivela una mascherata forma di aggressività e tanto represso rancore. E’ uno squallido modo per raccattare un’identità che non si ha, per fare sciacallaggio viscido e amorale.
Sono gli effetti collaterali della libertà di parola, che non può avere un limite, ma non deve nemmeno superare la soglia del rispetto e del cattivo gusto.
Anche se, purtroppo, il diritto alla stupidità è la base di tutte le democrazie moderne.
27 marzo 2020 (Alfredo Laurano)

SORGE SPONTANEA LA DOMANDA /2001

Tra le mille domande che tutti ci facciamo, ce ne sono alcune che non possiamo eludere. Che ci inquietano e ci tormentano più di altre, che non trovano risposte certe, ma nemmeno vaghe e approssimative, anche tra insigni esperti, virologi, infettivologi, epidemiologi: nessuno è in grado di esprimere un parere chiaro e certo.
- Perché, a febbraio, dopo i primi casi di infezione a Codugno e nel lodigiano, (ricordiamo che dieci comuni, per una popolazione di 50.000 persone, sono stati posti in totale quarantena, come quelli in Veneto, a Vo Euganeo e ospedale di Schiavonia, dove è stato eseguito il tampone a tutti i 3000 abitanti del paese, con l’isolamento dei soggetti infettati, misura efficacissima che ha fatto scendere drasticamente il numero dei malati, nel giro di 7-10 giorni), l’infezione si è spostata e sviluppata a Milano e soprattutto nel Bergamasco e nel Bresciano, dove l’altissimo numero di contagiati, ricoverati e deceduti hanno collassato le strutture ospedaliere, le terapie intensive e il personale medico infermieristico, all’estremo limite della sopportazione, prima di scoppiare?

Perché il virus colpisce in maniera così diversa e indiscriminata, a prescindere da sesso, età e comorbilità (coesistenza di più patologie in uno stesso individuo, per lo più anziano)?
Perché alcuni sviluppano sintomi evidenti e altri no? Perché alcuni muoiono in quattro giorni (anche giovani e senza altre malattie) e qualcuno nemmeno si accorge di essere infettato?
I malati possono avere nessun disturbo o appena lievi e somiglianti ad un raffreddore. La grande maggioranza delle persone che si infettano - tra il 50 e il 75% - è completamente asintomatica, ma rappresenta comunque una incredibile fonte di contagio, visto che nessuno le teme o le isola.
Questo è particolarmente vero per categorie come i medici e gli infermieri che, essendo esposti al virus, sviluppano frequentemente un’infezione asintomatica, continuando a veicolarla tra loro e ai loro pazienti. Gli ospedali possono diventare zone ad alto rischio, in cui nessun affetto è isolato.
Coloro che invece presentano febbre, tosse e sintomi respiratori dovrebbero comunque essere posti in isolamento (come chi vi è stato in contatto) o portati in ospedale.

Ma tutto ciò non accade. Il modello Vo Euganeo non si può esportare in tutta Italia. Non si possono fare sessanta milioni di tamponi, ci vorrebbe un anno. E le scorte di tamponi e reagenti, per giunta, stanno finendo.
 Sarebbe, invece, assolutamente essenziale estendere i tamponi alla maggior parte della popolazione, in particolare alle categorie a rischio - cioè esposti a contatti multipli - come appunto il personale ospedaliero (da salvaguardare e preservare in primis), le forze di polizia, i trasportatori, i fattorini, gli sportellisti, i cassieri e tutti i lavoratori costretti ad avere molti contatti inter-personali. Nonché a tutti coloro che hanno una elevata probabilità di trasmettere il virus, specialmente se vivono in comunità chiuse e con contatti molteplici e ravvicinati.
Alla prima domanda, forse, una certa risposta c’è o si può ragionevolmente ipotizzare.
Potrebbe essere stata Atalanta-Valencia, la cosiddetta "partita zero" di Champions League, del 19 febbraio scorso a San Siro, a scatenare il contagio, ad innescare l'emergenza in Lombardia e, successivamente, anche in Spagna. 45mila tifosi, tra italiani e iberici, hanno affollato le tribune del Meazza per quella storica partita.
Quella che doveva essere una grande festa per i tifosi orobici si è probabilmente trasformata nell'innesco di una bomba letale.
Tutto è cominciato sulla Metro che ha portato quelle folle a San Siro, tutti accatastati e stretti uno sull'altro. Tra loro, probabilmente, qualcuno contagiato dal Covid-19, che aveva già fatto la sua comparsa nel regione valenciana,
Poi, all'uscita dalla Metro intasata, gli scambi di gagliardetto, le foto ricordo in gruppo, E, soprattutto, molti che si passavano la stessa lattina di birra, accomunati dal brindisi ad una serata storica che, poche settimane più tardi, sarebbe diventata solo un incubo.
Per molte vittime del Coronavirus, come scrive Mariano Maugeri, la partita di ritorno contro il Valencia del 10 marzo vinta 4 a 3 dagli atalantini è stata l’ultima immagine felice della loro vita, prima di consegnare l’anima a Dio.
26 marzo 2001 (Alfredo Laurano)

UN FENOMENO DA BARACCONE /2000


E’ incredibile. Ancora lui, ancora una volta.
Non è bastato ad oscurarlo lo scandaloso video pubblicato dal folle Vittorio Sgarbi, una decina di giorni fa, nel quale, con il suo aulico linguaggio da caserma, minimizzava la drammatica epidemia in corso e derideva medici e scienziati - “Ma chi cazzo è Burioni? Ma chi cazzo è Pregliasco? Che cazzo hanno fatto nella loro vita? Il virologo? E quale virus hanno scoperto? Il virus del buco del culo'' - invitando poi la popolazione a una sorta di disobbedienza civile. “Non credo al coronavirus, non c'è un cazzo. Mandateli a fare in culo, alzatevi, andate in giro, andate a Codogno''.
Questo, in estrema sintesi, il suo delirio, per il quale è stato giustamente denunciato dai due scienziati, oltre ad essere attaccato e insultato in tutti i modi, a cominciare dal sottoscritto, da una folla inferocita e offesa, da tanta inaudita imbecillità e tracotanza.

Vista la mal parata e il rischio di essere virtualmente linciato, lo sciacallo parolaio, in onda su ogni pulpito mediale, aveva già cercato di rimediare con un secondo video, più morbido e meno isterico, perché, spiegava lui stesso, quello precedente “sarebbe stato percepito negativamente”. E si, lo abbiamo tutti mal interpretato, non abbiamo apprezzato la sua buona fede e le sue inoppugnabili verità!
In realtà, il paraculo critico da tre soldi si era reso conto di aver scatenato un terremoto nell’opinione pubblica, già assai provata dalla situazione, ma, anche di aver provocato una vistosa frana sul piano sociale e politico, visto che quasi tutti - partiti e schifati cittadini - ne chiedevano la rimozione dagli incarichi che ancora ricopre (un film già visto più volte in passato) e dal ruolo di presidente del Museo di Arte contemporanea di Trento e Rovereto.

No, come dicevo, non sono bastate quelle ignobili affermazioni e la pezza che vi ha aggiunto, per condannarlo all’ostracismo e sottrarlo definitivamente, alla pazienza degli italiani. Visto anche tutto quello che, da trent’anni a questa parte, lo Sgarbi ha saputo partorire dalla sua mente deviata, in qualità di urlante fenomeno da baraccone – come l’orso ammaestrato o la donna cannone – cercato ed esibito in ogni circo televisivo, per fare cassa.
Come se nulla fosse, ci ha pensato il gladiatore Massimo Giletti a riabilitarlo (e ieri sera anche la iper-garantista Barbara Palombelli), ad offrirgli una ennesima sponda di salvataggio. E lo ha invitato, domenica scorsa, nella sua pittoresca Arena, dove era ospite in collegamento anche il virologo Fabrizio Pregliasco.
Inizialmente, l’istrionico buffone si è difeso, confusamente e contraddicendosi più volte, proponendo l’Avigan - un farmaco molto discusso, usato dal Giappone, che, in un video appena pubblicato, viene elogiato per gli “effetti miracolosi” che avrebbe contro il Covid19 - e accusando i medici italiani di averlo nascosto per scopi oscuri.
Poi, con toni sempre più accesi, ha attaccato Pregliasco, tacciandolo di incapacità e malafede.
Il virologo dapprima ha cercato di rispondergli con le evidenze scientifiche, “lo conosciamo da tempo quel farmaco e stiamo valutando gli effetti di cui non abbiamo ancora garanzie”, ma poi, vedendo che il suo interlocutore continuava ad insultare, è passato all’attacco.
E così, quando è stato provocato per la polemica con la collega Gismondo, è sbottato: “Stanno morendo delle persone e ne moriranno ancora, proprio per le sue stupidissime considerazioni. Lei è incredibile, è un incosciente, non devono farla parlare”.
“Le persone muoiono perché nessuno le ha curate, non le avete curate”, è stata la replica del tarantolato tuttologo da circo.
Al che, Pregliasco, con un significativo sorriso di disprezzo e compatimento, ha chiuso la questione definendolo un “irresponsabile”.

Che altro deve fare questo pericoloso mestierante, un attentato, una strage, uno stupro su minore, per essere cacciato dalla società civile?
Perché continuate a chiamarlo questo ossesso, a dargli spazio per istigare alla rivolta, a farlo pontificare per provocare e disorientare il pubblico? 
Oggi, caduto in disgrazia e ormai al tramonto, è ancora più nocivo e deleterio.
Sono disgustato.
24 marzo 2020 (Alfredo Laurano)

QUANDO ERAVAMO UMANI /1999

In pochi giorni, il coronavirus, oltre agli effetti drammatici e devastanti della sua diffusione, ha cambiato la nostra visione del mondo. E, prima ancora, della realtà intorno a noi.
Ha ridefinito la nostra percezione del tempo e i ritmi della nostra esistenza.
Ha già destabilizzato il nostro equilibrio psicologico, demolito ogni sicurezza e messo a nudo la nostra precarietà, la nostra invincibile potenza di cartone.
Ha già sovvertito la nostra insolente superbia, impoverito la nostra protervia, delegittimato ogni forma di arroganza e tracotanza, alla marchese del Grillo del terzo millennio. Nessuno, ora, si sente più degli altri, o superiore, o indifferente e più sicuro. Meno, i soliti imbecilli che, di diritto, entrano nella conta.
Ha già travolto le nostre abitudini, i nostri orari, i nostri riferimenti sociali, di lavoro e anche affettivi. Il domani ci appare scuro, incerto, sospeso sulle nostre teste.
L'unica certezza è che questo tempo senza tempo durerà a lungo.

Occorre uno spropositato impegno per affrontare questa incredibile, inimmaginabile emergenza, facendo ogni giorno del nostro meglio, adattandoci, sostenendoci reciprocamente, anche con un gesto o una parola, lamentandoci meno e alzando il livello di energia e pazienza.
Ci vuole molto realismo perché la situazione è assai più che seria, ma prepariamoci a quando questa situazione finirà, se finirà.
Come diceva un mio amico, la prima cosa da fare sarà uscire di casa e chiedere al vicino se sta bene, se ha bisogno di qualcosa. Potremo goderci la primavera, uscire in bicicletta e respirare le nostre città, in cui l'isolamento forzato ha abbassato i livelli di inquinamento.
Dopo giorni e settimane di soli rapporti digitali, avremo la nausea del virtuale e la voglia di stare insieme. Di toccarci, di abbracciarci, di baciarci e stringerci le mani.
Di tornare finalmente a essere più sociali e meno social. Più solidali e meno indifferenti.
Come accadeva tanto tempo fa! Per un nuovo umanesimo, un’inedita spiritualità, un inconsueto, dimenticato, francescanesimo.
Vero, verissimo, magari!
Lo diciamo e lo speriamo tutti, adesso, perché siamo disperati, perché siamo sommersi nell'epidemia, perché non sappiamo che fine faremo, perché riusciamo ad apprezzare le cose quando ci mancano o le abbiamo perdute. Come la libertà, l'umanità, gli affetti, i piaceri, la bellezza, la leggerezza dell'essere contrapposta all'odio, al rancore e all'egoismo dell’avere.

E che sarà dell’inevitabile crollo dell’economia, della produzione, del turismo, dei consumi e del mercato, nei confronti di ogni singolo Paese? Come inciderà nel mondo del lavoro? Come si rifletterà su chi, non lavorando più (salvo la cassa integrazione e chissà per quanto) ha perso il reddito e l’attività e, tra un po', perdurando l’emergenza, non saprà come comprarsi da mangiare e mantenere una famiglia?
Lo Stato dovrà farsi carico pesantemente, se vorrà evitare il panico, le rapine, la rivolta popolare e la guerra civile. Non a caso, i lungimiranti yankee americani fanno già la fila davanti alle armerie.
Anche perché, per dare modo ai governi di combattere l’’epidemia, la Commissione Europea, per la prima volta nella storia, ha sospeso le regole del Patto di Stabilità, cioè l'accordo sottoscritto dai Paesi dell'Unione, per cui ogni Stato è tenuto a rispettare una serie di vincoli nelle politiche di bilancio, a partire dal deficit pubblico, che non deve superare il 3% del Pil.
Questo significa che i governi possono immettere nella loro economia tutto quello di cui hanno bisogno.
E dovranno sbrigarsi a farlo.
23.3.2020 (Alfredo Laurano)

domenica 22 marzo 2020

RINCHIUSI

...E magari qualcuno, come già appurato in altri momenti della cronaca quotidiana, non sa ancora chi fosse Anna Frank.
Sicuramente, però, conosce quelli del Grande Fratello, altrettanto rinchiusi, ma solo per scelta propria e per denaro, in una specie di squallido bordello-manicomio, con tutti gli agi e le comodità.
E senza i nazisti intorno o dietro la porta del reality della vergogna, ancora in onda nonostante l'emergenza virus.
Solo telecamere, esibizionismo e pubblicità. (A. La.)

LAICA CLAUSURA /1996


Tutti ai domiciliari. Che fare, oltre a sentire le notizie dei Tg, a seguire i talk e gli Speciali a tutte le ore, a sconvolgerci quotidianamente con i bollettini macabri della Protezione Civile, che ci aggiornano sui troppi morti e feriti della guerra?
Intanto, tutti speriamo di non essere, prima o poi, fra quei numeri spaventosi, che ci danno ansia e ci gettano nel panico.
Poi pensiamo con terrore che il già scarso personale sanitario (medici, rianimatori, infermieri, tecnici, autisti d’ambulanza e altri) possa ulteriormente contaminarsi, essere isolato - se non peggio, come già purtroppo successo – ed essere sottratto, non per propria volontà, al duro sacrificio, al fronte. Sono l’unica speranza di un intero popolo, anzi, ormai, di tutti i popoli infettati.
Immaginiamo cosa ciò significherebbe? Meglio non pensarci.
Vanno e vengono tutti gli altri pensieri, ricorrenti e tristi, che scriviamo, scambiamo o interpretiamo, dialogando virtualmente con qualcuno, al telefono, sui Social, su Skype o su Whatsapp. E ci danno un altro po’ di depressione, insieme a un calcio all’ottimismo.

Molti hanno la fortuna o il privilegio dello Smart Working, che aiuta a dare un senso alla giornata. Mia figlia, per esempio, lavora più di prima, facendo lezione in tele conferenza, sia all’Università statale La Sapienza, sia a quella privata, sia a un’altra azienda che si occupa di merci.
Molti si sentono in gabbia, costretti ed annoiati, smaniano e cercano qualsiasi tentativo di pur fittizia evasione: e allora la spesa alimentare in lunghe file, il cane, il giro del palazzo. Intorno, le città e i luoghi ormai deserti, privi di traffico, con pochi passanti che si aggirano dubbiosi e spauriti, spesso con una mascherina di fortuna. C’è un che di spettrale e postatomico, in una Italia chiusa per coronavirus. E’ assordante quell’innaturale silenzio, da coprifuoco in tempi di guerra.
C’è chi (e sono tanti), ha il problema dei bambini piccoli che chiedono di uscire e di giocare fuori, con compagni ed amichetti. Difficile spiegare perché no, distrarli, rimandare, coinvolgerli in storie e attività manuali (disegni, costruzioni e cartoni animati alla TV). Soprattutto quando gli spazi sono esigui, senza un balcone o un minuscolo giardino. Sono tantissime le famiglie numerose che vivono in case di pochi metri quadri. Quante mamme e padri, già provati, scoppiano di fronte al pianto o a un capriccio, che si fa sempre più insistente, estenuante, che non si sa come calmare? E’ facile perdere l’equilibrio, perdere il controllo, dare di testa.
E a tutti i nonni mancano i nipoti. I loro affetti sono congelati e accrescono la solitudine e il disagio esistenziale.
Anche la convivenza è messa a dura prova, tra nevrosi, ansia e nervi a fior di pelle.
Alcuni si rifugiano in cucina, preparano da mangiare, secondo ricette semplici e con ingredienti razionati, per non finire presto le minime scorte in dispensa e frigo.
Altri sono maledettamente soli. Soffrono da soli. Non possono condividere inquietudine e paure. E non parlano nemmeno con se stessi.

E siamo solo a 10-12 giorni dall’inizio della clausura. Quanto potremo resistere o rispondere con adeguata resilienza?
Dopo, non oso immaginare cosa accadrà. Chissà perché gli americani fanno la fila davanti alle armerie, più che agli ingressi dei supermercati!
Ah! Oggi è domenica, ma è come lunedì o martedì. Nemmeno i giorni hanno più senso e distinzione. Non sono più feriali o più festivi.
Anche se ho appeno udito suonare le campane.
22 marzo 2020 (Alfredo Laurano)



PRENDIAMO ESEMPIO /1995

Paolo Cannavaro, ex calciatore del Napoli, che vive a 1000 km. da Wuhan, ha detto che in Cina quando arrivi in Aeroporto ci sono 4 controlli da superare tra medici che ti misurano la febbre, poliziotti che ti chiedono tutti i posti in cui sei stato e personale sanitario che ti fa altre mille domande.
Ha detto che in Cina DEVI utilizzare un'applicazione tipo WhatsApp, in cui controllano tramite GPS se vai davvero a casa e se davvero ci resti per 14 giorni in quarantena.
Durante la quarantena, per il cibo, sempre su quella applicazione, puoi ordinare quello che vuoi nei ristoranti sotto casa che te lo consegnano in pacchetti sterilizzati e disinfettati. Dopo i medici, sono diventati eroi i fattorini che, sempre tramite quell’applicazione, portano la spesa a casa a tutti.
In Italia ti metti in fila a fare la spesa al supermercato, dal fruttivendolo, dal negozio di detersivi e in farmacia, toccando soldi, buste, confezioni, pacchi, superfici. Uno addosso all'altro.
In Cina, il portiere del Condominio ti misura la febbre quando entri ed esci. Sempre. E la polizia ti fornisce un termometro, il disinfettante per le mani e le mascherine. E in ascensore cambiano la pellicola vicino ai tasti ogni 24 ore.
Il governo ha obbligato tutte le fabbriche, anche a quelle che producono Automobili, a fare le mascherine. Stesso il Governo poi le distribuisce a farmacie, negozi e ospedali. Se un farmacista aggiunge 10 centesimi sul costo di vendita delle mascherine rispetto al prezzo imposto, viene arrestato, paga una multa e perde la licenza.
Negozi e condomini hanno termo-scanner, ci sono igienizzanti per le mani ovunque, la mascherina è obbligatoria, tutto viene sanificato quotidianamente, i pacchi postali vengono consegnati evitando ogni contatto.
In Cina durante la lotta al Coronavirus, le autostrade erano gratis per evitare contatti con monete e macchinari. E chi è a casa riceve lo stipendio dallo Stato. Per i medici invece spese, mutui e fitti bloccati fino a dicembre 2020.
Se sei costretto in Quarantena devi misurare due volte al giorno la febbre e comunicare la temperatura sempre su quella famosa applicazione.
Durante il coprifuoco non puoi uscire. Non c'è bisogno della Polizia. Se trasgredisci ti trovano comunque con l'applicazione. E sei in galera.
In Italia puoi portare l'autocertificazione e dire quello che vuoi.

Sarebbe però sciocco pensare che il Governo cinese abbia imposto e che i cittadini abbiano eseguito: no, qui i Governo ha individuato la via per uscirne e il popolo ha fatto sua questa strategia e ciò ha permesso di arrivare a un numero di contagi irrisorio.
Si tratta di rispetto, non di paura, e ora i cinesi vedono la luce in fondo al tunnel.
In Cina ci hanno messo 58 giorni per battere il Coronavirus.
Anzi stanno ancora combattendo.


GUARDATE, SENTITE...

Commovente solidarietà. Provate a trattenere le lacrime...
www.youtube.com/watch?v=xyDk9hEeinE&feature=share&fbclid=IwAR1Qnze377UmGBd4i_HvWjMhT_P07NU42y6nbx73068eOwysJHTM7vQCEZ0

NON APRITE LA PORTA /1994


Da ieri, nel mio quartiere, ma presumo in tutta la città, hanno cominciato a girare auto della Polizia municipale che, dagli altoparlanti, diffondono l’invito perentorio a non uscire. Molti sono rimasti sorpresi e spaventati e hanno cominciato a replicare sui Social.
Aumenta il clima bellico che ormai respiriamo da parecchi giorni. Ma, come ripetutamente detto, non abbiamo alternative, perché non abbiamo cure o vaccini per combattere il micidiale virus.
L’epidemia in Italia e nel resto del mondo di Covid-19, prosegue a oltranza. In Italia i contagiati sono oltre 30mila e le vittime nel nostro Paese hanno superato quelle cinesi: siamo il Paese con più morti al mondo. Ogni giorno la Protezione Civile diramo un bollettino di guerra.
In Lombardia le strutture ospedaliere non ce la fanno più. Si stanno allestendo nuovi spazi e ospedali da campo, ma manca pure il personale medico e paramedico e alcuni cimiteri sono pieni. L’Italia è il paese che per primo in Occidente ha messo in campo misure straordinarie, decidendo la chiusura di tutti gli esercizi commerciali non essenziali e chiedendo alla popolazione di limitare gli spostamenti. Un modello che stanno iniziando a imitare in tutto il mondo, anche e in Inghilterra fanno ancora concerti enormi, raduni e maratone. Incredibile follia da immunità di gregge.
Ma tutto ciò non basta.
"Bisogna fermare tutte le attività economiche, tutti devono stare a casa, tutti devono dare il loro contributo": ammonisce in conferenza stampa il vicepresidente della Croce Rossa cinese - che ha gestito l’emergenza a Wuhan - a poche ore dal suo arrivo a Milano. "Qui non avete misure abbastanza severe", "c'è gente in strada, i trasporti pubblici funzionano, avete persone negli hotel, non mettete le maschere. A Wuhan gli ospedali hanno potuto iniziare a trattare i pazienti e ridurre il numero dei malati un mese dopo aver adottato il blocco completo. Se vengono aumentate le misure di quarantena è più facile trovare le persone esposte che possono avere un trattamento migliore".

Anche Massimo Galli, primario al Sacco di Milano è molto preoccupato: “con i numeri dell’epidemia sempre più alti, si vede troppa gente in giro per la città e non vorrei che ci trovassimo i morti nelle case”.
Tutto ciò e innegabilmente vero. Ci sono troppe persone in giro: chi va al lavoro ed è costretto ad usare mezzi pubblici, come metro, autobus e treni sempre affollati; chi trasporta merci di prima necessità (alimentari) o prodotti vari (Amazon); chi fa consegne a domicilio di pacchi, medicinali e viveri; chi lavora nei supermercati, dove - dicono alcune cassiere esauste - “qualcuno ci viene pure due volte al giorno, pur di uscire, o per comprare il pane quotidiano, sempre fresco, o mezz’etto di prosciutto”; chi si riscopre atleta, runner o maratoneta, anche se prima si stravaccava solo sul divano; chi piscia il cane dieci volte al giorno e lo condivide fra tutti i familiari; chi si inventa le scuse più assurde pur di andare in giro a cazzeggiare. 
Tutti comportamenti a rischio, tutte occasioni di possibile contagio. Soprattutto per chi è costretto a lavorare al pubblico.

Nella sola Lombardia, c’è ancora un 40% di movimenti, desunti dal cambio di celle telefoniche per spostamenti di varia distanza. C’è chi si muove per andare al lavoro, ma anche chi per motivi superflui.
Sono 52mila gli italiani sorpresi a spasso senza un motivo valido.
Dalla Toscana alla Campania, sono già diverse le amministrazioni che hanno dotato la polizia di droni per avvistare gli assembramenti di persone, nei parchi, nelle piazze, e persino al mare.
Le denunce fioccano in ogni angolo d’Italia per comportamenti intollerabili. Dodici incoscienti fermati dai carabinieri durante un picnic in un parco di Napoli, con tanto di sedie e tavolini. “Avevamo bisogno di prendere un po’ d’aria”, la loro giustificazione ai militari. In cinque, invece, sono stati sanzionati per aver tenuto aperto il negozio di parrucchiere a Bologna. Sempre a Bologna, un gruppo di ragazzi è stato denunciato dopo essere uscito di casa per andare a fare una partita di pallone fra amici. Sanzione anche ad un pensionato che stava assistendo al match.

Tra i denunciati ci sono anche 113 titolari di esercizi commerciali mentre 35 sono le persone denunciate per aver indicato nell’autocertificazione motivi falsi per gli spostamenti
C’è chi non poteva fare a meno di giocare la schedina, chi aveva appuntamento con la fidanzata, chi doveva comprare sigarette e cibo per i suoi animali, chi è stato cacciato di casa. Chi, “se non faccio due passi non prendo sonno” o “mi si è appena rotto il telefonino.
Per non parlare di quanto è successo a Catania, dove la squadra mobile ha identificato e denunciato l'autore del video diffuso sui Social, che aveva fatto indignare la città, in cui si vedeva una massa di imbecilli sostare tranquillamente davanti a una panineria nello storico rione San Cristoforo, fregandosi delle norme del Dpcm, per loro "inesistente". "Abbiamo sconfitto il virus, Conte ci fa un baffo".

Insomma, troppi idioti italici in giro a far danni incalcolabili.
Troppi ignoranti, incapaci, inetti e irresponsabili che rischiano di vanificare l’opera encomiabile, la dedizione, la generosità e l’abnegazione di chi combatte in prima linea e il sacrificio di tutti gli altri cittadini, provati, attoniti e sconvolti.
Non vi basta vedere le persone morire, a centinaia ogni giorno e in solitudine, negli ospedali o intubate perché non riescono a respirare? O fate finta di non sapere o pensate che non toccherà a voi?
La responsabilità di tutti è fondamentale, categorica e inderogabile.
State a casa coglioni deficienti e sottosviluppati. Anche voi avrete una famiglia, nonni, genitori, figli e parenti vari che vorrebbero campare.
Ricordate, minus habens, che ogni volta che uscite di casa, aprite la porta al Virus.