lunedì 31 ottobre 2016

INCUBO SISMICO

 Ansia, paura, trepidazione, distruzione. Dall’epicentro alla periferia del sisma, dal nord al sud, dalle valli ai monti: tutta l’Italia è sconvolta e disorientata.
Chi ha vissuto da dentro e da vicino questa nuova forte scossa, chi ha visto crollare accanto a sé un edificio, chi si è trovato immerso in una nuvola di polvere e calcinacci, chi ha visto spaccarsi strade e pezzi di montagna, resterà per sempre traumatizzato, anche se si è salvato e ha “solo” perso la sua casa o la sua attività.

Mi son tornate in mente certe paure provate da bambino, quando mi capitava di guardare uno spaventoso film, con feroci, enormi mostri e dinosauri, dove la terra o l’asfalto si apriva e inghiottiva, voracemente, persone, cose e animali.
Quelle sensazioni di panico me le portavo appresso e turbavano i miei sonni di fanciullo.
Una banale riflessione: e se questa lunga e intensa scossa di ieri mattina alle 7,40 si fosse verificata di notte, come quella del 24 agosto o dell’Aquila o di tanti altri terremoti?
Oltre ai crolli, alle devastazioni, alle spaccature di montagne, alla cancellazione di borghi e paesi, ai tanti feriti, alle migliaia di sfollati, quanti morti e vittime avremmo contato e pianto? Quanto e per quanti giorni si sarebbe scavato a mani nude tra le macerie per salvare vite umane o recuperare corpi?

Ora si parla di contagio sismico, come fosse un virus, un’infezione, un’epidemia.
Secondo gli esperti, si verificano processi di propagazione laterale della sismicità (contagio), relativamente frequenti, già osservati in altre aree sismiche della Terra, come per esempio in Turchia, California e Haiti.
Questo fenomeno sta coinvolgendo l’Appennino centrale in questi mesi. Il terremoto si è spostato da Amatrice verso nord, nell’area di Visso e Ussita, e da questi luoghi oggi nuovamente verso sud nell’area di Norcia, dove il terremoto di Amatrice di agosto si era arrestato.
Gli intervalli di tempo, tra un terremoto forte ed una altro forte adiacente, possono essere di anni o decine di anni, ma anche giorni o mesi come sta accadendo oggi.
Purtroppo non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi.

Va però detto che se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall’altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti, ma non fortissimi.
Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della faglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo superiore.
Per darci un po’ di coraggio, e per tranquillizzarci un po’, il direttore del Cnr ci informa che l'incognita ora è il futuro: "Non possiamo escludere nuove scosse, anche più forti di quest'ultima. Non conosciamo la quantità di energia che ancora è accumulata su queste faglie perché l'epicentro del sisma è a 10 chilometri sotto terra".

Non ci resta che piangere o pregare in piazza, come hanno fatto ieri a Norcia, dopo il crollo della cattedrale, o consultare l’Oracolo di Visso.

(Alfredo Laurano)

domenica 30 ottobre 2016

NON CHIAMATELA NUVOLA

Sarà un caso, ma nello stesso giorno in cui si inaugura, con grande enfasi e dirette Rai, la Nuvola di Fuksas a Roma, crolla un pezzo d’autostrada facendo vittime a Lecco.
E poche ore fa, l’ennesimo terremoto ha distrutto un altro bel pezzo d’Italia, costruito sulla sabbia e sul cartone. Migliaia di scuole, case, ospedali, chiese, aziende del bel Paese rimangono in bilico, in stato di precaria stabilità, a rischio crolli e a divenir morti e macerie.

Ma, per fortuna, e in compenso, nasce la magica nuvola che ci distrae, ci stupisce e scuote la nostra fantasia.
Un’opera avveniristica, dal sapore futurista, simbolo di modernità ed efficienza, dove il concetto di moderno coincide con le spaventose quantità di vetro e acciaio che la compongono.
Sembra inverosimile il carico di metallo impiegato (17mila tonnellate), pari quasi a tre volte quello del ferro usato per la Tour Eiffel.
Ottomila posti in totale - 6.000 nelle sale congressuali e 1.800 nell’auditorium, con la struttura fiberglass, a faraonici costi di realizzazione: 467 milioni di euro (fonte sottosegretario all’Economia) per un’aspettativa di indotto economico stimato, o ottimisticamente sovrastimato, di 350 milioni di euro l’anno. A ciò, va unita la modesta parcella del genio dell’architettura dello stupore, pari a 24 milioni di euro.
Si, perché sorprendere, meravigliare, sbalordire, lasciare lo spettatore a bocca aperta - sostiene l’architetto Eleonora Carrano - sembra essere l’obiettivo di certa architettura che, con il ricorso a monumentali pezzi di design, prescinde dal contesto e dalla realtà sociale del luogo: la firma e la logica mercantile prevalgono sulla sfera pubblica e sull’interesse generale, a discapito del fatto artistico, sociale, politico.
Fredda, metallica e priva di colore, la nuvola, imprigionata nella monumentale teca di vetro e acciaio, di notte si riempie di luci multicolore come una discoteca all’aperto e sembra non assecondare lo spazio fluttuante di un’architettura sospesa e leggera che, secondo alcuni, è rimasta solo nelle intenzioni.
Per altri, è uno spreco colossale, un'opera insensata, inguardabile e completamente inutile. Insomma, anche sotto il profilo etico ed estetico, si coglie “l'assoluta banalità di una schifezza simile, una schifezza dai costi esorbitanti, assurdi, irragionevoli”.
30 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)

Mentre sto scrivendo questo pezzo, comincio a ballare sulla sedia....insieme al computer, insieme ai lampadari. E' un'altra scossa di terremoto, sembra forte e lunga, e sono a piano terra, a due passi dal mare, a pochi km. da Roma nord. 
Sono le 7,40 di oggi 30 ottobre 2016. 
Magnitudo 7,1, epicentro fra Marche e Umbria.


sabato 29 ottobre 2016

CARO ORDINE, TI SCRIVO PER DISTRARMI UN PO'

Francamente, non so se la sceneggiata ciontoliana di scrivere una risentita lettera all’Ordine dei Giornalisti, per accusare Nuzzi e Quarto Grado di incapacità e immoralità, sia più ridicola o più patetica. Più comica o più meschina.
Di certo, è assolutamente incredibile.
Che sia spontanea o suggerita dalla strategia legale, che sia uno sfogo per vincere la paura e la tensione o un banale tentativo di scrollarsi di dosso qualche chilo di vergogna, mediatica e reale, ha poca importanza, anzi nessuna.

Dunque, prendiamo atto che il clan degli indifferenti, accusato di omicidio volontario e attualmente sotto processo, è profondamente offeso e discreditato da una trasmissione TV e da qualche milione di cinici italiani che non comprendono il loro struggimento, le loro pene, le loro angosce esistenziali.
Ne fanno un fatto di moralità, loro, i Ciontoli, capo banda in testa!

Secondo gli imputati, rei confessi - che godono ancora del legittimo privilegio di restare a piede libero - non si può mandare in onda un filmato di compleanno, dove tutti appaiono sereni e felici, la festeggiata Martina commossa, il povero Marco grato e fiducioso nei confronti di quella famiglia, di cui si sente parte, ma che poi, per sbaglio o convinzione, lo ucciderà!
Non si possono raccogliere pareri e riflessioni di esperti o di normali cittadini disgustati dall’orrore. Né privilegiare l’uso della ragione e non dell’emotività in ogni espressione di critica e buon senso.
Tutto questo, scrive l’oltraggiato e indispettito Ciontoli, dovrebbe essere insegnato nelle scuole come esempio di non giornalismo, di scarsa deontologia professionale, di come non deve essere la cronaca. 
Quella cronaca che, al contrario del suo convinto pregiudizio, racconta, descrive, informa, ma non giudica.
E’ stupefacente.
Viene da chiedersi, con non poca incredulità, come un individuo che ha lasciato morire un ragazzo agonizzante di vent’anni per non aver chiamato subito i soccorsi, che non ha mai spiegato la realtà dei fatti, che si è preoccupato solo della sua immagine e della sua professionalità, anche nei confronti dei medici, che non ha mai pronunciato una sola parola di pentimento, di partecipazione e di dolore, che non ha mai chiesto perdono alla famiglia, venga a parlare di moralità.
Con quale coraggio e spudoratezza, in verità, non si può proprio capire. Forse quello della disperazione.
E’ questo che andrebbe indagato nelle scuole.
(Alfredo Laurano)


venerdì 28 ottobre 2016

VONGOLARI DEL PO

La terra di questo povero Paese continua a tremare, a fare danni, vittime e  paura.
Non trema invece e non s’attenua la stupidità razzista di parte della sua popolazione che fa altrettanti danni e forse più paura.
A Gorino, frazione di Goro (Ferrara) di poche centinaia di abitanti che pescano vongole, 200 persone scendono in piazza e fanno le barricate e blocco stradale contro l'arrivo di 20 profughi - dodici donne e otto bambini - che il prefetto di Ferrara voleva alloggiare in un ostello.
Così, il pullman che trasportava gli indesiderati ospiti desiste, torna indietro e si dirige altrove e la fiera popolazione di Gorino - compreso il sindaco PD, schierato con la Lega - vince questa grande battaglia contro l’invasione straniera.
Certo, i tempi cambiano, una volta le barricate si facevano contro oppressori, despoti e nemici, in nome di nobili ideali e lotte sociali. Oggi, si alzano contro donne e bambini dalla pelle scura, in fuga dall’orrore, che cercano rifugio e protezione.
Per la cronaca e per utile conoscenza, queste donne con figli al seguito  che sono state respinte dai valorosi “partigiani della vongola di Goro”, vengono da Nigeria e Guinea, dove impera Boko Haram, dove si vive sotto dittature, dove dilagano crisi umanitarie, dove vivono milioni di sfollati, si negano i diritti umani, vi sono scontri tribali, mutilazioni genitali femminili e abusi vari.

Questi eroi della Resistenza gorese, però, non sono dei violenti, dei teppisti o dei neo-nazisti, sono solo gente comune. Gente normale che la domenica va a messa, prende la comunione, prega, si fa il segno della croce e alleva vongole veraci.
Gente senza cuore, incapace di solidarietà e altruismo, affetta da un po’ di xenofobia padana. Egoisti aggrappati al loro piccolo quotidiano e alle loro barchette, che possono fare a meno degli altri e bastare a se stessi. Come ce ne sono tanti in Europa, oggi, fra Ungheria e Austria, fra Slovacchia, Polonia e Turchia.
O, magari, sono gli stessi pescatori che usufruiscono degli aiuti strutturali alla pesca dell’Unione europea. Che ricevono milioni di euro, con sostegni individuali. Tutta gente che senza gli aiuti europei non potrebbe vivere, non potrebbe lavorare, avere una casa, mandare i propri figli a scuola.
Tutta gente che ha negato a dodici povere donne e ai loro bambini un riparo provvisorio in un ostello, perché scoraggiano il turismo e inquinano le vongole.
(Alfredo Laurano)


COME ALL’IKEA /938

Carissime Giulia, Viola e Giuseppina, ho avuto modo di leggere il lungo scambio che avete strenuamente sostenuto con quella banda di quattro straccioni di intellettuali da discount, dozzinali e mal riusciti, che, agli ordini del “Ebbete Marchese”, hanno cercato, inutilmente, di deridervi, umiliarvi e affondarvi, dall’alto della loro protervia e supponenza. Ma non ci sono riusciti quei miserabili accattoni a saldo e al soldo culturale del santone patafisico!
Voi siete state gagliarde, puntuali, determinate, eccezionali e gliene avete cantate di ogni tipo e colore. Tutta la mia stima.
Resto, tuttavia, sempre più sorpreso dal tanto livore e dall’arroganza che quella banda di semi falliti culturali riesce ad esprimere con tanta tracotanza contro tutti, contro tanti artisti e intellettuali veri - che non hanno il marchio della presunzione - e contro tre intelligenti donne che avrebbero senz’altro preferito occuparsi delle loro letture camilleriane e dei loro affari personali.
Mal gliene incolse, comunque, a quegli Ebbetini montati che ruotano intorno al loro più montato Guru, come  tanti adoratori acefali di sette pseudo religiose, soggiogati e sottomessi, che perseguono forme di indottrinamento integralista, falsamente laico. Montati perché sembrano pre-costruiti in scatole di assemblaggio, come i mobili di Ikea. Ma non hanno tutte le viti, le staffe ed i bulloni a posto e, quindi, oscillano, sono privi di equilibrio e non stanno in piedi.

Sono dei poveracci che non conoscono il dialogo, il rispetto, il diritto di ciascuno di scegliere e di avere un’opinione.
Sono dei fac simile di aspiranti giudici da due soldi, capaci solo di indossare la toga del pregiudizio culturale, di sparare offese e insulti nel mucchio, di accusare, sentenziare e condannare.

Ma Voi, partigiane della ragione e del buon senso, li avete incalzati, distrutti e  rovinati. Brave!
26 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)


domenica 23 ottobre 2016

POPE ART

Orrore, sfregio, vandalismo!
In una città soffocata da cartelloni e manifesti pubblicitari di ogni razza, tipo e dimensione, deturpata da scritte, volgarità e zozzerie varie che offendono il buon senso e l’occhio di chi guarda, vandalizzata da ogni genere di abuso e menefreghismo, i solerti guardiani dell’etichetta ipocrita e del formale decoro si affrettano, in poche ore, a cancellare uno spiritoso murale, inoffensivo e divertente, apparso per incanto l’altro giorno su un muro di Via del Campanile, angolo Borgo Pio.
Si, a Borgo Pio, proprio dove sta per nascere l’ennesimo Mc Donald, con la benedizione del Vaticano e dei suoi cardinali.
Business si, arte popolare no!
La spiritosa opera - subito rimossa perché ritenuta irrispettosa - raffigurava il pontefice intento a giocare al tris della pace, su una scala, mentre una Guardia Svizzera osservava la strada, facendo da palo. Uno sprazzo di colore, di fantasia e creatività che tutti avevano gradito, apprezzato e fotografato nel poco tempo che è rimasto “in vita” su quel muro.
A poche ore dal rapido ripristino del pezzo di facciata, da quasi tutti criticato e disapprovato, sui social network impazza un nuovo murale che la rete attribuisce a Mauro Pallotta, alias Maupal: ma è un pregevole fotomontaggio, ritenuto vero da molti, e realizzato quasi a regola d'arte. 
Questa volta, il Papa sarebbe stato intento a controllare dietro l'angolo: probabilmente un riferimento alla rimozione del primo murales. In mano, un barattolo di vernice e un pennello già intinto nel rosso e sul muro il simbolo della pace.
Il murale rimosso, l’originale, insomma, è rimasto nel cuore a molti. Tanto che qualcuno ha pensato di regalare al graffito una seconda vita sui social. "Noi tifiamo per te, per i bei murales e per i messaggi di pace!", hanno scritto alcuni utenti su Twitter.
Su Facebook, poi, è apparso un secondo fotomontaggio, con il muro pulito e una scritta inequivocabile: "Tanto lo rifamo". E Francesco, penso, sarebbe d’accordo.
Cancellate Mc Donald, la monnezza e il cibo spazzatura, salvate l’arte dei graffiti.
 (Alfredo Laurano)

sabato 22 ottobre 2016

NEI SALOTTI DELL’INVIDIA /936

La mia stimata amica Giulia Bettini, appassionata ed entusiasta fan di Andrea Camilleri, avrebbe voluto esprimere civilmente il suo punto di vista, quando ha scoperto il volgare attacco di tale Fulvio Abbate – sedicente intellettuale e opinionista fai date – al maestro siciliano.
Un attacco livoroso, pesante e ingiustificato, anche se legittimo, che ha visto così definire il grande autore di Montalbano, ma non solo: “ma quale grande scrittore, Camilleri è solo uno Sciascia decaffeinato. Descrive una Sicilia ridotta a macchietta, il suo dialetto è da pro-loco, da ente nazionale per il turismo e il suo successo è solo figlio di una bella produzione commerciale. Perfino la mafia nei suoi libri diventa un souvenir, come il carrettino o la coppola o il grembiule con l’effigie di Brando nei panni del Padrino. Souvenir de Sicile”.

È un personaggio così, tale Fulvio Abbate, un provocatore e un edonista che qualche buontempone ha definito sacerdote laico della fantasia.
Scrittore e critico d’arte, sempre sprezzante, volgare quanto basta e polemista a prescindere, si fa chiamare marchese e si definisce situazionista, patafisico e anticonformista.
Tra i tanti attacchi e veleni che spara contro tutti, per rimediare qualche invito in trasmissioni TV o in qualche rissa da talk, è quello che disse anche che i film di Nanni Moretti “non ci hanno mai dato lo spunto nemmeno per una sega” e che Dario Fo “era un divino trombone. E' stato tutto: repubblichino, comunista, premio Nobel e peppecrillaro, non si poteva non volergli bene”.

A Giulia è andata peggio.
E’ stata etichettata, da lui e dai suoi seguaci, come "groupie", "turista della letteratura", "integralista del bestseller", ruffiana di Camilleri", "scervellata totale", "aderente alla cupola dei mammasantissima", "comare troll-fascista di Camilleri" e amenità di questo genere.
Alle sue ironiche e sacrosante repliche, la dose di insulti si è fatta più massiccia e offensiva: "andatevi a leccare vicendevolmente la fica tra di voi, da un'altra parte, magari sotto casa del Maestro. Qui non è mondo che fa per voi." (cit.Abate), "chiedo venia e vado a sciacquarmi le palle in Arno......" , "Questi stanno messi peggio di chi posta i gattini o Padre Pio sulla propria pagina FB." (cit.Abbate),"Vada a fare in culo, idiota." (cit.Abate), " Il corpo di polizia municipale di Camilleri è venuto a cacare il cazzo pure qui, manco fosse la squadra buon costume" (cit.Abate)...e via di questo passo.

E tutto questo solo perchè Giulia ama leggere Andrea Camilleri.
Grande e determinatissima Giulia, hai tutta la mia solidarietà nella tua battaglia contro la supponenza e l’arroganza.
Contro questo pallone gonfiato che pensa di essere importante e dirimente per l’umanità, ma è solo un poveretto scribacchino imbrattacarte, corroso dall’invidia.
Un presuntuoso fac-simile di intellettuale che si auto colloca nella sponda di una vaga Sinistra anarchica e non organica, per opportunismo di mestiere e di facciata, e che quel paravento usa per provocare, per essere notato, citato, o per avere qualche titoletto sul web o sulla stampa, per apparire libero da qualsivoglia condizionamento.
Che si permette di sentenziare, dall'alto del suo nulla cosmico: " I libri di Camilleri sono una cagata pazzesca"; "Andrea Camilleri è una caricatura letteraria"; "narratore di genere dalla lingua risibile, puro cabaret letterario”; "Camilleri è come Al Bano"...
Difficile restare indifferenti di fronte a tutto questo!
Ma, se Camilleri è una caricatura letteraria, lui, si, proprio lui - opinionista informale, trasandato e stravagante nell’abbigliamento e nel proporsi, ma anche nella testa - è una malriuscita caricatura di intellettuale che si è auto-costruito a tavolino e davanti allo specchio deformante.
21 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)


giovedì 20 ottobre 2016

TEMPUS FUGIT /935

Tempus fugit
….e noi gli corriamo appresso.
L’unica cosa positiva di una avanzata età è il numero crescente delle esperienze che, nel bene e nel male, abbiamo accumulato. Come le tante pagine che via via, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, abbiamo aggiunto alla nostra personale, minuta Wikipedia.
Non contano, comunque, i pochi o i tanti anni della nostra vita, ma la vita che in quegli anni abbiamo vissuto.

E pensare che, quando eravamo giovani o bambini, lo aspettavamo tutti il compleanno e facevamo festa, per quel traguardo conquistato, da cui subito ripartire per il prossimo.
Almeno fino a quando ci siamo resi conto, casualmente, che avevamo smesso di crescere e cominciato ad invecchiare….
Ma, per convenzione, era cambiato solo il verbo, non il significato.
(Alfredo Laurano)





E ALLORA? .............. Per Carla B.

L'usanza di celebrare la propria data di nascita ha origine da antiche usanze pagane. 
Per l'occasione, erano soliti fare gli auguri al festeggiato nell'intento di proteggerlo dalle forze del male e di auspicare per lui salute e sicurezza per l'ulteriore anno che stava per iniziare. 

Il compleanno, come lo conosciamo oggi, vide la luce soltanto in epoca moderna, quando le pratiche dei moderni riti (auguri, torta, candeline, regali e canzoncine) si consolidarono negli ambienti aristocratici e nella borghesia del XIX secolo e non raggiunsero gli ambienti popolari prima del XX secolo.

Secondo la tradizione occidentale, presso i popoli antichi, tra cui i Greci ed i Romani, era consuetudine fare gli auguri al festeggiato nell'intento di proteggerlo dalle forze del male ed augurargli prosperità nel nuovo anno a venire.
I Romani festeggiavano il "dies natalis" (giorno di nascita) di imperatori, divinità e di particolari eventi importanti, come ad esempio il "Natalis Romae" che si celebrava ogni anno il 21 aprile. Era usanza comune quella di celebrare tale ricorrenza con vivo entusiasmo e regali molto generosi.

Nei primi secoli dopo Cristo, come gli ebrei che consideravano le feste di compleanno parte di un'adorazione idolatrica, anche i cristiani non lo festeggiavano poiché la ritenevano un pratica pagana. Origene mise per iscritto che i cristiani dovevano astenersi dal celebrare questa usanza. 
In epoca medievale, tra le persone del popolo si celebrava soltanto il proprio onomastico, mentre tra i nobili era consuetudine celebrare anche il compleanno. 
In epoca moderna, la Chiesa Cattolica accetta i compleanni come parte integrante della loro cultura tradizionale. I Testimoni di Geova si astengono da essa a motivo delle origini pagane, il rifiuto da parte dei primi cristiani, il modo in cui viene esposto negativamente nelle Sacre Scritture ed a causa di usanze legate alla superstizione ed alla magia.

Ma allora, tutta ‘sta storia, perché?
Perché è il tuo genetliaco, il tuo - e anche, purtroppo, il mio - dies natalis.
Quindi, auguri a te e buon Vesak, l'anniversario della nascita, che celebrano i monaci buddhisti. 
20 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)


IL FIGLIO DI MEDEA

“Quando ci siamo avvicinati a quel corpicino, gettato in quel fosso è stata subito un’ escalation di atrocità. E’ stato molto triste osservarlo, con quei segni sul collo, i calzoncini abbassati e senza mutandine, ma la cosa piu brutta è stata, durante l’autopsia, verificare che la sua morte fu lenta, prolungata e devastante. Pensare alle sevizie e alle sofferenze che ha dovuto patire, agonizzando a lungo.
E’ sconvolgente privare un bambino di otto anni della possibilità di crescere, di diventare uomo, di farsi una vita: resta solo una grande malinconia”.
Questo ha dichiarato, con evidente commozione, il medico legale  Giuseppe Iuvara a proposito del piccolo Loris, strangolato dalla psicopatica madre Veronica Panarello, appena condannata  a trent’anni.

Le parole di quell’ uomo - padre, prima che medico legale - turbano la coscienza di ciascuno, soprattutto quando si ricorda che quella innocente creatura è stata seviziata e uccisa, con crudeltà, proprio da colei che l’aveva messo al mondo.
Una delle tante indecifrabili medee che agiscono nella oscura follia di questa contraddittoria società moderna, come nelle narrazioni fantastiche e tradizionali della mitologia.

20 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)

FORZA EMMA

Quella parte di spregevoli commentatori che, il 15 gennaio dell’anno scorso, mostrarono profondo godimento nell’apprendere che Emma Bonino era affetta da tumore, riversandole una valanga di ignobili pensieri e di volgarissime  espressioni, con l’auspicio che il male fosse celere per pesare meno sulle tasche degli italiani, oggi non saranno molto lieti alla notizia che la stessa Bonino ha dato, nel corso della trasmissione di Rai Due Nemo: “Credo di esserne quasi fuori, ho ancora delle verifiche, ma credo che questo antipaticissimo signore, denominato tumore, se ho capito bene se ne sia andato”.
Finalmente, una bella notizia, accolta con gioia, da chi ha rispetto e amore per le persone e per la loro dignità.
Con Bersani, colpito da malore e a rischio vita, gli stessi, o simili, sciacalli - ricordiamolo -avevano fatto anche peggio.

      In quell’occasione, profondamente disgustato, scrissi alcune righe.
Questa piccola donna coraggiosa, sottile ed infrangibile, laica e riservata, da sempre impegnata in prima linea per difendere i valori della solidarietà e della libertà, non appartiene certo a quella schiera di politici che vivono di scandali e corruzione o che derubano gli italiani, né è stata mai sfiorata da sospetti o accuse di reati o di ambiguità.
Non si capisce il perché di tanta violenza verbale nei suoi confronti e, soprattutto, su un argomento, come quello della salute, che dovrebbe lasciare pochi margini al dibattito politico.

E, invece, gli ineffabili professionisti dell’insulto sul web - che ormai dilagano e si riproducono più dei vermi e dei conigli - non fanno sconti, non conoscono il rispetto e non distinguono. Non criticano, non argomentano, non giudicano i fatti e le scelte di chiunque, vomitano soltanto odio e cattiveria.
Non sanno nemmeno separare gli aspetti pubblici e quelli umani di una qualunque persona. Sparano a prescindere, come cecchini mercenari del rancore, del disprezzo e della rabbia repressa: ogni occasione è buona per pubblicizzare la propria gratuita idiozia.
Sono gli analfabeti della convivenza umana, esseri profondamente ignoranti che trovano su Internet il luogo ideale per manifestare la propria pochezza, i loro bassi istinti, la loro personalità deviata. Per socializzare all’incontrario. Spesso nell’anonimato.
Bonino a parte, ciò vale sempre, vale per tutti e per ogni argomento; per ogni evento o personaggio che si affacci in qualche modo alla ribalta della rete o della stampa.
Un insulto, una parolaccia, uno schizzo di veleno non si nega mai a nessuno.

Tutto ciò non fa che denunciare profonda frustrazione, insoddisfazione e scarsa connotazione di umanità e porta alla necessità di individuare, sempre e comunque, un nemico da oltraggiare, senza distinzioni, senza mediazioni.
E nella costruzione del nemico a prescindere, questi vigliacchi bulli da tastiere trovano la prova ontologica della propria esistenza.
 In caso contrario, il loro fallimento sarebbe troppo fragoroso.  

19 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)

martedì 18 ottobre 2016

PER L’AMICA LUISA /929-930

Nella convinzione che certi atti d’imperio e di deprecabile autoritarismo - espulsioni, minacce, ammonizioni, purghe mediatiche (manca solo l’olio di ricino)  - non debbano e non possano passare indisturbati - pur se riferiti a un ambito parzialmente ristretto, ma comunque pubblico - ho deciso, in piena libertà, di pubblicare, sulle mie pagine e anche sul Blog, la mia “arringa” che ti chiama in causa, in veste di persona offesa e discriminata.
Certe scelte sbagliate ed infelici devono essere sottolineate e divulgate anche a fini educativi ed etici, perché tutti ne prendano coscienza e conoscenza.
E a proposito di giustizia e legalità, sarà bene ricordare che nessuno ha il diritto  di cancellare e calpestare il libero pensiero di chiunque, e in qualsiasi sede, quando ciò non sia offensivo, subdolo, strumentale, ingannevole o lesivo della dignità altrui.
E’ una questione di rispetto e dignità, cui tutti hanno diritto.
Non possiamo consentire abusi e intolleranza o subire decisioni e scelte umorali di qualche prepotente populista, che aizza gli animi e predica qualunquismo e volgarità.
Viviamo in democrazia, in uno stato di diritto e nella civiltà giuridica, pur con tutti i suoi limiti e difetti umani, almeno dall’Illumismo in poi.
Per queste ragioni, ti invito a condividere per darne utile diffusione, anche a beneficio di chi ti conosce e ti stima. 


UNA STREGA LIBERA 
Cara Luisa, leggo solo ora di queste vergognose vicende.
Intanto, ti rinnovo la mia stima come persona saggia, razionale, diretta e spontanea, che esprime con determinazione il suo pensiero, senza preamboli o ipocrisie di circostanza. E senza offendere o insultare nessuno.
Ti apprezzo perché, come me, hai sempre mantenuto un profilo assolutamente laico e immune da pregiudizi e concessioni all’insopportabile coreografia del dolore formale e di facciata.
Un requisito che, spesso, in qualsiasi gruppo o comunità - soprattutto in quelli che dichiarano e si propongono di perseguire giustizia e verità - è richiesto o quasi obbligatorio, per adeguarsi agli standard del medesimo. Una specie di catechismo, di suadente uniformità di pensiero e di scuderia, di convenzione  non scritta, ma reale, che spesso degenerano in setta o portano all’estinzione dell’aggregazione, per scorrettezza e incapacità di gestione. La casistica, in merito, è piuttosto ampia: il web docet.
Uscire o cantare fuori dal coro, comunque, non è mai ben tollerato perché mette in discussione il principio d’autorità, le dinamiche e gli equilibri di chi gestisce e orienta la maggioranza degli adepti.
In passato, si bruciavano streghe ed eretici, come noi, che dissentivano o si permettevano di avanzare una qualche ipotesi di dubbio.

Come ben sai, e come sanno molti che qui sono intelligentemente intervenuti, tutto questo impone certi obblighi di comportamento “sociale” che, spesso, fanno deviare o dimenticare le stesse finalità che quello spazio di sostegno e solidarietà hanno fatto nascere e crescere.
Sai anche che, personalmente, queste chiacchiere da fiera poco mi interessano e quanto detesti l’onda feticistica e immaginifica che  cavalca quotidianamente questa sorta di dialogo iconografico a più voci, a volte più ridicolo che mistico. Una spiritualità affettata e artificiale che mal si addice alla realtà dei fatti, all’attesa di giustizia. Anche se si configura in una partecipazione spontanea, catartica e consolatoria, più per sé che per la famiglia del povero Marco.

Disgustato come tutti gli italiani dall’incredibile tragedia, mi sono limitato, nel tempo, a postare qualche articolo e qualche riflessione sull’accaduto, invitando sempre tutti alla razionalità, alla reale solidarietà, al rispetto delle opinioni altrui e della giustizia.
Ad evitare confronti e considerazioni poco sensate, o fuori luogo e fuori tema. A non spargere abbondanti messi d’odio e di veleno. A non miscelare in parti diseguali, tifo da stadio, frasi ingiuriose, condanne perentorie e preventive, voglia di vendetta e di Far West.
Molti,  però, hanno un’idea distorta e del tutto personale della giustizia, pretenderebbero una procedura immediata e sommaria. Vorrebbero fare arrestare o impiccare il clan dei Ciontoli, senza nemmeno conoscere la verità dei fatti.

E tu, cara strega Luisa, che a lungo ti sei prodigata a spiegare e puntualizzare norme e criteri del codice e di buon senso, per amore di obiettività, di legalità e garantismo, sei diventata una sobillatrice, una “maestrina”, una rompicoglioni, una minaccia libera e vagante per chi, in qualche modo, tiene a dominare il Gruppo, coltivando l’ignoranza e il pregiudizio.
E ti è andata pure bene! Ti hanno solo cacciata e non sei finita al rogo come Giordano Bruno! Solo su quello mediatico, come oggi sempre più spesso accade.
L’ignoranza fa più male e più danni della cattiveria.
A tutti gli altri - amministratori compresi, che discriminano e cancellano con fare autoritario da logica fascista e che permettono, invece, ogni altro eccesso e volgarità- vorrei solo ricordare che non funziona così nella società civile.

Lo scrivevo pochi giorni fa, in occasione della terza udienza: cari giustizieri fai da te, neanche per i mafiosi che compiono stragi, sparano nei bar, fanno sparire persone nel cemento, sciolgono bambini nell'acido, si applica questa primitiva e selvaggia forma di diritto.
In una società democratica e civile, la giustizia, sia pure lenta e farraginosa, non pratica le vie del qualunquismo, della vendetta o la legge del taglione. Non agisce per compiacere l'opinione pubblica infuriata, per cavalcare l'emotività della piazza, per soddisfare la rabbia o le forme di isteria collettiva.
L'atroce vicenda di Marco non è e non può essere la pietra di paragone, il metro di giudizio, di tutti i misfatti dell'umanità.
Scusate la lunghezza della mia “arringa”, ma era doveroso.
Un abbraccio solidale a Luisa. 

16.10. 2016 (Alfredo Laurano)

sabato 15 ottobre 2016

UNA BANDA DI SCIOCCHI

Oltre alla Banda degli ottoni a scoppio che accompagna il corteo funebre dal Teatro Strehler a piazza Duomo, per l'ultimo saluto laico a Dario Fo, c’è un’altra folta banda di idioti che, di tutto ciò che Dario ha dato a questo Paese, ricorda, maliziosamente ed esclusivamente, la sua presunta adesione alla RSI.
A questi poveretti che vogliono solo pregiudicare e screditare - come se non bastasse tutto quello che Dario e Franca hanno dovuto subire in vita, a livello di discriminazioni e oltraggi - vorrei semplicemente sottoporre alcune considerazioni. 

Voi che con supponenza sentenziate e condannate, riuscite a capire oggi, cosa volesse dire vivere il  fascismo e nel fascismo a diciassette anni? In quale clima, in quali condizioni…. Quando il regime imponeva, soprattutto ai giovani, un’adesione incondizionata?
Questa, credo, sia la domanda giusta da porsi e non le tante odiose affermazioni di chi, a scarso di argomenti, ama giudicare le persone per categorie, come gli oroscopi o i segni zodiacali, e non per la loro storia, la loro coscienza e il loro valore esistenziale, scagliano veleni e frecce di ridicola ironia contro un grande del teatro.
A Repubblica, nel 1978, Dario  Fo dichiarava: "Io repubblichino? Non l'ho mai negato. Sono nato nel '26. Nel '43 avevo 17 anni. Fin a quando ho potuto, ho fatto il renitente. Poi è arrivato il bando di morte. O mi presentavo o fuggivo in Svizzera. Mi sono arruolato volontario per non destare sospetti sull'attività antifascista di mio padre, quindi d'accordo con i partigiani suoi amici….”

Vera o meno, questa affermazione, oggetto anche di querela contro i propri detrattori da parte di Fo, resta una circostanza relativa, una risposta alle insinuazioni e alle malignità, non probatoria.  Significativo è l’uso che se ne fa: per chiacchiere da bar o per l’avvilente gossip di certi giornaletti senza senso.

Dati i tempi bui e le diverse circostanze di luogo e di vita, in un modo o nell’altro - come condivisione di idee o posizioni, come collaboratori di giornali, di riviste, di premi letterari e manifesti o come militanti o iscritti, o affascinati dal Littorio o repubblichini - hanno portato la camicia nera, anche solo metaforicamente, una serie infinita di noti politici, scrittori, attori e intellettuali.
Alcuni lo hanno fatto per opportunismo, altri per paura o per ricatto, altri ancora per libera scelta.
Qualcuno non amava l’olio di ricino e il manganello.
Qualche esempio?
Albertazzi, Biagi, Bocca, Boldrini, Guttuso, Curzio Malaparte, Pavese, Guido Piovene,  Dino Risi, Roberto Rossellini, Enrico M. Salerno, Tognazzi, Mastroianni, Vianello, Walter Chiari, Dapporto, Elio Vittorini, Ignazio Silone, Margherita Hack, Eugenio Scalfari, Indro Montanelli e l’elenco continua….continua, quasi senza fine.
Tutti questi si sono poi pentiti e ravveduti e sono stati convinti antifascisti, nella vita, nelle opere, nei comportamenti.

Chi può e a che titolo e con quale diritto condannarli?
Solo coloro che si dichiarano, ipocritamente, fulgidi esempi di coerenza e di rigore, fin dalle fasce, cresciuti nella libertà e nel benessere, acquisito senza sforzo o costrizioni. Vergognatevi!

15 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)

HABEMUS THEATRUM

Ora è ufficiale: la città di Ladispoli ha finalmente il suo Teatro comunale. Un sogno che si è fatto realtà, dopo tanti anni di incertezze,  difficoltà e speranze, un progetto lungamente atteso e desiderato, un traguardo che la città aspettava con grande interesse.
Un drappello di bersaglieri ha suonato fanfare al taglio del nastro del sindaco Paliotta, accompagnando l’ingresso di tantissimi cittadini all’interno della sala.
Una magnifica struttura che, già dal foyer ospitava una serie di opere d'arte di pittori, scultori e fotografi del territorio e un box dedicato all’ex cinema Lucciola: un piccolo archivio di foto storiche di scena, di attori e grandi film.
La grande sala, elegante, moderna e sobria dispone di circa trecento comodi posti spaziosi, pavimenti in legno, grandi colonne ai lati, impianti luce e attrezzature varie.
Sul palco, dopo l’omaggio a Dario Fo, assessori e amministratori attuali e delle Giunte precedenti hanno riassunto il faticoso cammino di quest’opera, dall’acquisto dell’area alla lunga ristrutturazione, ricordando aneddoti e momenti interessanti che ne hanno segnato l’idea e la realizzazione tra mille problemi.
Un suggestivo concerto lirico di celebri brani d’opera, organizzato e finanziato dalla associazione Spadoni, che ha contribuito anche al completamento degli arredi della sala, è stato poi offerto alla cittadinanza, aprendo, di fatto, una serie di stagioni teatrali, di musica, prosa, balletto e cinema e di tutto ciò che costituirà l'attività artistica di questo nuovo spazio.
Oggi e domani il palco del Cine-Teatro Auditorium Massimo Freccia prenderà di nuovo vita, grazie alle performance artistiche di oltre 50 associazioni culturali di Ladispoli.

Insieme al vicino centro di Arte e Cultura, il nuovo Teatro-Auditorium darà sicuramente un grande impulso alla vita culturale della città e sarà un punto di riferimento per tutto il comprensorio, in una fase storica in cui, sempre più spesso, assistiamo alla chiusura di luoghi di pubblica cultura. 
Lo hanno sottolineato il soddisfatto sindaco Paliotta, l’ex sindaco Ciogli e l’assessora Di Girolamo, da sempre impegnata a diffondere l’amore per la cultura in tutte le sue espressioni.
Il più è dunque fatto, la casa è solida e concreta, l’entusiasmo non manca. La tranquilla città di mare, a due passi da Roma, potrà solo crescere e ammantarsi di nuovi saperi e conoscenze.
 15 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)