sabato 28 gennaio 2023
QUEL BINARIO MALEDETTO
martedì 24 gennaio 2023
LE PASTE DELLA FESTA /2608
OPINION LEADER /2607
COSE DI NATALE /1699
O COPPITIELLO /2606
"Na’ tazzulella ‘e cafè e mai niente ce fanno sapè”. La cantava Pino Daniele nel lontano 1977.
LA BERSAGLIERA, ICONA DI FASCINO E BELLEZZA /2605
BULLI E CECCHINI DEL WEB /2604
IL VITTORIALE /2603
martedì 10 gennaio 2023
ANCHE LEI HA FATTO IL NIGHT?
Tempi lontani, quelli che la mia generazione ha a lungo vissuto: quello dei night club, locali notturni, caratterizzati da un'atmosfera soffusa e musica generalmente dal vivo, che offrivano varie forme di intrattenimento: jazz, swing e generi leggeri aperti e dedicati al "ballo della mattonella", oltre a qualche numero comico, di prestigio e perfino di “audaci” spogliarelli. Arbore e Proietti ne hanno fatto un esilarante racconto, un ennesimo cavallo di battaglia.
L'epoca d'oro dei night in Italia risale agli anni cinquanta e sessanta: ottimi artisti, champagne e tartine al caviale, belle ragazze del locale, dette entraineuses (intrattenitrici), capaci di divertire e far passare un paio d’ore spensierate, senza per questo essere facilmente arrendevoli, come molti erano portati a credere. Contavano i tappi che avevano collezionato (uno per ogni bottiglia aperta), sui quali veniva loro riconosciuta una percentuale, oltre al normale compenso giornaliero.
Poi gli altri grandi, come Sergio Endrigo e Riccardo Del Turco, Peppino Di Capri, Fred Bongusto e molti altri. Ai clienti si richiedeva un abbigliamento adeguato.
I night club più famosi a Roma erano: l’84 da Oliviero, il Pipistrello, il Capriccio, la Cabala, l’Open Gate, il Crazy club, le Grotte del Piccione, la Taverna degli Artisti, la Rupe Tarpea, il famoso locale di via Veneto che, negli anni 60, rappresentava il cuore della Dolce Vita, ospitando i concerti di Fred Buscaglione e Carosone e vedendo tra gli abituali frequentatori Totò, Anna Magnani, Sofia Loren, Frank Sinatra a Marcello Mastroianni, ma anche Liz Taylor, Richard Burton, Ingrid Bergman e Roberto Rossellini e tanti altri personaggi dello spettacolo.
In quel periodo, i night club, tappa fissa dei nottambuli e terreno di caccia per i paparazzi de “La dolce vita”, offrivano un genere di intrattenimento che affascinò la buona borghesia negli anni del boom economico e rappresentarono una stagione irripetibile di risorse artistiche, sia musicali che di varietà, sino alla fine degli anni settanta, poi, lentamente, cominciarono a sparire.
Nel 1965, nacque il Piper, locale simbolo e innovativo di un’epoca, che ha fatto la storia della musica non solo italiana.
Arrivarono The Rokes e l’Equipe 84, Patty Pravo, Wess e Dori Ghezzi - che aveva una orchestra con una grande sezione di fiati che ci impressionò parecchio - Caterina Caselli, Mal e The Primitives, i Dik Dik, Gepy & Gepy, Rocky Roberts, I Giganti, I Corvi, Loredana Bertè, Ricky Shane. Poco dopo, determinò il successo di Mia Martini, dei Ricchi e Poveri e dei Genesis.
Il Piper diventò presto il punto di riferimento per i teen ager dell’epoca, che si incamminavano verso l’emancipazione, la libertà, l’indipendenza: un fenomeno di costume, tanto da trasformarsi in una vera e propria icona di una generazione pre-sessantottina.
Un mito popolare nell’immaginario collettivo, che comprendeva la Piper generation, la cultura Hippie e la non violenza, il Beat, lo shake & pop art, il rhytm and blues, in nome del quale si moltiplicavano le band, i locali e le cantine adibite a luoghi musicali, frequentati da tanti giovani, che si vestivano con le camicie a fiori e portavano i capelli lunghi sulle spalle.
Si vendevano milioni di copie di dischi, soprattutto nel formato 45 giri, che i ragazzi ascoltavano con i mangiadischi, in macchina e nei prati.
Tra le tante, qualche esibizione estemporanea e avventurosa, anche con Josè Salvador, Silvan Baby (Silvano Polidori) e Fiorenzo Fiorentini, anche al Terminillo.
Insomma, si faceva musica dappertutto, ovunque ti chiamassero e ti offrissero un minimo di compenso.
Sopra ogni cosa, sopra ogni sacrificio, sopra ogni improba fatica: la passione, l’amore per il suono e per il canto che ti seduce, ti cattura e ti diverte. Che ti permette di raccontare storie e sentimenti che le parole spesso non sanno esprimere. Che aiuta a riflettere e a distrarti nei momenti difficili, che ti dà soddisfazione, che ti ripaga sempre dell'impegno, che unisce e ti avvicina agli altri, che ti fa ridere o piangere e ti regala sempre e comunque un’emozione.
(Alfredo Laurano)
LATITANTI /2602
Inguardabile, inesistente, passiva come sempre, irritante, ridicola, anzi davvero comica: è la Rometta indegna di Mourinho, l'antitesi del calcio.
Anche col Milan, questa
squadretta di incapaci, guidata da un incapace super valutato che vive di
battute, parole vuote e redditi antichi, ha fatto la sua banalissima comparsa.
Senza gioco e senza fantasia.
Mai pericolosa, mai un'azione, un
tiro in porta, un cross mirato, un passaggio azzeccato, un contrasto deciso e
vincente. Arriviamo al massimo alla trequarti, poi o torniamo indietro, fino al
portiere, o tiriamo la palla addosso agli avversari. Giocatori che potrebbero andare avanti da
soli e liberissimi, con la palla al piede, che si fermano per aspettare i
compagni dietro. Non riusciamo a fare un gol su azione manovrata, neanche per
sbaglio o per magia. Non hanno le palle per attaccare la profondità e saltare
l'uomo.
Poi, a tre minuti dalla fine,
dopo 87 minuti di totale anonimato, i latitanti riescono ad imbastire una prima
azione da fermo e trovano due gol immeritati da Miracolo a Milano.
Una rapina!
Fate davvero pena e parecchio schifo. Vergognatevi!
9 gennaio 2023 (Alfredo Laurano)
ULTRASCEMI /2601
E li chiamate ancora tifosi? O ultras?
Basta, sono solo delinquenti,
malati di fanatismo viscerale, dementi senza scopo e senza patria o campanile,
esempi di marciume da rottamare e allontanare da ogni manifestazione sociale o
ambito civile.
Sono i nuovi primitivi della
contemporaneità, delle logiche di mercato, delle strategie dell'era
tecnologica, della distorta e più nociva comunicazione e del merchandising che
fa vendere cazzate.
Trecento esemplari di queste iene
dalle sembianze umane (napoletane e romane) si sono affrontate oggi, con
spranghe, bastoni e coltelli, in un autogrill di Arezzo-Monte San Savino,
mentre si dirigevano verso Genova e Milano per andare alle rispettive partite.
Una testimone ha descritto uno
scenario di guerra, più che di calcio. E del resto parlare di sport davvero non
ha nessun senso: "I tifosi sono scesi dalle macchine, erano in mezzo
all'autostrada, tutti incappucciati e vestiti di scuro. Si sono affrontati.
Avevano bastoni e lanciavano petardi e fumogeni verso l'area di servizio. Siamo
riusciti a superarli e siamo scappati. Io e mio marito stavamo tornando dalla
settimana bianca, in macchina ci sono anche i nostri figli, due bambini
piccoli. Avevamo paura che ci arrivasse qualcosa addosso e siamo andati via il
più velocemente possibile".
Questa è cronaca. Questa è follia
vera.
Mi auguro, almeno, che costoro -
che magari fingono di commuoversi per la scomparsa di Vialli e di Mihajlović -
paghino tutti i danni di tasca propria e che non possano mai più entrare in uno
stadio.
8 gennaio 2023 (Alfredo Laurano)
LA VERA STORIA DELLA BEFANA
COME ERAVAMO /2600-711
L'AMICO E' /2599
Ho appena dato l'ultimo saluto a Francesco D'Anna, amico della mia giovinezza e compagno di passioni antiche, di speranze e di utopie, di sogni e di ideali condivisi.
Con grande commozione, ricordo il nostro comune impegno politico, attraverso momenti di rara intensità, di entusiasmo e di autentico pathos, che ci hanno unito da quasi cinquant'anni. Non ci siamo frequentati molto, ma ogni volta che ci incontravamo nelle strade dl quartiere Prati, era una festa, un piacere di abbracciarci, nella continuità e nell'affetto, come se ci fossimo visti il giorno prima. Il suo sorriso era sempre speciale e contagioso, la sua bonomia traspariva dagli occhi, dai gesti e dal suo cuore aperto e accogliente.
Se n'è andato, con incredibile
riservatezza e qualche perplessità, alla vigilia di Natale, in quei giorni di
festa che hanno salutato anche papa Ratzinger e il mitico Pelé. Se lo sapesse,
farebbe di certo una battuta spiritosa e un po' burlesca.
Perchè "l'amico è una persona schietta come te, che non fa prediche e non ti giudica.
E' l'amico è.
Qualcosa che più ce n'è meglio è. È un silenzio che può diventare musica".
Ciao amico Ciccio, avvocato dai
modi semplici e spontanei.
Sei stato una gran bella persona,
integra e pulita, che non potrò mai dimenticare.
4 gennaio 2023 (Alfredo Laurano)
lunedì 2 gennaio 2023
SCIAMANI E CONTENTI /2598
BUON ANNO
CHE ANNO E’ /2595
A NATALE PUOI /2594
UNA MAGICA VIGILIA /2592
Il trio musicale italiano composto da due tenori e un baritono - Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble - ha interpretato i più grandi successi natalizi (“The Christmas Song”, “O Tannenbaum”, “I’ll be home for Christmas”, “Feliz Navidad”, “Hallelujah”, “Tu scendi dalle stelle”), ma anche brani del proprio repertorio, appartenenti alla tradizione classica italiana e internazionale, come quelli di Elvis Presley, di Pavarotti e il celebre War is over di John Lennon, pubblicato nel 1971 per lanciare un messaggio di pace contro la guerra del Vietnam. “Oggi, nonostante siano passati più di 50 anni, la follia della guerra continua a far parte del nostro mondo - hanno detto i giovani tenori - con l’avvicinarsi del Natale, sentiamo ancora di più il desiderio di cantare e continuare a dar vita e forza a questo eterno inno alla pace”.
Sul palco, alle porte di Gerusalemme, sotto la Torre di Davide, Piero, Ignazio e Gianluca, tra i tanti applausi, hanno anche condotto in proprio la serata e si sono auto gestiti, con semplicità e naturalezza. Hanno dato vita anche ad alcuni siparietti comici, scambiandosi regali natalizi, che hanno rivelato anche le loro più grandi passioni.
Particolarmente emozionante il
momento in cui sono stati chiamati a cantare all’interno della Basilica della
Natività di Betlemme, un luogo più che emblematico per l’intera storia
cristiana e cattolica: qui, le loro voci, si sono fuse per dare vita a una
delle esecuzioni di “Silent Night”, più riuscite e calde di sempre.
Proprio da lì, dove si incontrano
religioni, culture, spiritualità e lingue differenti, è salito un messaggio
universale di speranza, che solo la musica - quella seria, quella che non fa
solo rumore e pagliacciate - riesce a comunicare, penetrando negli animi delle
genti.
Quella musica che rappresenta l'intima bellezza dell'universo, al di
sopra di ogni miseria umana.
25 dicembre 2022 (Alfredo Laurano)
A TE E FAMIGLIA! /2591
E’ il momento dell’eterna
illusione che si rinnova per alimentare la speranza di vita, di futuro e di
felicità, che nel contempo la sostiene e la riproduce sempre uguale, secondo
tradizione, dai protomartiri cristiani. Nella fede o nella laicità, nella spiritualità
o nel materialismo, in nome di Dio, di Allah o della ragione.
Facciamo finta, come sempre, che
il mondo sia sano e bello, sia giusto e viva nella pace e nella prosperità.
Dove tutti si amano, si aiutano,
si rispettano e uniti combattono ogni male e ogni violenza.
Dove il denaro e il fanatismo non
vengano adorati sull’altare della più perversa religione.
In ogni caso, e a prescindere da
inganni, lusinghe e desideri e dal pessimismo della lucida ragione, a tutti gli
amici vicini, lontani e virtuali giunga il mio augurio.
E a chi non c'è più, il mio pensiero.
24 dicembre 2022 (Alfredo)
CARO BABBO NATALE /2590
Più o meno, tutti siamo stati come questi bambini in fila, per spedire la letterina dei sogni e dei bisogni a Babbo Natale.
Vi ricordate quand'è stata l’ultima letterina di Natale che avete scritto?
Avevate forse otto o nove anni. Scrivere la propria letterina era importantissimo. Ti dava l’opportunità di riflettere su quello che volevi davvero in quel momento: bastava promettere di essere bravi, studiosi ed obbedienti.
E tutto sembrava magico e
possibile. Anche quando, in tempi di miseria, un semplice frutto, un dolce, un
giocattolino rimediato o un sacchetto di caramelle facevano la differenza.
Facevano Natale.
Bastavano poche righe per esprimere un desiderio, che si sarebbe realizzato. E poi?
Poi abbiamo smesso di desiderare
e di sognare.
Arrivò, purtroppo, il momento
triste della delusione, della presa di coscienza e confessammo ai nostri
genitori che l'omone rosso con la barba bianca non esisteva, era un imbroglio
multinazionale, per ricattarci e farci stare buoni. Insomma, un ricattatore.
Quella romantica, festosa
emozione si trasformò in malinconia e tutti smettemmo di essere bambini.
Comunque, ancor oggi, Babbo Natale - e la sua amica Befana - vive nel mito e nell'immaginario collettivo e viene solo se ci credi. E non solo a livello commerciale e speculativo. Promette e porta gratis la speranza. In particolare, quella di cancellare il male, la violenza, il Covid, la miseria e la cattiveria umana.
Basta abbandonarsi alle piccole,
sane, ma imprescindibili illusioni, che ci aiutano a vivere, oltre l'amara,
drammatica realtà.
24 dicembre 2022 (Alfredo Laurano)