sabato 29 settembre 2012















SE IO DO UNA MONETA A TE, E TU NE DAI UNA A ME,
OGNUNO DI NOI HA UNA MONETA.
SE IO DO UN'IDEA A TE, E TU NE DAI UNA A ME,
OGNUNO DI NOI HA DUE IDEE.

venerdì 28 settembre 2012

OSTRICHE, CHAMPAGNE E ARANCE DI STAGIONE

Non è mio amico e non condivido nulla delle sue idee. Mi ripugna il suo modo di fare giornalismo, infamante e dietrologico, e il perverso profilo professionale uso abitualmente ad  insinuare, a denigrare, a screditare e  a sputtanare  l’avversario. Un nemico del padrone da colpire e distruggere attraverso la misera calunnia, la facile allusione, le minacce di dossier, il perfido sospetto e l’invadenza a piedi uniti nelle scelte personali e nel privato.
Mi disgustano i suoi titoli sparati da omicidio lessicale. E per finire, è pure  degno compagno della sguaiata e odiosa Santanchè.
Può bastare tutto ciò a chiarire la mia scarsa stima nei suoi confronti? E che non lo vorrei amico, neanche virtuale, su Facebook?
Però, comunque e nonostante, il caso Sallusti è emblematico, incredibile e paradossale: condannato in terzo grado e in via definitiva (Cassazione) a quattordici mesi di carcere per diffamazione, senza aver nemmeno scritto l’articolo incriminato ma, tutt’al più, condiviso ed approvato. Oggi sappiamo che l’autore, reo confesso, è tale Renato Farina del PDL, a firma “Dreyfus”, già collaboratore dei Servizi Segreti, radiato dall’albo dei giornalisti e condannato di recente per falso in atto pubblico.

E’ senza dubbio scandaloso che un cosiddetto reato d’opinione, da chiunque commesso, venga punito con le sbarre, in un paese dove  la moralità è assente anche dal vocabolario, la giustizia non è mai uguale per tutti, il peculato e la concussione sono i più praticati esercizi sportivi del potere, la corruzione dilaga e quasi mai nessuno paga.
Dove politici,  amministratori pubblici, consiglieri di comuni e di regioni ed esponenti di partito rubano a mani basse o sono collusi con mafiosi e delinquenti; dove si approvano leggi su misura e  ad personam e dove nessuno si dimette  e nessuno va in galera per reati gravi ed accertati, ma siede impunemente in parlamento, protetto dall’immunità e dal Palazzo, sebbene sia indagato o condannato.  Dove si cerca, assai spesso e volentieri, di colpire e limitare la libera informazione e il libero pensiero.
Voglio ricordare, a tal proposito, e per amor di verità, che molti di quelli che oggi, con non poca ipocrisia, si indignano per la vicenda del martire Sallusti sono gli stessi paladini che hanno sempre chiesto di inasprire le pene,  prevedendo proprio il duro carcere, per chi pubblica intercettazioni non autorizzate. E che pretendevano pure di condizionare la libertà della Rete, attraverso la responsabilità penale dei blogger. Come, peraltro, proprio il buon Sallusti e compari predicavano e auspicavano.
Ma, al di là di questa pur necessaria riflessione, resta sempre a far da sfondo alla tragedia questo nostro incredibile paese, che ingabbia un’opinione e lascia libero chi, ubriaco,  investe e uccide un piccolo pedone. Che tollera abusi e prepotenze della Casta, ma spacca  bocca, gambe e  ali a chi protesta in piazza e anche sul Web.
Che reprime ogni forma di diritto e di dissenso,  che perseguita e spreme lavoratori, pensionati e le classi meno abbienti e costringe gli operai disperati a salire sulle gru e sulle torri d’altoforno, o a scendere in miniera a 400 metri per difendere il posto di lavoro. Quando qualcuno non s’ammazza pure.

Un paese dove, un giorno si e l’altro anche, si paventa il disastro economico alle porte, si combatte la crisi ormai endemica e si decidono, con vera sofferenza, le dure ma necessarie misure per contrastarla, tra un falso pianto di ministra e la mannaia.
Dove però si annunciano, ma non si fanno mai, le riforme indifferibili: il nuovo sistema elettorale, la spending review, la riduzione del numero dei parlamentari sanguisughe, delle province e delle auto blu, il taglio delle diarie e delle indennità da nababbo, dei benefici, dei privilegi, dei furti alla collettività, travestiti da vitalizi. Proprio ieri, sotto casa, ho visto la ministra Severino entrare in profumeria, con quattro uomini di scorta agli angoli e all’entrata, e quattro auto al seguito di scorta. Naturalmente blu.

E’ tutto talmente assurdo e vergognoso da non sembrare vero!
Mentre tagliavano ospedali e posti letto e aumentavano ticket sanitari, hanno usato, sprecato e sperperato i nostri soldi per comprare case, ville e macchine di lusso; per organizzare festini e toga-party, cene sontuose e vacanze a cinque stelle.
Ostriche e champagne millesimato!
Come in Spagna e in Grecia, un grosso fiume di indignazione popolare sta montando da tempo e minaccia di straripare e di inondare di rabbia vera, di melma e di pesanti  detriti questa squallida classe di mariuoli e lestofanti che, non solo rubano impunemente, senza scrupoli e paura, ma offendono soprattutto la dignità di chi paga anche l’aria che respira.

Ci vorrebbe, e non è giustizialismo, ma per sfogo e per catarsi, un po’ di gogna medievale in piazza di Montecitorio, dove ogni offeso cittadino potesse colpire a pomodori in faccia quelle facce di predoni e di furfanti, prima di chiuderli in prigione: senza ostriche e caviale, solo arance di stagione.
Dove Sallusti non ci può e non ci deve andare, a meno che non rubi come qualche suo sodale.
C’è reato e reato, nel codice penale.
Come si dice: scrivi un “pezzo” e vai in galera, ruba tanto e fai carriera!

27 settembre 2012                                             AlfredoLaurano

                                                                                                             

venerdì 21 settembre 2012

IL PASSERO DI MALIBU'


NON CONOSCE IL TUO DOLORE, NÉ L’ANGOSCIA DELLA VITA. 
E LA MORTE ANCOR PIÙ IGNORA.

ENTRA SENZA PRENOTARE, TRA LA MUSICA E LA GENTE, TUTTA PRESA DAL MANGIARE.

RUBA AL VOLO LA MOLLICA O IL SOTTILE BOCCONCINO E PER TERRA, SALTELLANDO, SCANSA TAVOLI E PERSONE.

POI, VELOCE E ALL’IMPROVVISO, VOLA FUORI, SENZA IL CONTO, IN UN ALITO DI VITA CHE NON CHIEDE DI CAPIRE.

TUTTA QUI LA SUA ESISTENZA, NON HA UN SENSO DA CERCARE: QUELLA BRICIOLA NEL BECCO È LA SOLA SUA RAGIONE.

QUESTO OGGI E ANCHE DOMANI, FINO A QUANDO DURERÀ.

MA UN BEL GIORNO, UGUALE A TANTI, SENZA PASTO RESTERÀ.

NON POTRÀ MAI PIÙ VOLARE, NON POTRÀ PIÙ NON PAGARE!

Ladispoli, ristorante Malibù, il 29 luglio 2003
                                                                                                 AlfredoLaurano


venerdì 7 settembre 2012

TANTO VALE MANGIAR BENE!


Mangiamo tre volte al giorno, più eventuali spuntini, merendine e aperitivi, e spendiamo almeno un quinto o un quarto di ciò che guadagnamo per comprare cibo. Almeno in buona parte del mondo: quella più ricca e occidentale che non mangia proprio per vivere, ma spesso vive per mangiare o ingurgitare.
E mentre qui inseguiamo un equilibrio assai precario  tra stomaco e cervello, tra diete a punti, a zona, salutiste, vegane o a sole proteine, tra un’abbuffata ed un digiuno in penitenza, tra intolleranze varie ed esercizio fisico, tra sensi di colpa per le troppe calorie, massaggi dimagranti e il magico bisturi del chirurgo plastico, in altre parti del mondo c’è chi ancora fa dieci chilometri a piedi per prendere un po’d'acqua.
Il paradosso è che sulla terra un miliardo  di persone soffre la fame e  la sete e due miliardi mangiano troppo e  sono obesi o in sovrappeso. E sprecano in proporzione.

Ma, come anoressia e bulimia sono  manifestazioni patologiche, apparentemente opposte, dello stesso disturbo psichico-emotivo, così mancanza e sovrabbondanza di alimentazione sono due diversi aspetti dello stesso fenomeno: la malnutrizione.
L’industria multinazionale del cibo, che ha un potere di mercato enorme e concentrato in poche mani, domina i sistemi alimentari mondiali ed ha come obiettivo non certo quello di fornire una adeguata e sana nutrizione a tutti, ma di massimizzare i profitti, dove è più facile realizzarli.  Accentuando così, il divario fra miseria e prosperità, senza scrupoli o remore morali.

E qui, nel florido occidente, ci fa mangiare troppo e troppo male, anche se a basso prezzo e assai velocemente, imponendo mode, tendenze e stili di vita.
E quindi vai col sushi e sashimi, la cucina cinese o vietnamita, il pesce crudo, le ostriche e champagne, le carni di struzzo, di cervo e di cammello, l’happy hour con gli stuzzichini, i vini abusati e inflazionati come Falanghina e Nero d’Avola.  
Anni fa “esistevano” solo il Cartizze e il Mateus rosé,  le pennette alla Vodka, le linguine al salmone e le crepes al Grand Marnier…..
Tre quarti delle vendite di cibo nel mondo, controllate da qualche decina di grandi aziende che decidono per noi cosa, come e quando consumare, è rappresentato da alimenti che hanno subito processi di lavorazione industriale e che, quindi, sono troppo ricchi di sale, di grassi e di zuccheri e, molto spesso, di additivi, addensanti, conservanti e coloranti. Come le bevande alcoliche e le bibite gasate favoriscono obesità, anche infantile, diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari.

Il mercato globale dei paesi sviluppati è ormai saturo, ma nel mondo c’è ancora spazio per conquistare nuove fette di consumatori. La ricca industria alimentare ora cresce e si espande nei paesi poveri del mondo, dove forse non si patirà più per la denutrizione e l’indigenza o non si morirà d’inedia, ma ci si ammalerà col tempo di patologie finora sconosciute. Una nuova forma di auspicato e diffuso benessere, con tanti effetti collaterali, troppe controindicazioni e scarse difese immunitarie.

Otre a tutto questo, non  va dimenticato che dove e quando arriva l’industria del mangiare pronto o trasformato si comincia a perdere la cultura e l’identità delle tavole regionali e nazionali. Il rito usuale del pasto quotidiano, momento centrale della vita familiare, viene sempre più sostituito dal fast food, dal surgelato, dalla minestra liofilizzata in busta, dal piatto pronto al microonde o dallo spuntino consumato in piedi al bar.
Le tante tradizioni culinarie, locali, secolari e sempre tramandate, rischiano quindi l’estinzione, o quanto meno, un forte ridimensionamento. Come pure vengono via via emarginati i piccoli produttori e i coltivatori locali, tagliati fuori dal mercato. L’alternativa del biologico e del biodinamico resta così di nicchia e costa cara.

Ma con qualche soldo in tasca e un po’ di gusto da gourmet si può tentare una certa resistenza e provare ad appagarsi ricercando l’eccellenza.

Dal 20 giugno ha aperto anche a Roma, nell’ex Air Terminal Ostiense,  il tempio del gusto e dell’enogastronomia: Eataly. Una struttura di quattro piani e 17.000 metri quadrati, su cui sono allestiti 23 ristoranti o angoli di ristoro con produzione a vista, 14.000 punti vendita, aree didattiche e librerie specializzate.
Tutto per promuovere e far conoscere il cibo,  il vino e i prodotti made in Italy come la mozzarella di bufala, la piadina, il culatello e i salumi di cinta senese, i formaggi regionali, la pizza, i fritti romaneschi, le paste di Gragnano, le birre artigianali, le confetture, i dolci della tradizione e le cioccolate piemontesi. E poi, l’area frutta e verdura, l’area pane e focacceria, l’area carni di alta qualità de “La Granda”e la pescheria dai prezzi da gioielleria: scampi  a 70 euro al chilo, gamberi, solo a 58!

Quindi, una soluzione c’è, ma non a tutti è data.
Visto che il cibo è la nostra prima medicina, si può mangiar bene, scegliere il buono e il meglio per il palato e per la salute.
La modica quantità, l’attenzione alla qualità, l’occhio vigile all’etichetta ci aiutano nella giusta selezione e ci guidano tra le invitanti offerte ed opzioni, a condizione che, come sempre accade nel mondo e nella Storia, si abbia il privilegio di poter spendere e mangiare un modesto bucatino “cacio e pepe” a 20 euro, al ristorante Italia, nel gran bazar della bontà e del massimo livello.
Dimmi cosa e come mangi e ti dirò chi o quanto sei!

5 settembre 2012                                                  Alfredolaurano  

                                                                                                                               







mercoledì 5 settembre 2012

Molte donne preferiscono essere belle, anziché intelligenti, perché in generale l'uomo medio ha la vista più sviluppata del cervello.  

lunedì 3 settembre 2012

GREEN DAY il 2.9. 2012 a Bologna


A proposito del concerto annullato dei Green Day a Bologna

Forse ha ragione chi parla di overdose e non di gastrite, che avrebbe colpito ieri uno dei rocchettari americani. E' più credibile. 
Ventimila giovani avevano raggiunto Bologna da tutt’Italia per assistere all’evento che non ha avuto luogo per il malore che avrebbe colpito tale Billie Joe Armstrong. 
I biglietti saranno rimborsati, ma tutte le altre spese di viaggio, di pasti, di hotel e varie certamente no. Fortissima la delusione e la rabbia di fans e ragazzine starnazzanti.
Resta il fatto che non condivido la scelta di muoversi con "armi e bagagli", treni ed aerei, soldi e disagi per vedere, sentire dal vivo e, magari, toccare certi personaggi che tra pochi mesi o anni nessuno ricorderà più.
 
Qualcuno ha fatto questo o tanto per Mozart o Beethoven o per altri grandi geni della musica, considerati all'epoca poco più, o poco meno, dell’umile personale di servizio delle corti? 
Al massimo, qualche “sacrificio” poteva essere concepibile per i Beatles, che negli anni sessanta, hanno comunque rappresentato una svolta storica e di costume nel panorama musicale internazionale.
 
 
Ma sempre senza restare vittime di riti magici collettivi, di totem simbolici e compensativi o di forme alternative di religioni e dipendenze.
3 settembre 2012
                                                                               AlfredoLaurano 

LINGOTTINI


Il miliardario e famoso investitore filantropo George Soros (quello vicino all’acquisto della Magica A.S. Roma di poco tempo fa), sempre all’avanguardia rispetto alle prospettive e al futuro economico del mondo, ha ceduto in questi giorni oltre un milione di azioni di grandi banche  e società varie per circa 50 milioni di dollari ed ha acquistato 884.000 azioni in oro per 130 milioni di dollari.
Anche altri miliardari e banche centrali di diversi paesi occidentali hanno aumentato nelle ultime settimane gli acquisti e l’accumulo di metallo prezioso. Sono segnali di qualcosa di strano o di terribile che sta accadendo nell’economia globale? Sta forse crollando il sistema mondiale del capitale?
Gli esperti credono che queste scelte indichino che qualcuno, assai competente e informato molto prima della gente comune, ritiene vicino un collasso dell’apparato finanziario.
Sarà vero? Dopo tanto spreco di cibo e di ricchezza, mangeremo lingottini d’oro al pepe nero?
Nel dubbio e nell’attesa, consiglio a me stesso e ai tanti poveri pensionati di non spendere i pochi euro del magro vitalizio al supermercato, ma di comprare qualche catenina o braccialetto d’oro, anche usato o riciclato, che domani forse ci potrà sfamare.
Attenzione, però, non svendete titoli e buone azioni, solo farmaci scaduti e pannoloni….
  2 settembre 2012                                                                                           AlfredoLaurano