lunedì 30 dicembre 2013

TERRE DI FUOCHI E DI VELENI

Sconvolgente lo speciale di Servizio Pubblico “Inferno Atomico”, andato in onda ieri sera su La 7. Consiglio a chi l’avesse perso, di vederlo. Ci riguarda da vicino. Tutti.

L'inferno è quello della Terra dei Fuochi, tra Napoli e Caserta, con migliaia di ettari contaminati e con l'epidemia crescente di tumori: terre dove in 20 anni sono state interrate 10 milioni di tonnellate di rifiuti tossici, spesso spacciati per concimi e fertilizzanti a ingenui o furbi contadini. 
Quattrocentomila camion  hanno fatto su e giù per l'Italia con il loro carico di morte, senza che nessuno li fermasse.
Già nel 2006, in Gomorra, Saviano descriveva le montagne di sostanze infette, diventate merce preziosa per traffici miliardari di boss e malavitosi camorristi, funzionari pubblici corrotti e politici venduti e compiacenti.

Il reportage, realizzato da Sandro Ruotolo e Dina Lauricella, visita quelle aree, quei campi coltivati a frutta e verdura, sopra le scorie seppellite a diversi metri di profondità e che minacciano le falde acquifere. 
Intervista produttori e allevatori della zona, disperati perché nessuno vuole e acquista i loro prodotti. 
Il pentito del Clan dei Casalesi, Carmine Schiavone, pluriomicida che rivendica con orgoglio di essersi dissociato da queste pratiche, torna dopo vent’anni - tra latitanza, carcere e 41 bis - nel casalese, con la troupe di La 7 e indica i luoghi più inquinati.
Racconta i numeri, le modalità, le responsabilità del disastro ecologico perpetrato dalle aziende che - illegalmente e senza curarsi delle tragiche conseguenze - hanno fatto smaltire i loro veleni, a basso costo, dalle mafie locali, con la garanzia dell’impunità. Ne ha anche per quella parte di popolazione che, consapevolmente e per quattro soldi, ha taciuto e fatto finta di niente, per anni e anni.

Sono numeri  impressionanti che hanno già messo in allarme gran parte delle popolazioni a rischio epidemia: nel casertano e nel napoletano l’impennata della percentuale di tumori lascia spazio a pochi dubbi. Le giovani mamme, che hanno da pochissimo perso i loro figli malati, hanno mandato 150mila cartoline al Papa ed al Capo dello Stato per chiedere aiuto. 
Roberto Mancini, poliziotto ammalatosi di tumore per l’attività svolta, e altri finanzieri in pensione parlano di indagini e inchieste parlamentari frenate, ostacolate, non riuscite per l’assenza di una volontà politica di spezzare il legame tra economia e attività illecite in certe aree del Paese, appetibili bacini di voti e di consensi: trattative, protezioni e reciproci favori, fra delinquenti di mestiere e delle istituzioni.
Vi immaginate Camorra e N'Drangheta senza la collusione con lo Stato ? Resterebbero banditi di strada”, dice in studio il pentito Schiavone.

E’ un’inchiesta nuda e drammatica che non risparmia nomi e cognomi e denuncia il volto peggiore dell’Italia: l’immoralità del potere e di una certa malvagia economia. Che da voce a chi paga sulla propria pelle il prezzo di incapacità politiche e amministrative e l’evidente connivenza stato-mafia.
E quello della terra dei fuochi e dei veleni, in Campania,  non è certo un caso isolato.
30 dicembre 2013                                                               
                                                                                         AlfredoLaurano                                                                                                                                                                         


BUON NATALE AI FARISEI

L’osannato articolo di Vittorio Feltri sul Giornale, “I migranti stiano a casa loro”, ha scatenato un altro po’ d’odio represso e di radioso razzismo, in salsa natalizia. 
Se ne sentiva proprio il bisogno.
Centinaia di lettori, ipocritamente cattolici, cristani apostolici romani e pure francescani, pronti al cenone e alla messa di Natale, hanno vomitato insulti disgustosi e inferociti commenti contro i migranti invasori della patria.
Così, tanto per svuotarsi lo stomaco e ingurgitare meglio il raffinato cibo della tavola imbandita, per della festa della cristianità, del bambinello e della carità. Tanto, poi, a mezzanotte si va  tutti alla funzione religiosa, che assolve anche i peccati di razzismo e ripulisce la coscienza impura.
Perdono e pentimento non si negano mai a nessuno, nemmeno ai farisei.

Tanto per gradire, vi propongo due deliziosi, spumeggianti assaggini. Due compassate osservazioni da delirio natalizio che ho trovato e letto, trattenendo il riso o il pianto o la vergogna, in calce al quel nobile editoriale.

“Vengono in Italia NON solo dalla guerra...e vivono MOLTO meglio degli italiani con le case passate dai comuni completamente spesate...gli danno cibo e VESTITI CHE PRETENDONO FIRMATI...il sussidio EU che gli permette una vita super agiata rispetto agli italiani sfrattati e senza lavoro costretti a vivere per strada togliendogli i figli...una famiglia di immigrati riceve, 2 adulti e 2 bambini, al giorno 130,00 euro che FANNO 3900,00 'PULITI' SENZA ALTRE SPESE...per di più NON si accontentano e minacciano gli italiani con una dilagante violenza, le loro intenzioni sono di ISLAMIZZARE IL NOSTRO PAESE, CACCIARCI O SCHIAVIZZARCI...come dicono i loro manifesti...
Gesù era schiavo di Allah...Se l'EU insiste coi sussidi, potrebbe darglieli al loro Paese...e lasciarci in pace!!!” (Ornella A. Tomasello)

“Tutto quello che è successo a Lampedusa è uno sconcio sicuramente, ma qualcuno si è chiesto come mai tutta questa gente viene in Italia? Bene, guardate i confini della Spagna oltre Gibilterra e vi renderete conto che sono ben custoditi e senza uomini di guardia, C'È UNA RECINZIONE CON RETE METALLICA A TRE FILA ALTISSIMA, CORREDATA DI CORRENTE ELETTRICA E CHIUNQUE
TOCCA MUORE E SICURAMENTE di li non passano, non passano sicuramente dai confini dell'Est europeo che gli sparano addosso e quindi gli rimane l'opzione Italia, il paese dei fessi, la pattumiera dell'europa che tutto raccoglie mentre gli altri li respingono. Mi sapete dire tutti voi benpensanti perchè tocca solo a noi?” (giuseppe.massimo1)

Demenza, farneticazione, disordine mentale, amor del paradosso?
Sono commosso da tanta assennatezza. 


25 dicembre 2013                            (Alfredo Laurano)

martedì 24 dicembre 2013

BISOGNANO, SIGNORE, ALMANACCHI?

Ogni anno i Tg e tutte le TV riciclano i servizi sul Natale, su cosa regali, su quanto spendi, cosa mangi al cenone e così via. Sempre uguali, stesse immagini e stessi testi, a volte un po' aggiornati, con poche sforbiciate di rapido montaggio. 
Stavolta, lo faccio anch'io, perché una certa attualità non cambia mai e l'idiozia non va in pensione. Ripropongo questo articolo che ha due anni sulle spalle, ma non li dimostra affatto.... 
(23 dicembre 2013)

Due barbare e incivili usanze imperversano da sempre in questi giorni, giustificate e consacrate dal paravento della tradizione: oroscopi e tarocchi un tanto al chilo e i botti scaccia guai, nel gioco della guerra, sui balconi.
Un rito macabro e banale che ogni anno si ripete e si rinnova per ricordare, “urbi et orbi”, usi e costumi fortemente radicati nella stupidità umana.

Nel primo caso, c’è poco da fare: la forza suadente e suggestiva della magia bilancia e nutre quella delle illusioni che accompagnano l’uomo nella sua immensa fragilità: il fascino della speranza, la voglia di miracolo, tra fatture, scongiuri e malocchio.

Nel Dialogo di un Venditore di Almanacchi,  il Passeggere (Leopardi) chiede:
“Credete che sarà felice quest’anno nuovo?”   
Venditore: “Oh illustrissimo si, certo”.
Passeggere: “Come quest’anno passato?"  
Venditore: “più, più assai”.

Ma invitato a dire se sia mai stato felice nel passato, il venditore nega di esserlo mai stato e ammette che in nessun caso accetterebbe di rivivere la vita trascorsa, con tutti i piaceri e i dispiaceri provati.

Quindi, è solo l’attesa di un futuro migliore che ci fa vivere volentieri la nostra vita, che alimenta sogni e desideri, che vince paure e debolezze, che coltiva chimere e tentazioni (come nel Sabato del Villaggio).

E’ su questo che si basa la ricca industria dei segni zodiacali, delle divinazioni da periferia di sciamani analfabeti, delle previsioni fondate su astri, ascendenti, pendolini, tarocchi, macchie di caffè e sfere di cristallo, vendute a basso costo da maghi, sibille, e ciarlatani, nell'incredibile fiera dell’incanto, della facile lusinga e dell’inganno.
Quest’arte surreale dell’assurdo, anziché essere analizzata e contrapposta al dubbio della ragione e del buon senso - attraverso le necessarie indagini sui cosiddetti fenomeni paranormali - viene pubblicamente esibita come neo-scienza, enfatizzata e colpevolmente amplificata da libretti, riviste, giornaletti e oscene pubblicazioni, nonché da radio e televisioni locali e nazionali che la propongono a iosa in autentici  programmi spazzatura.

Conduttori servili, deferenti e ruffiani cercano di confondere, zittire e denigrare  gli scettici e i fautori delle risorse della razionalità, come fanno, spesso e volentieri, con i bistrattati missionari del Cicap. 

Ridicolizzando la vera scienza e la sperimentazione e capovolgendo, incredibilmente, i ruoli.


Sempre pronti invece ad esaltare e magnificare ospiti ambigui e fasulli  personaggi da riserva sub-culturale; o sedicenti medium, d’ogni razza e continente, che parlano con angeli e defunti e propinano, senza vergogna, improbabili teorie; o pagliacci e attrazioni da circo d’altri tempi. 
Le cui previsioni, puntualmente, falliscono, come sempre e come ogni anno, ma che, ahimè, troppo presto vengono dimenticate e mai verificate.

Nulla è cambiato dall'era di aruspici e indovini e delle invincibili forze dell’occulto.
Presagi e prodigi, amuleti e talismani ancora condizionano la vita di milioni di persone!!

L’altro rito, tanto caro ai tifosi del petardo: "scoppio, dunque sono…. un imbecille!", conta in parte sulla stessa filosofia del Venditore di Almanacchi e, più in generale, sulla già detta voglia di fortuna e di speranza. 
A dispetto di tutto - pure della crisi più nera - che attrae, come la calamita con il ferro, i fedelissimi seguaci di Sirio, di Branco, del divino Otelma, del Mago d’Arcella e di cazzari vari contaballe, cui fanno copiose donazioni per farsi dire che son belli, sani e molto amati; e che, prima o poi, vinceranno addirittura un lavoro da precario, la lotteria, o il grattaevinci.

Tutte le mattine, magari, questi illuminati cittadini non fanno un passo prima di aver letto l’oroscopo del giorno ma, quando si tratta di far gli eroi a Capodanno nella guerra dei fuochi dai balconi, non sentono nessuno, non consultano gli astri, non chiedono agli esperti se perderanno un occhio, un dito, un braccio o anche la vita. 
Quello che conta è cacciare l’anno vecchio  - gli sparano, anche se muore da solo, secondo il calendario - e accogliere con, palese ipocrisia, quello nuovo, nell'infantile, eterno gioco del circolo vizioso.

Oltre a buttare soldi nella assurda gara del rumore – che per tanti al mondo significa guerra vera, morte, terrore, mutilazioni e paura delle bombe e dei fucili – non pensano nemmeno a quanto male facciano agli animali che si spaventano, tremano, fuggono impazziti, perdono l’orientamento, muoiono di crepacuore.
Ben venga l’ordinanza che a Milano, Venezia, Bari, Palermo e in tanti altri Comuni vieta l’uso di sparare botti, razzi,  “spread” e tric trac a tutti i rambo di quartiere.
Chi proprio vuol togliersi lo sfizio, può andare in Siria, a Gaza o in Afghanistan….

E’ giusto difendere e proteggere gli animali.
Tutti, compreso quello umano, dalla sua stessa “fragorosa” imbecillità.  


30 dicembre 2011                                                      AlfredoLaurano

I NON AUGURI DELL'IPOCRISIA

Con "Il Manifesto", facciamo gli auguri ai migranti che si sono cuciti la bocca a Ponte Gale­ria e a quelli che hanno iniziato lo sciopero della fame. Fac­cia­moli a tutti gli stra­nieri che si pre­pa­rano a pas­sare le cosid­dette feste al chiuso dei Cie, nella soli­tu­dine, nello squal­lore, nell’incertezza sul pro­prio destino, chissà fino a quando. E fac­cia­moli al depu­tato Kha­lid Chaouki che, chiu­den­dosi nel cen­tro di acco­glienza di Lam­pe­dusa, terrà desta per un po’ l’attenzione dei media sulla ver­go­gna della deten­zione ammi­ni­stra­tiva dei migranti.

Ma non li fac­ciamo a tutti gli altri che col­la­bo­rano con il silen­zio, l’ipocrisia o l’indifferenza a man­te­nere quella ver­go­gna. A chi quei cen­tri li ha inven­tati, chiamandoli Cpt, gra­zie a Livia Turco e Napolitano, e non si è mai sognato di chiu­derli.
E non par­liamo degli attuali com­pa­gni di strada del Pd, a comin­ciare da Alfano, il cui par­tito approvò la Bossi-Fini nel 2002 e quindi è in tutto e per tutto cor­re­spon­sa­bile delle norme più stu­pide e ves­sa­to­rie, come i 18 mesi di deten­zione nei Cie e il reato di immi­gra­zione clandestina.

Non ci sen­tiamo di fare nes­sun augu­rio nem­meno al governo, il quale, dopo lo scan­dalo delle docce anti-scabbia e le pro­te­ste di Ponte Gale­ria, pensa di abbre­viare la deten­zione nei Cie, ma solo per ren­dere le espul­sioni più facili.

Non li fac­ciamo nem­meno a quei par­la­men­tari 5 stelle che hanno comin­ciato timi­da­mente a discu­tere dell’abolizione del reato di immi­gra­zione clan­de­stina, ma sono stati imme­dia­ta­mente zit­titi da Grillo e Casa­leg­gio, e hanno lasciato per­dere, dando una note­vole prova di coe­renza, corag­gio e indi­pen­denza. Sulla que­stione dei Cie, si tace rigo­ro­sa­mente, per non scon­ten­tare la parte for­ca­iola del pro­prio elettorato.

Non abbiamo nulla da augu­rare nem­meno alle coo­pe­ra­tive, magari ade­renti alla Lega­coop, che gesti­scono Cda e Cie, e si giu­sti­fi­cano con la scusa pue­rile che, se non lo fanno loro, lo farà qual­cun altro. Che cosa non si fa per lucrare sui 50 euro gior­na­lieri che lo stato spende per ogni internato!

Meno che mai fac­ciamo gli auguri a Ceci­lia Malm­ström, com­mis­sa­rio Ue per la giu­sti­zia e gli affari interni, che oggi fa finta di indi­gnarsi per Lam­pe­dusa ma pochi giorni fa ha siglato un accordo con la Tur­chia sui migranti irre­go­lari che, in sostanza, pre­vede la libera cir­co­la­zione dei cit­ta­dini tur­chi nei paesi dell’Unione in cam­bio della dispo­ni­bi­lità di Ankara a ripren­dersi clan­de­stini e immi­grati. Insomma, i migranti come merce di scam­bio per il lento e fatale avvi­ci­na­mento della Tur­chia all’Europa.

La que­stione dei migranti, degli sbar­chi e dei cen­tri di inter­na­mento sparsi in tutta Europa e nei paesi satel­liti di Asia e Africa, è la prova della fal­sità con cui la Ue affronta, nel com­plesso e paese per paese, la povertà estrema che la lam­bi­sce. Esclu­si­va­mente inte­res­sata a difen­dere il suo pre­ca­rio benes­sere, debole con i forti (la grande finanza, gli Usa che la spiano come e quando vogliono), l’Unione è impla­ca­bile con i deboli, a cui elar­gi­sce solo deten­zioni e invi­si­bi­lità, natu­ral­mente amman­tan­dole con il lin­guag­gio dei diritti e della giustizia.

E così, davanti a un’ingiustizia così abis­sale e rimossa da tutti, non augu­riamo nulla nem­meno a quel bel coa­cervo di egoi­smi nazio­nali e trans-nazionali che va sotto il nome di Europa.

LETTERINA

Mi domando se qualche bambino, educato per sbaglio o per caso a una certa tradizione, scriva ancora oggi la sua letterina di Natale ai genitori - con o senza brillantini - o invii direttamente una e-mail o un messaggino.

Una volta si usava mettere la famosa busta, con annesso disegnino o piccola poesia, sotto il piatto del papà, durante la cena della vigilia o il pranzo di Natale. Così, quando il piatto veniva spostato dalla tavola, lui la trovava, casualmente, fingendosi sorpreso.
 
Nel bambino, che seguiva con ansia i movimenti...."chissà se se ne accorge...ecco, la vede...adesso la scopre...", scoppiava l'emozione e la gioia di aver prodotto quell'autentica sorpresa.
Il buon papà, da consumato attore, accentuava lo stupore, la leggeva commosso a tutti i presenti ed elargiva la sospirata strenna in denaro. Anche qualche nonno o qualche zio lo faceva, donando qualche monetina.
In piedi, poi, il bimbo, un po' confuso e imbarazzato, ringraziava e recitava, incespicando, la poesiola e il rito si chiudeva con un lungo battimani.

Di solito, nel testo, ogni bimbo chiedeva perdono per i capricci fatti nell'anno, per aver fatto arrabbiare i genitori e prometteva di non farlo più, di studiare e di andare bene a scuola e, comunque, di essere più buono.
Poi, purtroppo, cresceva .....diventava uomo e, troppo spesso. dimenticava la promessa.....
Perciò siamo cattivi! 

24 dicembre 2013                  (Alfredo Laurano)

lunedì 23 dicembre 2013

DENARO

Non per contraddire o biasimare l’autore di questo magnifico disegno (Maurizio Conte), ma il denaro, strumento diabolico che ha sostituito l'antico baratto, nella storia del mondo ha alimentato l'avidità e l'ingordigia deglii umani, determinando le categorie della ricchezza e della povertà. 

Ha scatenato guerre, sfruttamento, violenza e abusi di ogni tipo. E' il vero dio che governa la collettività e che tutti adorano e inseguono come apostoli del male. 

E' la rappresentazione volgare, seppure necessaria, del valore fittizio di una merce, il simbolo convenzionale dello scambio delle cose e, ahimè, anche della compravendita dell'uomo. Andrebbe, pertanto occultato senza molto onore ed esibito sempre con pudore. 
Perciò, a mio avviso, non meriterebbe la dignità di un ritratto...seppure, come sempre, di grande qualità

22 dicembre 2013                  (Alfredo Laurano)


IL VANGELO SECONDO MATTEO

Certo, non si può dire che non ci sappia fare. Non sbaglia una mossa e finisce ogni giorno, ogni mezz’ora sulla prime pagine dei giornali e nei siti on line..
Dopo le primarie, la sua visibilità mediatica, già prima così larga da garantirgli una vittoria facile e sicura sui quasi sconosciuti Cuperlo e Civati, è aumentata a dismisura e il suo protagonismo ha già quasi oscurato quello del suo collega condannato e decaduto e del suo fantastico mondo di comparse e di facili donnine. Nonché quello del comico a cinque stelle, appannato, in parte, da altri incazzati sulle piazza, coi forconi e il tricolore.

Va dappertutto, è onnipresente: nei telegiornali, nei talk, nelle trasmissioni di gossip e di intrattenimento o in collegamento dall’Arno o dall’ufficio, nella terre della camorra o a Lampedusa.
Un’invasione dilagante nelle case di tutti gli italiani, quasi superiore a quella di Bruno Vespa che, ogni fine d’anno, smarchetta l’ultimo suo libro a destra e a manca e anche nelle farmacie o nei mercati di quartiere. Inviti di colleghi servili e amici compiacenti, spot camuffati da notizia ed interviste lacrimose sulla nonna, sul sale, lo zucchero e l’infanzia, senza pagare un obolo di pubblicità e grazie ai suoi tanti santi in paradiso.
O a quella di Francesco che ammonisce alla sobrietà, condanna la ricchezza e l’arroganza, festeggia coi clochard il compleanno e visita bambini e bisognosi.

Ma senza un briciolo della sua umiltà.
Anzi, al contrario, sprizza presunzione e sicurezza da primo della classe, col braccio sempre alzato perché ha sempre pronta una risposta: “ lo so io, signora maestra!”
Matteo Renzi, il puffo fiorentino che quasi per costrizione, per ripugnanza del politicismo, per la fiducia liquefatta di cittadini nauseati e stanchi o per volontà della nazione - mortificata dalla crisi e demoralizzata da ruberie e incapacità - è stato chiamato a guidare quel che resta di uno nobile partito, che le vicende della Storia e dilettanti incompetenti hanno snaturato e trasformato.

E’ l’uomo giusto per il tempo giusto che piace a tutti: ai delusi di sinistra, ai moderati di centro e di destra, a chi guarda al dopo Silvio, ai grandi imprenditori, a Confindustria, all’Europa ed ai mercati. Che cattura la voglia di cambiare e incanta la speranza di tanti disperati. 
Abile stratega da marketing comunale, rottamatore superbo ed ambizioso, s’impone all’attenzione, parla a raffica ma non dice niente.
Però promette sogni, sviluppo e innovazione, inventa slogan a pronta presa, come fece vent’anni fa un certo Berlusconi.

Piacere a tutti, tuttavia, non sempre è una virtù, perché vuol dire anche non voler dispiacere a nessuno, non schierarsi, non prender posizione per condurre la battaglia.
Difficile per chi voglia rappresentare un popolo, un programma, un obiettivo e per chi si fa simbolo e bandiera di un’idea. Immodestia a parte da saccente promotore di se stesso.

Una scelta è necessaria. A meno che non sia subito quella sbagliata: dubitare dell’articolo 18, come invece ha già fatto, tanto per cominciare: ottimo assist per Marchionne e grandi imprenditori, ma non certo un buon segnale per i lavoratori.
La gente è stremata e pronta alla serrata, con tanta rabbia in corpo e coi forconi. Senza lavoro, senza botteghe, chiuse dalle tasse e dalla crisi, e aspetta qualche soluzione. Seria e concreta, non fiumi gonfi di parole, che tracimano retorica e scarse conclusioni.

Capito, logorroico Mr. Bean? 
Stupiscici! E' Natale!

23 dicembre 2013                                             (Alfredo Laurano)


BUON APPETITO DA Mc DONALD'S

La catena di fast food più famosa al mondo è stata recentemente coinvolta in un gigantesco scandalo alimentare. Dalle analisi eseguite sulle carni degli hamburger, è emerso che quest’ultimi sono formati da manzo per SOLO IL 15%, con la restante parte costituita da AMMONIACA E SCARTI DI ALTRE CARNI.
Grazie a Jamie Oliver, famoso chef che da anni lotta contro la catena di fast food più famosa al mondo, portando avanti la tesi che vede le carni utilizzate per gli hamburger McDonald’s inadatte al consumo umano, la multinazionale Usa è stata costretta a cambiare drasticamente la ricetta dei suoi hamburger.

A sconvolgere l’opinione pubblica e le Associazioni dei Consumatori, l’utilizzo di ammoniaca, sostanza altamente nociva, abbandonata da Burger King e altre catene minori di fast food da diversi anni. Senza contare la presenza di scarti di macello (tendini, ossa e cartilagini) e altre parti che potrebbero finire con il compromettere la salute umana, poiché, potenzialmente contaminate dalle feci delle bestie macellate , rintracciabili, oltre che negli hamburger McDonald’s, nel 70% della carne venduta nei supermercati Usa.
(fonte: quelchenonsapevi)

venerdì 20 dicembre 2013

VERBA VOLANT

E scripta manent. Non si sa mai, meglio mettere nero su bianco.
Il gaudente assessore alla cultura della Regione Abruzzo, targato PDL, indagato  e agli arresti per tangenti, ha fatto firmare un contratto alla sua bella segretaria che prevedeva almeno quattro prestazioni sessuali mensili a suo favore, oltre alle normali attività d’ufficio. Un passaggio obbligato per ottenere l’incarico e un adeguato compenso.

Al di là del pur naturale stupore, non si può non avvertire, in questa inusitata vicenda, la sovrapposizione alla aberrante teoria del “pago, quindi esigo”, che rimanda a nuove forme di schiavitù e di sottomissione e che trae origine da una certa filosofia da “bunga-bunga”, spalmata di edonismo esistenziale, in salsa capricciosa e un po’ piccante di vetusto padronismo.
E’ una logica ormai entrata, prepotentemente, nella mentalità popolare come legittima categoria di ragionamento e di pensiero, secondo cui tutto si può comprare - libidine compresa – col fascino del potere e col denaro. Non solo nei bordelli o fra le professioniste del piacere.

Questo prodotto culturale, non certamente nuovo, ma rigenerato come lecito e riconosciuto valore commerciale aggiunto - che fa curriculum - è riferibile agli effetti infestanti dell’insana pianta del berlusconismo, che ha fatto breccia nell’immaginario collettivo. Che ha modificato e rimodulato il comune sentire di un intero paese, timorato di Dio e di già solida e bigotta tradizione, e che ha sgretolato il concetto di pudore e dignità. Che ha rinnovato e santificato il processo di mercificazione del corpo delle donne: in cambio di grazie e dedizione, il potente di turno concederà loro vantaggi e benefici e, magari, anche un ruolo di prestigio, istituzionale, imprenditoriale o una candidatura alle elezioni, come regalino di ringraziamento.

Che differenza c’è tra il crapulone pescarese che pretende sesso a norma di contratto e  quell’indiano che a Cagliari, pochi giorni fa, ha riempito la moglie di mazzate perché  “io faccio quello che voglio, ne ho tutti i diritti, me la sono comprata, è mia”.
O con l’avvocatessa di Pesaro sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato che ne vantava l’esclusiva.  O con tutte quelle donne che subiscono ogni forma di violenza e di ricatto da parte di amanti, congiunti, conoscenti e farabutti vari?

Sono tutte vittime di questa cultura mercantile del possesso, dell’abuso e del ricatto,  ancora oggi così estesa e dilagante nella bella e civile società del finto perbenismo. Nonostante il femminismo, la liberazione della donna, le lotte, l’emancipazione.
La maggior parte delle donne, oggetto di queste attenzioni, desistono dal raccontare le botte, le prevaricazioni, le torture quotidiane soprattutto per paura di peggiorare la propria situazione o per non privarsi di quel minimo vitale che garantisca loro un lavoro, un ruolo, una possibile esistenza. E non denunciano i loro aguzzini, se non, a volte, quando è troppo tardi.

Quella dell’assessore non è una proposta indecente. Non è un accordo di lavoro che prevede speciali straordinari obbligatori, prestati in natura da persona consenziente.
E’ solo uno stupro della dignità, della coscienza e del diritto ad essere persona.

19 dicembre 2013                                 
                                  AlfredoLaurano                                                                                                                                                                         


mercoledì 18 dicembre 2013

UNA VOLTA IN PIAZZA C'ERA LA SINISTRA


E’ tempo di presepi, di palle e di alberelli. E di regali, di promesse e pensierini.
Anche se la crisi taglia le proteine dalla dieta di tanti italiani e spegne le caldaie del riscaldamento in molte case. Anche se c’è da pagare il mutuo e le bollette, l’Imu, la Tares e tutte le altre tasse. Anche se le imprese non ce la fanno più, i giovani son sempre più disoccupati e i pensionati, chi ha perso il lavoro e tanti piccoli imprenditori sono falliti e mangiano alla Caritas.

Papa Francesco, sempre più amato da cattolici e da laici, esulta perché il suo S. Lorenzo ha vinto il campionato in Argentina e perché i suoi followers aumentano ogni giorno, affollano la piazza di S. Pietro e oggi lo inondano anche di auguri per i suoi 77 anni. La stessa età di Berlusconi, ma con poche altre analogie….
Come pure esulta l’ipertrofico ego di Renzi che ha stravinto le Primarie, dove hanno votato, forse per disperazione, tre milioni di pur ottimisti cittadini, in cerca di stupore e di rinnovamento.

Gli studenti contestano i tagli alla pubblica istruzione e, come da prassi, vengono selvaggiamente manganellati, prima all’università di Roma e poi a Milano, da poliziotti ligi al dovere e col casco bene in testa!
La mafia, dal 41 bis, minaccia ancora e sempre il procuratore Di Matteo, comunicando ai latitanti che dev’essere ammazzato.
I consiglieri regionali di mezza Italia rubano alla grande, ma con gli scontrini in mano e le mutande verdi in faccia.
Napolitano avverte chi vuole andare alle elezioni che potrebbe dar le dimissioni.
Scioperano i trasporti e tornano puntuali le targhe alterne.
E qualcuno, per assurdo gioco del destino - due poveretti di Novara - precipita dal settimo piano per montare sul balcone le luci di Natale!

Intanto, dopo l’uscita del decaduto cavaliere dalla maggioranza e lo strappo del nuovo farmaco di Alfano - l’Ennecidi, prima o dopo i pasti, tutti i giorni - il governo, per pura forma e senza pregiudizio, si rivota la fiducia nel Parlamento delle ora più scarse intese.
E subito, per darsi un tono e ritrovar consensi, approva l’abolizione dei soldi pubblici ai partiti, ma con morte molto lenta, indolore e diluita nel tempo e nelle procedure.

Ma, dopo quello di S. Francesco a Greccio nel ‘200 e quello romano o napoletano del ‘700, nel perpetuo presepe vivente e molto animato all’italiana, non potevano mancare i più tipici e rappresentativi personaggi: i pastori sulle strade e nelle tende e i contadini con le forche in mano, già disegnati a S. Gregorio Armeno.
Il movimento dei Forconi, nato in Sicilia due anni fa come segno di protesta di contadini contro gli alti prezzi del carburante e delle tasse, si è allargato notevolmente e si è modificato e distinto in varie anime che rifiutano ormai questa etichetta e si riconoscono come “quelli del 9 Dicembre”.

Chi sono? 
Agricoltori, camionisti, piccoli imprenditori, commercianti, tassisti, studenti,  ambulanti, disoccupati e ultras del calcio. Nonché infiltrati di movimenti neofascisti come Forza Nuova e Casa Pound che cercano il caos, gli scontri e la guerriglia.
Tutti appassionatamente uniti nella piazza del dissenso. Una confusa rivolta, fra interessi contrastanti e  inconfessate ideologie, condita e impreziosita da elementi di razzismo e di nazionalismo. E per cornice, un tripudio di fazzoletti e bandiere tricolori.

Per cosa protestano?
Per tutto. Contro l’incubo del “fiscal compact” (misure di austerità e regole di bilancio imposte dall’Europa),  contro le tasse infinite ed usuraie che falcidiano i guadagni da lavoro, l’elevato costo delle licenze, delle bollette e del carburante, i bassi salari, l'euro, l'Unione Europea, la globalizzazione, le importazioni cinesi a basso costo, il  TAV, l'inquinamento nella Terra dei Fuochi , i tagli all'istruzione. 
Soprattutto, vogliono mandare a casa tutti i politici. Di destra, di centro e di sinistra e pure i cani sciolti.
Le ragioni della protesta e di tanto malcontento sono evidenti e condivisibili. I problemi sono reali e riguardano milioni di persone, il futuro dei figli e dei nipoti e, in molti casi, la sopravvivenza. Sappiamo quante migliaia di imprese hanno chiuso e quanti si sono suicidati per aver perso tutto: le cose, la speranza, l’idea di futuro e la dignità.
Ma non c’è coerenza in questa sommossa popolare, non c’è una strategia comune o una linea di azione mirata a un obiettivo. Tant’è che le diverse anime si sono già divise e domani a Roma non ci saranno i “forconi siciliani” di Mariano Ferro e i ribelli veneti di Chiavegato. Solo agricoltori, commercianti, imprenditori del Lazio, seguaci di Calvani.

Quello che non si capisce è cosa si dovrebbe fare una volta che, per magia o per miracolo divino, tutti i politici fossero mandati effettivamente  a casa.
Nuove elezioni ? Per votare chi? Non certo quei partiti o quegli stessi deputati, senatori o consiglieri di Comuni e di Regioni; ma neanche gli insorti, i forconi, che non vogliono essere né partito, né politici, né salvatori della patria.
Allora? Auspichiamo un governo provvisorio di militari e carabinieri, come qualche sciagurato dice? O preferiamo essere commissariati dalla grande Germania? O ci buttiamo nel tempestoso fiume dell’anarchia e della guerra civile?
Nessuno, tra chi guida la protesta, azzarda una risposta o propone una qualche realistica soluzione.
Siamo al confine fra la ridicola caricatura di una improvvisata rivoluzione parolaia e la più solenne imbecillità del conformismo ambizioso e velleitario. Forse serve il conforto di un’ideologia alle spalle e uno scopo chiaro e concreto in prospettiva.

Grillo, preoccupato di non essere più il solo a gestire la contestazione, tenta di salire sul carro dei ribelli sollecitando la polizia a unirsi ai manifestanti e a smettere di proteggere la casta. Ma allora “Nove Dicembre” e “Cinque Stelle” sono la stessa cosa!
Non dicono  entrambi “tutti a casa”? Non rifiutano entrambi l’attuale classe dirigente? Non occupano gli stessi spazi e non usano lo stesso  linguaggio e gli stessi temi di battaglia?
Se è così, il totale della piazza populista fa quattordici! Perché crearsi altri problemi, tra fazioni, distinzioni, preferenze, vaffanculi e rabbia libertaria?

Come già detto, la protesta di questi giorni non ha contenuti definiti, né assai diversi da quelli dei Grillini: è l’espressione nebulosa  di un disagio reale, in mezzo al quale – come sempre – si infilano estremismi di ogni tipo. Occorre vigilare e stare attenti.
C’è la rivendicazione del singolo, del comune cittadino, sfinito e dissanguato, ma anche di tante diverse categorie di lavoratori contro un sistema che fa acqua da ogni parte. 
E poi, non dimentichiamolo, ci sarebbe pure un’altra rivoluzione…. se dovessero arrestare Berlusconi!
Te piace ‘o presepe? E’ con tanti forconi, ma senza Re Magi.

17 dicembre 2013                  
                               AlfredoLaurano