venerdì 28 giugno 2013

UN EROE MONDIALE

"Ha dato al Paese tutto quello che poteva dare. Ci stiamo comportando come dei figli avidi, che non vogliono lasciar riposare il padre". Secondo la Cnn e la Cbs, viene tenuto in vita artificialmente.  Nelson Mandela, a 94 anni, sta combattendo la sua ultima battaglia nell’ ospedale di Pretoria, da quasi venti giorni. E’ in condizioni critiche l’ uomo che suggellò il passaggio dal Sudafrica dell'Apartheid alla nascita della "nazione arcobaleno". L’intero popolo prega per lui. E domani arriva Obama che lo ha definito “un eroe per il mondo intero”.

"Mandela è un eroe per il mondo intero. La sua eredità permarrà nei tempi a venire. I miei pensieri e le mie preghiere sono con la sua famiglia e i sudafricani". Un eroe mondiale, ma soprattutto personale. "E' stato di grande ispirazione per me - ha affermato Obama - La sua storia, dalla lunga detenzione all'assurgere a figura iconica di riconciliazione, mi ha dato il senso di cosa è possibile quando uomini retti e di buona volontà lavorano insieme per una grande causa".  
27 giugno 2013 (Alfredo Laurano)




PARLA PER TE!

A piazza Farnese a Roma, Giuliano Ferrara organizza la manifestazione-pagliacciata “Siamo tutti puttane”, per solidarizzare con il suo padrone Silvio, dopo la condanna al processo Ruby.
Ma che incredibile novità! Che fantastica scoperta! Che inaudita confessione!
Si, è vero: siete tutti puttane, noi lo sapevamo da tempo e Battiato è stato purgato per averlo ricordato pochi mesi fa. E tu, Ferrara, hai diritto a portare la bandiera perché lo sei da sempre e ti sei venduto a tutti!

Questa indecente commedia – non condivisa neanche dallo stesso Berlusconi – ricorda quella delle “mutande” di qualche tempo fa (febbraio2011), allestita dallo stesso Ferrara al teatro Del Verme di Milano, sempre a sostegno del puttaniere e contro l’inquisizione dei PM e i falsi puritani.
Ci deve essere una sorta di idea fissa e ricorrente nella sua mente un po’ pruriginosa: sessuofobia come forma culturale?
Da sempre, si parla e si sottolinea la proverbiale intelligenza del cosiddetto elefantino e condivido. Direi, però, che quel dono di natura l'ha sciupato perché, per volgare opportunismo, l’ha messo al servizio del migliore offerente, del padrone di turno che compra e paga  bene i suoi servi. E non della coerenza e dell’onestà intellettuale.
Dal PCI, peccato di gioventù e di famiglia  - povero padre Maurizio, senatore comunista e direttore dell'Unità, e madre partigiana! -, a Craxi e a Berlusconi.
Da “aborto, no grazie”- lista cattolica-integralista - alla più disinvolta libertà di sesso e di costumi. Un trasformista inverecondo, sempre in soccorso del vincitore e del fattore convenienza.

La sua ex amica Adele Cambria ne ha tentato anche un’analisi psicoanalitica. Sarebbe la sua grassezza a renderlo odioso a se stesso e quindi a portarlo, sapendo di non poter piacere al prossimo, a sfidare gli altri in una guerra preventiva costante, difendendo posizioni insostenibili e sposando la scorrettezza.

Ieri, comunque, nell'arringa difensiva ai quattro sodali puttanieri di piazza Farnese, ha urlato che essere Berlusconi non è reato, ma i dodici anni di condanne fin qui accumulati, per frode, corruzione, compravendita diritti, evasione fiscale, abuso di potere...nonché amnistie e prescrizioni varie, qualche timido dubbio dovrebbero farlo venire...anche alle puttane come lui!

26 giugno 2013                                                     (Alfredo Laurano)


DUE NOTE POLITICHE

SI VIS PACEM, PARA BELLUM

Francesco Boccia, deputato PD noto soprattutto per essere il marito di Nunzia Di Girolamo PDL, spara cazzate in difesa delle spese militari: «Non si tratta di fare guerre, con gli elicotteri si spengono incendi, si trasportano i malati, si salvano vite umane». E’ un po’ confuso. Qualcuno gli spieghi che gli F35 sono bombardieri, non elicotteri, e costano un botto!
Insieme all’attuale ministro della Difesa Mauro, che insiste per l’acquisto di quegli aerei “perché vuole la pace, preparando la guerra” – come pensavano i latini qualche secolo fa e molto prima della guerra fredda, peraltro superata – costituisce una bella coppia di cazzari dell’era moderna.
Anche se, ricordiamolo, “cazzaro” viene dal greco katsàros, che significa “uomo libero”.
….Libero, appunto, di sparare cazzate.   
        

UNA “FARSA” COERENZA

Nessun assessore grillino al Campidoglio. Il predicatore Beppe Grullo dice no e sconfessa i quattro consiglieri capitolini del Movimento che avevano accettato di valutare la proposta del sindaco Ignazio Marino. Anche il sondaggio avviato in Rete dal capogruppo De Vito per consultare la base aveva dato il via libera, ma è stato completamente ignorato e dichiarato nullo: il Movimento Cinque Stelle non fa alleanze con nessuno!
Neanche col sindaco Marino che avrebbe tutte le carte in regola per piacere ai missionari della coerenza: non ha votato il governo delle larghe intese, ha sostenuto l'elezione di Rodotà al Quirinale, non si è  fatto condizionare nella formazione della giunta, ha scelto gli assessori non in base alla tessera di partito, ma per le loro competenze.
Molti militanti pentastellati si dicono sconcertati per quanto accaduto. «Questa ormai è solo una farsa», è il commento più diffuso. 
27 giugno 2013

                                                                                                                              AlfredoLaurano 
                                              

martedì 25 giugno 2013

L'ORATORIO DI ARCORE

Sette anni, uno omaggio della ditta,  e interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Un tribunale femminista e comunista ha condannato il povero Silvio per concussione, elevata a costrizione, e prostituzione minorile, al processo Ruby. Pure un annetto in più, oltre la richiesta del PM.
La Santanchè, distrutta dal dolore, ha dichiarato poco fa, in diretta, che ha sentito Silvio e l'ha trovato molto sereno perché in lui c'è la forza della VERITA' che nulla e nessuna sentenza ignobile farà mai vacillare...."Noi, comunque, faremo valere le nostre ragioni." Come?
Assalteranno di nuovo il Palazzo di Giustizia? Ricatteranno la Boccassini, gambizzeranno i giudici? Faranno lo sciopero della fame o della fama e del presenzialismo?

O si dimetteranno tutti, come promesso prima della sentenza? ....
Ma quando mai staccherebbero il culo dalla poltrona! 
Alcune fans di Silvio, mature, ma ancora piene di speranza, aspettano la sentenza tenendo in mano la statuina della Madonna di Medjugorie.....perché faccia il miracolo e la grazia a loro stesse!
Manca solo il divino Othelma, con i suoi riti magici, e Micaela Biancofiore, l’integralista talebana, con le sue logorroiche esibizioni!!
Come dice il mio amico Pino: ma che cazzo di paese è questo...!
Il pensiero va a  Basaglia: per disgrazia o per fortuna… hanno chiuso pure i manicomi!!!

Subito dopo la condanna di Berlusconi, un altro mio amico ha scritto:
“vorrei che si considerasse la vicenda partendo dallo spirito dell'imputato. Cresciuto dai salesiani è facile che abbia, col tempo, elaborato una versione serale dell'oratorio.
Per questo si circondava di tante giovani fanciulle alle quali elargiva due o tremila euro a serata. Giovani, povere e prese spesso dalla strada. Di sera, anzi di notte. Ma solo perchè questi erano i suoi momenti liberi. Un oratorio dunque... un po' spinto al moderno con tanto di discoteca, Ma pur sempre un oratorio.... o no?”
Si, certo, ha ragione il mio amico Fabio. Una sorta di Don Gallo - con tutto il rispetto, l'affetto e la stima per quell'illuminato prete e grande uomo - in chiave epicurea e godereccia.
Nell'oratorio-discoteca di Silvio il Salvatore, come appunto nella Comunità di S. Benedetto a Genova, la sera recitavano il rosario dell'amore mercenario, ripassavano il catechismo-kamasutra, raccontavano le parabole delle nipotine di Mubarak e delle igieniste dentali e raccoglievano le tantissime pecorine smarrite sulla strada di Arcore che, casualmente, porta a Villa S. Martino......pardon, volevo dire "pecorelle" smarrite! 
E' la nuova evangelizzazione, l'annuncio della buona novella, intorno al palo della lap- dance: in quell'oratorio “salesiano” si perseguiva la redenzione dal male, il rinsavimento e la remissione dei peccati.
Lo testimoniano le fedelissime, innocenti Olgettine, tutte a libro paga di tanta generosità e i loro "santi protettori", disinteressati mediatori di grazie e intercessioni presso il mecenate redentore.

Ma, qualche giudice fazioso e comunista, di un tribunale intransigente e giacobino ha sentenziato che lì, nell’oratorio, si realizzava un “sistema prostitutivo” e che Silvio è un concussore ed uno sfruttatore di fanciulle.
Di tanta buona fede, carità e filantrofia…non se n'è "fatto assai persuaso", come direbbe il commissario Montalbano!
24 giugno 2013
                                                               AlfredoLaurano                                                                                                                                                                         


martedì 18 giugno 2013

VIOLIN VELIERO

Quando il sentimento è forte o dolce, quando le parole non bastano più, quando il cuore è troppo pieno di felicità o di rabbia, quando non c'è più nulla per esprimere quello che senti e che hai nella testa......
allora c'è la musica che è capace di raccontare tutto questo e di trasmetterlo a tutti.
Non ha confini di mare, di montagne, di strade e di frontiere; non ha limiti di vocabolario, non deve essere tradotta perché è un linguaggio universale che tutti possono capire e che abbatte qualsiasi barriera di razza, di classe e di cultura. 


Straordinaria e significativa l'immagine allegorica di Vanisabel Kera, trovata casualmente, che, più di ogni parola, descrive e traduce simbolicamente questa verità.

17 giugno 2013 (Alfredo Laurano)



RISPETTO

Che non ci fosse rispetto per la vita, era noto da tempo, vista la facilità e la gratuità con cui oggi ci si ammazza. Ma che non ci sia neppure per la morte, lascia esterrefatti.

Un telo bianco copre il corpo esanime di una donna, mentre a pochi metri  - come se niente fosse - c'è chi gioca a racchettoni, chi amoreggia e chi fa ritorno al suo ombrellone dopo una nuotata di inizio estate.
E' quanto accaduto questa mattina sulle spiagge di Formia, in provincia di Latina, dove, tra l'indifferenza dei bagnanti, giaceva il cadavere di una turista russa di 78 anni, morta per un malore mentre faceva il bagno.  
16 giugno 2013      (Alfredo Laurano)

Trionfo dell'amore ma, soprattutto, del cinismo e dell'indifferenza in quest'altra "tenerissima" immagine. Raccapricciante!

Effusioni. In primo piano, sempre il corpo della donna, coperto da un telo bianco.





16 giugno 2013  

venerdì 14 giugno 2013

L'AMICO DI S. ORESTE



Si, ero proprio contento ieri di andare alla presentazione del secondo libro di Carmela. Sapevo che avrei rivisto vecchi amici, compagni di lavoro, ex colleghi. Ma non potevo immaginare quello che l’autrice de “La sorgente del Mare”, che mi ha accolto in libreria e abbracciato dopo tanti anni, doveva comunicarmi: “non l’hai saputo? Giorgio da quattro mesi non è più tra noi. Mi spiace molto dirtelo proprio in quest’occasione”. Accanto a noi, Cinzia, la sua ultima compagna, e tanti altri che ero felice di rivedere e salutare.

Un momento di confusa presa di coscienza, una sensazione ambigua di piacere e di dolore, un duello di opposti  sentimenti che prepotenti cercavano ragione.

Giorgio Boari Ortolani aveva scritto la magnifica presentazione dell’opera di M. Carmela Mugnano – e anche della precedente “L’Isola di cristallo” – ma non ha potuto vederla pubblicata: “su un ideale palcoscenico (sfilano ventiquattro personaggi in cerca ..d’amore) verità vestite da metafore….è un libro di grande responsabilità, dove il motivo del mare, l’immenso universo sconfinato, è esso stesso immagine metaforica di uno scambio di vita, di una presenza-assenza di sentimenti…”

Giorgio era uomo di grande cultura, ma privo della supponenza dell’intellettuale di mestiere. Altruista, disponibile ed entusiasta della vita, non indossava mai l’abito saccente.
Autore, sceneggiatore, giornalista, letterato, musicologo.
Amava Bach, Malher e la cicoria, o l’asparago selvatico, che cercava e raccoglieva nell’amata S. Oreste. In questa sintesi si racconta la sua poliedrica personalità.

Quante volte in macchina – spesso gli davo un passaggio fino a casa mia, poi proseguiva a piedi per una passeggiata o per andare da Ricordi – parlavamo di musica o cercavamo di capire al volo l’autore del brano che  ascoltavamo all’autoradio e lui mi precedeva sempre!
Una fuga di Bach o appunto la cicorietta del paese impegnavano, allo stesso modo, le sue spiccate competenze. Lo spazio geniale e aristocratico dell’uomo di talento.
Con me è stato anche attore. Si lasciava dirigere, umile e obbediente, disponibile anche alla caricatura più forzata o nei panni esagerati del buffone: “daie, daie, basta che famo presto…!
Ma presto, non si faceva mai. E lui restava in strada, paziente e rassegnato, coi calzoncini corti alla Fantozzi e i sandaletti di plastica celeste.

A chi non lo conosceva bene, Giorgio poteva sembrare, a volte, un po’ brusco e sbrigativo. Ma era solo per farsi coraggio, per vincere un pizzico d’innata timidezza e “togliersi il pensiero”.
Diretto, essenziale, mai lezioso e sdolcinato.
Come quando qualcuno gli chiedeva venti righe e lui in dieci minuti aveva scritto il testo. Un vero burbero benefico: persona all’apparenza scontrosa e un po’severa, ma in realtà di animo buono, gentile e generoso assai.
Era un amico. Un amico caro. Un pezzo di vita l’abbiamo fatto insieme.
            13 giugno 2013          (Alfredo Laurano)

In Redazione - 1993

L’ANEDDOTO
Nella campagna intorno a S. Oreste, viveva Mario il pecoraio. Una domenica mattina, molto presto, qualcuno suona alla sua porta. La moglie apre e due distinti signori, in giacca, cravatta e borsello d'ordinanza, le dicono:
- "Buongiorno signora, siamo Testimoni di Geova, siamo qui per cercare di recuperare qualche pecorella smarrita del Signore e riportarla nel Regno di Dio."
- "Ascpettate nu momento, peffavore!... Io ‘n ci’ò saccio! " dice la donna, un po' sorpresa.
- "Mariooo.. ah Mariooo…! Sendi 'n po', ca ce stanno du signori che vengono da Genova che vonno sapè si te se perzo quarche pecora sulo prato....da riportà dentro a lu regno..."

Questa semplice e un po’datata storiella, ma vera e originale -  me l’ ha ricordata stamattina l'amico mio Maurizio Paleti - la pennellava sempre Giorgio, una ventina d'anni fa, con l'accento giusto e la cadenza dialettale. Un piccolo tormentone casareccio.

A volte, nelle pause di lavoro, o per rompere il ghiaccio davanti a qualche ospite gradito o  per farsi due semplici risate, era proprio Maurizio a chiedergli di raccontarla per la centesima volta: "Allora Gio', com'era quella de Mario er pecoraio...?
E lui, che l'amava molto, non si faceva pregare e la riproponeva come nuova! Oggi, gliela narriamo noi.
Anche questo era Giorgio Boari Ortolani!                                                  

                                                                                                    (Alfredo Laurano)

                             
Allestimento Set "Le Comiche" - 1992
S. Oreste - 2010
S. Oreste - 2010
S. Oreste -. 2010

giovedì 13 giugno 2013

STORIE DA LIBRO CUORE

Stipendi, indennità, diarie e vitalizi dei parlamentari. Da mesi, ormai, non si fa che parlare di questi argomenti sulla stampa, nei TG e nei talk show televisivi. Nonché, di riflesso, nei bar, nelle piazze e in pizzeria. Ovviamente, insieme ai contigui temi del finanziamento pubblico dei partiti, dell’alto numero di deputati e senatori (950), della complessa e farraginosa macchina legislativa che impiega ore e ore per votare un provvedimento e mesi o anni per approvare un semplice decreto. E di quanto tutto questo costi ai cittadini: oltre un miliardo di sonanti euro!
Mentre i presidenti di Camera e Senato si sono ridotto da subito lo stipendio, molti nuovi eletti, con fare innovativo e rivoluzionario, ingaggiano la guerra all’ultimo  scontrino per rendicontare spese, acquisti e pagamenti. E giustificare i propri emolumenti.

Ma forse non tutti sanno che, a inizio novecento, il combattivo socialista Pietro Chiesa da Sampierdarena, uno dei primi operai eletto in parlamento e cofondatore della Camera del Lavoro di Genova, non aveva i mezzi per mantenersi a Roma. I suoi compagni, portuali come lui, con grande sacrificio raccoglievano denaro per consentirgli di vivere nella città, pur di poterli  rappresentare adeguatamente.
No, non è una barzelletta. Anzi…. ce n’è un’altra!

Il contadino deputato socialista Pietro Abbo di Lucinasco (ma capitò anche ad altri suoi compagni di partito, compreso lo stesso Turati), non disponendo del denaro sufficiente per pernottare a Roma, usufruiva del cosiddetto “permanente”, rilasciato dalle Ferrovie dello Stato, che gli consentiva di dormire sul treno Roma-Firenze, andata e ritorno, e di rientrare la mattina presto, in tempo per l’apertura della Camera.

All’epoca, solo chi era benestante poteva permettersi il lusso di sedere in parlamento. Finché, nel 1912, non fu introdotta un’indennità parlamentare che, per non contrastare l’articolo 50 dello Statuto Albertino - “l’esercizio delle funzioni di senatore o deputato non possono dar luogo ad alcuna retribuzione o indennità”, fu prevista come “titolo di rimborso delle spese di corrispondenza”.
I “patrioti missionari” Chiesa e Abbo poterono così rinunciare alla colletta dei compagni e alla vita da dormiente pendolare.

Questi personaggi, che sembrano disegnati con puro tratto deamicisiano e usciti dal libro  “Cuore” della cosa pubblica,  andrebbero raccontati nelle scuole di partito e a tutti i giovani che si accingono all’impegno e alla militanza politica, con l’intento pedagogico, proprio da libro “Cuore” – con il quale, peraltro, i nostri eroi condividono anche il periodo storico di riferimento - di riscoprire la passione e le virtù civili. Di rispolverare  lo spirito di sacrificio, il rispetto per le istituzioni e la solidarietà che, oggi, appaiono ridicoli ammennicoli di un passato assai remoto e del tutto anacronistici.
E, soprattutto, di restituire alla politica il suo più giusto e nobile significato di vocazione, lotta e partecipazione per il bene di tutti, contro l’arrivismo, il tornaconto personale e le smanie di potere.

Non è romanticismo di maniera, ma un modo assai pragmatico, e un tantino rousseauniano, per riavvicinare i giovani, i delusi, gli agnostici e gli indifferenti a quell’arte che gente come Lusi, Fiorito, Belsito e “tesorieri d’Italia uniti”, hanno offeso e reso ignobile al giudizio popolare.
11 giugno 2013                                                       AlfredoLaurano                                                                                                                                                                         

DE CHE? ....DELL'UNESCO!



In qualunque Paese normale l'avrebbero rinchiusa... in Italia è Sottosegretario alla Funzione Pubblica.
"Se fosse possibile, Berlusconi lo farei patrimonio dell'UNESCO, ma anche dell'Italia e di tutti gli italiani. Purtroppo non si può fare. Io, piuttosto che il Berlusconismo, credo sia da candidare direttamente Berlusconi perchè penso che non ci sia uomo pari a lui nella storia da molto tempo. Berlusconi è un patrimonio soprattutto dell'Italia, che l'Italia stessa e gli italiani dovrebbero preservare qualora succeda qualcosa di grave"

A parte l'italiano....si dice: "dovrebbero preservare ...qualora succedesse qualcosa...",
da tempo invoco il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) per questa povera suora laica, super devota a Padre Silvio, valorosa alleata di governo delle larghe e strane intese. Ma in Italia, lo sappiamo, la Sanità pubblica funziona poco e i matti veri stanno in giro!
Comunque, secondo Crozza, voleva dire patrimonio dell' UNESCORT! Allora, si!
11 giugno 2911         (Alfredo Laurano)

martedì 11 giugno 2013

ALLA FERMATA

Ora ve lo posso raccontare.
E’ notte fonda, oppure, manca poco all’alba. Non so bene. E’ buio, c’è silenzio, in strada non c’è nessuno.
Mi avvicino alla fermata dell’autobus dove c’è già una persona in attesa, con una borsa in mano. Guardo meglio. 
E’ Alemanno, che si gira e mi fa:

“Salve, ha saputo? Ha visto come è andata?”
“No, veramente no, sono stato occupato e non ho seguito…cos’è successo al ballottaggio?
“Ho vinto io per duemila voti!” Mi dice col suo ghigno sorridente e gli occhi da topino.
“Ah! Complimenti! – balbetto con sorpresa e con fare imbarazzato – anche se, io non l’ho certo votata!


Mi giro nel letto e mi sveglio. Era solo un incubo notturno. Mi compiaccio con me stesso e della presa di coscienza. Era due notti fa.

Invece Roma, città malata di problemi, di traffico, di sporco, di indifferenza e di approssimazione, ha scelto un medico per farsi curare. Uno specialista del fegato per debellare lo stress da capitale e risanare i suoi guasti endemici, le sue tante disfunzioni. Ma, forse, più che un pur bravo medico chirurgo come Marino, ci vorrebbe uno stregone, uno sciamano capace di magie e di cancellare l’antico sortilegio.

10 giugno 2013                            AlfredoLaurano                                                                              




mercoledì 5 giugno 2013

AL 7 DI VIA PLINIO

Le fettuccine e le crostate, una volta, si facevano solo, o soprattutto, in casa. E ciò equivaleva a  dire, come ancor oggi si pensa e si dice, che erano buone e genuine. Anch’io, modestia a parte, "lo nacqui".Come quelle fettuccine sono nato in casa, con la levatrice e l’acqua calda, al sette di via Plinio, a Roma, quasi insieme alla Repubblica. E, con una veniale puntina di fierezza, mi piace pensarmi ancor così: casareccio e schietto, non contraffatto e non sofisticato.
Anche perché sono figlio di quell’epoca dove, per effetto della guerra e delle sofferenze appena passate, tutto era più facile e naturale. 
Ci si accontentava di poco e di quel poco, che sembrava tanto, si era felici e soddisfatti; le persone erano più vere, più aperte e più sincere.
Non si pretendeva l’impossibile, ma neanche il superfluo: Il vivo ricordo della fame, della paura e dell’orrore rendeva tutti più umani e solidali.
                                                                   
Al piano rialzato di quel palazzo – di fronte all’attuale Pizzeria S. Marco – mia madre (me lo  raccontava sempre)  mi teneva alla finestra a far la pappa sul seggiolone e a guardare il cortiletto e la gallina di “nonno Francesco”, il portiere dello stabile, che ogni mattina mi mandava l’uovo fresco, in un piccolo cestino tirato su con la cordicella….
Mi diceva pure, mia madre, che ero molto coccolato dagli altri inquilini, che mi chiamavano,  mi sorridevano e si complimentavano con lei. Ne andava fiera e si inorgogliva nella sua semplicità.

Mio padre, che il sabato sera, a volte, si concedeva il vizietto del biliardo nella sala di piazza Cola di Rienzo, la domenica mattina mi portava nella stessa piazza, a pochi passi da casa, a vedere e sentire la banda che suonava, sfilando per la via.
   

Negli anni successivi, cambiammo casa, pur restando in zona, nei pressi di Mazzini. Ma quel primo, modesto appartamento, quel quartiere, quella gente amica e quelle vie rimasero nel cuore mio e della mia famiglia. Ci tornavamo sempre. Per una passeggiata, per un gelato, per un supplì di Franchi o di Ottaviani.

Ma col tempo tutto cambiò. Anche la banda smise di suonare.
Dopo sposato, tornai a vivere in quel rione, a sei-settecento metri da via Plinio.


Negli anni sessanta e primi settanta, le strade intorno erano ancora belle, “sobrie”, come i negozi e le boutique di moda. Via Cola di Rienzo contendeva a via del Corso il ruolo di strada più importante ed elegante, dove passeggiare, fare acquisti, sedersi ai tavolini degli invitanti bar.
Il bellissimo negozio di Zingone, con le sue armoniche rampe di scale avvolgenti e la fontana in mezzo, rivaleggiava, per l’ambiente raffinato, con la Rinascente di Piazza Colonna. Quei magnifici locali di Zingone, poi, passarono alla Standa che, oltre ad offrire articoli di minor pregio, pensò bene di eliminare immediatamente la fontana per facilitare l’accesso ai piani superiori con una orribile scala mobile: l’era dei supermercati incombeva impaziente.

Meno curato negli spazi, ma pur sempre inserito in un edificio d’epoca vi era, e vi è tuttora, lungo la via, anche un mercato coperto, con altro ingresso sulla parallela Piazza dell’Unità, dove si poteva fare la spesa giornaliera.

Fiore all'occhiello della mondanità e del buon gusto fu senza dubbio il Caffè Latour, situato al 153 di quella via. Di proprietà dei fratelli Latour, originari dell'Alsazia-Lorena e discendenti di un generale di Napoleone, il locale aprì nel 1924. Era rinomato come sala da the, per l'alta pasticceria, per i suoi finissimi cioccolatini e per l’arredo estremamente ricercato dei suoi interni - raffinati specchi, soffitti a cassettoni, bancone in pregiato mogano - che mantenne immutati fino alla chiusura, che avvenne nel 1972.
Rimase aperto ancora per molti anni il Bar Pignotti-Pellacchia, un po’ più avanti, assai famoso per l’eccellente panna e per i gelati, ma meno accurato nello stile. Oggi, c’è una gioielleria.

L’odore di confetti che coglieva appena imboccata la traversa di via Properzio proveniva da un seminterrato dove operava una delle più antiche e rinomate fabbriche dolciarie di Roma. Attraverso le grate imbiancate di zucchero, si intravedevano le grandi coppe di rame in cui si rigiravano le mandorle per ammantarsi del loro rivestimento candido e dolce. Nel negozio, che si apriva sempre su via Cola di Rienzo, intere generazioni di romani hanno comprato confetti e bomboniere per matrimoni, battesimi e comunioni. Ora, quel famoso Loreti e il laboratorio nato nel quartiere non esistono più. C’è il solito, inflazionato abbigliamento.

Quella strada era anche la via dei cinema: l’Eden, ancora esistente, il Cola di Rienzo, diventato sala Bingo, l’antico Palestrina e lo Smeraldo, trasformati in esercizi commerciali e il famoso Teatro Principe, all’incrocio con via Properzio dove, per un certo periodo, si fece anche l’avanspettacolo con i comici, l’orchestrina e le succinte ballerine casarecce.
In precedenza, con un altro nome - forse Teatro Umberto - aveva avuto in cartellone anche la rivista classica di illustri artisti, come Totò, Rascel, Macario e Delia Scala. Ho un pallido ricordo di “Attanasio, cavallo vanesio!”

In zona, vi erano tante altre sale perché il cinema, ai tempi, era passione e divertimento per molta gente, soprattutto nel fine settimana.
A piazza Cavour, l’elegante Adriano, con loggette a balconcino, che nel giugno del 1965 ospitò i Beatles in due storici concerti, è oggi multisala. L’attiguo Ariston, incorporato, l’Ottaviano, che divenne Upim, poi supermercato e oggi banca, il Giulio Cesare e il Doria trasformati in multisala. Il piccolo d’essai  Scipioni, diventato Azzurro con Silvano Agosti.

Oltre l’asse che, partendo dal Palazzaccio che domina la grande Piazza Cavour - completamente trasformata dopo anni di interminabili lavori, con nuovi giardini, aree pedonali e parcheggi interrati - porta, in un lungo rettilineo, a Delle Vittorie, c’era l’omonimo cinema (ci vidi con mio padre “Gli ammutinati del Bounty e Il Giorno più lungo-Lo sbarco in Normandia”,  nel 1962) che fu acquistato proprio in quegli anni dalla Rai per diventare il teatro del varietà televisivo: Studio Uno, Rischiatutto, Canzonissima, Fantastico… Un po’ più avanti, c’era il cinema Mazzini.

Torniamo in Prati.

Tra gli esercizi storici, non si può dimenticare il gran bar-sala biliardo sulla piazza che ricordavo prima, cara al giovane mio padre, il bagno diurno di Cobianchi, la vicina libreria Gremese, la piccola, ma squisita pasticceria Calligari, la super-drogheria Castroni, sempre più internazionale e, all’angolo della rosticceria Franchi, la mitica birreria Peroni dove si consumavano le fumanti prelibatezze appena acquistate nei cartocci.

Alle pareti decorate, fra i disegni e le cornici si leggeva: “chi beve birra, campa cent’anni” e sui semplici tavolini in legno arrivava infatti birra e gazzosa, a battezzare supllì, pizzette e calzoni che scottavano il palato…. Una autentica, indimenticabile goduria! Che anche adesso sento in bocca!

Era un percorso obbligato e conseguente a cui per anni e anni non mi son sottratto - prima, da ragazzo, con i miei genitori, poi con le mie figlie - che ancor oggi assai rimpiango e ricordo con infinita nostalgia. 

Luoghi, sapori, odori e colori legati all’infanzia e alla mia giovinezza. Scolpiti a fatica nel cuore, ma via via incalzati dal tempo che cinico scorre.
Tutto cambia e tutto si trasforma: il corpo, il pensiero, le cose e i sentimenti. E la percezione di ciò che ci è intorno. 
Quelle tracce di storia, quelle orme di passato, pur forti e vibranti, lasciano spazio senza alcun entusiasmo a un mondo mutato. All’astio e al livore. A un diverso quartiere, sommerso dal traffico e senza calore. Che non ha più profumi, né fatate atmosfere.

Solo tanto rumore, distacco e freddezza. Chiunque e ogni cosa è avulsa da ogni contesto.
Resta però una propria, sfarzosa ricchezza: la magia dei ricordi di una vita serena e tranquilla, fra giochi ed affetti, tra amicizie e passioni, fra strade pulite e alberate, tra edifici umbertini, fontane e deliziosi villini.
Forse era quella e in quegli anni la mia “Dolce Vita”.
4 giugno 2013                                                                                   AlfredoLaurano