sabato 27 febbraio 2021

IL GOVERNO DEI MIGLIORI /2233

Esultate, patrioti e cittadini e voi anime beate: ora è al completo questo fantastico governo dei Migliori, “cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare”.
Si è “armonicamente” completata, con tante facce nuove, tante riciclate o riesumate e tante belle altre persone quanto mai disinteressate, alle quali, come tutti sanno, non interessano poltrone, poltroncine e strapuntini, perché costituiscono la deliziosa crème de la crème della passione, delle capacità, delle competenze e dell’onestà intellettuale, che, a misura e giuste dosi, l’antico Cencelli impastava, manipolava e amalgamava a dovere.

Rientrano, per esempio, anche gli eroici Bellanova e Scalfarotto, già sacrificati alla causa, che si erano dimessi per il bene dell’Italia, provocando una bella crisi di governo, e che ora vengono giustamente ricompensati dal traditore Renzi, loro sovrano.
Poi, arrivano due sconvolgenti leghisti, premiati come sottosegretari.
Uno organizzava flash mob per una violenza sessuale in spiaggia urlando al “bastardo irregolare”, che si è poi rivelato innocente. L’altra mise un like al commento su Facebook che recitava così: “La prima casa agli italiani, agli altri un forno gli darei” e che, una volta, mentre viaggiava in treno, tenne a sottolineare di essere “l’unica italiana in un vagone pieno di stranieri, tutti di colore. Tutti sprovvisti di biglietto”.

Tra i trentanove, anche Paolo Sisto, avvocato di Berlusconi in vari processi, nominato Sottosegretario alla Giustizia;
Lucia Bergonzoni, quella che non legge un libro da anni, che non conosce la Geografia (Emilia Romagna e Trentino confinano) e vuol tenere aperti gli ospedali anche di notte, nominata Sottosegretaria alla Cultura;
Stefania Pucciarelli, che voleva le ruspe nei confronti degli extracomunitari, è Sottosegretaria alla Difesa.
Senza dimenticare, tra i già ministri, Maria Stella Gelmini, che dopo aver distrutto la Scuola Pubblica è stata premiata da Grisù (il drago) con il Ministero degli Affari Regionali e Renato Brunetta, noto fannullone e conosciuto per le sue dormite sugli scranni del Parlamento, alla Pubblica Amministrazione.

Ma che bella squadra, ricca, qualificata e autorevole, anche in senso sovranista. Un soave panorama in prospettiva che allieta e che rincuora, che promette ciel sereno e indicibili sorprese e meraviglie.
Chi vuol esser lieto sia.
26 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

50 SFUMATURE DI COLORE O DI CAZZATE /2232

L'Italia è sempre più a colori: giallo limone o canarino, rosso tiziano, fucsia o pompeiano, arancione rafforzato, arancione scuro e così via.
Ma il bianco latte o il verde prato, il verde oliva o il verde smeraldo... manco da lontano o all'orizzonte. E, ancor meno, il verde speranza!
Comunque, nessuna riapertura in vista: entro domenica il premier Draghi firmerà il nuovo decreto.
Spostamenti ancora vietati, ristoranti chiusi la sera, fermi palestre, piscine, cinema e teatri. Stop dei governatori alle scuole dove dilaga il virus.

Se la nuova tavolozza multicolor e dalle mille sfumature raffaellesche, l'avesse proposta l'ex premier Giuseppe Conte, l'avrebbero già appeso all'obelisco, davanti a MonteCicoria.

Ma vuoi mettere il fantasmagorico caleidoscopio di luci, di colori, di immagini e ammucchiate di figure incompatibili e asimmetriche, che mutano in modo imprevedibile e variabilissimo ad ogni fiato o movimento, che solo SuperMario poteva allestire e organizzare?
Il popolo appagato e coglionato dice: "Noi siam felici, noi siam contenti, le chiappe del cul porgiam riverenti. Al nostro gentile ed amato sovrano sia dono gradito il buco dell'..."
Ma sempre e per sempre sia lodato il buffone di Rignano, che ce l'ha gentilmente portato.
25 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

VACCINO CUBANO

GINO STRADA
“Cuba produce l'unico vaccino anticovid pubblico, ovvero finanziato, sviluppato e prodotto interamente dallo stato, diventando l'unica nazione autonoma da questo punto di vista in tutto il mondo.
Inoltre si prepara a distribuire entro sei mesi cento milioni di dosi nei Paesi che non hanno le risorse per procurarselo avviando la più colossale campagna di solidarietà internazionale della Storia dell'umanità.
Bizzarro che proprio un paese comunista, con tutti i limiti e le contraddizioni da superare, sia lo Stato più evoluto del mondo."

IL MORALISTA /2231


Siamo oltre il paradosso, il grottesco, l'incredibile.
Uno schifoso opportunista, vigliacco, ipocrita, egoista, sciacallo e leccaculo, che da quasi quarant'anni usa solo il turpiloquio e la violenza verbale, quale suo segno distintivo (oltre la tazza del cesso, da cui, nudo, pontifica), adesso viene a farci la morale? 
A spiegarci cosa è bene e cosa è male, cosa è giusto e cosa è ingiusto.

Una fogna umana come Vittorio Sgarbi, che non sa dove abiti il rispetto; che ha umiliato donne, politici, giudici, scienziati, deputati e avversari (dalla Bindi alla Boldrini, dalla sindaca Raggi alla Carfagna, dal premier Conte e alla Azzolina, da Scanzi a Travaglio); che ha predicato sempre sessismo, dialettica d’odio e  discriminazioni contro le minoranze; che ha insultato tutto il mondo  e chiunque non la pensasse come lui, fino ad essere cacciato due volte dalla Camera, trasportato a braccio, si permette di condannare chi, al confronto, è un modestissimo, insignificante suo aspirante epigono, che ha insultato solo la Meloni.
Tutti, ovviamente, lo biasimiamo e lo disapproviamo, ma non possiamo permettere che lo faccia lui, simbolo ineguagliabile di volgarità e disprezzo, depositario di ogni sconcezza e porcheria, indiscusso tutore di scurrilità e trivialità.

Sembra davvero una barzelletta, un sopruso della ragione, della intolleranza, della prepotenza.

23 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

SOLIDARIETA’ VO CERCANDO /2230

Che un professore universitario, uno storico, offenda con parole irripetibili un'avversaria politica non si può accettare, anche se la destinataria è la patriota Giorgia Meloni, che ciò l'ha sempre fatto, ragliando, ululando, usando toni aggressivi, feroci e irruenti contro il governo, contro i migranti, contro avversari e altri politici. Per pura propaganda e calcolo elettorale.

Che un intellettuale - che dovrebbe essere da esempio - ricorra allo stesso linguaggio da scaricatore di porto, o meglio da buzzurri ignoranti, tipico degli adepti della Lega, di Casapound, di Fratelli d'Italia e barbari vari non è tollerabile.

Non dimentichiamo le nefandezze, le minacce, le ingiurie, gli insulti sessisti e omofobi e tutto quello che costoro, nel tempo, hanno saputo pubblicare sul Web, in una specie di letteratura dell’oltraggio senza fine, nonché urlato nelle piazze, contro i diversi, contro i migranti annegati, contro le navi Ong che devono essere affondate, contro la Boldrini (Salvini la esibì, trascinandola, addirittura su un palco comiziale, in versione bambola di plastica), contro la scimmia Kienge, contro la capitana Carole Rackete, contro Greta e i suoi gretini, contro Bersani vittima di ictus, contro la Segre, l’olocausto e via dicendo, magari col rosario dell’ipocrisia in mano.

Il linguaggio scurrile, provocatorio, irrisorio e prepotente è di chi non ha argomenti, di chi fomenta odio, violenza e razzismo, come fanno tutti quelli della Destra e della Lega e certi giornaletti da due soldi.

Intanto, il professore ha chiesto scusa, “per aver usato parole sbagliate durante la trasmissione, a tutti quanti, a Giorgia Meloni per prima e a tutte le persone che si sono sentite offese.

Ma quanti politici si sono mai scusati per aver fomentato rabbia, imbecillità, fanatismo, intolleranza e odio razziale?

Per queste ragioni, Selvaggia Lucarelli (e anche il sottoscritto) non esprime alcuna solidarietà a Giorgia Meloni. E non la esprimerò, dice, nonostante mi faccia orrore il linguaggio del professore Giovanni Gozzini, che sconterà il suo errore come è giusto che sia. Nonostante mi faccia orrore chiunque diffonda l’odio attraverso il linguaggio. Anzi. Nonostante e proprio in virtù di ciò, non esprimerò solidarietà a Giorgia Meloni.

Perché la solidarietà è un concetto profondo, un’idea, un abbraccio di fratellanza e complicità che non posso concedere a chi ha fatto dell’intolleranza e della divisione il suo credo politico. Perché l’insulto è odio, ma il linguaggio più subdolamente aggressivo è quello utilizzato per far leva sulle emozioni, sulle paure, sull’ignoranza e sull’identificazione del nemico in chi è fragile e diverso. Quello utilizzato costantemente da Giorgia Meloni per la sua propaganda politica, quello masticato e vomitato da buona parte del suo elettorato sui social e fuori dai social. Quello su cui fanno leva molti rappresentanti del suo partito, spesso autori di post razzisti, sessisti, omofobi.

Fratelli d’Italia, il partito di chi vota contro la risoluzione Ue sul razzismo dopo il caso George Floyd, che “i genitori sono padre e madre”, che non ha alcuna pietà per chi attraversa il Mediterraneo, che è “pronto alle barricate” contro lo ius soli, che “ho un rapporto sereno con il fascismo” (cit. Giorgia Meloni).

Se Giorgia Meloni, leader di un partito, donna di potere, spalleggiata da orde di sostenitori incarogniti e feroci che insultano a loro volta chiunque sia “il nemico” ha bisogno di solidarietà, bisognerebbe ricordarsi della solidarietà che lei riserva a migranti e comunità lgbt, tanto per citare due categorie sì fragili, sì discriminate, sì bisognose di SOLIDARIETÀ.

Il linguaggio del professore, di fronte al quale ci si sdegna tanto, è ben più moderato di quello modellato da anni di sua propaganda che pascola sui terreni fertili dell’odio. Propaganda basata sull’odio la cui potenza persuasiva è ben chiara alla Meloni. Nonostante dichiari “Nessuna emergenza odio in Italia. Tanto meno razzismo”. E mi fa francamente abbastanza pena la solidarietà pelosa della sinistra (specie quella delle donne) che è tutto un fiorire di tweet di solidarietà, perché c’è pure la passerella della superiorità morale, non sia mai che si faccia opposizione con un po’ di coraggio. Magari dicendo chiaro e tondo che nessuno dovrebbe alimentare l’odio, che sia con uno “scrofa” vomitato alla radio o con un “vogliono che siamo genere lgbt ma noi siamo persone!” urlato come un ossesso in una piazza. Pure quella di Mattarella, ci mancava. Chissà se Mattarella telefona anche ai gay pestati o agli stranieri discriminati da chi si abbevera a queste fonti.

Incredibile poi un articolo dell’Huffington Post dal titolo: “Da Segre alla Meloni: l’irresistibile scorciatoia dell’insulto a una donna”, come se l’odio per la Segre avesse una matrice misogina e non fascista. Come se molti degli odiatori della Segre non fossero quelli che vengono su a pane e Fratelli d’Italia. Come se la Meloni non fosse quella che nella giornata della memoria ricorda l’Olocausto aggiungendo però che anche terroristi islamici odiano allo stesso modo. Perché non sia mai che i 6 milioni di ebrei sterminati abbiano il palcoscenico della memoria, bisogna pareggiare la bilancia. Come se non fosse quella che ha difeso i suoi compagni di partito rimasti seduti mentre gli altri applaudivano la Segre in piedi.

Io non la esprimo la solidarietà alla Meloni, che non ne ha certo bisogno. Rimprovero il professore, ma non mi stringo a lei, non provo alcun sentimento di vicinanza nei confronti di chi “Ringrazio per la solidarietà ricevuta da donna, madre e italiana”. Da madre e italiana. Perché se fosse stata figlia e straniera quello “scrofa”, chissà, sarebbe stato un po’ meno grave.

Al massimo, cito proprio Giorgia Meloni, quella che quando un consigliere comunale del suo partito scrisse «Lesbiche e gay ammazzateli tutti», lei “Frasi gravi ma nessuna lezione da Pd!”.

Ecco, frasi gravi quelle del professore, ma non prendo lezioni da Fratelli D’Italia. E dalla Meloni. 

22 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

 

 

sabato 20 febbraio 2021

MENDICANTI DEL NULLA /2229

Ma lo sapevate che il figlio della Lamorgese lucra sull’accoglienza in un centro che gestisce? E che il marito è africano ed è in combutta con varie tribù che protegge e sfrutta?
Adesso lo sapete. Cioè sapete che è una bufala, l’ennesima fake.
No, il marito di Luciana Lamorgese - ministra dell’Interno, così cara al pentito riciclato Salvini e tra i bersagli più quotati dagli odiatori seriali - non è africano e la foto del figlio è falsa.
Da diversi mesi, i mendicanti del web sono ossessionati dalla presunta identità di quel povero coniuge che, secondo questi condivisori compulsivi, sarebbe appunto un africano (marocchino, per i più precisi e “informati”) e suo figlio speculerebbe sull’accoglienza dei migranti.
Tutto falso.

Luciana Lamorgese è stata più volte oggetto di attacco indiretto da parte di un sedicente avvocato, che aveva condiviso una serie di post al vetriolo contro la ministra, nei quali scriveva: “sembrerebbe coniugata con un cittadino africano”, ammettendo però di non avere prove, ma rendendosi riferimento appetibile per ogni attacco compulsivo.
Nelle continue riprese dell’argomento, l’avvocato bufalaro lamentava una mancata risposta dalla diretta interessata, fino ad ammettere di aver preso un granchio. Perché?
Il marito di Luciana Lamorgese è comunque un infettivologo italiano.
Si tratta di Orlando Armignacco, direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Belcolle di Viterbo. Non è africano, è italiano ed è nato a Potenza, come sua moglie.

I cosiddetti mendicanti del web, vil razza dannata, hanno ben chiara la verità.
Ma se da una parte intendono beffare il popolo dei social, dall’altra, conducono una personale guerra di razzismo e propaganda d’odio contro extracomunitari, diversi, politici e altri personaggi pubblici. Hanno bisogno di una minima dose di visibilità per sopravvivere al nulla, all’anonimato e all’insignificanza e sanno come cercarla e come ottenerla.
Quando non si servono di banali fotomontaggi, questi miserabili creano articoli ad hoc, distorcendo una notizia reale o verosimile e rielaborandola in chiave – tendenzialmente – xenofoba, prestando attenzione morbosa ai fatti del momento, pronti ad offrire una propria versione per catturare traffico, seguaci, visite e consensi.

Questa fame d’odio che dilaga è più forte, dunque, di ogni logica, d’ogni dialogo, d’ogni confronto, d’ogni comprovata verità.
Un qualsiasi privato, un accattone digitale o semplicemente il perditempo di turno può scatenare la macchina del fango, che produce contenuti comprensibili a chiunque e facilmente accessibili, anche ai più fragili e sprovveduti, che spesso degenera in vere e proprie cacce all’uomo.
20 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)


“NEANCHE I TEDESCHI SONO RIUSCITI AD AMMAZZARLA...” /2228

La variante inglese dilaga: ce l’ha un positivo su tre.
In due settimane il ceppo è passato dal 18% al 30% dei nuovi casi. 
L’Rt medio italiano torna sopra l’1. Alcune regioni, come Emilia Romagna, Molise e Campania oggi potrebbero dire addio al giallo e cambiare colore.
Questo maledetto virus modificato, che “parla” e colpisce con accento britannico, sta prendendo piede molto velocemente. E’ molto più contagioso e, di conseguenza, più cattivo e più letale: ci metterà poco a diventare prevalente nel nostro Paese: secondo le stime dei tecnici del ministero e del CTS rappresenterebbe già oggi il 30-35% dei nuovi positivi.
Non per niente si ipotizza un nuovo lockdown, più esteso e generalizzato.

In questa sempre più drammatica situazione sanitaria, che nemmeno conoscono o temono, i peggiori odiatori di professione entrano in azione, con orrendi insulti e frasi minacciose, subito dopo la pubblicazione di un post contenente l'appello della senatrice a vita Liliana Segre a tutti gli anziani, perché aderiscano alla campagna della Regione. “Sono molto contenta di avere avuto l'opportunità di fare questo vaccino, cosa di cui sono molto convinta. Invito "da nonna”, i miei fratelli e sorelle a vaccinarsi come ho fatto io, per sconfiggere questo nemico invisibile contro cui abbiamo questa unica arma".

Continua quest’ odio insensato e ingiustificato - ammesso e non concesso che possa avere una vaga, bestiale o pur minima ragion d’essere o di nascere - che si sta scatena ogni momento e in ogni occasione, solo per manifestare grettezza morale e miseria culturale, anche a sfondo antisemita.
Qualcuno, un certo Mario Draghi, neo Presidente del Consiglio italiano, due giorni fa, aveva invitato all’unità nazionale. Ma questo giusto richiamo non può e non deve essere riferito soltanto all’emergenza pandemica, economica o sociale. L’unità è anche un valore etico e sinonimo di rispetto e solidarietà.
Questi violenti e schifosi esseri, capaci di esprimere solo profonda ignoranza, intolleranza e fanatismo, vanno condannati con determinazione, perseguiti, denunciati e isolati.
19 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

venerdì 19 febbraio 2021

FACCE DA MULO /2227

Al Senato, larghissima fiducia al nascente governo Draghi, come era scontatissimo. 
Contrari, solo i Fratelli di Giorgia, una quindicina di Stellati dissidenti e una parte di Sinistra Italiana, che si stacca.
Tutti gli altri esultano, pur con qualche disagio o sofferenza, sfiorando più o meno l'entusiasmo: dai residui berlusconiani, che hanno ripreso i colori dell’epidermide politica in via di guarigione, a quelli del PD; dal Salvini convertito a “Europa casa nostra” – “quella che vogliamo, quella del benessere, della crescita, ma non quella dell’austerità, dei tagli alle scuole e agli ospedali, dei vincoli di bilancio” – alla anomala coppia radical-diversa Bonino & Calenda, che sfacciatamente assicura l'appoggio pieno e incondizionato, che aveva negato pochi giorni fa al disprezzato Conte.
"Sostenere questo governo significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro, significa condividere la prospettiva di una Unione Europea sempre più integrata”, precisa comunque, Draghi, a scanso equivoci, al riciclato leghista, che, nell’occasione, invoca ancora il Tav e il Ponte sullo Stretto.

Ma la faccia più tosta di tutte è quella della trombata senatrice di Italia Viva, Teresa Bellanova, sacrificata per la superiore ragion di stato, che si rivolge grata e riverente a SuperMario: "Le sue parole restituiscono e comprovano la ragione del nostro coraggio e della nostra scelta. Oggi crediamo che qui in quest'aula è finalmente evidente il motivo per cui un drappello di visionari riformisti ha avuto ragione, indicando i rischi dell'immobilismo e dell'assistenzialismo, tutti i limiti di un esecutivo che aveva affidato all'emergenza la sua principale, se non unica, ragione di esistenza".
Il che, tradotto in vernacolo, significa aver provocato la crisi più pazza del mondo, cioè l’ennesimo tradimento di Matteo Renzi, il Superbone “visionario riformista”, il suo ennesimo “capolavoro”, grazie al quale, ancora una volta, avrebbe salvato l’Italia, dando l’abbrivio alla porno ammucchiata nazional-popolare.

Alla servile ex ministra, fa tuttavia indecente compagnia, il suo capogruppo al Senato, Davide Faraone, che lancia un’ulteriore provocazione, ribaltando vigliaccamente il senso dei fatti e della ragione. Ricordiamo che durante la crisi di governo, prima dell’incarico a Draghi, non passava giorno senza che il bullo di Rignano ribadisse la necessità di ricorrere al fondo salva stati, considerato “indispensabile” soprattutto per la sanità, con il quale ricattava pretestuosamente Conte e la sua maggioranza. Solo una scusa come un’altra per arrivare all’unico vero obiettivo: disarcionare il premier e far cadere il suo governo.
Con ipocrita devozione, oggi, il renziano baciapile si immerge nella preghiera più sacrilega e blasfema: “Ci chiedono strumentalmente perché ora non chiediamo più il MES.
Non lo facciamo perché il nostro MES è lei, presidente Draghi, e questo governo”.

Non solo messia, redentore, uomo dei miracoli, salvatore della povera patria... ma addirittura “Draghi è il nostro Mes”, il nostro Meccanismo salva Stati...Dove arrivano questi miserevoli valletti, leccapiedi e adulatori!!
Quando si dice, la faccia come il mulo!
18 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

VIVA IL SOMMO DRAGHI

 


PERICOLO VARIANTE /2226

Ma la scienza è diventata un’opinione? Come quella sul calcio, sul cibo, sulla moda, sul costume e le tendenze? Come una scelta artistica o un parere tecnico-legale, come una fede politica, sportiva o religiosa, o una posizione complottista e negazionista sulla terra piatta, sulla pandemia, sull’olocausto o su tutto, in generale?

C'è chi dice sì, chi dice no e chi dice forse.

Superati i 105 milioni di casi, la pandemia di Coronavirus, ad oggi, ha provocato nel mondo più di 2 milioni e 400 mila morti. Il Paese con più vittime resta gli Stati Uniti d’America con oltre 486 mila vittime, davanti al Brasile (239.773), Messico (174.207), India (155.732). In Italia siamo quasi a centomila.

Secondo l’epidemiologo Vespignani, la variante inglese del Coronavirus originario è destinata a raddoppiare nelle prossime due settimane: a fine febbraio arriverà al 50% e a marzo diventerà prevalente. Per evitare che si traduca in un aumento dei contagi è importante mantenere l'indice Rt basso oggi.

Visto che nei prossimi mesi dovrebbe o potrebbe verificarsi un aumento significativo dei casi e dei decessi correlati al Covid-19, arriva, intanto, anche una nuova durissima richiesta dell'Istituto Superiore di Sanita, che considerata la circolazione nelle diverse aree regionali, "raccomanda di intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione della variante inglese - molto più contagiosa e più letale, anche se non tutti lo dicono -  rafforzando le misure in tutto il Paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione.

Ciò nonostante, la proposta di un lockdown totale lanciata dal consigliere dell'ancora ministro Roberto Speranza, Walter Ricciardi, ha scatenato un fiume di reazioni. Non solo politiche, ma pure quelle degli esperti, di nuovo divisi tra l'urgenza di chiusure generalizzate e immediate e la necessità invece di rafforzare le misure in campo oggi.

Sulla linea Ricciardi - "un lockdown breve e mirato, di 2, 3 o 4 settimane", ossia il tempo necessario a riportare l'incidenza di Covid-19 al di sotto dei 50 casi per 100mila abitanti - s'è schierato subito (ma lo dice da tempo) il virologo Andrea Crisanti, "l'uomo dei tamponi del Veneto": “piuttosto che pensare a sciare e mangiare fuori - è la sintesi del suo pensiero - anche in Italia dovremmo decidere un lockdown come è stato un anno fa a Codogno. Ormai le zone, giudicate "troppo morbide", non bastano più. Anzi, il lockdown andava fatto già a dicembre, ora è fondamentale una chiusura dura per evitare che la variante inglese diventi prevalente e abbia effetti devastanti. D'altronde così è in Germania, Francia e Inghilterra".

Sulle stesse posizioni pure l’infettivologo Massimo Galli: “purtroppo la conclusione non può che essere la soluzione paventata dal professor Ricciardi, visto che l’Italia a colori non sta funzionando. E la prova è nei fatti".

Possibilista anche l’infettivologo Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma: "Non voglio entrare nella polemica - dice - ma siamo in una situazione preoccupante. Ora più che mai serve la massima attenzione e bisogna stare molto accorti e valutare misure più stringenti e anche l'idea di un lockdown. Siamo di fronte a una settimana decisiva".

Contrario, invece, Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma: "Un lockdown totale secondo me non serve - spiega - ma bastano lockdown chirurgici laddove se ne verifichi la necessità. Non si tratta, dunque, di aggravare le misure, ma applicare con severità quelle che abbiamo: non ci fate vedere più assembramenti - è il suo appello - così riguadagneremo in futuro spazi di libertà".

E così pure Pierluigi Lopalco, epidemiologo ma anche assessore alla Sanità in Puglia, secondo il quale la parola "lockdown" ormai dice tutto e non dice niente: "Semmai in questo momento penserei a delle misure selettive, rafforzate, per evitare tutte quelle situazioni in cui virus circola di più e che conosciamo ormai bene".

Il virologo Fabrizio Pregliasco dà ragione dal punto di vista scientifico al consigliere di Speranza, ma dice, "credo che un lockdown totale sia difficile da proporre dal punto di vista dell'opportunità politica e del disagio e della ribellione sociale che si rischierebbe, meglio provare a rivedere i parametri di aperture e chiusure, essere più flessibili. Perché, si sa, quando una regione va nella fascia gialla, il rischio di perdere i progressi ottenuti c'è tutto. Un'opzione sono ad esempio, gli "interventi chirurgici”, in zone rosse come l'Umbria, da far scattare in base a valutazioni più stringenti".

 

"Minacciare continuamente il lockdown non serve a nulla, secondo Massimo Andreoni, e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma. “L'Italia ha fatto una scelta ed è quella di convivere con il virus. Abbiamo una situazione epidemiologica di stallo, in cui i numeri si stanno mantenendo costanti. Questo può essere letto in modo positivo da una parte e negativo dall'altro, perché è partita anche la campagna vaccinale e fare le immunizzazioni mentre il virus circola aumenta la capacità delle varianti di resistere. Governo e Covid, la Lega chiede un cambio dei tecnici del Cts. E Salvini attacca Ricciardi: "Non se ne può più, prima di terrorizzare tutti parli con Draghi"

Per Matteo Bassetti dell'ospedale San Martino di Genova, parlare di lockdown è addirittura come sentire un disco rotto: "Servirebbe un modo di comunicare più univoco, una voce unica. Invece parlano tutti: dal Cts a Ricciardi, da Crisanti all'Iss.

E per chiudere in bellezza, il Salvini governista chiede un cambio dei tecnici del Comitato Tecnico Scientifico e attacca Ricciardi: "Non se ne può più, prima di terrorizzare tutti parli con Draghi".

Tutto questo, tutti questi pareri, sfumati o contraddittori, non fanno altro che creare forte disorientamento nella popolazione, che non sa più a chi credere e come comportarsi. Anche perché, già smarrita e titubante sul fronte vaccini che ancora scarseggiano e non danno certezze assolute, come Astrazeneca, raccomandato da una parte anche in Paesi con nuove varianti, ma indicato dall’Oms soprattutto per l'uso di emergenza e per l'immunizzazione attiva negli individui di età dai 18 anni fino ai 55.

In attesa di quello italiano ReiThera, partecipato dallo Stato e in via di sperimentazione, che, se i test andranno a buon fine, potrà essere somministrato da settembre prossimo in alcuni milioni di dosi. O dello Sputnik russo, che sembra aver dato risultati eccellenti sul piano della sicurezza e dell’efficacia, e che, una volta che le agenzie internazionali del farmaco lo approveranno, sarà pronto per la distribuzione.

Intanto, abbiate fede. Anche se non so in chi o cosa.

16 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

ELDORADO CASARECCIO /2225

Ormai è fatta.
Grazie all’idiota di Rignano - il politico più detestato d’Italia, da destra, da centro e da sinistra - tutti, o quasi, sono entrati, obtorto collo, ma non proprio controvoglia, nel “el dorado” governo di unità nazionale, ambito ed invocato luogo leggendario che, al di là delle attese e delle necessità conosciute, contiene immense quantità di oro e pietre preziose, come la sovranista Lega, in un secondo normalizzata e convertita all’europeismo, e ciò che resta del prestigio storico e assai teorico di Forza Italia.
Là, in quella specie d’Eden, dove imperano i Draghi che salvano euro e banche, dove i bisogni materiali di ciascuno sono o verranno appagati, gli esseri umani, di ogni razza e colore, vivono o vivranno in pace tra loro, godendosi la vita, al netto della pandemia e dell’emergenza sanitaria, economica e sociale, che presto verranno debellate.

Cioè, volgarizzando, abbiamo cacciato il politico più stimato e benvoluto del Paese, per andare a governare con Brunetta, Gelmini e la Carfagna, con Giorgetti e renziani traditori di risulta e ridimensionati - nonostante la congiura andata a segno - e ascari vari d’origine controllata e protetta Salvin-Berlusconiana.
Come dice Scanzi, è tutto un piovere di “Draghi santo subito”, di “Draghi, persona dal profilo inattaccabile” (lo sa tutto il mondo conosciuto) e “Franza o Spagna purché se magna”. Tutto ciò che fino al minuto prima pareva impossibile e inaccettabile diventa auspicabile. Anzi addirittura meraviglioso.

E allora vai con l’ammucchiata, senza distanziamento, ma con nuove o riciclate mascherine, con Salvini che governa con Leu e Boldrini, Calderoli con Zingaretti e Berlusconi con Di Maio. Neo-razzisti, ex populisti, ex sciovinisti, xenofobi e nuovi buonisti, tutti insieme, appassionatamente, fingendo tutti di andare d’accordo.
E’ vero che lo scenario è devastante e che, di fronte a una tragedia, un Paese dovrebbe sapersi unire. Certo. Ma questo varrebbe in un Parlamento nobile, fatto da De Gasperi, Moro, Pertini e Berlinguer, in grado di andare oltre ogni divergenza.

Il mitico eldoradissimo governo di super Mario – con rispetto parlando e non per colpa del banchiere salvatore – appare invece come una delle più grandi schifezze nella storia dell’umanità: Lega col Pd, Forza Italia con Movimento 5 Stelle, centristi e cosiddetti radicali con Leu.
Una roba da vomito, osserva ancora l’eretico aretino, ma se osi dirlo ti guardano come il cacadubbi che fa lo schizzinoso dinnanzi a Ostriche & Champagne. E’ tutto capovolto, e quando scatta il concetto di patriottica “unità nazionale” devi ingoiare tutto.
Altrimenti sei tu un traditore. Non quel poro Puffo di Rignano!
15 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

SAN VALENTINO IN GIALLO, ROSSO E ARANCIO /2224

Se per quest’anno non sarà possibile concedersi un weekend romantico, visto che la festa degli innamorati cade proprio di domenica, si potrà optare invece per una gita fuori porta entro i confini regionali (se in zona gialla) o entro i confini comunali (se in zona arancione).
Nonostante le severe limitazioni sugli spostamenti, il DPCM del 16 gennaio non pone restrizioni altrettanto rigide per quanto riguarda i ristoranti, che saranno aperti il giorno di San Valentino a pranzo, ma soltanto in zona gialla.
Ma come si può fare per andare a cena, con tanti cuoricini intorno?

Molte coppie si sono organizzate per festeggiare il santo dell’amore.
Valutando la chiusura dei ristoranti alle 18, hanno pensato di concedersi una fuga romantica in un hotel per poter trascorrere serenamente la festa degli innamorati, prenotando stanza e cena, con pasto servito in camera, nella massima intimità.
E, allora, perché rinunciare?
Dopo tutto, lo fanno pure i tanti imbecilli, che organizzano, spesso e volentieri, party e ammucchiate clandestine nei compiacenti Bed e negli Hotel.

Riepilogando: nelle Regioni in giallo non ci sono imitazioni sugli spostamenti all’interno dei confini regionali: ciò significa che una coppia può decidere di prenotare una stanza in un hotel per qualche giorno, purché il luogo scelto si trovi all’interno della propria Regione.
Per coloro che, invece, risiedono in una Regione arancione non è possibile superare i confini comunali: dunque, a meno che non si scelga un hotel all’interno del proprio Comune, non è possibile affittare una camera d’albergo, nemmeno all’interno della propria Regione.
Lo stesso dicasi per le Regioni inserite in zona rossa, dove gli spostamenti sono consentiti soltanto per motivi di salute, lavoro, studio o necessità e devono essere giustificati dal modulo di autocertificazione.

Ma quello che più conta il giorno di San Valentino (oggi) non è la festa, il regalo o i cioccolatini con i cartigli, che contengono scontate frasi d'amore (diventati col tempo oggetto di culto e di collezione), ma il sentimento che lega una coppia e la voglia di stare insieme.
Anche rischiando, anche a dispetto del Coronavirus.
Perché, "Omnia vincit amor"! Perché lo vuole la tradizione e l'industria dei baci e dei cioccolatini.
E i contagi, i ricoveri, i vaccini e le preoccupanti varianti inglesi, brasiliane e sudafricane?
Ma che ce frega, ma che ma che ce 'mporta, oggi tocca festeggià il santo Valentino, il nostro amore eterno (o quasi) e pure il Carnevale.
O ce volete levà pure questo?
14 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

IL CONTE SALUTA TRA GLI APPLAUSI /2223

I ministri hanno giurato al Quirinale.
Un giuramento sobrio, freddo e distanziato, come appare anche il nuovo premier Draghi, essenziale, riservato e misurato, anche nelle parole e nelle espressioni. Come un severo militare.
Una cerimonia semplice e veloce, rituale e quasi accademica, senza sorrisi, senza parenti al seguito, senza curiosi all’esterno, senza social, né selfie, ma con tante mascherine e continue sanificazioni per penne e campanelle.
Perfino la foto di gruppo del nascente esecutivo, scattata in una sala riservata, non è stata oggetto di ripresa televisiva, nonostante gli appostamenti, i pedinamenti e le asfissianti maratone dell’eccitatissimo Giorgino di Raiuno e dell’incalzante e incontenibile Mentana de La 7, assetati di scoop, di chiacchiere, di gossip, di indiscrezioni e pettegolezzi vari.

A Palazzo Chigi, poi, Conte passa la campanella a Draghi e gli lascia il suo governo, iniziato nel giugno 2018, a peccaminose tinte gialloverdi, e allungato con il Conte Bis, appena archiviato.
Nel cortile, riceve gli onori militari dal picchetto interforze, con tanto di banda e di bandiera.
Ma, soprattutto - e questo è il momento più emozionante e l’aspetto più significativo della giornata - riceve la solidarietà, il saluto e il lungo applauso dai dipendenti della Presidenza del Consiglio, affacciati alle finestre, a cui risponde con un gesto della mano: "È per voi!". Successivamente, anche dalla gente che lo attende sulla antistante piazza. I cronisti presenti raccontano di un saluto che non si vedeva da tantissimo tempo.

Esce di scena una persona per bene che, visibilmente commossa, chiama a sé la sua compagna, quasi a sostenerlo, fra gli spontanei saluti della gente. Un docente prestato alla politica, fatto fuori da una sporca manovra di palazzo, nonostante il largo gradimento popolare, l’onestà e l’impegno profuso nei momenti più tragici della devastante pandemia, attraverso la quale ci ha accompagnato in un lungo anno assai difficile, anche se non tutti, per interessi personali, critiche pretestuose e per partito preso, lo hanno sempre o del tutto amato ed apprezzato.

Conte, comprensibilmente turbato, assieme alla compagna Olivia, ha poi lasciato l’edificio che lo ha ospitato e impegnato pesantemente per due anni e mezzo
Ma, nel momento in cui le telecamere immortalavano le fasi dell’addio, quando i due salivano in auto, sullo sfondo si notava un tristissimo Rocco Casalino, che faceva fatica a trattenere le lacrime. Mentre tutti salutavano con la mano il dimesso Presidente, il super bistrattato ex portavoce, vivamente coinvolto nella dolorosa vicenda, cedeva allo sconforto e scoppiava in un pianto che non passava inosservato.
Un’immagine toccante che da sola racconta il senso di una giornata per molti amara e piena di malinconia.

13 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

EFFETTO DRAGHI

Il sangue di S. Gennaro non si era sciolto, ma è bastato fare il nome di Draghi perché i miracoli avvenissero.
Intanto il virus sta iniziando a perdere forza e, in qualche settimana, si trasformerà in un batterio "buono" col quale si potrà fare anche il lievito madre per il pane e, spalmato sulla pelle, toglierà punti neri e brufoli.
Poi lo spread è crollato al punto che la Germania sta pensando di chiedere un prestito a noi.
Appena Draghi è stato chiamato da Mattarella, Feltri ha buttato tutte le bottiglie di vino e ora beve solo Coca light.
Senaldi è diventato... insomma non bello, perché anche ai miracoli ci sono dei limiti, ma almeno guardabile dagli stretti familiari.
Renzi ha finalmente deciso di ritirarsi a vita privata e di aprire, con la Boschi, una scuola di inglese.
Salvini, dopo aver assunto due nigeriani e una rom a tutto servizio, ha riaccompagnato personalmente il suocero a Regina Coeli e, al ritorno, è passato in banca a prelevare 49 milioni (più gli interessi, ovviamente) da restituire al Governo italiano.
Zingaretti, ha deciso di darsi alla recitazione per interpretare la serie televisiva "il fratello grasso del commissario Montalbano".
Grillo ha fatto il fioretto alla Madonna di non mandare più affanculo nessuno.
Tutti i parlamentari pregiudicati si sono costituiti spontaneamente ai carabinieri, chiedendo di essere tradotti in carcere.
Renzi, quando ha sentito parlare di "traduzione" ha detto: "la faccio io!
Giorgia Meloni ha fondato "Sorelle d'Italia" , un gruppo di preghiera, dedito al ricamo ed al silenzio.
Berlusconi, dopo aver donato alla scienza il suo cuoio capelluto, affinché possa essere studiato, si è chiuso nel sarcofago lasciando fuori il cartello "non masturbare".
Tutto questo, solo per cominciare, poi, ovviamente, "sarà tre volte natale e festa tutto il giorno..." 
12 febbraio 2021 (Web)

 

E OGGI GIURANO I MIGLIORI /2222

Giurano fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione i ventitré nuovi ministri - si fa per dire, visto che sono riapparsi i miracolati Brunetta, Gelmini e Carfagna di Forza Italia - del nascente governo Draghi.

Alcuni riconfermati, come Di Maio, D’Incà, Guerini, Patuanelli, nonché Lamorgese agli Interni e Speranza alla Salute - immediatamente criticati e già disprezzati dall’euforico camaleonte Salvini, geneticamente modificato per l’occasione – e altri che hanno solo cambiato domicilio ministeriale. Tutti di prima nomina i cosiddetti “Tecnici”, fedelissimi del Premier.

Il grande Puffo Giuda-Superbone, autore del “capolavoro” della crisi che ha silurato Conte, è stato “premiato” con il dimezzamento delle sue ministre: da due a una. Ed è pure contento e soddisfatto l’idiota di Rignano: una bella squadra di governo all'altezza della sfida. 

Questo è, comunque la pensiate, il governo dei “migliori”, compilato con il bilancino del Manuale Cencelli, in risposta all'appello del Capo dello Stato che, per fare fronte alla drammatica situazione dell'Italia e all’emergenza nazionale, chiedeva “un alto profilo” caratterizzato dal temporaneo abbandono delle categorie di maggioranza e opposizione e dal sostegno di tutti o quasi, per fini comuni.

“Questo è un esecutivo di compromesso, ostaggio della Sinistra, che rispolvera buona parte dei ministri di Giuseppe Conte”, secondo la sorella d’Italia Giorgia, solitaria barricadera all’unica opposizione. “Questo è un governo osceno, malinconica fotocopia del Conte bis”, per il dissociato ululante Sgarbi, che, poche ore prima, alle consultazioni, aveva paragonato l'ex presidente della Bce ad un quadro di Raffaello.

Le parole “Mai” e “Sempre”, ormai lo sappiamo tutti, non figurano nel volubile e incoerente vocabolario della Politica. Lo strappo si consuma spesso e volentieri, salvo ripensamenti, pentimenti o marce indietro.

Esiste l’arte del compromesso e della convenienza che - dopo l’aberrante scelta giallo-verde del primo governo Conte, che ha visto l’innaturale alleanza con Salvini, conseguente al rifiuto di dialogare col PD - anche in questo governo di coalizione o di unità nazionale, si ripropone in grande stile, all’ennesima potenza, portando i partiti all’insopportabile ma consueta pratica di ingoiare dopo i rospi (oltre a Salvini, pure Berlusconi, cui qualcuno non dava anche la mano), anche i draghi: diventa quasi un obbligo per partecipare alla generosa lotteria di beneficienza, che lascia poco spazio a scelte diverse.

Opportunismo, necessità di negoziazione e, soprattutto, di sopravvivenza, che hanno portato, col tempo, i Cinque Stelle a cambiar pelle, ad adeguarsi, a lacerarsi con il voto quasi fifty-fifty al referendum Draghi si-Draghi no, dei settantaquattromila di Rousseau.

Quel Movimento, incazzato e travolgente che, dieci anni fa, avvertiva il bisogno impellente ed imperioso di dare una spallata formidabile ad un sistema politico cristallizzato e degenerato - fino a contare quasi 12 milioni di elettori nel 2018 - oggi, divenuto forza di maggioranza e di governo, vive, secondo alcuni, una maturità inedita, per adeguarsi alle condizioni che mutano, senza tradire l’identità originaria. Vede cambiare la propria fisionomia, per acquisire un profilo più preciso, per sposare princìpi e ideali riconoscibili. Per diventare finalmente adulto.

Ma Di Battista, rimasto forse bambino, saluta e se ne va.

Sono comunque dubbi e domande che hanno attraversato anche LeU, unico pezzetto rimasto di Sinistra, perché sicuramente sedere accanto alla Lega e a Forza Italia è difficilmente digeribile. Problema che non hanno certo i traditori renziani, visto che è quel che volevano, facendo cadere il Conte due, in una sporca e opaca operazione di potere: governare con i naturali avversari.

Una prospettiva non proprio entusiasmante, anche per il pentito, folgorato e convertito Salvini, che, dismesse felpe e divise d’ogni tipo - compresa quella di No Euro e di estremo antieuropeista - ha deciso di salire sul carro del Draghi vincitore - che, quando era presidente della BCE, accusava di essere complice del “massacro” dell’economia italiana, con una vergognosa e più che interessata giravolta. Arrivano i miliardi da spartire e anche i duri della Lega tengono famiglia e partito. Allora è necessario unirsi all’ammucchiata, per ripulire la propria immagine internazionale e scrollarsi di dosso la reputazione di partito euroscettico.

Come dice quel proverbio africano? Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, corri insieme a qualcuno. O a tanti, in uno stipato gruppo selvaggio che imbarazza. 

Ma manco tanto.  E, a mezzogiorno, lo giurano contenti. 13 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

VENGO ANCH’IO /2221

Il carrozzone mediatico, guidato da Mentana, che riesce a stare in TV anche quando il video è spento, con le sue interminabili maratone a sfinimento, è diventato ormai il paradigma di riferimento dell’informazione, soprattutto politica, con fugaci sprazzi di attenzione a quella sanitaria, pandemica e vaccinale, ai comportamenti di singoli, alle zone a colori e alle norme di prevenzione e anticontagio, varianti comprese.

Dai Giorgino alle Panelle, dai Vespa alle Annunziata, dai Porro ai Giordano, dai quotidiani speciali di approfondimento, che si riproducono a cascata su tutte le reti TV, pubbliche e private, questo bacino incontinente di chiacchiere e deliri ormai straripa a tutte ore del giorno e della notte, attraverso modelli più o meno formali di declinazione del pensiero o di coniugazione, di confronti, slogan e antichi luoghi comuni, ripetitivi ed ossessivi, quasi sempre in adeguato regime di mainstream.

E in quell’avvilente circo di oche, buffoni ed urlatori che si parlano addosso, blaterano e pontificano tribù di opinionisti, di presunti politologi, di esperti e sedicenti massmediologi da strapazzo: dai Sallusti ai Damilano, dai Belpietro ai De Angelis, dai Senaldi alle Maglie, fino ai disgustosi Sgarbi, Mughini e Capezzoni vari.

Fioriscono nell’etere intuizioni rare ed incredibili, al limite del paranormale, riflessioni da manuale del “piccolo politico”, enunciazioni trascendentali delle forme fondamentali di un verbo abusatissimo, che tutti conoscono, che tutti coltivano, che tutti possiedono da sempre: vengo anch’io. Tutti pronti a dimenticare, a mentire, a riciclarsi, a rinnegare e a salire sul proficuo carro dei Draghi vincitori.  Dopo tutto, siamo a Carnevale.

“Il carrozzone va avanti da sé, con le regine, i suoi fanti, i suoi re”.11 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

martedì 9 febbraio 2021

FOLGORATO E CONVERTITO /2220

Il sovranismo cambia pelle e Salvini cambia felpa.
Niente veti, né pretese: il legaiolo, divenuto all’improvviso fortemente «responsabile», ora spiazza tutti, dichiarando di essere pronto a entrare nel governo Draghi, anche insieme agli odiati piddini, cinquestellati e liberi-uguali.
Folgorato sulla via di Città della Pieve, prova a “mettere il cappello” sul governo nascente, occupando la postazione di interlocutore più affidabile del futuro premier.
Il Paese lo vuole…il Paese lo chiede…il Paese ha bisogno di essere guidato da un governo, targato Draghi - una garanzia a oltranza (ma come abbiamo fatto, fino ad oggi, a sopravvivere senza il Messia, salvatore della patria?) - subito e adesso: dobbiamo anteporre gli interessi dei cittadini alle logiche personali e di partito. Togliamo la divisa della nostra squadra e indossiamo tutti quella della Nazionale. E magari, anche un nuovo berrettino con “Draghi Forever”, dopo i recenti “Forza Trump” e “Evviva Borsellino”.
E “al voto, al voto”, “elezioni subito e la parola agli italiani”, mantra quotidiano e irrinunciabile fino qualche ora fa, che fine ha fatto?
No, ora non c’è più fretta, il momento è propizio e favorevole: il potere, da troppo tempo perso, chiama.
Un proclama di incoerenza e inaffidabilità - che ricorda da vicino quello dell’altro cialtronissimo Matteo, traditore da Rignano - lanciato alla nazione, con il beneplacito di Berlusconi e buona pace della sua rassegnata Sorella d’Italia, un po’ sgomenta ma coerente.

Smessa quella vecchia felpa di antieuropeista e di No euro, da buon opportunista paraculo, il cazzaro verde ha capito che questa è l’occasione vera per recuperare il credito e il prestigio perduti, col suicidio politico del Papeete di diciotto mesi fa: un anno e mezzo di frustrazioni, di emarginazione e ineluttabile solitudine, ad inseguire una meta effimera e ambizioni irraggiungibili, ormai precluse.
E allora, all’improvviso, spariglia e sorprende tutti per tornare sulla scena da protagonista, per ritrovare consenso e visibilità internazionale.
Va molto oltre una possibile apertura (astensione) e semina il panico nelle file della ex maggioranza, che spera in un miracolo al contrario, invocando un fatale ostacolo all’impropria, innaturale alleanza con il re dei populisti, folgorato e convertito alla salvifica religione europeista.
9 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

ANIME BELLE /2219

Lo so che è una considerazione, forse banale e senza senso, che nasce, quasi sempre, da un profondo sentimento di dolore, di delusione, di rabbia e di impotenza per ciò che accade e ci circonda.
Di fronte ai fatti che succedono e ci spiazzano, non sappiamo come reagire, cosa pensare, come interpretarli. Non siamo certo in grado di decidere ciò che è giusto o ciò che è bene nelle scelte imponderabili di un cinico destino, indifferente alle nostre ambasce quotidiane, che non spiega alcunché dell’esistenza.
E allora cerchiamo invano di scoprire un qualche superiore disegno metafisico o una motivazione, astratta e trascendente, capace di rispondere ai perché e alle ragioni che non possiamo decifrare, ma solo immaginare, secondo un’etica personale e casareccia.
Ma in quest’etica, così poco universale, il bene e il buono quasi mai emergono o si affermano, al di là delle nostre speranze, delle nostre illusioni.

La cronaca giornaliera ce lo dimostra ogni momento.
Elisabetta Barbieri, nota e amata «staffettista» dell’Enpa di San Severo, si occupava di accompagnare cani e gatti da adottare, viaggiando con loro per l’Italia.
Lungo l’A14 Bologna-Taranto, nei pressi di Pesaro, un incidente tra due mezzi pesanti e il suo furgone, che trasportava gli animali da consegnare alle nuove famiglie, ha causato la sua morte e quella di altre due persone, tutti volontari dell’Enpa, e anche di uno dei cani a bordo del furgone, un cucciolo di pastore tedesco.

Torniamo alla banale premessa in apertura: c’è una logica in tutto questo?
Perché, in questo mondo crudele, perverso e immoralmente iniquo, il bene soccombe sempre, mentre il male vince, prolifera e si diffonde, immune da pene e da castighi?
Non è giusto che persone che coltivano bontà e affetto, come anche i tanti volontari in altri campi, facciano una fine così tragica, invece di avere una specie di tutela esistenziale, una sorta di protezione al merito.
I volontari per passione e sacrificio, in qualsiasi ente o associazione, non dovrebbero mai finire così, perché sono anime nobili al servizio di tutti: sottraggono tempo all propria vita, alle loro famiglie e ai propri cari per dedicarsi agli altri, alla loro splendida missione.
Mentre l’erba cattiva non muore mai.
8 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

IL TAVOLINO

... In queste ore, qualcuno mi descrive come un ostacolo alla formazione di un nuovo governo. O non mi conosce o è in malafede, i sabotatori cerchiamoli da un'altra parte..."(4 febbraio 2021)
https://fb.watch/3vSQ7kCRex/

ARABIA VIVA.


Deluso dagli italiani, che si ostinavano a non amarlo perché in fondo non lo meritavano, l’Innominabile si trasferì a Riyad con i fedelissimi di Italia Viva, ribattezzata per l’occasione Arabia Viva.
“Eccoci nel Nuovo Rinascimento!”, scandì scendendo dal jet del principe Mohammad bin Salman, per gli amici MBS, e baciando la terra promessa.
Al principe che l’accoglieva a braccia aperte, presentò subito la Boschi: “Caro MBS, lei è MEB”.
Un mutawwi’a, agente della polizia religiosa, la prese in consegna, contrariato per la vertiginosa minigonna.
“Dove la portano?”.
“Niente, se la caverà con 87 scudisciate per abbigliamento blasfemo.
Ma, se preferisce, c’è la lapidazione o la crocifissione”.
“Scioakkk bicaoeuuuse”, disse lui.
Ma l’altro non raccolse.
Il Nostro mandò avanti la Bellanova, avvolta nella consueta tenda per doccia: “È la splendida Teresa, la bracciante che abbiamo fatto ministra”.
MBS l’affidò a una guardia agricola:
“Qui non abbiamo ministre, e manco ministri.
Però, essendo straniera, potrà lavorare nei campi e, siccome è amica tua, guadagnerà ben un dollaro l’anno.
È il costo del lavoro che giustamente ci invidi”.
“Scioakkk bicaoeuuuse”, ripeté lui, ma nessuno capì.
Vista la mala parata, tentò di coprire col suo corpo Ivan Scalfarotto, che però venne notato da un ufficiale dello Squadrone della Tigre: “Mi sa che è un gay, come dite voi, o un sodomita infedele, come diciamo noi.
Prendetegli le misure per la solita valigia modello Khashoggi.
Ma forse qui basta una 24 ore.
E non scordate i seghetti per ossa, sennò è il solito pulp”.
“Shissh”, proruppe l’Innominabile fra lo stupore e l’ilarità generali.
Presentare l’ex ministra Elena Bonetti parve oltremodo rischioso, per la difficoltà di spiegare il concetto di Pari opportunità.
La donna venne spacciata per la schiava del capo, incontrando l’approvazione del principe.
Che riunì l’amico Matteo e il capogruppo di Arabia Viva Ettore Rosato a parlare di politica.
“Noi – esordì il primo – apriamo la crisi di governo: non poltrone, ma idee.
Siamo garantisti, rivogliamo la prescrizione.
Bin stai sereno.
Un sorriso”.
Alle parole crisi e idee, ma soprattutto garantisti e prescrizione, l’interprete diede di matto.
Rosato chiarì: “Siccome, senz’offesa, c’è un vulnus per la democrazia, vorremmo i servizi e un governo Dragh…”.
Ma non finì la frase: un agente della Mukhabarat, la polizia politica, roteò la scimitarra.
“Il governo – spiegò MBS scrollandosi gli schizzi di sangue dalla kefiah – sono io.
E i servizi ve li fa il mio amico.
Matteo, se non erro sei indagato per fondi illeciti.
Quindi prima ti mozziamo mani e piedi.
Poi, per tutto il resto, la testa.
Tanto non ti serve.
Ma stai sereno.
Scioakkk bicaoeuuuse shissh.
Un sorriso”. Marco Travaglio
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L’UOMO DELLA PROVVIDENZA /2218

E’ arrivato Super Mario, da tutti, o quasi, corteggiato, invocato, cercato, auspicato: dal capo dello stato Mattarella a Berlusconi, dall’altro Superbone ai Gruppi misti (Europeisti-MAIE, Italie Vive, Autonomie), da mezzo Parlamento alle Bonino, ai Toti, ai Calenda e a quelli “boni” per tutte le stagioni.
E’ arrivato il Messia, il salvatore dell’euro, delle banche, del bel Paese e di un governo che “s’ha da fare” per non andare al voto, anche perché il detto Superbone traditore ha pugnalato Conte e la sua maggioranza, nonché il bel Fico, incaricato esploratore, per un eventuale Conte ter.

Missione compiuta, quindi, come ricorda Norma Rangeri del Manifesto, da parte di Matteo Renzi, che ha ottenuto l’obiettivo che si era prefisso: distruggere la maggioranza di governo, annientare il centrosinistra e tirare la volata a un governo di unità nazionale, consegnando il Paese nelle mani di un salvatore della patria che ha un nome e cognome: Mario Draghi, “the best, the best, the best”, secondo il fenomeno di Rignano, alias “polizza assicurativa per nostri figli e nipoti".

Sono ore drammatiche, sottolineate dal tono e dalle parole del Capo dello Stato che, parlando in diretta televisiva, aveva informato il popolo delle sue determinazioni: le elezioni anticipate non sono un’alternativa possibile in questo momento, perché è invece necessario avere subito un governo capace di affrontare la situazione sanitaria e dunque di centrare l’obiettivo del Recovery fund.
Super Mario s’è accollato comunque una bella gatta da pelare: ripulire, con un colpo di coda e di spugna, come dice Travaglio, le lordure di un Parlamento pieno di voltagabbana, squali e sciacalli e far quadrare i numeri con forze distanti e anime antitetiche, che un po’ si odiano e un po’ si insultano, un po’ si schifano.
L’unica cosa che le accomuna è il NO al voto, per le ragioni che tutti sanno, meno l’ardita Sorella d’Italia, che nulla teme, anzi, è coerentemente pronta al fruttifero sacrificio.

Anche lui, come Conte e come tutti, dovrà per forza far fuoco con la legna che c’è, per trovare una maggioranza, possibilmente più ampia di quella che ha sbarrato la strada a Conte malgrado la fiducia ottenuta alla Camera e al Senato.
E con quella legna di diversi alberi dovrà decidere dove indirizzare i nostri soldi e quelli dell’Ue e cosa fare per la giustizia, il lavoro, l’istruzione, la cultura, i diritti, nella perdurante emergenza sanitaria e sociale.
Quando si annullano le differenze politiche e si affidano le sorti del nostro Paese a un illustre economista, vuol dire che siamo di fronte, se non a un azzeramento, certamente a una micidiale riduzione degli spazi democratici, a un vero e proprio commissariamento del Paese.

Quando il polverone della crisi si sarà depositato, insieme ai fiumi di bava e saliva dei media, l’equivoco si scioglierà: ogni partito detterà a Draghi le sue condizioni e tutti capiranno che non esistono salvatori della Patria, né “uomini che la Provvidenza ci ha fatto incontrare” (cit. Pio XI su Mussolini), né premier o ministri che fanno miracoli.
E che non basta un ricchissimo curriculum e tanto prestigio internazionale a far nascere e vivere governi.
5 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

L’ ULTIMA BEFFA, L’ULTIMO INSULTO DEL BUFFONE /2217

"Ho provato un forte sentimento di rabbia, stanno buttando di nuovo a mare i sacrifici degli italiani. Sono dei piccoli uomini che hanno un orizzonte limitato. E forse anche una preparazione e un’intelligenza limitata. Non ci arrivano”. Così l’ex ministra Elsa Fornero su La7. Ogni riferimento non è puramente casuale.

Sono profondamente schifato, disgustato, sconcertato e nauseato da quanto è riuscito a fare e disfare quell’ignobile figuro di Rignano, che non so più come definire.
Ha ideato e consumato un vile gioco al massacro nel quale, di certo, non ha agito da solo: mi sembra ormai chiaro che ci fosse un piano già da tempo premeditato.
Una volgare messa in scena, a puntate, recitata sfacciatamente sulla pelle gli italiani, fino a quando si è seduto al tavolo del gran Fico, incaricato esploratore, con la chiara intenzione di farlo fallire.
Ha fatto di tutto, come osserva Tosa, per arrivare sino a questo punto: ogni mossa, ogni frase, ogni dichiarazione, ogni veto, ogni capriccio, ogni respiro, era studiato esattamente per arrivare a questo preciso istante.

Alla fine, il cospiratore Matteo Renzi ce l’ha fatta. Missione compiuta.
Ha tradito tutti - in primis se stesso - e ha consegnato il Paese all’ignoto.
Dopo due giorni di finte trattative per il programma di governo, di gara al rialzo e al continuo rilancio pretestuoso - pretendeva di scegliere anche i ministri del Pd, dando parere contrario su tutto, senza sciogliere e rinviando la riserva sui nomi e su Conte, di cui voleva la testa - l’ipotesi di ricucire i rapporti tra il suo partitello da due soldi e il resto della ex maggioranza sono naufragati in zona Cesarini. Eppure, lo avevano assecondato, accontentato e riammesso perfino nella nuova possibile alleanza che proprio lui, malato di potere, aveva fatto saltare.
Io lo avrei cacciato da quel tavolo a calci nel culo.

Poco prima che Fico salisse al Colle per riferire del fallimento, Superbone aveva rovesciato ogni responsabilità per il mancato accordo.
Ma come tutti hanno ormai capito, da parte sua, sul tavolo c’era solo la questione delle poltrone. Solo poltrone da mercanteggiare - altro che “noi ritiriamo i ministri e le lasciamo”, (solo per averne di più) - cercando nel contempo pretesti per rompere, in un ostruzionismo indegno del peggior ricattatore. Nessuna volontà di aiutare il Paese nel momento più difficile, nessun interesse verso i cittadini italiani o a lavorare per l’interesse della collettività.
Ossia le stesse ragioni che avevano provocato la crisi, dallo stesso cominciata due mesi fa.
 
Tutto questo dall’alto del suo 2%.
Tutto questo per un unico scopo: farsi dire di no. Che lui ci ha provato, ma non è stata colpa sua.
Tutto volutamente mirato, preparato, calcolato, studiato a tavolino.
Tutto prendendo in giro e umiliando gli alleati, un deluso e arrabbiato Mattarella (drammatiche le sue parole, dopo la presa d'atto), le istituzioni e tutto il Paese che stava lì, in ansia, a chiedersi come sarebbero andate le trattative, mentre lui se la rideva sapendo benissimo che le avrebbe fatte saltare a prescindere.
Tutto questo, e condivido Emilio Mola, è il punto più infame e vergognoso della storia recente della nostra politica. Quella dei Berlusconi, Salvini e Meloni,
Ma un sudiciume tale, francamente, forse, non lo hanno raggiunto mai nemmeno loro.
3 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)