lunedì 2 gennaio 2023

IL GRANDE RESET /2421

Non ne posso più, e non sono certo il solo, di quella mandria di ciarlatani, linguacciuti e fanfaroni inconcludenti, che occupano quotidianamente la squallida vetrina di Rete Quattro.
Tutti in ripugnante corteo statico di incoerenti parolai.
Tutti nel caravanserraglio più volgare della TV commerciale, dove, come cammelli ruminanti, un nugolo di disfattisti prezzolati, per pagnotta e per mestiere, cerca di svergognare le istituzioni, di ribaltare la realtà, di avvelenare il clima e indebolire un Paese già sfinito.
Senza dignità, senza morale, senza giustificazione alcuna.

C’è Cruciani, il più viscido e il più volgare, l’immagine concreta del laido e dello sporco non solo culturale.
C’è Sallusti, l’ideologo brigatista da guerriglia sulla carta, travestito da innocuo moderato, rispettoso e compassato, che spara, come granate, titoli ingiuriosi, lesivi ed insolenti, solo dai suoi giornali.
C’è Senaldi, il topino di campagna in cerca di un grammo di formaggio, di fama e di visibilità, tra le pagine ridicole di un ridicolo foglietto, che si dice “Libero”.
C’è anche l’aristocratico Feltri, l’anarchico della parola e del rancore, sempre brillo, triviale, strafottente e menefreghista, pronto a sparare giudizi lapidari irreplicabili.
Poi, l’apprezzato trio del varietà alla ribalta: Belpietro il Naz, Porro il logorroico che non respira mai e l’ignorante qualunquista Del Debbio, che non sa parlare, ma prova a coniugare, balbettando, soggetto, predicato e complemento in un semplice tentativo di analisi logica, che a volte gli riesce pure.

Tre giganti del gossip e della rissa da talk, che “te la danno calda” e “te la incartano” (la realtà), capaci di mistificarla, deformarla e adattarla per sfruttare le paure, i bisogni, le ansie e i pruriti dei tanti pronti ad assecondare il primo venditore di speranze e di tappeti, di passaggio.
Tre camaleonti, insolenti e beceri, che scavano tra le pieghe decomposte e putride della discriminazione e del razzismo, innato nelle genti.
Tre cani da guardia del potere reazionario e populista che li nutre e li sostiene.

Tra le quinte di quell’informe e scalcagnato teatrino, peraltro, vivono, pontificano e pernottano non stop anche altri ambigui figuri comico-circensi, come la stridula Santanchè, il solito schifosamente autentico Vittorio Sgarbi, l’inutile tuttologo Capezzone (il saccente cartone quasi animato), la straripante trumpianissima Maglie, Diego Fusaro, il turbo cazzaro da salotto, il primate reverendo vescovo Meluzzi, la ridicola macchietta di Mughini, caricatura triste e multicolor di sé stesso, il paraculo Paragone, fino ai tanti piccoli “Montesani” crescono.

Ma per concludere degnamente siffatta parata di virtuale giornalismo da osteria e Luna Park, non può mancare Mario Giordano, il gracchiante buffone di corte, il pagliaccio triste e afono, che ama la ribalta, le sagome cartonate e farsi deformare, fino al grottesco e al massimo dell’orrido, dalla telecamera che impatta da vicino.
Il saltimbanco, epigono degradato di Emilio Fede - acrobata del para-sillogismo allo stato brado e giocoliere del facile calembour - si esibisce fino allo spasimo, in attività "artistiche" da baraccone malfamato, tra i bassifondi e le piazze equivoche della più truculenta TV, nazional-popolare.
Questo passa il convento di un certo giornalismo d’assalto, oggi.
Per non parlare di filosofi e pseudointellettuali, come Cacciari, Agamben e ciò che resta di Carlo Freccero che, in pieno delirio senile, aizza le folle, con Diego Fusaro, parlando di Pandemia come grande reset, come complotto mondiale e controllo dell'umanità.
Ci vorrebbe davvero una bella, profonda pulizia, un vero, grande reset.
12 dicembre 2021 (Alfredo Laurano)

Nessun commento:

Posta un commento