domenica 31 marzo 2019

PRESUNZIONI LEGALI


Alla ridicola e vergognosa sentenza d’appello del processo Vannini, cui avevano fatto seguito altrettante ridicole motivazioni - che non motivano, che non spiegano, che nulla aggiungono e nulla giustificano - non potevano non arrivare anche le bizzarre argomentazioni degli avvocati difensori dei Ciontoli, illustrate in una conferenza stampa, che aveva la pretesa di chiarire i fatti e dissipare i dubbi.
 “Alcuni aspetti di questa vicenda sono stati strumentalizzati e, in parte, alterati da valutazioni, illazioni, retroscena e commenti di televisioni e giornali. Abbiamo la necessità di spiegare la verità dei fatti e siamo solidali con la famiglia di Marco, che vive questa tragedia per un danno irreversibile. Ma una tragedia simile l’hanno vissuta e continuano a viverla anche i Ciontoli, proprio per i legami che c’erano con Marco. Da questo punto di vista non credo sia possibile immaginare che questa famiglia abbia mai voluto che Marco morisse. Questa è la sintesi della corte d’appello: nessuno ha potuto dimostrare la volontarietà”.

Poi, una serie di affermazioni del tutto incondivisibili, che lasciano perplessi.
“Non si può crocifiggere una persona, che non ha dimestichezza con le armi, per un errore commesso, non volontariamente”.
E allora come mai aveva due pistole in bagno (che non sapeva usare, nonostante fosse un militare), per giocare a battaglia navale nella vasca, anche con chi lì capitava per un bagnetto al volo? Le impugnava, le scarrellava, le puntava e premeva il grilletto?
“Per quale motivo la casa avrebbe dovuto essere messa sotto sequestro?”
Semplicemente perché al suo interno è stato ucciso un ragazzo. Se avessero raccontato subito dello sparo, forse lo avrebbero fatto.
"Tanto il sangue non c'era, quindi era inutile cercarlo con il Luminol".
E chi l’ha detto, da chi l’hanno saputo, dalla sibilla veggente di quel ridente litorale?
Infatti, la casa non è stata sequestrata neppure dopo aver saputo il fatto, perché - sempre secondo la disarmante logica dei difensori - era irrilevante e non avrebbe cambiato nulla. E perché mai, chi ha stabilito fosse superfluo e inutile alle indagini? Perché nessuno è intervenuto e non è stata aperta un'inchiesta su chi non ha indagato?
"Tanto si sapeva che era colposo".
Si, certo, anche questo per sentito dire, al bar e sulle spiagge? O era scritto sui muri della città? 
Scontata verità, sempre garantita dalla stessa fattucchiera, per cui non serve investigare, analizzare, cercare prove e processare. Allora cancelliamo il Diritto e la Giurisprudenza e consultiamo l’oracolo.
Avv. Gnazi, difesa Vannini, e Marina
E, per chiudere in bellezza, o, per meglio dire, in vera tristezza, cosa poteva mai accadere dalle 23.05 (telefonata del padre di Marco) alle 23.15 (ora dello sparo)?
Nulla di che, un casuale, incredibile omicidio di un ragazzo di vent’anni, giocando in una presunta vasca, con una presunta scarica pistola, in una presunta battaglia, non so se proprio “navale” o quanto mai presunta.
Lasciamoci guidare dalla fantasia. 
(Alfredo Laurano)


giovedì 28 marzo 2019

NUOVI IDOLI E FETICCI

Due pericolose caricature umane che si fanno chiamare Traffik e Gallagher, della stessa serie, per non dire razza, di Sfera Ebbasta (quello della tragedia di Corinaldo), di Young Signorino (quello che si definisce figlio di Satana) e simili, picchiano con un tirapugni e derubano alcuni fan che avevano chiesto loro un selfie e massacrano di botte un bengalese di 50 anni.
Quasi tutti noi, purtroppo, fino a ieri, non li conoscevamo, ma la santa e benedetta cronaca, vincendo disgusto e ripugnanza, ce li ha fatti scoprire in tutto il loro folgorante splendore.
Sono torbidi esempi del parallelo mondo della truculenza, espressioni, piuttosto laide e grottesche, della nuova tendenza musicale che spopola tra i giovanissimi: la Trap, evoluzione della musica Rap.
Deriva da Trap House, in riferimento alle case abbandonate delle periferie americane in cui gli spacciatori afroamericani creano gli stupefacenti.
Il collegamento tra questo tipo di musica (?) e la droga è inevitabile ed è documentato dai relativi testi - osceni e mostruosi obbrobri letterari - che pretendono di raccontare, oltre alla droga, le difficoltà delle vita e il solito, inflazionato mantra del disagio giovanile, comoda e ricorrente formula di giustificazionismo, buona per tutti e per tutte le stagioni.
Il genere, infatti, è apprezzato soprattutto da una fascia d’età adolescenziale. Sono migliaia le visualizzazioni dei loro video allucinanti, da parte di un esercito di ammiratori che li seguono sui canali video del web, come oggetti di culto e venerazione.

Basta dare uno sguardo ai profili e alle tante pagine del Web di Traffik e Gallagher, entrambi con precedenti penali, per rendersi conto del linguaggio e della consistenza umana di questi evidenti errori dell’evoluzione, che pur avranno dei genitori biologici, quasi certamente colpevoli, ma condannati da un tragico destino.
Tossici strafatti, esibiscono tatuaggi, capelli indefiniti, grillz sui denti, collane e bracciali d'oro con diamanti. Si prendono gioco delle forze dell'ordine (che chiamano “guardie”), si mostrano in atteggiamenti da duri e inneggiano alla violenza. Assumono pose da criminali, con i fucili in mano, mentre fumano e delirano, istigano all’utilizzo di stupefacenti e propagano il gergo razzista, a fini didattici ed educativi.
Nei testi delle loro ossessive litanie che chiamano canzoni (l’ultima, "Diamanti razzisti"), si apprezzano aulici versi come “negro ti spengo col ferro”, “negro ti ho spento con un click”, "Negro, trasporto le benz, ti rompo lo sterno con le triple Scazzo ti pensi? Ho fatto i reati”: la sprezzante parola “negro” è ripetuta per ben venti volte, utilizzata come proficuo e salutare intercalare.
Ma poi succede che il “negro” lo picchiano davvero.

Nel loro qualificatissimo entourage, tra i fedelissimi che li accompagnano in giro per l’Italia durante i live, c’è un militante di Forza Nuova, con diversi precedenti penali alle spalle per rapina e violenze contro i migranti, e un certo Massimiliano detto il “Brasiliano”, esperto di bodybuilding, salito agli onori delle cronache per un video diffuso in rete nel quale minacciava alcuni agenti di polizia. Sul corpo ha tatuate diverse svastiche e il volto di Hitler e Mussolini. “Da giovane andavo a picchiare i barboni e i negri”, ha dichiarato in una recente intervista rilasciata alle Iene.

L’impressione generale è quella di essere finiti in una parodia mal riuscita del genere umano, di doversi muovere, confrontare e confondere nella feccia pura, prodotta dal degrado e dal marciume di una società sempre più malata.
Incontrare di notte quei due coatti, prodotti dal machismo della Trap, che girano con il tirapugni di ferro nei pantaloni, predicando violenza, droga e razzismo, farebbe parecchio schifo, oltre che paura.
Ma, poverini, sono trapper-gangster pariolini disagiati, che “tentano di riscattarsi dalla dura realtà alla quale la vita li ha condannati”.
E il paradosso è che proprio loro minacciano querele, sostenendo di essere stati diffamati nell’onore e nel loro “spessore” artistico.
Ma mandateli nei lager libici.


UN BALLO A TAVOLA

Fiero di se stesso, il popolo del liscio è ovunque ci sia la voglia di danzare, di sentire e farsi conquistare dalla musica: valzer, tanghi, polche, sambe, rumbe e mazurche, ma anche cha cha cha, hully gully e rock and roll, come saltarello.
Da decenni, il liscio è il ballo della festa e dell’allegria e non solo per i romagnoli.
Dame e cavalieri senza età, in coppia o in gruppo, scendono in pista per guadagnare il proprio metro quadro tra le note. E non è “roba da vecchi”, come qualcuno cinicamente afferma, apponendo una stupida, quanto sbrigativa etichetta che non tiene conto né della sua storia, né delle mille sfumature che l’accompagnano.
E’ più di un semplice ballo, è un modo straordinario di comunicare, abbracciando qualcuno. Non è esibire il corpo, bensì farlo dialogare con quello di un altro, indipendentemente dal calendario, con capacità ed armonia. Ci sono coppie ultraottantenni che stupiscono e lasciano di stucco.
Terza e quarta età possono vivere una seconda primavera, tutta freschezza e divertimento, come quando si era giovani. Ma solo se si è convinti.
È meglio della palestra, di qualsiasi massaggio o cura dimagrante, fa bene al cuore, al cervello e anche allo spirito. Da praticare almeno una volta alla settimana, è la cosiddetta terapia della balera, consigliatissima da tutti i medici per rimanere in forma, perché farsi due risate in compagnia e ascoltare musica è un toccasana più efficace dei farmaci contro la solitudine e la depressione di cui soffrono parecchi over. E poi perché il movimento fa bene ovunque: alle ossa, al tono muscolare, alla schiena, alla circolazione.

La danza è un’arte antica che descrive da sempre un movimento armonico, scandito da un ritmo. Appartiene a tutte le culture e accompagna la storia della civiltà, fin dall'epoca preistorica, quasi sempre in associazione ad altre espressioni umane, come la musica, il teatro e il canto.
Nella tradizione popolare, è parte integrante di rituali, dii preghiere, di momenti sacri e di aggregazione. La ritroviamo nelle feste popolari e in tutti quei luoghi deputati all’intrattenimento e allo spettacolo. In molti Paesi ha un forte significato mistico-religioso.
E forse per questo che ci si abbandona spesso e volentieri, che non si può “star fermi” quando una certa musica ti rapisce l’anima e ti fa dondolare testa e mani, anche se stai seduto su una sedia o una poltrona.

Per chi a questa passione cede, per chi subisce il fascino ammaliante di Tersicore, c’è un ristorante storico in zona Cassia/Cortina D'Ampezzo, a Roma, frequentato soprattutto da amanti del ballo. L’impronta è anni sessanta, tipo storica Sala Pichetti, riveduta e modernizzata.
Si svolgono serate danzanti, anche con scuola e maestri di Tango argentino, tra grandi sale rinnovate e una cucina tradizionale, senza troppe pretese, senza piatti spettacolari o voli pindarici di gastro-fantasia.
Qui il cibo non è al centro dell’attenzione, fa da optional o da contorno.
Conta la musica, la passione per il ballo, la partecipazione, la voglia di inclusione e la vicinanza umana.
Conta stare insieme, rivivere ricordi, tuffarsi in una magica atmosfera, un po' nostalgica e retro, e condividere una lunghissima emozione. 
24 marzo 2019 (Alfredo Laurano)



venerdì 22 marzo 2019

A SCUOLA TRA LE FIAMME


Da una parte, inspiegabilmente alla guida di un autobus, un autista franco-senegalese, cittadino italiano, con precedenti penali, che vuol vendicare i troppi bimbi affogati nel Mediterraneo “per colpa di Salvini e Di Maio”.
Dall’altra, sullo stesso mezzo cosparso di benzina, 51 ragazzini di scuola media, e un paio di insegnanti accompagnatori, intimoriti, minacciati, infascettati e privati dei telefonini. Il folle terrorista fai da te, avverte che vuole dar fuoco al bus e che moriranno tutti.
La situazione è drammatica e prelude alla tragedia.
Ma, grazie all'azione dei carabinieri e ancor più di quei tre bambini (un egiziano, un marocchino e un italiano), che, mantenendo lucidità e freddezza, sono riusciti a chiamarli, dopo aver nascosto un telefono, si è evitato il peggio. A San Donato Milanese, si è scongiurata ieri una strage di innocenti.

Dopo tanta paura, alla fine è andata bene. Quei ragazzi coraggiosi hanno salvato tutti, sono stati decisivi. E l'hanno fatto spontaneamente, fregandosene delle loro diverse origini, lingue, religioni e culture d’origine che per molti dovrebbero discriminarli.
E’ diverso se a salvarmi è un bianco, un nero, un siciliano o un esquimese?
Perché il nemico è un altro, è il folle criminale che c’entra poco o niente con l’immigrazione, i barconi, le ong. E’ quello che da molti anni è in Italia, che ha un lavoro, che è integrato, che non è radicalizzato, che non è arrivato a un passo dalla strage, perché convertito al fondamentalismo o perché legato all’Isis. E nemmeno lo definirei terrorista, visto come ha condotto la vicenda, più eclatante che pensata, e come si è lasciato beffare e catturare.
E’ solo un delinquente, senza colore e senza ideologie, un pazzo in cerca di gloria e visibilità, al di là delle questioni etniche e razziali, che ci dividono, che mirano solo a metterci l'uno contro l’altro, prefigurando invasioni e sopraffazioni, anziché confronti civili e utili. Di questo, e di nient'altro, si dovrebbe discutere adesso.

Da tempo, si respira un’aria velenosa di vendette e rappresaglie, di aggressioni e provocazioni, inutile negarlo. C’è un clima ripugnante, fatto di slogan, di banali semplificazioni, di malvagità, xenofobia, intolleranza e razzismo quotidiano.
Giusto ieri, su un bus di linea a Torino, alcune ragazze musulmane sono state aggredite e picchiate da una coetanea italiana, perché indossavano il velo: “Vi spaventate per un cane - da cui si erano allontanate - e poi fate gli attentati!”

E in questo ordinario contesto d’odio e di rancore, che si trasmette ovunque - nel Web, in TV, nei giornali, nei discorsi delle gente comune, è possibile, e del tutto naturale, che degli invasati compiano gesti assurdi e imprevedibili.
Questa tragedia sfiorata, dovrebbe far riflettere tutti, a cominciare da chi sta al governo e lancia, troppo facilmente, parole come pietre.
Nessuno dovrà strumentalizzarla, nessuno dovrà specularvi sopra, per ricavarne meschine rendite elettorali, se non altro per rispetto di quegli eroici ragazzini, italiani e stranieri, che hanno avuto tanta paura, ma non si sono lasciati andare: si sono uniti, hanno reagito e ci hanno regalato un grande esempio di solidarietà, oltre quel fumo intenso e quelle fiamme d’odio. 
(Alfredo Laurano)

CARA GRETA TI SCRIVO

Allora, cara impertinente bambina Greta, che rompi le palle con le tue nenie ambientaliste e con il global warming, ti aggiorno sulla considerazione di cui godi nel mondo, tuo malgrado e a tua insaputa.
C’è chi ti metterebbe sotto con la sua macchina, solo, però, se non fossi malata. Così si è evangelicamente espressa tale Maria Giovanna Maglie, scribacchina offesa dalla Natura maligna (e, quindi, acida e cattiva) e nota per il suo rigore morale e intellettuale.
Ma, siccome malata lo sei, soffrendo del morbo di Asperger, ti è andata bene, sei fortunata: non finirai sotto le sue ruote.

Poi c’è il solito Vittorio Feltri, quello di Libero, vecchio ubriacone della Val Brembana che, dall’alto del suo sarcasmo da avanspettacolo, anziché approfondire i contenuti, ti dà della sciocchina e ti rimprovera, come solo lui sa fare: “Greta continua a strillare perché il pianeta si scalda. Lei però vive in Svezia dove fa un freddo cane e dovrebbe essere contenta di godere di un po’ di tepore. Stupidina.

Rita Pavone, invece, ha scritto: “Quella “bimba” con le treccine che lotta per il cambio climatico, non so perché, ma mi mette a disagio. Sembra un personaggio da film horror”. Accipicchia! Ha parlato un luminoso esempio di bellezza che, quanto meno, potrebbe soffiarti la parte.

Umberto Bosco, consigliere leghista di Bologna ha invece fatto il simpatico scrivendo "Dite quello che volete su Greta ma chi, meglio di una sedicenne che non va a scuola e che soffre di disturbi pervasivi dello sviluppo, può, nel 2019, rappresentare la sinistra?".

In molti, come vedi cara svedesina intraprendente, hanno cercato di delegittimarti in ogni modo e di ridicolizzarti, ma questo deficiente legaiolo che deride te e, di conseguenza, tutti gli affetti da malattie dello spettro autistico, è veramente un poveretto, un inconsapevole disagiato mentale. Le sue parole, che forse volevano essere ironiche, sono, in realtà, eticamente vergognose e disarmanti e riflettono una profonda miseria intellettuale e culturale.

Per tanti altri, intervenuti del dibattito social, inevitabilmente aperto dal tuo caso - intrigante e coinvolgente per i temi sollevati - credere al global warming e idolatrare una marionetta mediatica, come tu saresti, concepita a tavolino dall'establishment politico-economico, è solo da imbecilli che non sanno e non capiscono, cosa c’è dietro.
I collaboratori di un noto miliardario svedese, membro del Bilderbergh e amico della tua mamma, oltre che ex ministro socialista, ti avrebbero strumentalizzato proprio per la tua sindrome di Asperger, una scelta di marketing che ti rende immune da condanne e critiche, pena l'accusa di attaccare un essere indifeso e degno di tutela pubblica.

Quindi, il cambiamento climatico, l’effetto serra, la concentrazione di CO2 nell’aria, sarebbero un’invenzione, come lo scioglimento dei ghiacciai che produce effetti sulle acque degli oceani, il cui livello è in crescita continua, come le tante catastrofi naturali, le inondazioni, le alluvioni e gli tsunami, come la tempesta che ha distrutto le montagne e i boschi del bellunese.
E allora tu, piccola Greta, torna pure a scuola anche il venerdì, non scioperare più, non parlare più ai grandi della Terra, a tuoi ingenui coetanei e a tutta la collettività inutilmente preoccupata.
Il problema non c’è, è solo una forma di speculazione dell’alta finanza: è tutta colpa dei poteri forti (e ti pareva), del Bilderbergh, dei Rothschild e della finanza pluto-giudaico-massonica.
Anche se qualcuno, per un attimo, ha temuto che fosse solo un eclatante caso di ignoranza e colpevole indifferenza. 21 marzo 2019 (Alfredo Laurano)






DA FAR VEDERE E RIVEDERE IN TUTTE LE SCUOLE DELLA TERRA

DIVORATI DALLA PLASTICA
Dopo le numerose manifestazioni a difesa dell’ambiente, avvenute in questi giorni in tutto il mondo, si parla non solo di cambiamenti climatici o di buco dell’ozono, ma anche di plastica. Questo reportage mostra diverse spiagge del pianeta (Santo Domingo, Filippine, Haiti, oceano pacifico) piene zeppe di plastica, tanto da non poterci camminare. Un esempio del problema è L’Isola di Plastica che si trova nel Oceano Pacifico. Non è una vera e propria isola ma lo sembra, è un accumulo di plastica galleggiante che si è formata nel punto in cui confluiscono due correnti d’acqua differenti.

Pochi sanno che ogni anno vengono buttati in mare oltre otto milioni di tonnellate di plastica. Si tratta dell’equivalente di un camion della spazzatura al giorno che rovescia il suo contenuto nel mare. E’ stato calcolato che entro il 2050, il peso della plastica sarà pari al peso di tutti i pesci che si trovano in mare in questo momento.
Il paese che produce maggiormente plastica è la Cina che però, per quanto sia un paese in via di sviluppo, non ha modificato le sue tecniche di smaltimento di rifiuti e, spesso, le discariche sono all’aperto e vicine ai mari. In tutto il mondo solo il 15% della plastica viene veramente riciclata.
Il problema, oltre la flora è anche la fauna, infatti sono numerosi gli animali come pesci e uccelli, che ingeriscono la plastica finendo per morire o rimanendo incastrati nei rifiuti.
In molte città, in tutto il mondo, alcune organizzazioni cercano di ripulire le spiagge, ma non basta solo la manodopera dei cittadini, serve anche una legiferazione a tema per salvare il prima possibile il pianeta.
La plastica, di per sé, è un materiale molto utile, ma anche molto resistente. Noi, di una sostanza destinato a durare per centinaia di migliaia di anni, l’uso principale che ne facciamo è l’usa e getta.
La plastica non si biodegrada mai, tutta la plastica che è mai stata creata esiste ancora. 19.3.2019

https://www.iene.mediaset.it/2019/news/plastica-inquinamento-emergenza-gaston-zama-anticipazione_344262.shtml?fbclid=IwAR15RKYWb9Vrk9wredAH_N777DL49zbwj57e-gU7063vLItR4K_9hqwxiws

mercoledì 20 marzo 2019

FESTA DEL PAPA'

Come padre, oggi mi faccio gli auguri con questo brano di Gianni Morandi (anni settanta) che, quando le mie figlie erano bimbe, accompagnava, insieme ad altri, i tanti filmati che giravo per loro. 
Un canto, un testo, una musica semplice che raccontava immagini familiari, sensazioni e attimi di vita serena, vissuti in quel tempo antico, che le divertivano e le conquistavano, regalando a me tutto l'orgoglio e la gioia di essere genitore. 
Ancora mi emoziona e mi fa rivivere quei momenti unici, straordinari, irripetibili.
Poi, son cresciute, lasciandomi soltanto i ricordi e tanta nostalgia. 
19 marzo 2019 (Alfredo Laurano)

lunedì 18 marzo 2019

CIAO RICCARDINO

E così, anche l’ingenuo Riccardino, anche il severo colonnello Buttiglione, anche il professor Aristogitone, anche Mr. Ramengo, lo strampalato inviato che dopo ogni reportage urlava "Carmine", se ne sono andati per sempre, tutti insieme, con il loro padre buffo e biologico Mario Marenco, morto ieri a Roma all'età di 85 anni.
Straordinario compagno delle trasmissioni di Arbore e Boncompagni, di Bracardi e Frassica, lo scanzonato Marenco, creatore di quella serie di personaggi stravaganti, che sapeva costruire sfruttando classici stereotipi di varia umanità, diventò con essi un protagonista di Alto gradimento, dell'Altra domenica, di Indietro tutta.

Con la sua comicità composta e surreale, con il suo umorismo goffo, un po’ infantile ma geniale, è rimasto nella memoria di spettatori di radio e televisione, legato a un periodo particolarmente fertile e innovativo dello spettacolo italiano.
18 marzo 2019 (Alfredo Laurano)

UNA BAMBINA PER SALVARE IL MONDO


E’ quanto meno singolare, ma sarebbe meglio dire assurdo e paradossale, che la battaglia contro il riscaldamento globale per salvare la Terra, anziché essere un dovere serio e concreto della politica internazionale, debba essere condotta da una ragazzina svedese di sedici anni (è nata nel 2003), dalle lunghe trecce bionde e grandi occhi verdi, di nome Greta Thunberg.
Come se la sua vicenda fosse un apologo moderno che premia, non solo allegoricamente, il riscatto di una adolescente, già emarginata, aliena e sopraffatta dai condizionamenti di una società egoista, malata e prepotente, indifferente alle sorti dell’umanità.
E sì, perché dovremmo essere noi adulti, che godiamo degli agi e dei vantaggi immediati derivanti dallo sfruttamento e dalla distruzione della Terra, a ribellarci, a organizzare uno sciopero generale, a bloccare l’infernale macchina produttiva che getta nelle discariche 1,3 miliardi di tonnellate di cibo l’anno, che rovescia nelle acque gli escrementi di 24 miliardi di animali di allevamento, che riempie l’aria di CO2 e altri gas serra, che immette negli spazi urbani milioni di auto in eccesso, che sta creando nel mondo montagne di plastica, di scorie, di immondizia, di materiali non riciclabili e di rifiuti tecnologici, per effetto dell’obsolescenza programmata.
Siamo noi che continuiamo a vivere secondo lo stile consumistico che sta facendo collassare il pianeta, lasciando in eredità ai giovani habitat devastati e inospitali.

Invece, lo fa la piccola Greta - 235mila followers su Twitter e oltre 270mila su Facebook -diventata simbolo mondiale della protesta ambientalista, capace di parlare direttamente ai Grandi della Terra.
A dicembre scorso, alla Conferenza dell’Onu sul clima a Katowice, rimproverando i leader mondiali di comportarsi come bambini irresponsabili, ha tranquillamente detto: “Dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, invece gli state rubando il futuro”.
Una rivisitata “cappuccetto giallo” (come il suo impermeabile) che ha il viso acerbo e corrucciato di una bambina e lo sguardo pensoso e triste di un’adulta. Che non combatte il lupo cattivo come nelle favole, ma un nemico molto più grande, più subdolo e cattivo per l’intera collettività.
Forse è per questo che, nelle sua ormai ricorrenti immagini, nelle tantissime foto che la ritraggono, non c’è traccia di serenità, di sorrisi spensierati, tipici della sua età, ma, piuttosto, espressioni cupe e imbronciate, fronte aggrottata e una seria fermezza negli occhi, quasi sconcertante quando la si osserva su un volto pulito, così giovane, così inquieto e preoccupato.

Nonostante i suoi sedici anni, negli ultimi mesi Greta ha dimostrato una rara consapevolezza e determinazione: ogni venerdì, si reca davanti al Parlamento nazionale di Svezia, con il suo cartello sottobraccio “Sciopero della scuola per il clima”, e protesta silenziosa e in solitudine, settimana dopo settimana, senza dare segni di stanchezza.
In pochi mesi queste manifestazioni - con passaparola online e hashtags -  sono diventate virali e condivise nel mondo, hanno ispirato e prodotto movimenti studenteschi globali, a cui aderiscono non solo i giovani, ma anche gli adulti, e fra questi oltre tremila scienziati.
Fino ad arrivare a venerdì scorso, al Global strike for future”, lo sciopero mondiale (in 1600 città di 80 Paesi, oltre 150 solo in Italia), per chiedere ai governi di attivare programmi convinti ed efficaci, di iniziare ad utilizzare energia pulita e rinnovabile, di smettere di utilizzare i combustibili fossili, di fermare il riscaldamento globale e impegnarsi per difendere l’ambiente.
Un grido disperato per scuotere le coscienze e mettere sotto accusa il mondo politico, che si profila come una mobilitazione permanente, che chiama a raccolta tutta una generazione, angosciata per il proprio futuro, che vede nelle conseguenze dell’attuale modello economico e sociale il preludio di una catastrofe annunciata.
“Ci avete rotto i polmoni”. “Non abbiamo un pianeta B”, si legge nei messaggi sui social network, sui diversi siti internet e sui cartelli.
“Non potete aspettare che cresciamo noi per salvare il mondo” è l’appello della giovanissima svedese, che qualcuno ha definito “Star del clima” e candidato al Nobel per la pace.
Mentre altri illustri opinionisti nostrani, sprezzanti e gonfi di superbia, tipo Maria Giovanna Maglie, dicono in radio: ''Greta Thunberg? Se non fosse malata la metterei sotto con la macchina''
Questa bestemmia squallida e oscurantista, mi induce a pensare come sarebbe andata la storia di Greta, se fosse stata italiana e se la sua solitaria e caparbia protesta non fosse avvenuta in Svezia, ma davanti a Montecitorio: l’avrebbero, come minimo, derisa, sfottuta e sbeffeggiata, offesa ed umiliata, apostrofata con battute misogine e sessiste, insultata e condannata, come nullafacente che non ha voglia di studiare e si fa le canne.
Invece, per fortuna, Greta è nata a Stoccolma ed è stata la prima fiammella - dicono i suoi sostenitori - che ha incendiato la nostra generazione e ha fatto scioperare il mondo.
17 marzo 2019 (Alfredo Laurano) 



sabato 16 marzo 2019

IL MACHO BIANCO


Non il solito terrorista islamico o il guerrigliero dell’Isis o di Al Qaeda.
Stavolta a compiere l’orrenda strage nel Paese che i Maori chiamarono Aoteaora, “terra della lunga nuvola bianca”, è stato un giovane australiano che, in ottanta pagine di deliri razzisti sui propri spazi social, si definisce "a white supremacist”: suprematista bianco.
Cioè uno che si rifà all’ideologia “ariana”, coltivando idee e programmi islamofobi e antisemiti. Uno di tanti indottrinati, addestrati sul web - dove il fenomeno si diffonde e raccoglie affiliati - che vuol farsi giustizia da sé, che dà la caccia all’islamico, che combatte una guerra personale contro chi è a favore di politiche sociali di aiuto a profughi e immigrati. Un sostenitore di idee aberranti, come, appunto, la supremazia bianca, basata sulla teorica superiorità di questa razza su afroamericani, ispanici, arabi o ebrei.
Un consumatore compulsivo di ideologie neo-naziste e ordinario odio razziale.

Cioè, un assassino, uno stragista, un carnefice, uno sterminatore, privo di sembianze umanitarie.
Come fu Breivik, quell’altra belva umana, che sette anni fa ammazzò una settantina di ragazzi in un’isola norvegese, definendosi “salvatore del cristianesimo" e chiedendo perdono per averne ucciso così pochi.
O come il Traini di Macerata che seminò il panico sparando a caso nelle vie della città, per vendicare la giovanissima Pamela, fortunatamente senza vittime.
Pazzi fanatici come tanti altri, che avrebbero ispirato, peraltro, il terrorista della Nuova Zelanda, agli antipodi dell'Italia, fino a ieri risparmiata da gravi fatti di sangue e di massacri.

Come in un classico videogame, il suprematista bianco si è filmato in "soggettiva" - e mandato in diretta Facebook, per 17 minuti - con una mini telecamera GoPro, su un elmetto mentre commetteva la strage in una moschea di Christchurch: 49 morti, fra cui una bambina di 5 anni, e 48 feriti.
Ha ripreso ogni istante del suo assalto, commentando le sue azioni.
La sua prima vittima è stata un fedele alla porta della moschea, poi ha esploso raffiche su raffiche sulle altre 300 persone in preghiera. Quando ha finito le munizioni, è tornato sull'auto a prendere altri caricatori, tutti bene etichettati con nastro adesivo bianco e scritte. Poi è rientrato, facendo altri morti. Ha continuato a sparare, in maniera casuale, sui passanti quando è nuovamente uscito dal luogo di culto per dirigersi verso una seconda moschea della città, che conta mezzo milione di abitanti, per completare l’opera.
Non si sa ancora se avesse complici e se volesse colpire anche un ospedale e una scuola: la polizia ha detto che nell'auto del criminale Tarrant sono state trovate due cariche esplosive.

Il terrorismo non ha colore, non ha limiti e confini.
Di fronte a tanto orrore e raccapriccio, resta da chiedersi: ci saranno ora ritorsioni, vendette e rappresaglie?
La Storia e le cronache ci dicono di sì. C’è chi, purtroppo, non aspetta altro, per scatenarsi contro chiunque e casualmente, per lavare con altro sangue, quello già versato.
Ci saranno altri pazzi attentatori che vorranno emulare le schifosissime gesta del macho bianco? Anche qui, come sempre, la risposta è sì.
L’odio razziale, che nel mondo cresce a dismisura, fa tornare l’uomo, o ciò che è oggi diventato, ad essere primitivo, asociale, selvaggio e senza scrupoli.
Alla faccia della pace e della presunta civiltà.
 (Alfredo Laurano)

venerdì 15 marzo 2019

UN PEZZO DI CHE?


A quanto pare, non è bastato a Mediaset il palcoscenico offerto a Fabrizio Corona, nell’Isola degli sfigati e confusi, per infamare il vecchio Fogli, cornutissimo a sua insaputa, ma non di mezza Italia: parola di pregiudicato e scarabocchiato bullo.
Ne ha subito creato un altro per speculare ulteriormente e fare ascolti, a cascata e di rimbalzo, cavalcando l’ondata di sdegno popolare, il favorevole momento propalativo, il chiacchiericcio mediatico, il dibattito avvilente sui social e sui giornali.
Ed ha così inventato “Live - Non è la D’Urso”, ennesimo esempio di volgarizzazione spettacolare del trash senza vergogna. Un programma banale che nasce già vecchio, visto e rivisto nell’archeologia televisiva, dove la padrona di casa accoglie “grandi ospiti” che si raccontano in studio, coinvolgendo il pubblico a casa con un meccanismo inedito: si può esprimere il proprio giudizio sulle storie raccontate, attraverso il sito, i social e l'app Mediaset Play. Un televoto, riveduto e corretto, per chi non ha un cazzo da fare e da pensare.
E, soprattutto per definire e inquisire (si fa per dire) uno come Corona - solo contro tutti, ma comunque sulla scena e ancora sotto i riflettori - che si racconta, si piace, si giudica, si assolve e si definisce “pezzo di Storia del nostro Paese.
Quando si dice “avere la faccia come il culo” non è sempre un insulto, a volte, come in questo caso, è fargli un complimento, riconoscerne la patente di buffone, lodarne la vocazione di presuntuoso mascalzone.
14 marzo 2019 (Alfredo Laurano)

mercoledì 13 marzo 2019

CATTIVA MAESTRA


Prima dell’era Internet e del Web, che tutto propone, produce e racconta in uno spazio infinito e solo apparentemente virtuale, è stato l'avvento della televisione a determinare il passaggio da Homo Sapiens a Homo Videns, nuova categoria introdotta da Giovanni Sartori per sottolineare il mutamento antropologico avvenuto nell'uomo, che non segna un'evoluzione ma, piuttosto, un'involuzione. Per la prima volta nella storia, l’immagine prevale sulla parola, andando a trasformare completamente la comunicazione e i meccanismi di comprensione tra gli esseri umani, minandone il cosiddetto pensiero astratto e l'attività simbolica propria.
L'Homo Videns è regressione, atrofizzazione intellettuale e incapacità di distinguere virtuale da reale e vero da falso. Come accadrà, ancor di più e a maggior ragione (inizio anni’90), proprio con il world wide web, la ragnatela mondiale che ha giocato il ruolo più importante nel diffondere internet e ha definitivamente cambiato il mondo.
Conseguenza di questa involuzione è la sempre più crescente incapacità dell'uomo di pensare con la propria testa, di crearsi un'opinione propria, cosa che, per traslato, significa perdere libertà e libero arbitrio.
Va premesso che, in un paese normale, non ci sarebbero l'Isola dei famosi, il Grande fratello, gli Uomini e donne delle Marie De Filippi, i pollai delle Barbare D’Urso, il loro gossip quotidiano e le montagne di spazzatura annessa e connessa, di una TV ignorante e becera, che scende sempre più in basso, con trasmissioni demenziali, tutte eguali, tutte volte a diffondere cretinismo.
Dalle aggressioni verbali agli insulti gratuiti, dalle prepotenze dialettiche alle risse da salotto, dove ognuno si sente in diritto di imporre un’opinione come parabola evangelica, impedisce agli altri di parlare, interrompe, sorride e scuote il capo appena scopre di essere inquadrato, come piano d’ascolto. Una noiosissima manfrina, un teatrino infantile, un insistente e petulante gioco delle parti, tanto fittizio, fasullo e ingannevole quanto artefatto, ridicolo e patetico.
Ma, qualora tutto questo non bastasse a glorificare la sagra del trash, che quel pulpito mediatico partorisce e sviluppa di continuo, c’è anche di più e di peggio.

Su Blob di Raitre, una delle più intelligenti trasmissioni di sintesi che, riducendo a pillole e poltiglia il meglio dei programmi andati in onda, in realtà si fa analisi e narrazione di quella che Karl Popper definiva “cattiva maestra televisione”, ho visto il vile e volgare attacco sferrato - pro audience e sensazionalismo - da un arrogante pregiudicato di nome Fabrizio Corona, quello che una volta dava in pasto alle sue minorate fans i suoi agognati slip, lanciandoli dai balconi degli alberghi.
Costui, dopo aver truffato per anni vari personaggi dello sport e dello spettacolo, dopo una vita di minacce ed estorsioni, dopo essersi fatto carcere e comunità di recupero, ha dato pubblicamente del cornuto a un canuto, sconvolto e piangente Riccardo Fogli, vecchio cantante in disuso, parcheggiato per propria scelta nell’Isola dei confusi, dove ex Vip, reduci dello spettacolo, navigate babbione, aspiranti veline, tronisti, miracolati e poveretti vari mendicano una nuova, inusitata celebrità.
E lo ha infamato con tanto di particolari e annunciate prove e documenti, come nel suo mai smentito stile di impostore e lestofante
Praticamente, più che un’isola, una fogna a cielo aperto, lambita dal mare, piena di fame e di pattume, di rifiuti, di avanzi di notorietà, di scarti dell’attualità, opinionisti al seguito compresi.

Permettere a un rozzo farabutto, bullo, prepotente e senza scrupoli, di andare in televisione a sputtanare il prossimo, a spargere letame e maldicenza, è un'opera di per sé criminale. Un reato, non solo etico e sociale, che coinvolge autori, programmisti e conduttori, che arriva dopo vari precedenti, dopo l'esaltazione di altri personaggi improbabili, come gli Sgarbi, i Briatori, le Ferragni, le oche finte maggiorate dalla chirurgia estetica alla Cipriani e i nuovi trapper che ragliano alla luna.
Questa TV del nulla, imbecille e deleteria, capace di condizionare, nel bene e nel male, i comportamenti di massa, ha anestetizzato un bel pezzo d’Italia che non legge, non studia, che subisce e non reagisce, che non sa cosa sia un libro o un giornale, dopo aver sfogliato solo il sussidiario e il libretto d’istruzione del telefonino: una gigantesca rete a strascico, ha detto qualcuno, che porta i cervelli all'ammasso.
E’ lo specchio del lato peggiore e più squallido della nostra società, che impone modelli sempre più sguaiati, ignoranti, violenti, mostruosamente gretti, in modo da aumentare la morbosità del pubblico e sdoganare reazioni sempre più passive e compiacenti. 
E’ in onda lo spettacolo della banalità, che distrae l’opinione pubblica dai problemi che assillano il Paese, per imporre nuove forme estetiche di identificazione, attraverso il voyerismo di spettatori costretti a cibarsi costantemente delle storie di ordinaria follia di certi ambigui e nocivi figuranti, nello splendore del loro speculare esibizionismo.
Nel nostro quotidiano dominano ormai la scopofilia e la sete di dettagli morbosi.

E nell’epoca dell’homo videns e technologicus e delle Post truth (post verità) - bugie e falsità condivise che milioni di cittadini amano tuttavia credere - conta poco il reale e la sua interpretazione. Niente è come sembra, nulla è come appare: in un evento o in una notizia, la verità viene considerata una questione di secondaria importanza e percepita come tale dal pubblico, sulla base di emozioni e sensazioni, senza alcuna analisi concreta della effettiva veridicità dei fatti. Tutto si riplasma in gossip, pur di acchiappare “clic” e ottenere consenso.
Li chiamano Reality, ma in effetti sono false messinscene e mistificazioni che mirano a fare ascolti e tanti soldi. L'apoteosi della Tv spazzatura.
 (Alfredo Laurano)

domenica 10 marzo 2019

PENSIERI


I pensieri danzano la notte, liberi da ogni costrizione parlano spesso d'amore...alle volte litigano e faticano a trovar il torto o la ragione .
Di notte, nel tribunale dell'anima, seduta in bella mostra, abita la mia coscienza. 
Ed e qui, mentre cala il sipario del palcoscenico della vita, che con amore o sofferenza cerco me stessa e mi condanno o mi perdono. (Filos)
Anche i miei,
amica cara, implacabilmente, lo fanno.