lunedì 9 marzo 2020

UNA FESTA AUSTERA /1981


Mai, come ieri, la giornata dell’otto marzo, non è stata la solita festa della retorica coniugata al femminile, che si ricorda delle donne una volta l’anno e le autorizza ad andare in gruppo in pizzeria, senza compagni o mariti carcerieri al seguito. O a vivere qualche “peccaminoso” momento di follia o trasgressione, alzando un calice di frizzanti bollicine.
In tempi di Coronavirus, è stata una riflessione “in quarantena” sulla rivendicazione internazionale di diritti, recuperando il senso originario di questa ricorrenza.
Non un momento, quindi, di banale rito commerciale in rosa, contornato da smisurate praterie di maleodoranti fiorellini gialli, ma una denuncia collettiva della mancanza di diritti e di una parità di genere, ancora lontana dall'essere raggiunta, motivi per i quali fu indetta, appunto, la Giornata Internazionale della donna.

Tra le prime violazioni dei diritti umani delle donne c'è sicuramente la violenza che ha come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica, incluse minacce, coercizione o privazione arbitraria della libertà nella vita pubblica o privata. Senza dimenticare i tanti, troppi femminicidi, quasi tutti di origine familiare, per possesso e gelosia.
Una manifestazione, pur sotto tono, contro la brutalità e la prepotenza e quindi anche contro tutte le forme di discriminazione che si verificano ancora nel mondo del lavoro.
9 marzo 2020 (Alfredo Laurano)

Nessun commento:

Posta un commento