domenica 22 marzo 2020

L’INCUBO /1993


Mi sveglio all’improvviso, in preda all’ansia, a una fortissima agitazione. Sento il cuore in gola e le palpitazioni.
Afferro e stringo, grato, la mano di chi mi dorme e mi sta accanto, come una boa di salvataggio e di conforto. Prendo coscienza di essere riemerso da un incubo avvolgente, oscuro ed asfissiante.
Dove tutto era incomprensibile e insensato, tra confini indistinti e vaghi.
Dove persone, cose e situazioni mi spingevano in una dimensione sconosciuta e che non mi dava tregua, che non si lasciava capire e penetrare, che mi ignorava e aumentava il mio stato confusionale, come accade sotto l’effetto di droghe stimolanti. Una serie di progressive allucinazioni visive, uditive e persino gustative: una pista nevosa di bob e slittini, come sistema di trasporto pubblico, o l’offerta di pizzette e supplì in un ambiguo ufficio postale.
Dove vagavo, disorientato e senza meta, smarrito e frastornato, tra paesi, strade e monti, cercando un riferimento appena razionale, una via d’uscita da quel labirinto cieco, pur con l’aiuto di qualcuno che mi dava gentili ma inconcludenti indicazioni, da una bottega, da un vicolo, da uno spazio di assoluta trascendenza.
Tutto era sfocato e scombinato in quel contesto surreale, dove un arabesco, fasullo ed artefatto, disegnava un groviglio di luoghi anonimi, a far da sfondo, frutto di un’alterata percezione.  Nemmeno Freud, forse, saprebbe simbolicamente interpretarlo.

Lentamente, anche grazie a quella mano amata, a quel prezioso contatto umano, quell’incubo notturno, quello stato di tensione e di inquietudine si placa, lasciando il passo alla lucida presa di coscienza.
Ma non c’è pausa, né un pizzico di gaudio in quella ritrovata consapevolezza della veglia.
C’è solo il tempo di riprendere purtroppo atto della realtà, assai diversa da quella che nel sonno ricercavo: l’obbligo di rituffarmi subito in un altro spaventoso incubo, ben peggiore, più angosciante e assolutamente vero.
Un tormento che ormai tutti ci accomuna e ci pervade, che ci opprime, ci toglie il sonno, il respiro e la ragione.
Sperando solo in senso figurato.
 16 marzo 2020 (Alfredo Laurano)

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