Mi
sveglio all’improvviso, in preda all’ansia, a una fortissima agitazione. Sento
il cuore in gola e le palpitazioni.
Afferro
e stringo, grato, la mano di chi mi dorme e mi sta accanto, come una boa di
salvataggio e di conforto. Prendo coscienza di essere riemerso da un incubo
avvolgente, oscuro ed asfissiante.
Dove
tutto era incomprensibile e insensato, tra confini indistinti e vaghi.
Dove
persone, cose e situazioni mi spingevano in una dimensione sconosciuta e che
non mi dava tregua, che non si lasciava capire e penetrare, che mi ignorava e
aumentava il mio stato confusionale, come accade sotto l’effetto di droghe
stimolanti. Una serie di progressive allucinazioni visive, uditive e persino
gustative: una pista nevosa di bob e slittini, come sistema di trasporto
pubblico, o l’offerta di pizzette e supplì in un ambiguo ufficio postale.
Dove
vagavo, disorientato e senza meta, smarrito e frastornato, tra paesi, strade e
monti, cercando un riferimento appena razionale, una via d’uscita da quel
labirinto cieco, pur con l’aiuto di qualcuno che mi dava gentili ma
inconcludenti indicazioni, da una bottega, da un vicolo, da uno spazio di
assoluta trascendenza.
Tutto
era sfocato e scombinato in quel contesto surreale, dove un arabesco, fasullo
ed artefatto, disegnava un groviglio di luoghi anonimi, a far da sfondo, frutto
di un’alterata percezione. Nemmeno
Freud, forse, saprebbe simbolicamente interpretarlo.
Lentamente,
anche grazie a quella mano amata, a quel prezioso contatto umano, quell’incubo
notturno, quello stato di tensione e di inquietudine si placa, lasciando il
passo alla lucida presa di coscienza.
Ma
non c’è pausa, né un pizzico di gaudio in quella ritrovata consapevolezza della
veglia.
C’è
solo il tempo di riprendere purtroppo atto della realtà, assai diversa da
quella che nel sonno ricercavo: l’obbligo di rituffarmi subito in un altro
spaventoso incubo, ben peggiore, più angosciante e assolutamente vero.
Un
tormento che ormai tutti ci accomuna e ci pervade, che ci opprime, ci toglie il
sonno, il respiro e la ragione.
Sperando
solo in senso figurato.
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