MASSIMO GALLI dirige il reparto di
malattie infettive che ha affrontato la prima ondata di malati colpiti dal
coronavirus in Italia, quello del Sacco di Milano.
Professore,
perché bisogna restare in casa?
«Soprattutto
agli anziani dico che è meglio avere meno contatti con altre persone. Chi ha
una certa età, se prende la malattia rischia. Va bene essere fatalisti ma
perché andarsene prima del previsto per uno stupido virus?».
Ha
visto che le persone, anche nelle zone arancioni come Milano, continuano a
uscire in massa?
«Sì,
ho letto anche le dichiarazioni di qualche ragazzotto che protesta perché le
autorità vogliono tenerlo a casa. Gli adolescenti si considerano immortali, ci
siamo passati tutti. Ma così rischiano di avere la responsabilità di portare a
nonni e genitori un cliente assai più dannoso che per loro. A costo di essere
detestato, dico che i locali e i punti di aggregazione vanno chiusi pure nelle
regioni non ancora intensamente coinvolte dal problema».
Cosa
pensa dei blocchi di Lombardia e delle 14 province?
«Vorrei
capire se questo nuovo atto apre davvero l’area rossa lombarda, quella del
Lodigiano, uniformandola al resto della Regione in fatto di restrizioni.
Sarebbe una solennissima corbelleria. A Codogno c’è stato il primo caso 16
giorni fa e non mi risulta che si possa dire che lì sia stata completata la
fase di identificazione e isolamento di tutti i contatti». 9.3.20
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