domenica 29 marzo 2020

COME LACRIME CHE NON FANNO RUMORE /2003


Uno scenario sinistro ed angosciante, da guerra post atomica, da film dell’orrore o estrapolato da una nefasta storia di fantascienza.
Una grande piazza, che ha perso milioni di fedeli e di turisti da tutto il pianeta, immersa nel vuoto, nel buio e in un silenzio spaventoso e muto, con l’asfalto bagnato che riflette la sottile pioggia, come in un triste pianto collettivo. Discreto e riservato, come le lacrime che non fanno rumore.
E in quella inconsueta e nuda piazza, che sembra un gigantesco set, un piccolo uomo bianco e senza ombrello, provato, fragile e indifeso, sale a fatica le scale per pregare, benedire e parlare alla città e al mondo. Come sottofondo sonoro in quella irreale inquadratura, tristemente suggestiva, solo le gocce battenti del timido piovasco e il verso dei gabbiani.
Una realtà concreta che volge e si trasforma in una dimensione astratta, quasi fiabesca.
Si rivolge al Crocifisso miracoloso, invocando l’aiuto di Dio:
"Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante e ci siamo ritrovati impauriti e smarriti, presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, tutti chiamati a remare insieme. Non lasciarci in balia della tempesta!
Al di là del rito sacro e della preghiera, della distinzione fra laici e credenti, tra bigotti, indifferenti e integralisti, abbiamo vissuto un momento storico da brividi.
Abbiamo letto una pagina, carica di intenso pathos collettivo e di spiritualità, che finirà nei libri di storia e che ci farà commuovere quando la ricorderemo o quando qualcuno la racconterà.
Un uomo solo, detto Francesco, in quel largo spazio, livido e spettrale. Il suo messaggio ha squarciato quel plumbeo silenzio. E’ stato talmente forte e solenne, che ha toccato ogni cielo sopra di noi e di tutti gli uomini, credenti o no.
Una grande emozione in un momento tragico, di paura e sofferenza.
Tutta l'umanità si è sentita unita in una dimenticata fratellanza, in un grande e muto abbraccio, testimone della nostra debolezza, della nostra caducità.
28 marzo 2020 (Alfredo Laurano)




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