martedì 10 marzo 2020

UN NECESSARIO COPRIFUOCO /1983

Perché siamo veramente in guerra. Tutta Italia in quarantena. Tutti a casa. Tutti in Resistenza.
Da oggi, non ci sarà più una zona rossa nella penisola, ci sarà l’Italia “zona protetta", tutta di un solo colore, quello del massimo rischio, senza più differenze fra la Lombardia e il resto del Paese.
Un Paese unito nelle rinunce e nella sofferenza, assediato da un nemico senza uniforme, pericolosissimo, subdolo, invisibile, che si chiama Coronavirus. Da sconfiggere con ogni mezzo, prima che sia tardi, perché si moltiplica sul campo, nei luoghi e nelle vie.

“Non c'è più tempo - dice il PdC Conte - i numeri ci dicono che i contagi sono in crescita esponenziale (più 25 per cento in meno di ventiquattrore), come quelli delle persone ricoverate in terapia intensiva e subintensiva e anche delle persone decedute.
Le nostre abitudini vanno cambiate adesso: dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia, perché è a repentaglio la salute dei cittadini. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se ci adatteremo a queste norme più stringenti».

Norme che devono essere severe e restrittive per blindare la popolazione e punire i menefreghisti, usando le maniere forti. Come hanno fatto in Cina.
Dunque gli spostamenti su tutto il territorio nazionale saranno consentiti solo in casi strettamente necessari: per motivi di lavoro, di necessità (?) o per motivi di salute. (Ma dovrà essere tutto chiarito, anche in relazione ai mezzi di trasporto e per l’autocertificazione); scuole, università, teatri, cinema e musei resteranno chiusi fino al 3 aprile; il campionato verrà fermato, come tutte le manifestazioni pubbliche; gli assembramenti vietati. Bar e ristoranti chiusi alle 18, non possiamo permetterci nessuna forma di aggregazione. Oltre le misure già suggerite in ordine a saluti, baci, abbracci, lavaggio mani, distanze di sicurezza, isolamento e quarantena.

Come dovranno essere spiegate meglio le sanzioni previste, perché l’efficacia repressiva di quelle ipotizzate è minima. Si minaccia il carcere, ma rischia di ridursi a una pena puramente nominale, trattandosi di reato contravvenzionale.
Non è questo il modo dissuasivo per chi trasgredisce. Bisogna garantire una stretta vera in nome della salute pubblica, non palliativi.
Insomma, bloccate tutto. Ma bloccate davvero.
Il futuro è nelle nostre mani, ognuno faccia la propria parte. Ognuno rispetti le nuove norme con senso di responsabilità.
10 marzo 2020 (Alfredo Laurano)

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