domenica 22 marzo 2020

LA PAURA TI FA USCIR DI TESTA /1989


C'è chi prega, chi fa scongiuri o riti e gesti propiziatori, chi si affida a santi e madonne famose, chi tocca amuleti e talismani o chi espone crocefissi, come a Brescello. Il Papa, bontà sua, dice la messa ogni mattina da Santa Marta, in diretta dalla sua TV.
Ognuno cerca di esorcizzare la paura, per sentirsi meno solo. Per farsi coraggio. Per combattere il maligno come crede e come può, a seconda della propria formazione culturale.
E allora, città deserte, balconi pieni: flash mob in tutta Italia con l'Inno di Mameli ed altri brani intrisi di speranza, per distrarsi un attimo e condividere l’angoscia.
L’invito, lanciato sui social, ha avuto il suo effetto in una nazione sconvolta. Il senso della comunità, del destino comune, la voglia di vivere o di sopravvivere hanno prevalso in un Paese chiuso e spaventato, che canta per non piangere: quelle note sciolgono o coprono le lacrime che ci portiamo dentro.
Ma, pur comprendendo la evidente funzione apotropaica di questa iniziativa di canto collettivo cittadino per cacciare magicamente il male, come vi va di cantare e far teatro da finestre e da balconi?
Ovviamente, ognuno è libero di farlo. Anzi, fatelo anche per me.

Qualcuno parla di popolo da operetta, “sembriamo l'orchestra del Titanic, che continua a suonare mentre la nave affonda”.
Altri, presi dal fervore musicale, più per disperazione che per latente passione, programmano i brani, riferiscono gli effetti e i luoghi della partecipazione, chiedendo, peraltro, “chissà se tutte le caserme che abbiamo in zona, potrebbero diffondere l'inno nazionale con gli altoparlanti?”
Si sfiora il paradosso. Mancano solo i tricolore esposti dalle case.
Come se fossimo ai Mondiali di calcio, o avessimo vinto una guerra o conquistato Marte.  “Si può riprovare domani sera? Qui solo zombie e muti”, lamentano altri.
Mentre gli ospedali scoppiano, i medici e gli infermieri crollano dalla stanchezza e molti si contagiano. E nel bergamasco, i morti li mettono nelle chiese.
Ma si, cantiamo “Azzurro”.  14 marzo 2020 (A. La.)

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