lunedì 2 marzo 2020

LA VERITÀ’ IN TASCA /1974


Nega tutto, nega sempre, nega anche e soprattutto l'evidenza.
Senza entrare nel merito della moralità di tale approccio, questa sfacciata e fragile forma di negazionismo a oltranza si fa sempre più largo in tutti i campi dell’agire umano.
Si dubita di tutto ciò che ci circonda. Si negano evidenze scientifiche conclamate e che siamo stati sulla luna. Si nega l’undici settembre e le Torri gemelle. Il riscaldamento globale non esiste, come non è esistita la Shoah, le persecuzioni razziali e i campi di sterminio. Si nega che la terra sia tonda e qualche terrapiattista si è pure ammazzato per dimostrarlo.
Negazionismo oltre ogni limite, perché tutto farebbe parte di un grande inganno collettivo di poteri forti, che va ben oltre la diffidenza e le perplessità di una virtuale, ipotetica corrente di pensiero santommasista.

Ma, a fronte di tali e tanti atteggiamenti di gratuito ed estremo scetticismo, ci vuole una gran bella faccia tosta, un bell’ardire o una buona dose di incoscienza per affermare che “il Coronavirus è una grande fake new”, “una storia inventata da qualcuno per creare paura e ancora più crisi nel nostro Paese”, “che non esiste, è soltanto una invenzione finanziaria per nascondere la crisi globale che ci sta piovendo addosso”.

E i 95mila casi (ad oggi) accertati nel mondo, l'infezione estesa ormai a 65 Paesi, Australia compresa - senza parlare della Cina e delle sue città fantasma, chiuse e impenetrabili - gli oltre tremila morti (medici compresi), la moltiplicazione quotidiana dei casi di contagio, la ricerca e l’allestimento di nuovi spazi e tende per le cure, le chiusure, le zone e le navi in quarantena, le sospensioni di attività pubbliche, l'allerta viaggi, i controlli aeroportuali, le migliaia di tamponi analizzati, il personale ospedaliero e le terapie intensive al collasso in Italia, sono tutte invenzioni e temi da salotto televisivo?
Come pure le preoccupanti dichiarazioni ufficiali dell'OMS?
Queste autentiche sciocchezze, queste bestiali, insensate corbellerie lasciatele dire a quel pagliaccio esibizionista, travestito da critico d’arte, di Vittorio Sgarbi, in Parlamento.

E attenzione a non confondere l’infodemia con l’epidemia, a non equiparare i siparietti squallidi della dottoressa Jo (in arte D’Urso), che discetta saccentemente di medicina, con le dichiarazioni di scienziati e virologi che, pur nella diversità, parlano di scienza. O le fake news, le forme di protagonismo a prescindere e il volgare gossip di una certa stampa e TV sensazionalista, con le posizioni ufficiali di organismi internazionali competenti.

Non ci sono certezze su niente, su trasmissione, contagi, incubazione, quarantene e possibili cure o vaccini, lo dicono gli stessi esperti e gli scienziati, al di là delle parole rituali di circostanza.
Ma, in una nazione - dove il trenta per cento delle persone non comprende il significato di un testo scritto, ma si laurea in un pomeriggio su Wikipedia, - c’è sempre qualcuno che ha la verità in tasca, la sua sacrosanta, inconfutabile, verità di incompetente.  Qualche inconsapevole che ostenta indifferenza, che scherza, dissente, nega, esclude e ridicolizza la paura, per colpevole ottusità, per congenito obbligo di contraddizione, per snobismo intellettuale, per darsi un tono di fittizia, inconsistente, superiorità, anche in momenti di grave emergenza come questi.
...Almeno fino al primo starnuto, al primo colpo di tosse o di febbre che sale.
2 marzo 2020 (Alfredo Laurano)

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