Molti, troppi non
hanno
ancora capito che, per vincere il virus, si deve cambiare il modo di vivere, se
si vuol sopravvivere.
Dobbiamo
modificare abitudini e stili di vita, adattarci alle circostanze, rispettare le
misure, per quanto confuse e sperimentali (non abbiamo altro), del governo e
dei comitati scientifici. Dobbiamo evitare di far collassare strutture sanitarie,
medici e personale ospedaliero.
Prima
che sia troppo tardi.
Sapete che in Italia ci sono in tutto circa 5000 posti in
Terapia Intensiva (e pure mal distribuiti: pochi al Sud, solo qualche decina in
Calabria) e che se non si rallentano i contagi, in poco tempo potrebbero essere
quattro o cinquecentomila le persone bisognose di quei reparti per cercare di
salvarsi.
“In assenza di azioni
tempestive, saremo costretti ad affrontare una disastrosa calamità sanitaria –
scrive in un documento tecnico la Società italiana di anestesia e rianimazione – dove e
può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in terapia
intensiva. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di
riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più
probabilità di sopravvivenza"
Capito
che vuol dire? Che in uno scenario di saturazione totale delle risorse
intensive, si dovranno decidere priorità ed esclusioni, chi curare e chi no,
chi salvare e chi no, secondo un criterio di tempo, di età, di condizioni
cliniche, di maggiori o minori possibilità di salvezza.
Capite
ebeti incoscienti? Capito negazionisti, indifferenti, menefreghisti,
strafottenti senza cervello e senza paura? Capito incoscienti giocolieri della
trasgressione?
Dai
milanesi che sfidano l'emergenza: folla in strada e nelle vie dello shopping,
ai tavoli dei bar dei Navigli e nei centri commerciali, alla gente ammassata in
attesa delle funivie nelle località sciistiche lombarde, e non solo.
Ieri
sera, appena si è sparsa la voce del decreto legge, che istituisce la
"zona rossa" in Lombardia, c’è stato un vero assalto ai treni della
notte alle stazioni di Milano, per cercare di salire sugli ultimi convogli in
partenza verso sud.
Una
fuga per la salvezza o per infettare zone ancora limitatamente franche?
Mentre
città, scuole, università e teatri chiudono le proprie porte a causa del
coronavirus e nonostante le disposizioni in materia - evitare luoghi affollati,
assembramenti, mantenere un metro e mezzo di distanza dal prossimo, adottare
misure atte a non diffondere il contagio - in un centro commerciale di
Montesilvano si è radunata una folla di persone per assistere all’esibizione di
Elettra Lamborghini, in tutto il suo splendore, mettendosi anche in fila per
scattare selfie o ottenere autografi della raffinata star.
Stessa
cosa alla Feltrinelli di Bari per la celebratio di Gabbani: fan ammassati per
il firmacopie. Come se il virus, dice Scanzi, avesse la strana perversione di
colpire scuole e stadi, ma le librerie no.
Ecco
come la coscienza di certa gente interpreta questa emergenza!
Lo
ripeto ancora: c’è sempre chi si sente immune, al di sopra delle regole, del
buon senso e del principio di precauzione. A danno di tutta la comunità.
Pubblicità
e profitto prima di tutto.
8
marzo 2020 (Alfredo Laurano)
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