Nelle regioni più coinvolte, il
contagio ha un'evoluzione troppo veloce e l'Organizzazione Mondiale della
Sanità ha alzato il livello di rischio globale. Il
numero dei casi di Coronavirus in Italia è salito a 1.128, 29 morti, 50
guariti.
Le
persone ricoverate sono il 38%" di quelle colpite e tra queste "il
10% è in terapia intensiva". Il 52% degli ammalati è invece in isolamento
domiciliare.
Ma
ora, oltre ad affrontare il Coronavirus, si teme il collasso della sanità
pubblica. Su quella privata non si può contare.
Nelle
strutture sanitarie mancano, come da segnalazioni che arrivano da più regioni,
attrezzature quali respiratori e biocontenitori, ma anche semplici dispositivi
di protezione individuali quali le mascherine.
Mancano
i posti letto e quindi vengono cercate soluzioni estemporanee quali alberghi e
strutture militari in via di dismissione. L’unico vero baluardo è rappresentato
da medici, infermieri e tecnici sanitari che, con turni di lavoro estenuanti, per
carenza di personale, stanno garantendo la tenuta del sistema e la corretta
assistenza alla cittadinanza.
Come
scrive “Il Fastidioso. My blog”, risulta ogni giorno più chiaro come tutto
quello che in dieci anni è stato sottratto al SSN in termini di riduzione del
finanziamento, riduzione di personale e di servizi, riduzione dei posti letto e
conseguente congestione e affollamento dei Pronto soccorso, chiusure di
ospedali, abbia ridotto la sanità pubblica in condizioni tali da dubitare della
tenuta del sistema.
Il
tutto a favore di una sanità privata che, in un contesto come l’attuale, mostra la sua inutilità per la collettività.
Infatti,
giustamente, non è a ai privati che viene chiesto di fronteggiare l’emergenza,
ma è proprio alla bistrattata Sanità Pubblica, quella delle liste di attesa
infinite, quella dei “fannulloni”, quella che “privato è meglio”. È quando il
gioco si fa duro che vengono rivalutate e si iniziano a reclamare la perfetta
funzionalità e la prontezza nella risposta, sono giustamente richiesti percorsi
ospedalieri che garantiscano il contenimento del virus, si pretendono
efficienza ed efficacia da infermieri, medici e operatori sanitari, stremati da
anni di ritmi di lavoro insostenibili, si reclama che laboratori di analisi e
radiologia ridotti al lumicino, sia in termini di attrezzature che di
personale, effettuino test e esami a tappeto su intere comunità.
Lombardia
e Veneto, le regioni più colpite finora, sono l’emblema di come, nonostante la
massiccia distrazione di risorse a favore della sanità privata convenzionata,
quest’ultima, governata esclusivamente dalla logica del profitto, risulti
essere completamente estranea al concetto di tutela collettiva della salute e
non vi partecipi in maniera alcuna.
Mancano
56mila medici, 50mila infermieri e sono stati soppressi 758 reparti in 5 anni.
Per la ricerca solo lo 0,2 per cento degli investimenti. Così la politica ha
dissanguato il sistema sanitario nazionale che ora viene chiamato alla guerra
contro l’epidemia.
Emergenza
Coronavirus, quindi, in Italia, ma anche emergenza rianimazioni. L’urgenza,
oggi, è rafforzare quei reparti attrezzati che rappresentano la salvezza per i
pazienti gravi (il 10%) che faticano a respirare. Il rischio è quello
di intasarli perché sono già cronicamente pieni. Gli anestesisti delle sale
parto sono precettati per le terapie intensive.
I
posti letto di terapia intensiva in Italia sono 5.090. Anche se sono gli unici
reparti risparmiati dal dimagrimento del nostro sistema sanitario, a causa dei tanti
tagli negli ultimi anni, a Bergamo, Lodi e Cremona già non ci sono posti, i
casi più gravi trasferiti altrove. A Milano, per riunire i contagiati, apre
l'ex ospedale militare di Baggio.
Sono
rimandati gli interventi chirurgici non urgenti, mentre si propone di
riassumere medici e infermieri in pensione. A Cremona emesso un bando per
reclutare infermieri e rianimatori.
Se
continua a questo ritmo, tutte le strutture andranno in crisi, anche per i
tanti medici e operatori sanitari già contagiati e in isolamento. Forse nessuno
si aspettava così tanti casi in così poco tempo. Da questo si capisce che la
situazione è critica.
E
si intuisce cosa accadrebbe se la malattia colpisse contemporaneamente molte
più persone. 1
marzo 2020 (Alfredo Laurano)
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