giovedì 11 febbraio 2016

PERLE SANREMESI

Nastri arcobaleno dappertutto - ai microfoni, ai polsi, alle caviglie, al pianoforte - ospiti speciali come la Kidman, Ramazzotti, Patty Pravo, Laura Pausini ed Elton John nelle prime due serate del Festival, canzoni ed abiti eleganti e stravaganti. Tutto, come da copione.
E, come precedentemente ho scritto, i numeri che contano, gli ascolti ed i confronti. Quasi 11 milioni di spettatori con il 50% di share. Un risultato che migliora quello dello scorso anno, dicono, soddisfatti, i dirigenti Rai.
Qualche perla al Festival di Sanremo, però, va sottolineata: le imitazioni irresistibili di Virginia Raffaele (nei panni di Sabrina Ferilli e Carla Fracci); l’esibizione delle famose Salut Salon, fra archi e cabaret, che uniscono al piacere della musica classica la parodia di arrangiamenti e performance al limite della comicità; il grande pianista, concertista Ezio Bosso, affetto da una malattia neurologica degenerativa; la divertente intervista doppia Garko-Frassica, spiritosa soprattutto per merito di quest’ultimo.


Ma la cosa più significativa è stata senz’altro la canzone proprio del comico siciliano, capace di passare dal piacere del gioco e dello scherzo, alle terribili tonalità del dramma, con la canzone dedicata ai migranti. Questa meriterebbe di vincere anche il festival della solidarietà.
E’ una delicatissima poesia recitata con la musica. A mare si gioca.
Nino Frassica ha scelto di parlare a Sanremo di un tema che dovrebbe scuotere tutte le nostre coscienze, in una commossa esibizione che lo ha visto lasciare il palco con gli occhi lucidi.


Un brano che racconta come una volta il mare era bello perché si giocava, i bambini si divertivano con i genitori e con gli amici, nell’acqua e sulla sabbia. Adesso il mare è diventato troppo spesso sinonimo di tragedia, cosa che invece non dovrebbe succedere perché “a mare si gioca” non si muore.
Ma anche a questa nuova, sconvolgente realtà, il mondo si sta abituando.
11 febbraio 2016 (Alfredo Laurano)


A MARE SI MUORE (Testo)

Si possono fare i castelli di sabbia/si può stare sotto l’ombrellone a fare le parole crociate
si può giocare con le racchette e la pallina/si possono fare volare gli aquiloni/e si può scrivere il proprio nome sulla sabbia/A mare si gioca.

Si possono fare le gite col canotto/si può prendere un materassino e fare il bagno col bambino/gli puoi mettere i braccioli, la maschera,/e poi quando esce dall’acqua starci insieme,/e giocare con lui, con la paletta e il secchiello/perché a mare si gioca.

I gabbiani lo sanno,/infatti volano a pelo d’acqua… e urlano/e poi salgono su altissimi… e fanno finta di essere delle nuvole/i pescatori sono loro amici e gli lanciano i pesci/e loro ricambiano, riempiendo di allegria bianca/i quadri, i cieli, le acque e la vita
A mare si gioca, giocano tutti!

Si può giocare al gioco dello scafo/si sale tutti su un gommone/fino a riempirlo all’inverosimile/quando quello che porta il gommone,/che comanda, dice di buttarsi tutti a mare/ci si butta a mare/è un gioco.

Quando io ero giovane lavoravo nella guardia costiera, a Lampedusa/quante cose che ho visto!/Una volta mentre giravamo abbiamo visto 366 delfini impigliati nelle reti,/forse per fame, forse perché c’era una guerra sottomarina tra pesci,/noi li abbiamo liberati tutti dalle reti/e li abbiamo visti nuotare velocissimi, saltare fuori dall’acqua e inseguirsi… giocavano!
A mare si gioca, si gioca!

Ci sono bambini che giocano a stare immobili con la faccia in acqua/senza respirare
perché tanto lo sanno/che sta per arrivare la mano forte del papà/che li prenderà e li farà giocare.



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