lunedì 1 febbraio 2016

DARKNESS, IL BUIO DELLA RAGIONE

Spesso pensiamo che il Cinema di storie sull'orrore della Shoa ne abbia raccontate tante, o tutte, ma ogni volta veniamo smentiti. 
Emozioni e sensazioni diverse, sempre potenti, sempre coinvolgenti ci sorprendono perché, ogni volta, si apre una nuova porta di quella tragedia e la si vive in modo diverso, seppur sempre scandito dai brividi e dal terrore che lo spettatore prova insieme ai suoi protagonisti.
Questi film ci devono ricordare tutti gli orrori passati, tutti i martiri che persone innocenti hanno sofferto, per via di un'unica ma potentissima ideologia che si estese, insieme al terrore e al sangue, in gran parte dell'Europa. Una pagina nera della Storia non va insabbiata, non va dimenticata e soprattutto non va ripetuta.
Ecco perché “In Darkness”, mandato in onda l’altra sera da Raitre, è una pellicola densa di emozioni e di sentimenti che non tralascia di mostrare la vera natura umana, fatta di istinti primordiali, di cattiverie e meschinità, ma anche di coraggio, solidarietà e sentimenti nobili.

Siamo in Polonia, a Leopoli, nell'apice della guerra e del fervore anti-semita. Gli ebrei vengono catturati e deportati in vari campi di sterminio dai nazisti.
In quel clima di caos e di paura, un gruppo di ebrei trova rifugio nelle fogne  e vengono scoperti da Leopold Socha, un operaio ispettore di quelle condotte sotterranee.
Leopold è un uomo scaltro, che sa arrangiarsi, e per arrotondare spesso e volentieri si dedica a piccoli furti. Comprerà il proprio silenzio e il proprio aiuto in cambio di denaro. 
Ma quell’iniziale gesto di avidità lo coinvolgerà progressivamente e Leopold si sentirà sempre più  in dovere di aiutare queste persone e di proteggerle, diventando cosi un eroe, un simbolo di solidarietà e di resistenza. Nel tempo trascorso nel labirinto fognario, subirà una trasformazione interiore, iniziando a provare simpatia e compassione, a capire il dramma e il martirio di gente perseguitata e sterminata solo perché ebrea.

E tra le fogne è ambientata gran parte della azione del film.
Una sopravvivenza incredibile di 14 mesi trascorsa al buio insieme a topi ed escrementi, lontano dalla luce del sole e dall'aria fresca, obbligati ad uscire segretamente dai cunicoli nei quali si nascondevano, solo per raccogliere l'acqua potabile, costretti a dividersi le porzioni di cibo che gli procura Socha, rischiando di essere scoperto.
In queste condizioni disumane, si intrecciano le storie degli sfortunati protagonisti, dei bimbi costretti a giocare con i topi e della donna che partorisce quasi nella melma.
Un grande, mosaico di emozioni e sensazioni, tra paura, disperazione, rabbia, odio e diffidenza, ma anche di coraggio, speranza e di resistenza morale e fisica, dove Socha diventa eroe indiscusso di quella gente, con le sue azioni umanitarie e anche disinteressate - memorabile la scena in cui si carica la bambina sulle spalle e la porta in superficie per pochi secondi a respirare l'aria pulita -, col suo coraggio nello sfidare il regime e la polizia militare, muovendosi quasi sempre nell'ombra e rischiando la sua stessa vita per delle persone sconosciute.

Girato in un ambiente praticamente al buio, In Darkness  della polacca Holland è una pellicola incisiva, struggente e fortemente drammatica, dove spiccano i pensieri e i sentimenti più intimi dei personaggi: i loro volti, quegli sguardi e quei movimenti limitati all'inteno delle fogne catturano e coinvolgono lo spettatore.
E’ difficile non farsi travolgere, non appassionarsi, non percepire la suspense che caratterizza l'intera durata di un film, realizzato in onore e nella memoria di persone normali che diventano per caso  simboli eroici di solidarietà, nei momenti più tragici e cruciali della nostra Storia.

Leopold Socha, nominato Giusto fra le nazioni, morirà poco dopo, nel 1945, tentando di salvare sua figlia dall'essere investita da un mezzo militare russo fuori controllo. 
Durante il suo funerale sui muri apparve una scritta: "Questa è la punizione di Dio per aver aiutato gli ebrei"
E il regista conclude il film scrivendo: "Come se avessimo bisogno di un Dio per punirci l'un l'altro”.
1 febbraio 2016 (Alfredo Laurano)

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