martedì 2 febbraio 2016

AUGURI E FIGLI TRANS

Certo, annunciare proprio al Family Day di essere in dolce attesa, senza essere sposata, è un po’ comico, oltre che paradossale, pur apprezzando la spontaneità della dichiarazione in quel largo e ambiguo spiazzo, dove striscia un po’ d’ istituzionale ipocrisia. Ma la Meloni - ben lontana dai miei pensieri - è femmina ruspante e passionale.
Come ha detto ironicamente la Littizzetto, è come partecipare a un convegno di vegani, dopo aver divorato una fiorentina al sangue.
In quel luogo e in quel giorno si celebrava soprattutto la famiglia cattolica tradizionale e timorata di Dio. Giusto dunque sottolinearlo, criticare tale scelta inopportuna e ricordare a tutti che la vita delle persone non è sempre un videogioco, ma si nutre spesso di contraddizioni.

Giorgia Meloni, però, è diventata immediatamente il bersaglio di commenti ingiuriosi e zeppi di volgarità. Insulti sessisti, maschilisti, beceri e volgari. Dubbi e insinuazioni sulla paternità, sulla possibilità che abbia fatto ricorso alla fecondazione assistita, sul fatto che come la madre degli imbecilli sia sempre incinta.
Tutto, secondo un meccanismo mediatico, automatico e ben collaudato, come vuole l’universale bar Internet e i suoi derivati social, aperto non stop a ogni tipo di avventore.
Un panorama davvero desolante, sempre, sia che colpisca a destra che a sinistra, tanto per semplificare.

Il Web scatena commenti e semplificazioni banali di anonimi utenti che sfogano livore politico e limiti culturali sfruttando una gravidanza, una affermazione, un difetto fisico o un qualsiasi altro pretesto. E le donne, da sempre, come appunto nei bar e nelle caserme della maldicenza e della diffamazione sono oggetto di battute feroci e pesantissime allusioni. Qualcuno ricorda l’infinito rosario di calunnie, invenzioni e malignità recitato ad ogni quotidiana liturgia nei confronti della Boldrini?
Sono i vili professionisti dell’invettiva, che ignorano i fatti e le persone, non distinguono, non argomentano, ma giudicano e, a comando, sputano sentenze. Per protagonismo, per puro narcisismo, per emergere con l’insulto di circostanza dalla mediocrità e dall’oblio esistenziale.

Chi attacca in nome di una presunta libertà di espressione, quasi mai sa davvero di cosa parla o lo fa per sentito dire. “Lo fa per il gusto di tirare un sasso insieme agli altri – dice Concita De Gregorio - il branco si muove così. Non c'entrano destra e sinistra, uomini e donne, gay o etero. C'entra la logica del branco. La violenza e l'ignoranza, sorelle gemelle.”
Ma il fatto che la sorella d’Italia sia di destra, in un certo senso, sdogana quel sessismo, lo attenua e lo rende più accettabile, anche a sinistra dove, per definizione e convinzione, dovrebbe essere sicuramente bandito. 
Ma non tutti se ne vergognano.

Fatta salva l’ironia - tipo, “auguri e figli trans della Luxuria” o come si chiamerà il figlio di Giambruno - insulti e doppi sensi da osteria contro le donne sono comunque espressione di sessismo e discriminazione, da qualsiasi parte provengano.
Anche quando lo si pensi solo e non si scriva, trattasi pur sempre di squadrismo e di purghe digitali.

2 febbraio 2015   (Alfredo Laurano)

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