lunedì 22 febbraio 2016

CHE FASCINO IL MERCATO!

Sono appena tornato dal mercato, quello coperto, quello in stile neoclassico dell’Unità, realizzato nel 1928, con un portale monumentale che si affaccia su via Cola di Rienzo. 
Fino alla seconda guerra mondiale, si sviluppava su due piani: nell'interrato, dove ora c’è il garage, trovavano posto i banchi del pesce e le pizzicherie, mentre a piano terra si vendeva frutta e verdura.
Ma la vera chicca dello storico mercato, negli anni Trenta, era la pista di pattinaggio realizzata sul tetto, prima in tutta Europa, svago e attrattiva fino allo scoppiare della guerra. 
Prima di quegli anni, il mercato esisteva già, ma per strada. 
Ogni mattina arrivavano i vignaioli con il carretto, pagavano la quota giornaliera e la guardia gli forniva un biglietto, di un colore diverso ogni giorno. Poi, con la costruzione del mercato coperto i bancaroli divennero stanziali. 
Prima della ristrutturazione degli anni settanta, pochi sanno che, all’interno dell’edificio, c'erano quattro grandi fontane, con quattro teste di lupa che buttavano acqua, che con il restauro vennero smantellate. 
Negli anni Sessanta vantava più di 130 esercizi, oggi non più di quaranta. 

Ma, fare la spesa lì, come peraltro in quasi tutti gli altri storici mercati rimasti, a Roma, è sempre affascinante. E fa psicologicamente bene. Si riscopre la schiettezza e la spontaneità di un mondo quasi antico e, ormai, quasi dimenticato. Quel modo di fare e di comprare, semplice, franco e popolare, che gli asettici e impersonali supermercati - dove tutto è composto e allineato, illuminato e ben confezionato, tra mille colori, forme e carrelli, spesso, ricolmi di inutilità - hanno surclassato e quasi soppiantato. 
Tra i vecchi e disordinati banchi del mercato del rione, invece, si rinnova il rapporto umano, si familiarizza e si fa amicizia dalla seconda volta che ci vai. 
C’è chi capa la verdura, chi svuota la frutta sul suo banco, chi scansa quella guasta e chi dice: “capate, capate gente, qui è tutto de giornata!”, oppure, “Dottò, oggi che te do?”. E dopo aver pesato e fatto il conto, ti fa pure lo sconto, che nessuno ha chiesto, e ti riempie una busta di odori gratis per il brodo o per il ragù. Ognuno ti rivolge una parola, ti saluta con affetto e riverenza, ti chiede come stai, ti offre una mela o un mandarino o ti dice: “assaggia ‘sto formaggio, prova ‘sto salame, è tutta robba genuina”. 

E alla fine dopo i saluti e tutti gli assaggini nella satolla pancia, te ne torni a casa, più felice e soddisfatto! 
Hai comprato e guadagnato un pezzetto di umanità. 
Che fascino il mercato! 
20 febbraio 2016 (Alfredo Laurano)

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