martedì 9 febbraio 2021

FORSE FU PER GIOCO O FORSE PER ORRORE /2210

Il nuovo social dei ragazzini si chiama “Tik Tok” e ricorda lo scandire delle lancette dell’orologio: il tempo è il vero protagonista.
Dopo aver conquistato gli Stati Uniti, è entrato con prepotenza anche in Europa e in Italia, dove ha oltre due milioni di utenti attivi ogni mese.
Il target è soprattutto femminile, per lo più sono adolescenti, ma il social piace anche alle mamme che nella community postano filmati e socializzano principalmente con altre coetanee.

Nel social con la nota musicale dai colori neon su sfondo nero, l’utente viene immediatamente catapultato in un mondo fatto di “Real short videos”, ovvero filmati brevissimi, replicati all’infinito, che durano dai 10 secondi a massimo 1 minuto.
Lo stordimento iniziale, tanto fastidioso per gli adulti, diventa l’arma per essere un qualcuno e prosegue in via esponenziale. I video accelerati e modificati hanno come protagonisti ragazzi e ragazze che si cimentano senza remore e seguono gli hashtag di tendenza. È possibile, ovviamente, mettere commenti, like o condividere i filmati su Istagram o Twitter.

Ai giovani piace perché avvertono fin da subito di appartenere ad un gruppo: “io faccio parte della community e dunque esisto”.
Sono affascinati dalle potenzialità del social: ognuno di loro infatti può diventare molto popolare, semplicemente esprimendo se stesso, senza finzioni e limiti.
Non va poi sottovalutato l’effetto dopaminico dato dai like e dalle visualizzazioni: molti studi hanno provato che i social creano dipendenza al pari delle sostanze stupefacenti. Non a caso la sottomissione a giochi online e social è stata inserita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le malattie mentali più diffuse.
Fino ad arrivare alla tragedia.

È stata dichiarata la morte cerebrale per la bambina di 10 anni che, nel quartiere Kalsa a Palermo, è finita in coma per un gioco orribile, durante una prova estrema di soffocamento sul fantastico mondo del TikTok.
La piccola, per una prova incredibile che si fa fatica a comprendere, si era stretta una cintura attorno al collo, cercando di resistere il più possibile. Avrebbe seguito i vari passaggi prima di restare asfissiata, trovandosi poi senza forze e crollando per terra: aveva, però, “coraggiosamente” partecipato a Black Out Challenge, l’ultima delle sfide estreme online, che fanno il giro del web e diventano pericolosi trend in voga trai più giovani.
Molti adolescenti protagonisti si sfidano così, con cinture, corde, cappi e accessori più disparati, si riprendono allo specchio e procedono ad autostrangolarsi: il rischio che il soffocamento indotto sfugga di mano è altissimo.

Questa micidiale, quanto idiota, gara d’apnea implica misurare la resistenza alla mancanza d’ossigeno, per poi condividere il proprio risultato su TikTok o Instagram e sfidare altri utenti al rischio di una pericolosa danza con la morte, che stavolta si è trasformata in suicidio.
“Siamo davanti a un evento tragico – dice un portavoce di Tik Tok – e rivolgiamo le nostre più sincere condoglianze alla famiglia di questa bambina. La sicurezza della community Tik Tok è la nostra priorità assoluta, siamo a disposizione delle autorità competenti, nonostante il nostro dipartimento dedicato alla sicurezza non abbia riscontrato alcuna evidenza che possa aver incoraggiato un simile accadimento. Il nostro continuo impegno per mantenere la nostra community al sicuro non consente alcun contenuto che incoraggi, promuova o esalti comportamenti che possano risultare dannosi. Il Garante Privacy ha aperto comunque un procedimento a carico di TikTok, proprio in merito alla protezione dei minori e ha disposto il blocco immediato “dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica”.

Ma è sempre troppo poco per contrastare gli interessi e lo strapotere dei troppi social infidi, deleteri e demenziali che scatenano reazioni imprevedibili e provocano danni, anche esiziali, nelle menti più deboli, più fragili e inesperte. Crescono e si moltiplicano atti di provocazione, pedofilia e bullismo, sfide impossibili, istigazione alla violenza e all’autolesionismo, fino al suicidio: molti ragazzini si sono lanciati nel vuoto da palazzi e grattacieli, per obbedire alle regole di competizioni assurde, a base di coraggio.
E molti ancora parlano di svago, passatempo, di burla e di confronto!

Ma come può una bambina di 10 anni arrivare a uccidersi per gioco?
Dove sono i genitori che nulla sanno e ignorano scelte e frequentazioni dei propri figli, salvo comprimersi nel dolore, nello stupore, nell’ incredulità e nel disorientamento quando arriva la disgrazia?
Chi controlla, chi previene, chi osserva questi ragazzini, rapiti dalla solitudine, dall’incoscienza, dallo stress e dal malessere, tanto da arrivare alla gara con la morte e quindi al suicidio?
Nella società dell’indifferenza e del disimpegno, spesso priva anche di una dimensione etica, bisogna individuare e denunciare colpe, obblighi e responsabilità di ciascuno, scoprire chi e cosa c'è dietro a queste prove estreme, che da virtuali diventano tristemente reali.
24 gennaio 2021 (Alfredo Laurano)

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