martedì 9 febbraio 2021

L’ORRORE DELL’ INDIFFERENZA /2212

Quell’orrore che non si può raccontare, che non si può descrivere, che non si può in alcun modo giustificare.
Che non si può capire.
Che non si potrà mai perdonare, ma solo ricordare come estrema vergogna dell’umanità.
Su un muro di Auschwitz, un internato aveva scritto: "Se Dio esiste, dovrà chiedermi scusa".
Mantenere in vita la memoria delle persecuzioni e dello sterminio degli ebrei e dei diversi serve a impedire e a prevenire il rischio che quell’orrore che, ancora oggi a dispetto della ragione, continua ad affacciarsi - in altri modi e per altre vie - nelle nostre vite ed a generare altre “normali” mostruosità, si rinnovi e si diffonda, in futuro, come una letale epidemia del male e della violenza.

Quell’orrore nel quale si nascondeva un orrore forse ancor più grande: quasi tutti sapevano quello che accadeva nei famigerati lager, ma quasi tutti fingevano di non vedere. O si limitavano a dire “Non è vero, non è possibile.”
Perché è sempre più comodo girare la testa dall’altra parte, non sentirsi coinvolti, dire “Io non c’entro”. Sentirsi assolti. Ma nessuno è assolto. Nessuno.
Elie Wiesel, attivista per i diritti umani e vincitore del premio Nobel per la pace nel 1986, scriveva: "L'opposto dell'amore non è odio, è indifferenza. L'opposto dell'arte non è il brutto, è l'indifferenza. L'opposto della fede non è eresia, è indifferenza. E l'opposto della vita non è la morte, è l'indifferenza".

Per tutto questo si celebra la Giornata della Memoria, che rimanda al 27 gennaio del 1945, data ricordata in tutto il mondo, quando le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Su un monumento di Dachau, incisa in trenta lingue, c’è scritto: "Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo".
È una costante, inesauribile presa di coscienza collettiva, in ricordo delle vittime della Shoah, ma, anche e soprattutto, un comune momento di riflessione, di lotta e di ammonimento, utile alla produzione di anticorpi protettivi e resistenti alle infezioni di follia umana e alla propagazione di nuovi virus di intolleranza e di razzismo.

Scriveva Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz: "L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria".
26 gennaio 2021 (Alfredo Laurano)

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