sabato 27 febbraio 2021

SOLIDARIETA’ VO CERCANDO /2230

Che un professore universitario, uno storico, offenda con parole irripetibili un'avversaria politica non si può accettare, anche se la destinataria è la patriota Giorgia Meloni, che ciò l'ha sempre fatto, ragliando, ululando, usando toni aggressivi, feroci e irruenti contro il governo, contro i migranti, contro avversari e altri politici. Per pura propaganda e calcolo elettorale.

Che un intellettuale - che dovrebbe essere da esempio - ricorra allo stesso linguaggio da scaricatore di porto, o meglio da buzzurri ignoranti, tipico degli adepti della Lega, di Casapound, di Fratelli d'Italia e barbari vari non è tollerabile.

Non dimentichiamo le nefandezze, le minacce, le ingiurie, gli insulti sessisti e omofobi e tutto quello che costoro, nel tempo, hanno saputo pubblicare sul Web, in una specie di letteratura dell’oltraggio senza fine, nonché urlato nelle piazze, contro i diversi, contro i migranti annegati, contro le navi Ong che devono essere affondate, contro la Boldrini (Salvini la esibì, trascinandola, addirittura su un palco comiziale, in versione bambola di plastica), contro la scimmia Kienge, contro la capitana Carole Rackete, contro Greta e i suoi gretini, contro Bersani vittima di ictus, contro la Segre, l’olocausto e via dicendo, magari col rosario dell’ipocrisia in mano.

Il linguaggio scurrile, provocatorio, irrisorio e prepotente è di chi non ha argomenti, di chi fomenta odio, violenza e razzismo, come fanno tutti quelli della Destra e della Lega e certi giornaletti da due soldi.

Intanto, il professore ha chiesto scusa, “per aver usato parole sbagliate durante la trasmissione, a tutti quanti, a Giorgia Meloni per prima e a tutte le persone che si sono sentite offese.

Ma quanti politici si sono mai scusati per aver fomentato rabbia, imbecillità, fanatismo, intolleranza e odio razziale?

Per queste ragioni, Selvaggia Lucarelli (e anche il sottoscritto) non esprime alcuna solidarietà a Giorgia Meloni. E non la esprimerò, dice, nonostante mi faccia orrore il linguaggio del professore Giovanni Gozzini, che sconterà il suo errore come è giusto che sia. Nonostante mi faccia orrore chiunque diffonda l’odio attraverso il linguaggio. Anzi. Nonostante e proprio in virtù di ciò, non esprimerò solidarietà a Giorgia Meloni.

Perché la solidarietà è un concetto profondo, un’idea, un abbraccio di fratellanza e complicità che non posso concedere a chi ha fatto dell’intolleranza e della divisione il suo credo politico. Perché l’insulto è odio, ma il linguaggio più subdolamente aggressivo è quello utilizzato per far leva sulle emozioni, sulle paure, sull’ignoranza e sull’identificazione del nemico in chi è fragile e diverso. Quello utilizzato costantemente da Giorgia Meloni per la sua propaganda politica, quello masticato e vomitato da buona parte del suo elettorato sui social e fuori dai social. Quello su cui fanno leva molti rappresentanti del suo partito, spesso autori di post razzisti, sessisti, omofobi.

Fratelli d’Italia, il partito di chi vota contro la risoluzione Ue sul razzismo dopo il caso George Floyd, che “i genitori sono padre e madre”, che non ha alcuna pietà per chi attraversa il Mediterraneo, che è “pronto alle barricate” contro lo ius soli, che “ho un rapporto sereno con il fascismo” (cit. Giorgia Meloni).

Se Giorgia Meloni, leader di un partito, donna di potere, spalleggiata da orde di sostenitori incarogniti e feroci che insultano a loro volta chiunque sia “il nemico” ha bisogno di solidarietà, bisognerebbe ricordarsi della solidarietà che lei riserva a migranti e comunità lgbt, tanto per citare due categorie sì fragili, sì discriminate, sì bisognose di SOLIDARIETÀ.

Il linguaggio del professore, di fronte al quale ci si sdegna tanto, è ben più moderato di quello modellato da anni di sua propaganda che pascola sui terreni fertili dell’odio. Propaganda basata sull’odio la cui potenza persuasiva è ben chiara alla Meloni. Nonostante dichiari “Nessuna emergenza odio in Italia. Tanto meno razzismo”. E mi fa francamente abbastanza pena la solidarietà pelosa della sinistra (specie quella delle donne) che è tutto un fiorire di tweet di solidarietà, perché c’è pure la passerella della superiorità morale, non sia mai che si faccia opposizione con un po’ di coraggio. Magari dicendo chiaro e tondo che nessuno dovrebbe alimentare l’odio, che sia con uno “scrofa” vomitato alla radio o con un “vogliono che siamo genere lgbt ma noi siamo persone!” urlato come un ossesso in una piazza. Pure quella di Mattarella, ci mancava. Chissà se Mattarella telefona anche ai gay pestati o agli stranieri discriminati da chi si abbevera a queste fonti.

Incredibile poi un articolo dell’Huffington Post dal titolo: “Da Segre alla Meloni: l’irresistibile scorciatoia dell’insulto a una donna”, come se l’odio per la Segre avesse una matrice misogina e non fascista. Come se molti degli odiatori della Segre non fossero quelli che vengono su a pane e Fratelli d’Italia. Come se la Meloni non fosse quella che nella giornata della memoria ricorda l’Olocausto aggiungendo però che anche terroristi islamici odiano allo stesso modo. Perché non sia mai che i 6 milioni di ebrei sterminati abbiano il palcoscenico della memoria, bisogna pareggiare la bilancia. Come se non fosse quella che ha difeso i suoi compagni di partito rimasti seduti mentre gli altri applaudivano la Segre in piedi.

Io non la esprimo la solidarietà alla Meloni, che non ne ha certo bisogno. Rimprovero il professore, ma non mi stringo a lei, non provo alcun sentimento di vicinanza nei confronti di chi “Ringrazio per la solidarietà ricevuta da donna, madre e italiana”. Da madre e italiana. Perché se fosse stata figlia e straniera quello “scrofa”, chissà, sarebbe stato un po’ meno grave.

Al massimo, cito proprio Giorgia Meloni, quella che quando un consigliere comunale del suo partito scrisse «Lesbiche e gay ammazzateli tutti», lei “Frasi gravi ma nessuna lezione da Pd!”.

Ecco, frasi gravi quelle del professore, ma non prendo lezioni da Fratelli D’Italia. E dalla Meloni. 

22 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

 

 

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