venerdì 19 febbraio 2021

FACCE DA MULO /2227

Al Senato, larghissima fiducia al nascente governo Draghi, come era scontatissimo. 
Contrari, solo i Fratelli di Giorgia, una quindicina di Stellati dissidenti e una parte di Sinistra Italiana, che si stacca.
Tutti gli altri esultano, pur con qualche disagio o sofferenza, sfiorando più o meno l'entusiasmo: dai residui berlusconiani, che hanno ripreso i colori dell’epidermide politica in via di guarigione, a quelli del PD; dal Salvini convertito a “Europa casa nostra” – “quella che vogliamo, quella del benessere, della crescita, ma non quella dell’austerità, dei tagli alle scuole e agli ospedali, dei vincoli di bilancio” – alla anomala coppia radical-diversa Bonino & Calenda, che sfacciatamente assicura l'appoggio pieno e incondizionato, che aveva negato pochi giorni fa al disprezzato Conte.
"Sostenere questo governo significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro, significa condividere la prospettiva di una Unione Europea sempre più integrata”, precisa comunque, Draghi, a scanso equivoci, al riciclato leghista, che, nell’occasione, invoca ancora il Tav e il Ponte sullo Stretto.

Ma la faccia più tosta di tutte è quella della trombata senatrice di Italia Viva, Teresa Bellanova, sacrificata per la superiore ragion di stato, che si rivolge grata e riverente a SuperMario: "Le sue parole restituiscono e comprovano la ragione del nostro coraggio e della nostra scelta. Oggi crediamo che qui in quest'aula è finalmente evidente il motivo per cui un drappello di visionari riformisti ha avuto ragione, indicando i rischi dell'immobilismo e dell'assistenzialismo, tutti i limiti di un esecutivo che aveva affidato all'emergenza la sua principale, se non unica, ragione di esistenza".
Il che, tradotto in vernacolo, significa aver provocato la crisi più pazza del mondo, cioè l’ennesimo tradimento di Matteo Renzi, il Superbone “visionario riformista”, il suo ennesimo “capolavoro”, grazie al quale, ancora una volta, avrebbe salvato l’Italia, dando l’abbrivio alla porno ammucchiata nazional-popolare.

Alla servile ex ministra, fa tuttavia indecente compagnia, il suo capogruppo al Senato, Davide Faraone, che lancia un’ulteriore provocazione, ribaltando vigliaccamente il senso dei fatti e della ragione. Ricordiamo che durante la crisi di governo, prima dell’incarico a Draghi, non passava giorno senza che il bullo di Rignano ribadisse la necessità di ricorrere al fondo salva stati, considerato “indispensabile” soprattutto per la sanità, con il quale ricattava pretestuosamente Conte e la sua maggioranza. Solo una scusa come un’altra per arrivare all’unico vero obiettivo: disarcionare il premier e far cadere il suo governo.
Con ipocrita devozione, oggi, il renziano baciapile si immerge nella preghiera più sacrilega e blasfema: “Ci chiedono strumentalmente perché ora non chiediamo più il MES.
Non lo facciamo perché il nostro MES è lei, presidente Draghi, e questo governo”.

Non solo messia, redentore, uomo dei miracoli, salvatore della povera patria... ma addirittura “Draghi è il nostro Mes”, il nostro Meccanismo salva Stati...Dove arrivano questi miserevoli valletti, leccapiedi e adulatori!!
Quando si dice, la faccia come il mulo!
18 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

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