martedì 9 febbraio 2021

FOLGORATO E CONVERTITO /2220

Il sovranismo cambia pelle e Salvini cambia felpa.
Niente veti, né pretese: il legaiolo, divenuto all’improvviso fortemente «responsabile», ora spiazza tutti, dichiarando di essere pronto a entrare nel governo Draghi, anche insieme agli odiati piddini, cinquestellati e liberi-uguali.
Folgorato sulla via di Città della Pieve, prova a “mettere il cappello” sul governo nascente, occupando la postazione di interlocutore più affidabile del futuro premier.
Il Paese lo vuole…il Paese lo chiede…il Paese ha bisogno di essere guidato da un governo, targato Draghi - una garanzia a oltranza (ma come abbiamo fatto, fino ad oggi, a sopravvivere senza il Messia, salvatore della patria?) - subito e adesso: dobbiamo anteporre gli interessi dei cittadini alle logiche personali e di partito. Togliamo la divisa della nostra squadra e indossiamo tutti quella della Nazionale. E magari, anche un nuovo berrettino con “Draghi Forever”, dopo i recenti “Forza Trump” e “Evviva Borsellino”.
E “al voto, al voto”, “elezioni subito e la parola agli italiani”, mantra quotidiano e irrinunciabile fino qualche ora fa, che fine ha fatto?
No, ora non c’è più fretta, il momento è propizio e favorevole: il potere, da troppo tempo perso, chiama.
Un proclama di incoerenza e inaffidabilità - che ricorda da vicino quello dell’altro cialtronissimo Matteo, traditore da Rignano - lanciato alla nazione, con il beneplacito di Berlusconi e buona pace della sua rassegnata Sorella d’Italia, un po’ sgomenta ma coerente.

Smessa quella vecchia felpa di antieuropeista e di No euro, da buon opportunista paraculo, il cazzaro verde ha capito che questa è l’occasione vera per recuperare il credito e il prestigio perduti, col suicidio politico del Papeete di diciotto mesi fa: un anno e mezzo di frustrazioni, di emarginazione e ineluttabile solitudine, ad inseguire una meta effimera e ambizioni irraggiungibili, ormai precluse.
E allora, all’improvviso, spariglia e sorprende tutti per tornare sulla scena da protagonista, per ritrovare consenso e visibilità internazionale.
Va molto oltre una possibile apertura (astensione) e semina il panico nelle file della ex maggioranza, che spera in un miracolo al contrario, invocando un fatale ostacolo all’impropria, innaturale alleanza con il re dei populisti, folgorato e convertito alla salvifica religione europeista.
9 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

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