martedì 9 febbraio 2021

L’UOMO DELLA PROVVIDENZA /2218

E’ arrivato Super Mario, da tutti, o quasi, corteggiato, invocato, cercato, auspicato: dal capo dello stato Mattarella a Berlusconi, dall’altro Superbone ai Gruppi misti (Europeisti-MAIE, Italie Vive, Autonomie), da mezzo Parlamento alle Bonino, ai Toti, ai Calenda e a quelli “boni” per tutte le stagioni.
E’ arrivato il Messia, il salvatore dell’euro, delle banche, del bel Paese e di un governo che “s’ha da fare” per non andare al voto, anche perché il detto Superbone traditore ha pugnalato Conte e la sua maggioranza, nonché il bel Fico, incaricato esploratore, per un eventuale Conte ter.

Missione compiuta, quindi, come ricorda Norma Rangeri del Manifesto, da parte di Matteo Renzi, che ha ottenuto l’obiettivo che si era prefisso: distruggere la maggioranza di governo, annientare il centrosinistra e tirare la volata a un governo di unità nazionale, consegnando il Paese nelle mani di un salvatore della patria che ha un nome e cognome: Mario Draghi, “the best, the best, the best”, secondo il fenomeno di Rignano, alias “polizza assicurativa per nostri figli e nipoti".

Sono ore drammatiche, sottolineate dal tono e dalle parole del Capo dello Stato che, parlando in diretta televisiva, aveva informato il popolo delle sue determinazioni: le elezioni anticipate non sono un’alternativa possibile in questo momento, perché è invece necessario avere subito un governo capace di affrontare la situazione sanitaria e dunque di centrare l’obiettivo del Recovery fund.
Super Mario s’è accollato comunque una bella gatta da pelare: ripulire, con un colpo di coda e di spugna, come dice Travaglio, le lordure di un Parlamento pieno di voltagabbana, squali e sciacalli e far quadrare i numeri con forze distanti e anime antitetiche, che un po’ si odiano e un po’ si insultano, un po’ si schifano.
L’unica cosa che le accomuna è il NO al voto, per le ragioni che tutti sanno, meno l’ardita Sorella d’Italia, che nulla teme, anzi, è coerentemente pronta al fruttifero sacrificio.

Anche lui, come Conte e come tutti, dovrà per forza far fuoco con la legna che c’è, per trovare una maggioranza, possibilmente più ampia di quella che ha sbarrato la strada a Conte malgrado la fiducia ottenuta alla Camera e al Senato.
E con quella legna di diversi alberi dovrà decidere dove indirizzare i nostri soldi e quelli dell’Ue e cosa fare per la giustizia, il lavoro, l’istruzione, la cultura, i diritti, nella perdurante emergenza sanitaria e sociale.
Quando si annullano le differenze politiche e si affidano le sorti del nostro Paese a un illustre economista, vuol dire che siamo di fronte, se non a un azzeramento, certamente a una micidiale riduzione degli spazi democratici, a un vero e proprio commissariamento del Paese.

Quando il polverone della crisi si sarà depositato, insieme ai fiumi di bava e saliva dei media, l’equivoco si scioglierà: ogni partito detterà a Draghi le sue condizioni e tutti capiranno che non esistono salvatori della Patria, né “uomini che la Provvidenza ci ha fatto incontrare” (cit. Pio XI su Mussolini), né premier o ministri che fanno miracoli.
E che non basta un ricchissimo curriculum e tanto prestigio internazionale a far nascere e vivere governi.
5 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)

Nessun commento:

Posta un commento