martedì 9 febbraio 2021

C'ERA LA FILA A TROVARLO IN CARCERE! /2215

Ottanta giorni è durata la sua prigionia. Denis Verdini, l’ex senatore di Forza Italia, nonché suocero di Salvini, ha ottenuto gli arresti domiciliari. Si trovava nel penitenziario di Rebibbia dallo scorso 3 novembre, da quando era stato condannato a sei anni e mezzo in via definitiva, con sentenza di Cassazione, per la bancarotta del Credito Cooperativo.

Verdini ambiva a ottenere gli arresti casalinghi dal prossimo 8 maggio, quando avrebbe compiuto 70 anni. Li ha avuti con tre mesi di anticipo, perché il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Roma, infatti, li ha concessi a seguito dell’emergenza sanitaria scoppiata al carcere di Rebibbia per un focolaio di coronavirus, che ha portato in questi giorni a 90 contagiati tra i detenuti, di cui alcuni ricoverati all’ospedale. Il provvedimento sarebbe quindi temporaneo (ma non ci crede nessuno). Secondo l’agenzia Adnkronos rientro in cella sarebbe previsto per i primi di marzo.

Nel decreto del Tribunale, si legge che Verdini è “un soggetto particolarmente vulnerabile al contagio da Covid 19 e che occorre tutelare in via provvisoria la sua salute, anche per il contesto di concreto pericolo di diffusione della malattia virale e della sua età di 69 anni. Le condizioni di salute del detenuto, in particolare quelle cardio respiratorie croniche, già compromesse, potrebbero essere poste a serio rischio di peggioramento dal possibile contagio in ambito carcerario”.
E le tante altre migliaia di detenuti, non solo di Rebibbia, non sono a rischio Covid? Andranno tutti a casa?

A dicembre, avevano fatto notizia e scalpore le numerose visite al senatore carcerato, da parte di decine di parlamentari, come Matteo Salvini, Matteo Renzi, Luca Lotti e tanti ex compagni di centrodestra. E poi il “re delle cliniche romane” Antonio Angelucci, Ignazio Larussa e Daniela Santanché, fino a Maurizio Lupi e Renata Polverini.
Insomma, una lunga processione di devoti, con tanto di inchino al Boss.
E se il Cazzaro Verde aveva buone ragioni per fare visita al “suocero” prima di Natale – ricordiamo che Salvini è fidanzato con la figlia di Verdini, Francesca – così come gli amici di sempre nel segno della solidarietà, era rimasta una stranezza l’incontro con il Superbone di Rignano, che aveva varcato i cancelli della sua cella, proprio nei giorni in cui alzava la tensione sul governo di Giuseppe Conte, minacciando esplicitamente la caduta.
Un caso, un segno premonitore, una strana coincidenza, un’utile imbeccata o un segno del fatal destino?

Una minaccia poi diventata realtà, con il ritiro delle ministre renziane dall’esecutivo e le dimissioni del Premier Conte, nonostante il voto di fiducia.
Fino ad arrivare alla crisi al buio attuale - grottesca e incomprensibile, anche per la stampa estera - che ha precipitato il Paese nella precarietà istituzionale e nell’incertezza, proprio nel mezzo della seconda ondata della pandemia, con un piano di vaccinazioni da portare avanti, i ristori da assegnare e il Recovery da approvare e inviare a Bruxelles. Con le consultazioni al Quirinale, gli incontri, le pressioni, le trattative mercantili, gli accordi sottobanco, i cambi di casacca e i repentini ripensamenti, che “durano sei ore”.

Nel bel mezzo di questo bel caos che ha scatenato, l’ipocrita rottamatore seriale di Italia Viva “duepercento” - che Di Battista ha definito “accoltellatore professionista” - vorrebbe interpretare il ruolo di ago della bilancia della svolta politica, perpetrando l’ennesima congiura.
È in questa situazione che il venerabile Verdini, il mister Wolf della politica che ha accompagnato le ascese di Berlusconi e dello stesso Superbone, torna a casa e alle sue comodità.
Da lì, potrà suggerire meglio ai suoi avidi e fedelissimi seguaci come condizionare le riforme in materia di giustizia – tipo l’abolizione della prescrizione che non piace a metà della classe politica corrotta (Berlusca-Salvini-Meloni-Formigoni-Galan-Dell'Utri e lo stesso Verdini) – e come mettere le mani sui miliardi del Recovery, che fa gola a troppi.
30 gennaio 2021 (Alfredo Laurano)

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