mercoledì 29 agosto 2018

MARMI PREGIATI, MARMI D’AUTORE


È ancora lì, incorniciato e appeso al muro di quell’ufficietto polveroso da marmista, quel mio articolo di cinque anni fa che lo aveva tanto inorgoglito e fatto felice.
Quella mattina, prima di arrivare al Bar Centrale, come sempre, aveva girato alcune edicole della città per comprare più di cinquanta copie de “La Voce”, che aveva pubblicato il pezzo, per distribuirlo al bar, ad amici e conoscenti. 
Quando mi vide, mi venne incontro, sorridendo e assai contento, con quelle copie sotto al braccio, che lo raccontavano e lo descrivevano nel suo quotidiano. Non sapeva come esprimermi la sua soddisfazione, la sua gratitudine. E mi abbracciò.

Il buon Britannico, oggi, non c’è più. Se n’è andato il primo novembre scorso, a 88 anni, dopo una vita di lavoro e di impegno sociale e politico. Lo avevo visto un mesetto prima, assai provato, denutrito e dimagrito, nei suoi pantaloni chiari a tre quarti che, a malapena, stavano su. Mangiava poco, quasi niente - mi disse - per non gravare sul dolorante ginocchio che curava col sole e con la sabbia o nelle acque della Ficoncella.
Una persona per bene, di bell’aspetto, amabile, autentica e di profonda umanità, che tutti conoscevano e che voglio ricordare con affetto.
Un imprenditore competente e preparato, (esperto estimatore di pietre e marmi pregiati), aperto e illuminato, che sapeva unire al suo lavoro l’amore per il prossimo, per i viaggi, per il cinema, per la politica verace, vissuta con intransigenza e passione genuina. 
Per anni, tutte le mattine presto, dopo aver letto in macchina il giornale, sorseggiava al banco di Pietro il suo succo di frutta, usciva con un cornetto in mano e, in men che non si dica, i tanti piccioni, appollaiati sui cornicioni del palazzo, si alzavano in volo, lo raggiungevano e lo circondavano. E lui, come San Francesco, distribuiva i dolci bocconcini di quel cornetto, comprato apposta e sbriciolato. 
Poi, fra una battuta, un commento e tanta pungente ironia, mista a buon umore, commentava e dibatteva in scioltezza con gli altri avventori, seduti ai tavolini, i fatti della politica, della cronaca e dello sport, con la spontaneità e la viva curiosità di un ragazzino impertinente, punzecchiato con sarcasmo malizioso. Senza mai scomporsi, anzi, canzonando e rispondendo per le rime - solo contro tutti i critici da bar - al gossip quotidiano e ai pregiudizi velenosi.
In mano, sbocconcellandolo, un pezzetto di pizza bianca, appena comprato dal fornaio di fronte.
Davanti a quel bar, ora manca qualcosa e qualcuno. 
Non c’è più la Delta Blu ad aspettare i due o tre operai indiani che Britannico Patrignani accompagnava ogni giorno sul posto di lavoro, a tuffarsi nelle polveri dei marmi. 
Non ci sono più i piccioni che scendono in picchiata per fare colazione, tra le sue mani. Non ci sono più quei momenti esilaranti e quei bozzetti di vita condivisi con disinvoltura. 
Non c’è più quel teatrino popolare, profumato di caffè, che solo il buon Britannico sapeva interpretare e recitare da magico solista.
29 agosto 2018 (Alfredo Laurano)





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