giovedì 9 agosto 2018

STRAGI AGRICOLE


I nuovi schiavi-braccianti africani, che a malapena sopravvivono in Italia, spaccandosi la schiena sotto il sole a raccogliere meloni e pomodori, continuano a morire. Non sui campi, anche se ciò è già accaduto in qualche caso, ma sulla strada, a bordo di furgoni fatiscenti, dove, stipati come casse, viaggiano stanchi e sfiniti per tornare, dopo l’intensa giornata di lavoro o, meglio di sfruttamento, nei loro tuguri ancor più degradati.
I caporali stipano i lavoratori nei cassoni come bestie: più ne portano alle aziende e più guadagnano. I mezzi sovraccarichi – al posto delle ruote di scorta vengono montate sedie e panchine – si sbilanciano facilmente.
Il sistema è noto a forze di polizia e autorità politiche, ma mancano i controlli sulle strade e nelle campagne. E la legge è disapplicata.
Altre dodici persone, tutte migranti, hanno perso ieri la vita a causa di un altro incidente, avvenuto ancora nel Foggiano. Nella zona, nemmeno tre giorni fa, sono morti altri quattro giovani braccianti stranieri, nei pressi di Castelluccio dei Sauri.
Il furgone, probabilmente a causa di un colpo di sonno o di un malore del conducente, ha improvvisamente invaso la corsia opposta di marcia e si è scontrato frontalmente con un autoarticolato, carico di farinacei, che viaggiava in direzione opposta. all'altezza dello svincolo per Ripalta, nei pressi di Lesina.
I passeggeri erano sempre extracomunitari e non avevano con sé documenti di riconoscimento.
La strage, quindi, continua, stavolta senza il rosso dei pomodori, ma con altri prodotti agricoli, mischiati al sangue delle vittime.
Senza identità e dignità in vita, anonimi e sconosciuti al mondo, anche nella morte.
7 agosto 2018 (Alfredo Laurano)



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