mercoledì 15 agosto 2018

BROOKLIN, IL PONTE DI GOMMA


Quel camion verde con la cabina azzurra, sospeso, inchiodato a cinque metri dal baratro, resterà forse l’immagine simbolo della tragedia genovese di ieri.
E penso a quel suo autista che, di colpo, si è visto mancare la strada davanti a sé, l’ha vista precipitare nel vuoto insieme alla vettura che lo precedeva e a quelle tante altre, con persone a bordo, che in quel momento percorrevano il maledetto ponte detto “di Brooklyn”.

Un ponte lungo un chilometro che, a ridosso di case ed edifici, sovrastava con i suoi piloni obliqui di cemento, fabbriche, ferrovia e torrente.
È venuto giù in un istante, all'improvviso, nella sua campata centrale.
Sparito come per gioco, come nelle illusioni spettacolari del mago Copperfield - quello che avvolge persone, macchine, locomotive e carri armati in un grande drappo nero e li sottrae, con un soffio magico, alla vista di stupefatti spettatori - con la non sottile differenza che, in questo caso, non trattandosi di show, di varietà, di esibizione artistica, sono rimaste tonnellate di macerie a seppellire corpi e mezzi.  
Non c’è trucco e non c’è inganno: è incredibilmente crollato come quel castello di carte che facevamo da bambini, con profonda delusione, anche se del tutto prevedibile.

Secondo le prime chiacchiere, pareri e dichiarazioni - cui seguiranno, inevitabilmente, inchieste, studi, commissioni varie e, forse, indagati e responsabili per soddisfare la sconvolta pubblica opinione, il ponte Morandi non ha retto, dopo cinquant’anni, al forte traffico, alle intemperie, alle vibrazioni continue e quotidiane.
Non si capisce, tuttavia, da profani, come mai acquedotti e costruzioni romane di duemila anni ancora resistano e stiano in piedi, nonostante i terremoti e senza l’uso di cemento armato, del tutto, sconosciuto. Ma allora c’erano solo bighe, cavalli e qualche carro, osserverà qualcuno.

Quanti sono i viadotti che corrono altissimi tra i monti, dall’Abruzzo alla Campania, dalla Calabria, al Trentino, dalla A3 e alla E 45?
Quanti ponti, gallerie e strutture analoghe sono recentemente crollati su strade e autostrade?
È solo colpa del traffico pesante, degli effetti sismatici, del fato traverso o del malocchio?
Fatto sta che Brooklyn, la gomma del ponte della vecchia pubblicità, si è trasformata ieri nel ponte di gomma, o meglio di cartone, sotto il quale sono rimaste seppellite decine di morti e di feriti. 
(Alfredo Laurano)

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