sabato 4 agosto 2018

ALL'ARMI SIAM RAZZISTI

Improbabili politici di razza o di mestiere, improvvisati o riesumati, sedicenti opinionisti fai da te, presunti vip di ruolo o di vetrina, professionisti del gossip, clienti abituali di talk e salottini televisivi ci vogliono convincere che non siamo un Paese razzista, fascista, xenofobo e intollerante. Che siamo più buonisti che cattivisti, che non discriminiamo, non respingiamo e che accogliamo, secondo la consolidata carità cristiana e la ineluttabile, dominante tradizione cattolica.
E, magari, è anche vero, dal punto di vista dei numeri, delle statistiche, delle proporzioni, considerando vecchi, bambini, webeti e poppanti.
Per semplificare, diciamo, generalizzando con impropria approssimazione, che siamo un popolo, prevalentemente, di moderati che guardano a destra, con qualche rigurgito di troppo e con punte acute di malcelata nostalgia. Come i democristiani di una volta, colpiti al loro interno, da contraddizioni, correnti varie e contrastanti.

Fatto sta che, in terra italica, gli episodi di violenza e intolleranza si vanno via via moltiplicando: aggressioni quotidiane, inseguimenti folli, fucilate ai piccioni o ai bambini Rom, lanci di uova, ronde giustizialiste, prove tecniche di sparo e tiro a segno contro i diversi e di altro colore scuro. Tutto in nome della libertà, in difesa della propria identità, dei propri valori cristiani e moraleggianti.
Sei mesi fa, a Macerata, l’incredibile raid del giustiziere del giorno Traini, che sparava contro tutti i neri che incrociava lungo la sua strada, come ritorsione personale per l’orribile morte della giovane romana Pamela Mastropietro, sezionata come in un macello.
Il forte shock della comunità ha fatto, però, il paio con il consenso paradossalmente ricevuto dal giustiziere che, anche a livello nazionale, ha trovato “molta più gente intorno e vicina di quella che pensava di avere”, spiega il suo legale.
Ma anche i troppi fatti che hanno preceduto e seguito la macabra giostra maceratese vanno nella stessa direzione e ottengono gli stessi effetti socialmente pruriginosi.
Reclusione e multe per chi - singoli, organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi - abbia come scopo l'incitamento alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; per chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione, violenza, provocazione.
Questi i passaggi fondamentali della legge Mancino, del 1993, che condanna, in particolare, anche gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista e punisce l'utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici.
Questo è il principale strumento legislativo che l'ordinamento italiano, ad oggi, offre per la repressione dei crimini d'odio e che l’integralista ministro leghista Fontana - quello che poche settimane fa ce l’aveva con le famiglie gay - ha ipotizzato di voler abrogare, sostenendo che si tratta di una legge "liberticida" e incostituzionale, in quanto in contrasto con l'art. 21 della Costituzione, che garantisce la libertà di manifestazione del pensiero:
“i fatti degli ultimi giorni rendono sempre più chiaro come il razzismo sia diventato l’arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi (alcuni giornalisti e commentatori mainstream, certi partiti) per puntare il dito contro il popolo italiano. Abroghiamo quindi la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”.
Cioè, l’accusa di razzismo sarebbe usata per far sentire la maggioranza dei cittadini in colpa per l’intollerabile lontananza dalla retorica del pensiero unico, sottile e pericolosa arma ideologica, studiata per orientare le opinioni. 
Se c’è quindi un razzismo, oggi, per l’ineffabile ministro della Famiglia, è in primis quello utilizzato contro gli italiani che, consapevoli e coscienti della propria identità e della propria storia, farebbero paura, perché non strumentalizzabili. Ma, aggiungerei, pronti a salvinizzarsi. 
In verità, se c’è qualcosa che dev’essere abrogata, è proprio quella Fontana che zampilla odio e sparge acqua avvelenata.
(Alfredo Laurano)

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