lunedì 9 luglio 2012


PRIVILEGI DEL ‘68                                                                 27 novembre 2011

“Vitalizi anche alla casta del '68 che voleva cambiare il mondo
 Rendite previste pure per Bertinotti, Capanna, e Russo Spena” (Corriere della Sera 27 nov.2011)

L’ articolo di Aldo Grasso mi sembra malizioso, inutile e inconcludente.               E pure, un poco dispettoso. Anche per la causa che, all'apparenza, intende avvalorare. Cosa vuol sostenere o dimostrare Aldo Grasso?
Che quelli del '68 (giovani rivoluzionari, idealisti, contestatori, nemici del sistema e dei privilegi), dopo tanti anni di lavoro e di incarichi in vari apparati dello Stato non hanno diritto ad avere una pensione, come tutti? Chi è stato fortemente impegnato in politica o nel sociale, chi è stato  parlamentare, o professore di scuola o riconosciuto leader di un movimento studentesco, o appassionato sindacalista deve forse morire di fame in vecchiaia?   Non può fare il nonno, o giocare a bocce, o imbottigliare pomodori o spaccare legna per il camino.... come qualunque altro pensionato?  
In virtù di quale spirito, di quale logica, di quale giusta norma?
Quella della presunta coerenza,  quella del duro e puro e del mi “spezzo ma non mi piego”, o del non omologato, forse?  
E' un sillogismo sbagliato alla premessa. Un automatismo che non scatta per difetto di fabbricazione.  Una antica, subdola e sterile polemica che da sempre tocca anche me, da vicino:  priva di argomenti seri      e concreti e diretta alle persone, di cui si vogliono cogliere possibili contraddizioni, e non ai fatti.
Le regole, i diritti e le garanzie valgono per tutti in democrazia, come i doveri. Sia per chi sposa appieno il sistema, sia per chi lo critica e lo combatte aspramente.
Non pochi ancor'oggi  pensano, un po' semplicisticamente,  che  chi crede in certi valori, chi è ed è stato sempre "di sinistra" sia auto-condannato a vivere fuori dalla sua realtà storica e dal contesto borghese in cui comunque respira e protesta. Debba cioè fare l'eremita per pura ideologia o il francescano per assoluta coerenza.  Da giovane o da vecchio, rifiutando sempre per principio ogni forma di contaminazione, ogni espressione, ogni prodotto di quella stessa società che non gli deve giammai appartenere.
Quindi, non avere una casa, un'auto, un frigorifero, un abito o un qualsiasi altro bene di consumo. O, addirittura, non mangiare il cibo del capitalismo, bere acqua di fiume e nutrirsi solo di succulenti simboli e sfiziosissimi panini all’utopia.      Il vademecum del perfetto teorizzatore anoressico, l’aedo dei principi ideali che racconta sogni e insegue e chimere. Un bel passo avanti rispetto "ai comunisti che divoravano i bambini", di qualche tempo fa!
“Volevano cambiare il mondo, hanno cambiato la loro situazione previdenziale!”
Non sono questi, caro Aldo Grasso, i privilegi della o delle varie caste! 
E non è morale e intellettualmente troppo onesto, accomunare tutto e tutti nello stesso calderone, per cuocere un trasversale minestrone al profumo di demagogia e con sentori di fior di populismo, sia pur condito con il garbo di un sottile filo d'ironia o con allusioni dal tono assai bonario.
Di fatto, questo ambiguo e vago atteggiamento assolve, agli occhi della pubblica opinione, chi gode veramente di favori, benefici e immunità e strizza l'occhio, con colpevole complicità, al vecchio detto popolare "tutti ladri, nessun ladro".
Ossia, di conseguenza, "tanto so' tutti uguali", lo slogan più amato dagli italiani e vessillo del "più sano" qualunquismo.

27 novembre 2011
                                                                                                              AlfredoLaurano  

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