domenica 8 luglio 2012

LA NUOVA GIUSTIZIA 14 marzo 2011

Che sia necessario intervenire sulla Giustizia è vero e fuori discussione. 
Per ridurre i tempi dei processi e le carcerazioni preventive, per snellire le procedure, semplificare apparati e cancellerie, per arrivare a  fissare calendari e udienze prima che  imputati, giudici e avvocati invecchino o vadano in pensione o che i processi cadano in prescrizione. Per arrivare a uno straccio di sentenza prima di dieci anni e così via.

Non solo è necessario, ma anche urgente. In un paese civile, in uno Stato di diritto.
Ma quello stesso paese civile, quello stesso Stato di diritto può consentire che la riforma epocale della Giustizia la faccia un imputato sotto processo da vari anni e che, con ogni mezzo, si sottrae al giudizio della Magistratura?
E che da sempre insulta, offende e umilia giudici e PM in Italia e all’estero e davanti a ogni platea?

Sarebbe come far scrivere un libro di favole da un pedofilo, far regolamentare l’uso e il consumo di droga da uno spacciatore, far proporre leggi su mafia e criminalità dai Casalesi, far fare la riforma della scuola alla Moratti, la Treccani a un analfabeta, un bilancio comunale a uno scippatore, la riforma sanitaria a un portantino o i palinsesti televisivi a Emilio Fede.

Nel merito di quanto elaborato dal Consiglio dei ministri di Arcore, va osservato in primo luogo che questa riforma non si limita a modificare l’ordinamento giudiziario, ma stravolge anche quello costituzionale. Prevede, infatti, che la magistratura non sarà più un ordine autonomo e indipendente da quello esecutivo e da quello legislativo – come oggi sancito dall’art.104 della Costituzione - ma dipenderà, di fatto, dai residui due.

Viene quindi meno uno dei cardini fondamentali della democrazia e non solo.  La polizia giudiziaria non dipenderà più dalla magistratura e verrà  abolita l’obbligatorietà dell’azione penale. L’appello di un PM  contro una sentenza di proscioglimento di primo grado sarà previsto solo in certi casi (quelli decisi dagli altri poteri rimasti autonomi), con leggi ordinarie. E poi ancora e di più: separazione delle carriere, divisione in due del CSM, responsabilità anche civile (quella penale è già nel codice) dei giudici ecc.

Tutto ciò agisce sull’impianto e sui principi della nostra Costituzione perché rompe l’equilibrio tra i poteri indipendenti, mette in discussione lo Stato di diritto, riduce l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Questa proposta di riforma, già duramente criticata dalle parti in causa, fortunatamente non si farà o non si farà per ora. 
Fra Consiglio dei Ministri (proponente), Camera, Senato, emendamenti, rimandi e ostruzionismo passerà chissà quanto. E la legislatura al massimo vivacchierà per altri due anni, ma forse, si spera, molto meno.

In ogni caso è fumo agli occhi, una sorta di alibi premeditato, studiato a tavolino per giocare d’anticipo sui tanti  processi a carico del premier ed eventuali condanne; per poter poi sempre gridare in TV, in Parlamento,  in conferenze stampa o in campagna elettorale:    “lodo Alfano, processo breve, intercettazioni, legittimo impedimento…. ho provato a riformare la Giustizia.…ma le toghe rosse, la stampa comunista e i giustizialisti  non me l’hanno fatto fare!”
  14.3. 2011                                                                                                                                     AlfredoLaurano


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