martedì 10 luglio 2012


LocoMontiva  Italia      7 dicembre 2011     

Per restare nella sua stessa metafora “del treno in corsa che stava deragliando”, su cui è salito al volo Mario Monti, spinto dall’ex opposizione e dall’ex maggioranza (meno i padani ricoverati nel loro padano parlamento), non va dimenticato che, mentre la prima lo avrebbe spronato, incoraggiato e sostenuto comunque – pur di cancellare i lunghi anni della signoria berlusconiana – l’ex sconcio regime ha preteso, anche  da fuori e apparentemente senza più potere, che il neo conduttore-governatore pagasse un adeguato biglietto per prendere e guidare quel treno: quello del vile ricatto politico (altrimenti, “pronti a staccare la spina”).
Per salvare la locomontiva Italia, tutto poteva e doveva fare il macchinista, meno che pensare a una insana patrimoniale e a una stupida lotta all’evasione fiscale, scelte che da sole sarebbero forse bastate al salvataggio stesso e apprezzate dai più. Ma i ricchi amici di quella destra, che così bene li rappresentava e li salvaguardava prima, andavano protetti e risparmiati ora da quelle odiose tasse sul privilegio e sul possesso, che i feroci bolscevichi di casa nostra invocavano all’unisono. Quei pochi (10%) che detengono il 50% della ricchezza nazionale devono (o magari dovrebbero) pagare soltanto  le stesse imposte previste per tutti gli altri cittadini, compresi quelli a reddito più basso o da fame: lavoratori, pensionati, precari, famiglie, artigiani e monoreddito.
Quando si dice giustizia sociale!
Affermava don Milani:“Non c’è nulla di più ingiusto che dividere in  parti uguali fra disuguali” (Dare più scuola a chi ne ha più bisogno, ossia far pagare meno chi ha meno).
E così, dandola “calda” ai tanti ingenui che credevano o speravano nell’equità della manovra, certamente necessaria per non precipitare, ha gettato un po’ di fumo agli occhi ai poveri illusi di sinistra chiedendo qualche euro in più a tutti noi che abbiamo l’elicottero parcheggiato nel cortile e abbiamo felicemente riportato  dall’estero i nostri sudatissimi “risparmi”, già scudati, al minimo sindacale.
Dietro questo pochissimo fumo, la tanta sostanza del vero arrosto “al sangue”: la stangata sulle pensioni, rinviate fino ai sintomi dell’Alzheimer e senza alcuna gradualità o attenzione al lavoro precoce e usurante; il blocco della indicizzazione sulle stesse, già erose e taglieggiate senza pietà dall’inflazione, e di certe carriere di docenti e statali; il calcolo contributivo per tutti; l’ Imu sulla casa con cospicuo aumento delle rendite catastali - che penalizza fortemente chi ha fatto sacrifici e mutui per comprarla, ma non chi le colleziona e ci specula – l’aumento dell’iva e della benzina che renderà più cari i consumi massa e farà gonfiare il nero.
E’ vero che super Mario ha trovato un paese allo sfascio, abbandonato a se stesso dall’ignavia, dall’incapacità e dal menefreghismo berlusconiano; che il sistema collassava e andava rifondato, che la situazione economica e finanziaria è terribile e che la locomontiva, che ha preso a guidare, arranca e ha finito il carbone.
E’ anche vero che i suoi compagni di viaggio sono tecnici seri e competenti e non cialtroni come chi li ha preceduti. E che i tempi sono stretti!

Ma un qualche timido segnale poteva mandarlo agli italiani “brava gente”, per incoraggiarli a soffrire e sopportare, e non solo all’Europa e ai Mercati. Pur cedendo all’inevitabile, infame ricatto!
Qualcosa di meno neoliberista era certo in grado di farlo!
Quantomeno, bloccare o ridurre le enormi spese militari (ultimi acquisti di aerei per 16 miliardi), far pagare l’Ici alla Chiesa sui suoi tanti immobili che ne sono esenti, solo perché hanno un crocifisso in bella mostra anche su hotel ed edifici commerciali, alzare la tassazione sui capitali già scudati da Tremonti e sulle rendite e transazioni finanziarie, ridurre costi e privilegi della politica e della Casta.
E la crescita, la ripresa? Non si vede all’orizzonte nuova, possibile occupazione (più a lungo restano i vecchi, meno entreranno i giovani e mai andranno in pensione), diminuirà il potere d’acquisto e, di conseguenza, freneranno i consumi. A monte, inevitabilmente, si fermeranno produzione e investimenti.
Da tutto ciò discende che la manovra della disperazione, oltre ad avere una connotazione antipopolare e classista, è spietata e non votata all’equità, non offre spiragli futuri di rinascita e non rimette in moto l’economia, almeno per ora. E, come molti pensano, così l’avrebbe potuta fare chiunque, anche PioSilvio se ne avesse avuto il tempo, fra una mignotta e l’altra, salvando per la faccia pure l’Ici!

Comunque, liberiamo e rimuoviamo al più presto la grossa frana sui binari, poi, forse, speriamo, auspichiamo… il treno potrà ripartire fischiando e sbuffando. Sarà!!

7 dicembre 2011
                                                                                                                  AlfredoLaurano 



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