lunedì 9 luglio 2012


IL MIO FENICOTTERO ROSA               27 novembre 2011

Stamattina osservavo mia madre. Ho avvicinato a me la carrozzina su cui da tempo consuma l’esistenza.
Magrissima, capelli bianchi, fitti, sottili e puliti, senza più l’ambiguo  colore artificiale di pochi mesi fa.  Naturali come la sua e la nostra vecchiaia, ma dignitosi, austeri e aristocratici.  Gambe sottili come quelle di un fenicottero, nascoste in un largo pantalone di caldo pile e sopra, sull’esiguo e scavato torace, una maglia di ciniglia rosa, con sobrio ricamo di perline. Un colore giovanile che le dona e che non stona coi suoi novantun’anni; anzi l’illumina e dà freschezza a quel viso dolce, stanco e  rassegnato che non fa più a pugni con la vita, ma che conserva e svela fierezza e antica dignità, anche se ormai senza tenacia e senza durezza.
Ma quello che più colpisce e ti ferisce l’anima è l’ossessiva invocazione “mamma.. mamma.. mamma..” che ripete all’infinito. Come espressione di routine, come grido d’aiuto, come richiamo d’attenzione: una sua, personale forma di comunicazione che sostituisce quella che consideriamo normale e a cui siamo abituati. Assai spesso, aggiunge al suo scarno vocabolario quotidiano anche una specie di risposta a una retorica e ipotetica domanda, mai formulata se non nella sua testa: “abbastanza!”. Di che non lo sappiamo: della vita, del bene, del disagio, della rimpianta autonomia, del non poter camminare o stare in piedi, della noia, della sopportazione…
Le sue sono ormai piccole mani, quasi da bambina. Ossute, ricoperte di pelle e vene a vista. Come le braccia, minute e sempre più fini, senza polpa e tono muscolare. Il sacro e l’anca sono offesi da decubito che buca senza tregua e rispetto le sue carni.
E pensare che fino a tre, quattro anni fa ancora s’incazzava con veemenza, andava a piedi con passo libero e sicuro, non conosceva ospedali e medicine, viaggiava sola su pullman e autobus di linea e nell’aspetto mostrava sessant’anni.
Lo dicono le foto al mare di S. Marinella: la pelle liscia,sana e senza rughe, il viso ancora bello, la cura nel vestire e gli orecchini. E soprattutto quel sorriso che un tempo mai l’abbandonava.
Questa era mia madre. Oggi, al suo posto, c’è un’altra persona… da amare di più.
 27 novembre 2011             AlfredoLaurano  

Nessun commento:

Posta un commento