martedì 19 maggio 2020

SI RIPARTE, MA COL FRENO A MANO /2045

Adesso bisogna fare ancora più attenzione. Tante riaperture tutte insieme portano con sé il rischio che l'epidemia riparta.
Più persone in giro, più contatti sui mezzi pubblici e nei negozi, nelle aziende e al ristorante rendono fondamentale il rispetto delle misure di prevenzione. Altrimenti nel giro di poco tempo ci troveremo a chiudere di nuovo tutto.
Da ieri, 18 maggio, il Paese è riaperto, è uscito dal lockdown, ma non del tutto. Molte attività hanno per il momento rinunciato, per paura o per difficoltà economiche, anche alla luce delle nuove norme di sicurezza, riduzioni di posti e spazi, ingressi controllati, distanze e protezione. Molti aspettano di verificare l’andamento dei contagi, dei flussi commerciali e gli aiuti dallo Stato.
“Affrontiamo un rischio calcolato, la curva dei contagi potrà tornare a salire, e saranno possibili nuove chiusure", ha detto il premier, confermato le misure contenute nel decreto legge: riaprono negozi al dettaglio, barbieri, parrucchieri e centri estetici, ristoranti, bar, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, pub e stabilimenti balneari. Riprendono le funzioni religiose, ma anche gli allenamenti degli sport di squadra e, dal 25 prossimo, anche palestre, piscine e centri sportivi. Dal 15 giugno cinema e teatri.
Via alla libera circolazioni nelle regioni, alla possibilità di incontrare amici; spariscono le autocertificazioni, necessarie soltanto per gli spostamenti tra Regioni, che restano limitati fino al 3 giugno ai soli casi di emergenza e urgenti. Nella stessa giornata l'Italia riaprirà anche le frontiere. E lì c’è da tremare.

Regioni e sindaci potranno intervenire per modificare le norme, considerando che occorre cautela ovunque, in particolare in Lombardia che si trova in zona di rischio medio.
Ricordando che la situazione è disomogenea fra le regioni, che la differenza è molto grande fra luoghi chiusi e luoghi aperti e che anche nelle situazioni che non possono essere sottoposte a controlli. Soprattutto nelle case, dove vale il principio di non fidarsi di un virus che sa essere assai subdolo.
Al ristorante, la distanza di un metro tra le persone è considerata il minimo sindacale per frenare la trasmissione, ma lascia assai perplessi: "al chiuso, la distanza di un metro fra i tavolini non è sufficiente per stare tranquilli. Due metri servono tutti. All'aria aperta invece il rischio di trasmissione è molto più basso. Lì un metro è più che ragionevole", dicono alcuni virologi.
Ma anche cene e incontri a casa con amici, una delle situazioni più rilassanti, sono tra le più insidiose. "Non possiamo certo prevedere controlli anche lì - spiega Lopalco - e non ci aspettiamo che le persone indossino le mascherine in casa, anche se sarebbe opportuno".
Durante il lockdown, il 30% dei contagi è probabilmente avvenuto in ambiente domestico e in situazioni distese: insieme a persone con cui ci sentiamo a nostro agio, tendiamo a ridurre le precauzioni. "Siamo di fronte a un amico - immagina il virologo Perno - che non ha alcun sintomo, e noi ci fidiamo di lui. Ma lui stesso potrebbe essere stato contagiato a sua insaputa. Purtroppo il concetto "mi fido di te" non esiste, con questo virus. Anche il più caro degli amici potrebbe rivelarsi un nemico, dal punto di vista della malattia".

Con tante incertezze e misure di precauzione, tutt'altro che ferree, la mascherina resta la nostra àncora di salvezza. Ogni volta che ci troviamo in ambienti chiusi e la distanza di sicurezza è inferiore a un paio di metri, la mascherina può salvarci. Se due persone la indossano come si deve, il rischio che l'uno possa contagiare l'altro si riduce del 95%. Sui mezzi pubblici, in particolare, sono importantissime.
Nelle tante diverse situazioni a rischio, non esiste altro metodo che usare la testa e affidarsi al buon senso delle persone, pur con tutti i dubbi e le riserve che ciò realmente accada, considerando soprattutto i troppi idioti complottisti che remano contro e negano perfino l’evidenza.
Buon senso che resta una variabile, complessa e problematica, in questa fase, in cui sarà impossibile sottoporre tutto e tutti ai controlli.
19 maggio 2020 (Alfredo Laurano)


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