sabato 16 maggio 2020

CHE STORIA E’ LA MUSICA /2040


La musica, la passione, la felicità: tutto vissuto, fuso e mixato, come in una storia senza fine, nonostante il pesante fardello della sua terribile malattia, che invece lo ha stroncato a soli 48 anni.
Per ricordare il Maestro Ezio Bosso, ieri sera Rai3 ha riproposto la serata evento di ‘Che storia è la Musica‘ del 9 giugno scorso. Un programma, del tutto nuovo, per armonizzare la cosiddetta musica alta al mezzo televisivo, rendendola fruibile a un pubblico più ampio, anche tra chi l’ha sempre considerata piuttosto inaccessibile.
In repertorio, musiche dello stesso Bosso, di Beethoven e Giuseppe Verdi, attraverso il quale il Maestro, insieme alla sua Orchestra Europa Filarmonica, ha guidato il grande pubblico, in modo semplice e appassionato, a conoscere la musica sinfonica, anche a quelli che non l’avevano mai amata. Basti ricordare la sua splendida e commovente interpretazione a Sanremo di pochi anni fa e la standing ovation che ne seguì.
Non ci si può non commuovere nel sentire ancora la sua musica, il suo talento, il suo contagioso entusiasmo.
Il pianista, compositore e direttore d'orchestra ha continuato a suonare nonostante tutto, dimostrando un coraggio che ha commosso l'Italia intera, perché: “Della musica abbiamo bisogno; la musica produce benessere, è coadiuvante sociale; la musica è terapia per la società, per un mondo migliore; solo la musica ci salva da tanta cattiveria; la musica è una fortuna, è la nostra vera terapia; la musica è una vera magia, non a caso i direttori hanno la bacchetta come i maghi; la musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare. Perché la musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme. Non c’è un futuro senza vicinanza, senza stare insieme. Quello che stiamo vivendo non è normalità, perché, per natura gli uomini hanno bisogno di stare vicini. Il compito della musica, dell’arte, è accompagnare con dolcezza a quella che è la nostra natura”.

Al di là delle sue infinite composizioni ed esecuzioni, questo sfortunato e illuminato artista ha avuto il grande merito di averci aperto gli occhi sul valore e sul significato della vita e della musica. Musica che considerava scambio tra i musicisti e anche con il pubblico, in grado di produrre benessere terapeutico alla società per un mondo migliore. “La musica non è solo un linguaggio ma una trascendenza, che è ciò che ci porta oltre”.

In tanti, in ogni ambito sociale e culturale, hanno espresso dolore e pensieri per la sua scomparsa. "Ezio Bosso è stato una prova vivente di quanto la musica possa rivoluzionare l’esperienza, di quanto possa essere arma potente per affrontare qualsiasi situazione, anche la peggiore delle malattie”. “Un uomo profondo e generoso, un artista esplosivo capace di trasmettere la gioia di suonare e la passione per la musica”. “Una persona straordinaria che, con la sua indomabile carica umana, ha fatto della sua vita un messaggio di speranza e di forza, uno strumento di riscatto e di gratificazione per gli esseri del mondo”.

La musica trasforma il dolore in conforto, ma quel pianista spettinato e dalle lunghe dita, estroso, raffinato, emozionato, commosso, forte e sorridente, conosceva anche l’ironia, che coniugava, quasi giocando, con il suo consueto stile garbato, elegante e colto, a volte canzonatorio: "la malattia non è la mia identità, è più una questione estetica. Ha cambiato i miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto evaporo".
Grazie alla spinta dell’arte e della bellezza, Ezio Bosso non è stato solo un grande musicista, ma una persona immensa, ricca di intelligenza e di umanità, che ha scavato ogni residua energia per ammorbidire con la musica la sua malattia, privarla della sua crudeltà e gioirne anche, per quanto possibile.
"Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono". 
Questa, forse, la sua più grande verità. 16 maggio 2020 (Alfredo Laurano)



Nessun commento:

Posta un commento