La musica, la passione, la felicità: tutto vissuto, fuso e
mixato, come in una storia senza fine, nonostante il
pesante fardello della sua terribile malattia, che invece lo ha stroncato a
soli 48 anni.
Per ricordare il Maestro Ezio Bosso, ieri sera Rai3 ha riproposto
la serata evento di ‘Che storia è la Musica‘ del 9 giugno scorso. Un programma,
del tutto nuovo, per armonizzare la cosiddetta musica alta al mezzo televisivo,
rendendola fruibile a un pubblico più ampio, anche tra chi l’ha sempre
considerata piuttosto inaccessibile.
In repertorio, musiche dello stesso Bosso, di Beethoven e
Giuseppe Verdi, attraverso il quale il Maestro, insieme alla sua Orchestra
Europa Filarmonica, ha guidato il grande pubblico, in modo semplice e
appassionato, a conoscere la musica sinfonica, anche a quelli che non l’avevano
mai amata. Basti ricordare la sua splendida e commovente interpretazione a
Sanremo di pochi anni fa e la standing ovation che ne seguì.
Non ci si può non commuovere nel sentire ancora la sua
musica, il suo talento, il suo contagioso entusiasmo.
Il pianista, compositore e direttore d'orchestra ha
continuato a suonare nonostante tutto, dimostrando un coraggio che ha commosso
l'Italia intera, perché: “Della musica abbiamo bisogno; la musica produce benessere,
è coadiuvante sociale; la musica è terapia per la società, per un mondo
migliore; solo la musica ci salva da tanta cattiveria; la musica è una fortuna,
è la nostra vera terapia; la musica è una vera magia, non a caso i direttori
hanno la bacchetta come i maghi; la musica ci insegna la cosa più importante
che esista: ascoltare. Perché la musica è come la vita, si può fare in un solo
modo: insieme. Non c’è un futuro senza vicinanza, senza stare insieme. Quello
che stiamo vivendo non è normalità, perché, per natura gli uomini hanno bisogno
di stare vicini. Il compito della musica, dell’arte, è accompagnare con
dolcezza a quella che è la nostra natura”.
Al di là delle sue infinite composizioni ed esecuzioni, questo
sfortunato e illuminato artista ha avuto il grande merito di averci aperto gli
occhi sul valore e sul significato della vita e della musica. Musica che
considerava scambio tra i musicisti e anche con il pubblico, in grado di
produrre benessere terapeutico alla società per un mondo migliore. “La musica non
è solo un linguaggio ma una trascendenza, che è ciò che ci porta oltre”.
In tanti, in ogni ambito sociale e culturale, hanno
espresso dolore e pensieri per la sua scomparsa. "Ezio Bosso è stato una
prova vivente di quanto la musica possa rivoluzionare l’esperienza, di quanto possa
essere arma potente per affrontare qualsiasi situazione, anche la peggiore
delle malattie”. “Un uomo profondo e generoso, un artista esplosivo capace di
trasmettere la gioia di suonare e la passione per la musica”. “Una persona straordinaria
che, con la sua indomabile carica umana, ha fatto della sua vita un messaggio
di speranza e di forza, uno strumento di riscatto e di gratificazione per gli
esseri del mondo”.
La musica trasforma il dolore in conforto, ma quel pianista
spettinato e dalle lunghe dita, estroso, raffinato, emozionato, commosso, forte
e sorridente, conosceva anche l’ironia, che coniugava, quasi giocando, con il
suo consueto stile garbato, elegante e colto, a volte canzonatorio: "la
malattia non è la mia identità, è più una questione estetica. Ha cambiato i
miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto evaporo".
Grazie alla spinta dell’arte e della bellezza, Ezio Bosso
non è stato solo un grande musicista, ma una persona immensa, ricca di
intelligenza e di umanità, che ha scavato ogni residua energia per ammorbidire
con la musica la sua malattia, privarla della sua crudeltà e gioirne anche, per
quanto possibile.
"Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a
tanti uomini con disabilità che non si vedono".
Questa, forse, la sua più
grande verità. 16 maggio 2020 (Alfredo Laurano)
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