martedì 19 maggio 2020

SCHIAVISTI SEMPRE /2044


Neppure la pandemia in corso e l'acceso dibattito degli ultimi giorni sulla regolarizzazione degli invisibili, impegnati nel settore agricolo (raccoglitori di frutta e verdura), sembrano far migliorare la situazione dei tanti stranieri che vengono sfruttati nelle aziende agricole, pagati pochi spiccioli, minacciati e costretti spesso anche a subire violenze.
La Polizia ha arrestato ai domiciliari un imprenditore di Terracina e sottoposto il figlio all'obbligo di firma, entrambi accusati di reati che vanno dall'estorsione alla rapina, fino alle lesioni personali aggravate.
Gli investigatori hanno accertato che un 33enne indiano, che si è presentato al pronto soccorso dell'ospedale di Terracina con ferite alla testa, fratture e lesioni in varie parti del corpo, era stato massacrato di botte dopo aver chiesto al proprio “padrone” i dispositivi di protezione individuali per difendersi dal Covid-19. I due indagati, dopo aver negato al lavoratore guanti, mascherine e perfino la paga per il lavoro svolto, lo avrebbero infatti licenziato, ingiuriato, minacciato, preso a calci e pugni e gettato in un canale di scolo.

Una esemplare punizione, anche per gli altri braccianti agricoli, impegnati nella stessa azienda di aguzzini, dove si è scoperto l’ennesimo caso di abuso e sistematico sfruttamento fisico ed economico, con vergognose condizioni di lavoro difformi da qualsiasi normativa.
I braccianti sarebbero stati infatti costretti a lavorare anche 12 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, festivi compresi, senza riposo e senza congedi per malattia, in cambio di 4 euro l'ora. Tra l'altro, in busta paga sarebbe stato contabilizzato soltanto un terzo delle giornate di lavoro effettivamente prestate. Nessuno è stato trovato provvisto dei dispositivi a tutela sicurezza e dell'igiene.

Lo abbiamo imparato a scuola: il 1848 è la data ufficiale dell’abolizione della schiavitù. Il commercio degli schiavi è una mostruosità del passato, di cui ci siamo liberati, anche se rimane la vergogna storica nella nostra coscienza di esseri umani.
Ma se quel tipo di schiavitù legale è finita quasi dappertutto, ne è sorta una nuova, forse peggiore della prima e strettamente legata all’immigrazione clandestina, che esiste in tutto il mondo, anche nei paesi più sviluppati: quella illegale, basata sul diritto al sopruso, camuffata sotto vecchie e nuove forme, da quelle tradizionali come la schiavitù per possesso, alla prostituzione e alla tratta di donne e bambini per l’accattonaggio e lo sfruttamento sessuale, dal lavoro forzato a quello domestico, a quello occasionale. Comune denominatore è il totale controllo delle vittime da parte dei nuovi schiavisti e gli alti profitti degli sfruttatori.
La schiavitù è diventata, infatti, un business in continua espansione, un’industria che, nell’economia globalizzata, obbedisce alle leggi della domanda e dell’offerta. Ci sono più persone in stato di schiavitù oggi, che in qualsiasi altro momento della storia.

Lo schiavo, oggi, è materiale di consumo, è merce usa e getta, è usato finché serve, quindi viene scartato e rimpiazzato con altra merce umana, senza mai tener conto dei tanti drammi umani delle vittime, causati dalla libertà perduta, dalla dignità calpestata, dei sogni infranti e della vita stessa in balia di maniaci e sfruttatori. E nessuno grida allo scandalo, poiché le loro tragedie sono ridotte solo a un problema di clandestinità.
Ma la sicurezza è e resta un diritto. Avere un lavoro con orari e paga dignitosi è un diritto.
Dove lo Stato non è presente, dove si insinua il caporalato e lo sfruttamento, questi semplici diritti sono ancor’oggi negati dagli schiavisti del terzo millennio.
Che se ne fottono anche dell’emergenza sanitaria.
 19 maggio 2020 (Alfredo Laurano)


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