domenica 17 maggio 2020

L'ODIO DEL BRANCO /2042


E c’è chi, ipocrita o fariseo - dopo aver deriso, sputtanato, alimentato il coro delle comari del pregiudizio, sputato astio e rabbia, attaccato e sparato a zero su Silvia Romano, sul suo finto o inutile volontariato, sulle sue scelte civili, sulla sua conversione islamica, sul certissimo matrimonio con mandingo, la sua stracerta gravidanza e la sua luna di miele in Kenya, sul suo abito da jihadista terrorista - si permette seraficamente di esprimere tutto il suo disappunto sulle troppe ingiurie e sulla volgarissima violenza verbale, che altri suoi simili hanno vomitato a cascata sul sito della giovane cooperante, poi giustamente chiuso per saturazione di insulti.
Come un pentito di mafia del pettegolezzo e della bieca insinuazione, sorpreso ed indignato, condanna con fermezza pure quella sorta di attentato contro la sua casa a Milano, con il lancio di una bottiglia verso una sua finestra.
Che coerenza, che alto senso di solidarietà, di profonda moralità! Che invidiabile onestà intellettuale, che sublime esempio pedagogico e sociale! Meriterebbe un premio all’antinomia e all’incongruenza.

Nel suo confuso e dissociato diverbio di pensieri estemporanei, l’indignator cortese, offeso nell’onore, si augura (come se fosse la prima volta) che si ritorni ad una sana dialettica, a un’ironia condivisibile, dimenticando per magia la montagna di fango e il troppo vomito che contribuisce a riversare tutti i giorni sul Web. A sua insaputa, in buona fede.
Perché, dal suo pulpito, improvvisamente candido e innocente, ci ammonisce e ci ricorda - soprattutto a noi stupidi buonisti - che è sempre lecito discutere, proporre argomenti di segno opposto, contrapporre sensibilità o visioni alternative del mondo o della vita, ma sempre nel rispetto delle opinioni altrui.
Non è questo che invece accade sui social, non è questo ciò che vediamo e che leggiamo. Post, commenti e tweet, pieni di disprezzo e di malvagità, si moltiplicano senza tregua. Sempre più spesso, si assiste a dei veri e propri linciaggi simbolici, ci si accanisce e ci si scanna reciprocamente, ci si odia e ci si insulta, si incita alla violenza.

È la logica del branco - di cui parla Elias Canetti, premio Nobel per la letteratura - in cui ognuno perde la propria specificità e agisce in maniera irrazionale e incomprensibile. "La determinazione del branco è immutabile e spaventosa e, data la possibilità di esprimersi liberamente, trasforma tutta una serie di persone - che, prese singolarmente, sono magari pure docili e tranquille - in aguzzini incapaci di dialogare e di rendersi conto degli orrori che proferiscono, lapidando senza pietà chiunque si trovi sul proprio cammino.
E poi, dopo aver cosparso odio come incenso e tanta cattiveria a poco prezzo, abdicano al buon senso, a uno straccio di ragionamento e vengono pure a farci la predica.
Da autentici pentiti, ma sempre criminali in falsa buona fede, per non pagare il lordo pizzo della vergogna.
16 maggio 2020 (Alfredo Laurano)

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