In principio fu il Vermouth, poi vennero il Negroni, il Gin
Fizz e il Campari soda a consacrare il ruolo sociale dell’aperitivo nella
“Milano da bere”.
Sembra che per molti giovani e per una certa Italia, non si
possa più fare a meno della movida e degli aperitivi, in ogni tempo di pace, di
guerra o di terrorismo, e ignorando qualsiasi situazione di pericolo, come
quella attuale, a forte rischio di contagio da Coronavirus.
Come si può vivere oggi, senza un happy hour o un
apericena, accompagnato da gustosi stuzzichini?
Lo spritz, il mojito o la birretta bevuta, abbracciati sul
muretto o al tavolino, anche subito prima e subito dopo il lockdown, sono ormai
diventati riti quotidiani, status di allineato conformismo, esigenze vitali da
soddisfare, abitudini e obblighi sociali fra sprazzi compulsivi di
convivialità, doveri di appartenenza a un gruppo o a una condizione anagrafica
di genere. Come è mangiare, dormire, crescere, amare, studiare, riprodursi.
Ma questi sono bisogni primari ed essenziali, mentre la
movida non è più la vivace rinascita
culturale della Spagna postfranchista, è solo una fatua e vana moda che dilaga.
Evitare assembramenti e luoghi affollati e mantenere almeno
un metro di distanza, indossare mascherine e disinfettarsi le mani: sono le
raccomandazioni che da giorni le autorità, i virologi, i medici e gli esperti
continuano a ricordare a tutti, per cercare di limitare il contagio da coronavirus
in questa fase di riapertura.
Eppure c’è chi si ostina ad ignorare queste indicazione,
continuando imperterrito ad affollare negozi e centri commerciali, a partecipare
a feste e organizzare cene o incontri, talvolta vantandosene anche sui Social,
nella convinzione che i media facciano “allarmismi eccessivi” e che “la vita e
il divertimento devono andare avanti, non si può fermare l’economia”.
Abbiamo visto tante immagini in questi pochi giorni, da
tante città d’Italia. Come quelle dei magazzini Ikea, chiusi da mesi, che sono stati presi d’assalto da migliaia di persone, in crisi di astinenza di mobili fai da te.
Forse non siamo proprio in grado di seguire semplici regole
di buon senso e prevenzione che ci possono tutelare e difendere dal contagio. Tenendo
anche e soprattutto conto dei tanti asintomatici, potenziali fonti invisibili
di contagio, che possono infettare senza saperlo, facendo portare poi il virus
dai più giovani nelle famiglie, nelle case di nonni e genitori.
Intanto, sarà bene ricordarlo ai tanti nostri eroi senza
paura, ma col bicchiere in mano, i numeri dei contagi e dei decessi risalgono,
già adesso, soprattutto in Lombardia - in attesa di verificare, fra un paio di
settimane, gli effetti della ripartenza - mentre nel mondo sono oltre cinque
milioni le persone contagiate dal coronavirus in 196 Paesi e 326mila quelle che
hanno perso la vita (numeri ufficiali, ma non realistici), oltre 94mila solo
negli Usa.
La situazione nel pianeta è ancora disastrosa. Oms:
"In 24 ore 106mila nuovi casi, è un record. India, Brasile, Perù e Nigeria
sono gli Stati che in questo momento stanno subendo l'avanzata del coronavirus.
In Svezia, i morti e i contagi sono quasi raddoppiati.
Record di morti in Russia e Brasile, dove il governo ha
perso il controllo della pandemia e il numero dei casi sta crescendo in maniera
esponenziale, nonostante il negazionista Bolsonaro e la sua banda parlino di
“piccola influenza e di isteria”: sarebbero circa tre milioni le persone
contagiate, 11 volte più delle stime ufficiali, legate ai pochi test condotti,
con decessi nelle carceri aumentati del 33% negli ultimi due mesi.
Sono numeri impressionanti che, come già detto, vanno
moltiplicati per una decina di volte, visti i relativi pochi test e tamponi
realmente effettuati.
Magari, cari giovani distratti o indolenti, tra una sorsata
e l’altra, dategli un’occhiata, tanto per non dimenticare, ad oggi, lo stato
della pandemia nel mondo.
E dal tre giugno, in Italia, si riaprono le frontiere!
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