venerdì 2 dicembre 2016

UNA SCHEDA COME SPOT

In quest’ultimo mese ha infestato ogni spazio dell’etere, ha occupato ogni trasmissione con la sua presenza invasiva, arrogante, asfissiante e divisiva; ha sfruttato qualsiasi occasione di visibilità, grazie allo spropositata possibilità di propaganda, ai mezzi economici e d’apparato, che il suo potere gli consente.
Ha visitato in lungo e in largo tutto il Paese, ha comiziato dappertutto, anche nei parchi, nelle scuole e nei mercati; è intervenuto ad ogni convegno o assemblea di condominio. 
Ci ha letteralmente invasi e nauseati, con le sue menzogne.
Il clima avvelenato innescato dallo stesso capo di governo e la personalizzazione della campagna referendaria sarebbero già sufficienti per bocciare un intervento così pesante sulla Costituzione. Già questo, senza entrare nel merito, BASTEREBBE PER VOTARE RESPONSABILMENTE NO. 
Comunque, per ricapitolare:

questa riforma crea un Parlamento asservito al Governo: il combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale fa sì che il partito che vince il ballottaggio, pur con una bassa rappresentatività (purché abbia anche solo un voto in più del secondo) si aggiudica 340 seggi, ovvero la maggioranza assoluta alla Camera, l’unica a dare la fiducia al Governo. 

La Riforma non supera il Bicameralismo perfetto e non abolisce il Senato: elimina la possibilità che sia eletto dai cittadini. I senatori vengono nominati dai Consigli Regionali, cioè, dai partiti. 
La pagliacciata della finta scheda mostrata ieri alle TV dall’imbonitore è l’ennesima trovata pubblicitaria per ingannare il popolo. Uno spot alla Mastrota. Quella scheda non esiste, è un falso.

Il nuovo Senato sarà composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 senatori nominati dal Capo dello Stato. In questo modo 95 amministratori avranno un doppio lavoro, l’immunità parlamentare, una diaria, il rimborso forfettario delle spese generali da sommarsi al rimborso delle spese per l’esercizio di mandato. 

Il decantato risparmio, ancora da verificare, è irrisorio: si aggira intorno ai 50mln di euro, molto meno della spending review promessa e mai effettuata dal Governo Renzi.

Il procedimento legislativo, in barba ai proclami di velocità e semplificazione, si complica - si contano fino a 10 procedimenti differenti - e contribuisce ad accentrare potere nelle mani del Presidente del Consiglio che, oltre a disporre del Parlamento che diventa sua appendice, può, con l'istituto del “voto a data certa”, garantire una corsia preferenziale ai disegni di legge del governo.

Ma l’elemento che più di altri compromette la qualità della nostra democrazia: il nuovo articolo 117 C ridisegna le competenze dello Stato e delle Regioni, attribuendo molti poteri allo Stato, dall’energia alla tutela di ambiente e paesaggio, e introduce la ‘clausola di supremazia’ per cui le Regioni potranno essere scippate di qualsiasi competenza in nome di un discrezionale ‘interesse nazionale’ (grandi opere, gasdotti, ponti, trivellazioni).

La Riforma Renzi-Boschi è stata voluta dalle grandi banche e dalla finanza speculativa che pretendono riforme istituzionali per ridurre il peso dei parlamenti e dei cittadini, per poter applicare le politiche di austerità, privatizzare acqua, scuola, sanità e servizi essenziali, precarizzare il lavoro senza i vincoli che derivano della sovranità popolare. 

A tutto questo, dobbiamo dire NO, perché vogliamo cambiare radicalmente l’Italia, a partire dalle condizioni di vita e di lavoro di milioni di cittadini. 
La Costituzione è di tutti e deve essere condivisa al massimo. DEVE UNIRE, NON DIVIDERE.
NO, per non accentrare il potere nelle mani di pochi e per tutelare la nostra democrazia. 
I governi passano, le Costituzioni restano. (Alfredo Laurano)

RICORDIAMO CHE, NON ESISTENDO IL QUORUM, OGNI VOTO PUÒ ESSERE DECISIVO.



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